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Università dellInsubria Dipartimento di Economia Conferenza di Aurelio Bruzzo (Dipartimento di Economia Istituzioni Territorio – Università di Ferrara)

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Presentazione sul tema: "Università dellInsubria Dipartimento di Economia Conferenza di Aurelio Bruzzo (Dipartimento di Economia Istituzioni Territorio – Università di Ferrara)"— Transcript della presentazione:

1 Università dellInsubria Dipartimento di Economia Conferenza di Aurelio Bruzzo (Dipartimento di Economia Istituzioni Territorio – Università di Ferrara) su: La programmazione regionale: ricostruzione storica e questioni aperte Varese, 20 gennaio 2009

2 1.Premessa: origine e obiettivi 1.1 Obiettivo del più ampio progetto -Effettuare unanalisi, tendenzialmente critica, dei contributi recati dai regionalisti italiani allevoluzione della disciplina in esame, sia sul piano teorico che su quello della sua concreta implementazione, rispetto al contestuale dibattito condotto a livello internazionale. 1.2 Obiettivo e metodo dellesposizione odierna -Inquadrare, in modo sistematico ma ad un livello non ancora definitivo, la letteratura scientifica italiana prodotta in materia, dalla seconda metà degli anni 70 fino ad oggi (da cui poi ricavare un contributo organico). -Dal punto di vista metodologico, analisi condotta: a)secondo un approccio interdisciplinare; b)in ordine temporale.

3 2. Oggetto e campo dindagine -Derivato da alcuni studi sulle definizioni (Forte; Mossetto) -Qui, analisi limitata alla programmazione socio- economica delle Regioni amministrative, che si estrinseca soprattutto nellelaborazione dei Programmi regionali di sviluppo (P.R.S.) o di un documento di analoga valenza. -Conseguente esclusione de: i)la programmazione comunitaria, in quanto parziale ed eterodiretta; ii)la programmazione di settore (produttivi e non), in quanto parziale e spesso non coordinata; iii)la programmazione finanziaria (o di bilancio), in quanto meramente strumentale; iv)la pianificazione urbanistico-territoriale, in quanto appartenente ad una disciplina diversa.

4 - Ciò nonostante, queste forme di programmazione sono strettamente connesse con quella economica (o generale). - Inoltre, esclusione dallanalisi dellarticolazione regionale della programmazione nazionale, anche perché questultima, di fatto, da tempo è inesistente. - Nonostante la ristretta accezione di programmazione regionale qui considerata, possibile sua declinazione in due sub-accezioni principali: a) programmazione dellAmministrazione regionale (di tipo micro-economico); b) programmazione dellintero sistema socio-economico amministrato (di tipo macro o meso-economico).

5 3. Periodo temporale di riferimento -Periodo costituito da oltre 30 anni. -Data la sua notevole estensione, opportunità di una articolazione del periodo complessivo - effettuata ex post - in quattro sotto-periodi, in base ai temi di volta in volta affrontati negli studi considerati: i)seconda metà degli anni 70 e gli anni 80; ii)prima metà degli anni 90; iii)dalla seconda metà degli anni 90 alla prima metà del decennio in corso; iv)la seconda metà del decennio attualmente in corso. -Per ciascuno di questi sottoperiodi, presentazione de: a)i principali contenuti che caratterizzano i contributi; b)una loro valutazione complessiva, con le questioni ancora aperte.

6 4. Primo sottoperiodo: la seconda metà degli anni 70 e gli anni 80 4.1 Aspetti caratteristici - Qualche tentativo di inserire la programmazione regionale nel contesto sia teorico che operativo, in seguito alla istituzione delle R.S.O.; - Alcuni contributi finalizzati a rilanciare la programmazione economica in Italia; - Numerose valutazioni delle esperienze registrate nelle prime legislature delle R.S.O.; - Primi tentativi di cogliere le connessioni fra la PR e la programmazione di cui alla politica comunitaria di coesione. - Qualche contributo con finalità sia formativa, sia di sistematizzazione della materia (Archibugi).

7 4.2 Valutazione complessiva - Periodo proficuo soprattutto per alcuni studi di confronto o con i contributi internazionali oppure con le esperienze straniere (G.B.), al fine di desumerne indicazioni valide anche per il contesto italiano (G. Bianchi).

8 5. Secondo sottoperiodo: la prima metà degli anni 90 5.1 Aspetti caratteristici - Nonostante le esperienze non positive fino ad allora registrate, numerosi contributi tendenti a sostenere non solo lesigenza della PR, ma anche la sua realizzabilità nel particolare (= dualistico) contesto italiano (Camagni). - Alcuni contributi mediante i quali si dimostra che la PR, ispirata alla structure planning inglese, era stata implementata con successo ed in modo completo (almeno in alcune regioni) (Bianchi, Pieracci). - Comparsa di qualche tentativo di elaborare una disciplina di pianificazione nuova rispetto allapproccio allora prevalente, evidentemente considerato non soddisfacente (Archibugi).

9 5.2 Valutazione complessiva - Emergere di una divaricazione fra lapproccio tradizionale, a favore di una PR almeno meso-economica ed un nuovo approccio, a favore di un ridimensionamento della PR in chiave microeconomica, al fine di farla diventare più efficace.

10 6. Terzo sottoperiodo: dalla seconda metà degli anni 90 alla prima metà del decennio in corso 6.1 Aspetti caratteristici - Spostamento dellapplicazione della programmazione ad un livello sub-regionale (o locale), e ciò in seguito allintroduzione da parte del governo centrale della programmazione negoziata (1996). - Contestuale ritorno delle regioni meridionali al centro della politica economica nazionale, attraverso ladozione di una nuova programmazione, sempre di origine centrale ed inoltre strettamente connessa alla politica comunitaria di coesione (1998). - Diffusione della pianificazione strategica, anchessa però volta a favorire lo sviluppo economico in ambito locale nelle regioni centro-settentrionali.

11 6.2 Valutazione complessiva - Sostanziale scomparsa della PR dal dibattito scientifico, sostituita dalla pianificazione strategica, intesa come un nuovo strumento di governance, sebbene entrambe (PR e PS) possano essere considerate solo una ripresa di temi già abbozzati nei decenni precedenti. - Questione aperta: la pianificazione strategica è veramente un nuovo tipo di programmazione? - Altra questione aperta: La governance costituisce solo un tentativo per superare il neo-centralismo regionale, allora criticato da parte degli Enti locali ?

12 7. Il periodo in corso e le prospettive da esso emergenti - Alla luce di alcune esperienze positive nel frattempo registrate, ritorno del dibattito scientifico ad occuparsi di PR (in sede AISRe), intesa nel senso qui attribuito: metodo di governo dellintervento pubblico nel sistema economico; - Ciò al fine di evidenziare le potenzialità della PR quale fondamentale fattore di competitività territoriale. - Gli studi più recenti sono: a) in parte, unillustrazione delle pratiche regionali più valide; b) in parte, dei tentativi di integrare gli strumenti programmatici già adottati con alcuni nuovi (PASL, PISL, PIT, ecc.), derivanti dalle esperienze di P.N., così da giungere ad una PR più concretamente applicabile ed efficace, anche in presenza di fenomeni di natura esogena come la globalizzazione.

13 - Inoltre, dai primi esiti di unindagine di tipo comparato condotta a livello europeo (Bandera, Mazzoleni), lattuale quadro di PR applicata in Italia appare - nonostante tutto - più avanzato rispetto sia a quello di paesi più simili dal punto di vista istituzionale (E, FR, UK), sia a quello dei paesi federali (D, O), per lelevazione a livello regionale della pianificazione strategica.

14 8. Conclusioni: valutazioni critiche e ulteriori questioni aperte 8.1 Aspetti comuni dei due principali filoni di studio -Particolare attenzione prestata, in epoca recente, alla governance allinterno sia dellintero sistema socio- economico che della sola componente pubblica, sebbene con una differenza nel ruolo attribuito ai soggetti privati. -Limitata diffusione di entrambi i modelli (PR tradizionale e PR strategica) nei sistemi regionali, giacché attualmente solo un terzo delle Regioni (7/21) adottano uno dei due approcci, mentre le altre si limitano a mutuare gli schemi proposti dal governo centrale (PN) o dalla U.E. (PC).

15 8.1 Aspetti critici -Da un lato, limitata attenzione: i)ai fenomeni esogeni, e ciò è particolarmente grave per dei sistemi aperti per definizione come le regioni; ii)alleffettiva convenienza economico-finanziaria della PR (= mancanza di valutazione economica). -Dallaltro lato, eccessiva fiducia nel livello culturale e nelle capacità manageriali presenti allinterno delle Regioni italiane, sia a statuto ordinario che a statuto speciale. -Questioni aperte: a)la PR ha ancora un senso in Italia ? b) e se si, qual è il suo effettivo ruolo ? c) oppure, è possibile una PR integrata ? d) ecc.


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