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La Finanza Decentrata.

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Presentazione sul tema: "La Finanza Decentrata."ā€” Transcript della presentazione:

1 La Finanza Decentrata

2 Ragioni e forme del decentramento
In queste lezioni presentiamo la teoria la politica dei rapporti finanziari tra i diversi livelli di governo.

3 La trattazione ĆØ divisa in due parti:
- la prima, di carattere piĆ¹ generale, esamina in modo sintetico i principali concetti e risultati che lā€™economia ha elaborato per affrontare i problemi del decentramento fiscale - la seconda illustra lā€™esperienza italiana e le proposte di riforma

4 Domande e ā€¦Risposte! PerchĆ© esistono diversi livelli di governo?
Le ragioni sono politiche e organizzative o anche economiche? Sulla base di quale schema istituzionale i diversi livelli di governo possono essere articolati? Quali schemi di finanziamento possono essere concepiti?

5 Una precisazione: centralizzazione,decentralizzazione e federalismo
Il dibattito non riguarda solo il tema dei livelli di governi ma moltissimi aspetti dellā€™economia: stato vs. mercato; mercato vs. impresa. Eā€™ necessario distinguere tra decentramento e federalismo: il decentramento ha a che fare con il modo in cui le funzioni di governo vengono svolte. A livello nazionale

6 Continua.. oppure locale.
Il federalismo ĆØ un modo di organizzazione dello stato nel quale la costituzione attribuisce poteri sovrani ai livelli inferiori di governo.

7 Continua.. Ne segue che: Laddove esiste uno stato federale le funzioni dello stato sono sempre svolte in modo decentrato; Uno stato NON federale puĆ² organizzare le proprie funzioni in modo decentrato.

8 PerchƩ esistono diversi livelli di governo?
Pro Responsabilizzazione delle Amministrazioni locali; rispetto delle diversitĆ  delle preferenze dei cittadini dei governi locali. Contra Mantenimento delle condizioni di uguaglianza nellā€™offerta dei servizi pubblici.

9 Ma non vale solo per lā€™Italiaā€¦.
Il prevalere degli argomenti pro e contro sembra essere soggetto a cicli di favore politico. In Italia, per esempio, in occasione delle riforme fiscali del 74 prevalevano tendenze accentratrici mentre ora si hanno forti spinte al decentramento. Ma non vale solo per lā€™Italiaā€¦. Stati uniti anni 70 a favore e poi anni 80 rallenta e poi di nuovo anni 90.

10 Spiegazioni ideologiche del decentramento
Principio di sussidiarietĆ  Afferma la prioritĆ  del ruolo delle comunitĆ  fondamentali che formano una societĆ  (famiglia, comunitĆ , regioni) rispetto alle autoritĆ  centrali. Si tratta di un principio molto antico radicato nella tradizione cattolica (Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica, Quadragesimo anno 1931, Mater et Magistra 1961)

11 La libertĆ  e il senso di responsabilitĆ  sono valori che traggono origine dallā€™individuo, considerato nella sua naturale propensione alla vita associata. Sono da guardare con cautela le entitĆ  superiori che tendano a sovrapporre i propri fini a quelli dellā€™individuo. Accolto anche: nella Grundgesetz tedesca, artt ; trattato dellā€™Unione Europea, art. 3B; Costituzione italiana art. 118;

12 Ragioni Politiche Il decentramento:
accentua la partecipazione dei cittadini alle decisioni politiche e quindi rafforza la democrazia; educa allā€™amministrazione nel senso della maggiore partecipazione ma anche nella direzione del maggior controllo degli amministratori; consente di tenere conto di differenze nella composizione sociale. MA...

13 Le piccole dimensioni possono anche rappresentare interessi ristretti e favorire fazioni o prevaricazioni,

14 Ragioni Organizzative
Il decentramento consente una maggiore sperimentazione ed innovazione nelle modalitĆ  di offerta dei servizi collettivi e tramite lā€™imitazione assicurare un aumento di produttivitĆ  globale. Strutture troppo accentrate sono di difficile gestione mentre una struttura decentrata ĆØ piĆ¹ flessibile. MAā€¦i costi? Una struttura decentrata impone la moltiplicazione dei costi.

15 La teoria economica del decentramento finanziario
Ruolo degli enti decentrati rispetto alle funzioni dello Stato; Giustificazione dei diversi livelli di governo nel contesto della funzione di allocazione; Spiegazione della dimensione ottimale dei livelli di governo (Teoria dei Club) Principi teorici di spiegazione delle forme di finanziamento dei livelli decentrati di governo; Teoria dei trasferimenti intergovernativi.

16 Funzioni dello stato e livelli di governo
Stabilizzazione (mantenimento del pieno impiego) ĆØ una funzione storicamente svolta a livello centrale. Questo perchĆ© il problema ĆØ nazionale. Inoltre, i livelli inferiori di governo si configurano, rispetto allā€™economia nazionale, come economie piccole, con un elevato grado di apertura verso lā€™esterno. Una politica svolta da una comunitĆ  locale corre il rischio di produrre effetti non allā€™interno della propria giurisdizione, ma su altre aree dellā€™economia.

17 Redistribuzione dal ricco al povero (assistenza), tra generazioni diverse (previdenza) e dal sano al malato (sanitĆ ) ĆØ da considerarsi responsabilitĆ  dei governi centrali. Se fosse lasciata a livelli inferiori, si avrebbero incentivi a spostamenti, per esempio, dei poveri verso le comunitĆ  ove lā€™assistenza ĆØ migliore creando distorsioni e inefficienza. Secondo alcuni, il ruolo del governo locale potrebbe esplicarsi sotto forma di servizi reali (mense, abitazioni) e non trasferimenti monetari.

18 Allocazione (fornitura e produzione di beni e servizi) ĆØ di grande interesse per i livelli inferiori di governo. Se si escludono i beni pubblici puri (difesa e sicurezza, giustizia, ecc.) i servizi pubblici hanno spesso connotazioni locali. Eā€™ pertanto negli aspetti allocativi che la teoria del decentramento fiscale ha piĆ¹ opportunitĆ  di offrire indicazioni di politica economica.

19 Gestione del debito pubblico
In linea di principio non vi sono ostacoli affinchĆ© i governi locali possano finanziarsi emettendo titoli del debito pubblico. Tuttavia, in unā€™economia aperta caratterizzata da un elevato grado di liberalizzazione la garanzia che un governo centrale puĆ² offrire ĆØ maggiore di quella di un livello di governo inferiore. Il finanziamento in disavanzo ĆØ perciĆ² spesso riservato allo livello piĆ¹ elevato. Tale prassi crea difficoltĆ  alla politica di finanziamento degli investimenti degli enti decentrati.

20 La funzione di allocazione
Bene pubblico locale: ĆØ un bene pubblico le cui caratteristiche di non rivalitĆ  e non escludibilitĆ  sono limitate territorialmente. Richiamo: non rivalitĆ  (consumo congiunto, indivisibilitĆ ): se sono consumati da un individuo il consumo da parte di altri non risulta ridotto -> il costo marginale ĆØ pari a 0. non escludibilitĆ  : ĆØ virtualmente possibile o troppo costoso escludere qualcuno dai benefici del bene. I beni con queste caratteristiche vengono prodotti dallo stato.

21 Ne sono esempi i benefici di una diga o il servizio di illuminazione pubblica. Per questi beni il problema dellā€™offerta potrebbe essere risolto a livello locale.

22 Il teorema di Oates (1972) Fornisce una giustificazione teorica allā€™esistenza dei diversi livelli di governo. In presenza di preferenze differenziate ĆØ sempre preferibile una soluzione che consenta diverse articolazioni dellā€™offerta dei beni pubblici rispetto ad una soluzione uniforme.

23 Si immagini la popolazione di uno stato divisa in due gruppi che abitano due localitĆ  distinte.
Le preferenze degli individui appartenenti ad una stessa comunitĆ  sono identiche, ma diverse da quelle degli individui dellā€™altra comunitĆ . Deve essere fornito un bene pubblico locale (che esplica i propri benefici solo allā€™interno della comunitĆ ) a costi marginali costanti. La fornitura avviene allo stesso prezzo per tutti gli individui dello stato.

24 Curve di domanda in due giurisdizioni

25 Nella figura sono rappresentate le curve di domanda DA e DB di un individuo rappresentativo di ciascuna comunitĆ , che indicano il prezzo che ĆØ disposto a pagare per ottenere una data quantitĆ  di bene pubblico. Nella soluzione centralizzata, il governo ĆØ probabilmente indotto a fornire un ammontare di bene pubblico locale in modo uniforme alle due comunitĆ . Ad esempio al livello Q* intermedio rispetto a QA e QB. Tale soluzione causa perdite di benessere per gli individui di entrambe le comunitĆ .

26 Lā€™individuo della collettivitĆ  A avrebbe voluto consumare una ammontare maggiore di Q*, cioĆØ QA pagando 0QAEH mentre Q* gli costa 0Q*DH. Il maggior costo ĆØ minore del beneficio che essi avrebbero ottenuto dalla prestazione di QA. In Questo caso si ha una perdita di benessere pari a FDE. Analogamente lā€™individuo della collettivitĆ  B avrebbe voluto consumare un ammontare minore di Q*, cioĆØ QB. Il consumo forzato ha per lui un costo in termini di benessere pari a CDG.

27 La soluzione decentrata consentirebbe invece ad ogni comunitĆ  di realizzare lā€™offerta ottimale OQB e OQA. Lā€™aspetto piĆ¹ importante risiede nella differenziazione delle preferenze. Lā€™inferioritĆ  della soluzione centralizzata deriva dal vincolo di fornitura uniforme che invece non sussiste nella soluzione decentralizzata. Tuttavia il teorema si regge anche su altre ipotesi che, una volta rimosse, darebbero origini a risultati meno chiari.

28 1. Si fa lā€™ipotesi che nel caso della soluzione centralizzata il bene sia fornito in misura uguale nelle due comunitĆ . Se i problemi informativi non sono troppo rilevanti non si tratta di unā€™ipotesi necessaria. Se si rimuove questa assunzione le due soluzioni possono essere equivalenti. 2.Si assume che il costo marginale di produzione sia costante. Eā€™ possibile che esistano economie di scala e, in quel caso, non si puĆ² stabilire a priori la soluzione ottimale.

29 3. Si assume il principio di corrispondenza, sarebbe a dire un rapporto biunivoco tra offerta di un servizio e livello amministrativo. Lā€™area in cui i benefici di un servizio si esplicano puĆ² non coincidere con lā€™area amministrativa. Si avranno quindi effetti di traboccamento dei benefici e quindi inefficienza da correggersi tramite regolamentazioni oppure trasferimenti amministrati dal centro. 4. Si assume che le preferenze degli individui allā€™interno di una comunitĆ  siano identiche, ma ciĆ² ĆØ poco realistico. Senza questa ipotesi perĆ² il risultato del teorema ĆØ indeterminato.

30 Il meccanismo allocativo di Tiebout (1956)
In presenza di eterogeneitĆ  delle preferenze, gli individui scelgono la comunitĆ  in cui vivere in funzione dei servizi pubblici e delle imposte che ciascuna di esse offre. La scelta sarĆ  operata in modo da rendere massima lā€™utilitĆ  del soggetto. La scelta ĆØ analoga a quella che avviene per i beni privati. La scelta avviene attraverso la mobilitĆ  tra comunitĆ : i cittadini votano con i piedi!!

31 Tiebout si richiama alla teoria del free rider di Samuelson.
Richiamo: nella produzione di beni pubblici i cittadini non hanno incentivo a rivelare correttamente le preferenze ma tendono a porre in atto comportamenti opportunistici. In presenza di un governo molto decentrato e sotto certe condizioni, gli individui dovrebbero stabilirsi nella comunitĆ  che offre il paniere di servizi e imposte che essi gradiscono maggiormente.

32 Nello scegliere la comunitĆ  sulla base della propria domanda di servizi i soggetti espliciterebbero le loro preferenze. Il modello si fonda su una serie di ipotesi restrittive: completa mobilitĆ  dei soggetti (lavoro, famiglia, abitazione; conoscenza perfetta delle differenze esistenti tra i diversi governi (servizi e imposte); numero elevato di enti; rilevanza limitata degli effetti di traboccamento produzione dei servizi a costi costanti

33 ogni individuo puĆ² trovare tra le collettivitĆ  quella che risponde esattamente alle sue preferenze;
la tecnologia dellā€™offerta ĆØ tale per cui se raddoppia il numero dei residenti, raddoppia anche la quantitĆ  offerta. Tali ipotesi lo rendono capace di spiegare solo in parte la realtĆ  MA...

34 NB:Applicazione ai fenomeni che interessano UE?
ā€¦ la critica piĆ¹ forte riguarda gli effetti distributivi che, qualora il modello rispecchiasse correttamente il comportamento dei soggetti, sarebbe in grado di produrre: stratificazione degli enti territoriali per livello di reddito nellā€™ipotesi realistica che la domanda di servizi pubblici sia correlata positivamente con il reddito. Le comunitĆ  ricche avrebbero interesse a impedire lā€™ingresso ai poveri, che hanno bassa capacitĆ  contributiva e sono incentivati a migrare nelle comunitĆ  ricche per godere dellā€™elevato livello di servizi sociali. NB:Applicazione ai fenomeni che interessano UE?

35 La teoria dei club Buchanan (1965)
Applicata alla determinazione delle dimensioni ottimali di una comunitĆ  locale. La comunitĆ  locale ĆØ intesa come un club: associazione volontaria di persone che si riuniscono per condividere un qualche interesse.

36 La dimensione ottima ĆØ determinata dal concorso di due variabili:
numero dei membri (la popolazione della comunitĆ ); quantitĆ  di servizio prodotta (e.g. numero ospedali). Per date caratteristiche della funzione di produzione del servizio e una volta fissato il livello di attivitĆ , il costo pro capite del servizio sarĆ  tanto piĆ¹ basso quanto maggiore ĆØ il numero dei cittadini della comunitĆ .

37 Dā€™altro canto, al crescere del numero dei membri del club si possono creare fenomeni di congestione che creano disutilitĆ . La congestione puĆ² essere superata aumentando il livello di attivitĆ  ma ciĆ² comporta un incremento dei costi e, inoltre, i benefici derivanti da un allargamento tendono al margine a decrescere per il sopravvenire di fenomeni di saturazione via via che lā€™offerta aumenta.

38 Il club deve far aumentare il numero di membri fino a quando la diminuzione marginale nella quota di partecipazione ai costi non ĆØ pari allā€™aumento marginale per persona dei costi di congestioneā€¦ ossia quando il beneficio marginale ĆØ uguale al costo marginale. MAā€¦.

39 Quanto ĆØ stretta lā€™analogia fra un club e una collettivitĆ  locale?
A mio avviso molto deboleā€¦tanto ĆØ vero che rimane senza risposta una serie di interrogativi piuttosto rilevante: Come bisogna finanziare i servizi pubblici? Un circolo sportivo fa pagare una quota di associazione che non puĆ² certo essere assimilata ai tributi! Un club puĆ² escludere i non iscritti, possono le comunitĆ  locali fare lo stesso? Se i membri di una collettivitĆ  si organizzano in molti club, quali saranno le conseguenze in termini distributivi?

40 Il finanziamento degli enti decentrati
Principi teorici

41 Le forme di finanziamento dei livelli inferiori di governo possono essere di tre tipi:
tariffe e/o tasse; imposte (autonome, compartecipazioni e/o addizionali trasferimenti dal centro o da altri enti locali. Cosa ci puĆ² dire la teoria economica circa la struttura ottimale delle forme di finanziamento?

42 Tariffe e tasse la teoria del federalismo fiscale si ĆØ sviluppata allā€™interno della teoria dello scambio volontario, unā€™ottica che tende a privilegiare gli aspetti di controprestazione tra servizi pubblici e forme di finanziamento (principio del beneficio). Molti dei servizi locali sono divisibili (trasporti urbani, raccolta rifiuti, fornitura acqua, gas, elettricitĆ ) e quindi trovano applicazione tariffe. Ad altri sembra piĆ¹ appropriato il modello di tassa (scuola, antincendio, polizia locale) in quanto si manifestano effetti esterni piuttosto forti.

43 Le imposte Esiste una categoria di servizi locali che presenta il carattere della indivisibilitĆ  dei vantaggi (viabilitĆ , opere pubbliche, pulizia, illuminazione, nettezza urbana) e per i quali sembra piĆ¹ appropriato lo schema delle imposte. In pratica,le soluzioni sono diverse possono darsi: tributi propri, ossia forme di prelievo di cui la collettivitĆ  locale ĆØ libera di definire le aliquote e (meno frequentemente) la base imponibile. Lā€™autonomia finanziaria ĆØ commisurata dallā€™importanza di questi tributi sul totale delle entrate.

44 sovraimposta:quando il governo locale, rispetto allā€™imponibile, di unā€™imposta del governo centrale, definisce a proprio favore unā€™aliquota, che si somma a quella fissata dal governo centrale; addizionale a un tributo centrale quando lā€™aliquota fissata localmente si commisura al gettito di tributi nazionali giĆ  esistenti; compartecipazioni sono quote di gettito di unā€™imposta amministrata dal livello centrale, devolute a favore di un ente inferiore sulla base di qualche criterio che tenga conto di aspetti locali.

45 Criteri guida per la definizione dellā€™imposizione locale:
PoichĆ© la finanza locale ĆØ strettamente connaturata alla logica del beneficio, ĆØ naturale pensare che a tali enti siano piĆ¹ adatte forme di tributi in cui tale carattere ĆØ prevalente. In un sistema caratterizzato da forte autonomia degli enti locali possono scatenarsi fenomeni di concorrenza fiscale. Vale a dire strategie volte a ridurre il carico fiscale per attrarre nella propria comunitĆ  attivitĆ  economiche e basi imponibili di contribuenti di altre comunitĆ .

46 Per evitare queste difficoltĆ  ĆØ necessario che le basi imponibili siano poco mobili (per esempio, tassazione degli immobili). Le imposte locali non devono essere esportabili, vale a dire non devono ricadere in maniera rilevante sui contribuenti di altre comunitĆ . Per esempio, unā€™imposta regionale indiretta che colpisca gli acquisti fatti dai non residenti sarebbe esportabile. PoichĆ© gli enti locali forniscono sevizi essenziali ĆØ bene che essi dispongano di basi imponibili distribuite in modo uniforme sul territorio in modo da garantire un livello minimo di servizio uguale per tutti.

47 ...alcune considerazioni
ĆØ assai difficile trovare tributi che rispondano a tutti i requisiti indicatiā€¦ le imposte sui beni immobili (terreni e fabbricati) sono quelle che piĆ¹ si avvicinano al modello ideale dato che le basi imponibili sono non mobili, non esportabili e in senso lato collegate al principio del beneficio (gli enti locali svolgono attivitĆ  che favoriscono la fruizione delle proprietĆ  immobiliari.

48 Anche le imposte reali sulle attivitĆ  produttive e professionali si adattano bene al principio del beneficio. Dā€™altro canto possiamo escludere: lā€™imposta progressiva sul reddito perchĆ© attua una funzione redistributiva tipica dello stato centrale; lā€™imposta sulle societĆ  data la elevata mobilitĆ  delle stesse;

49 I trasferimenti Motivazioni
PuĆ² accadere che le funzioni attribuite ai vari livelli locali non trovino un finanziamento adeguato nei tributi che, da un punto di vista teorico, si avvicinano al modello ideale individuato. Allora, il sistema di finanza decentrata ricorre ai trasferimenti tra i diversi livelli di governo. Le motivazioni dellā€™esistenza dei trasferimenti sono essenzialmente:

50 La concorrenza fiscale tra diversi enti locali porta a ridurre le aliquote per attirare base imponibile da altre comunitĆ . Se tale fenomeno assume vaste proporzioni le risorse a disposizione delle varie comunitĆ  finiscono per non essere piĆ¹ sufficienti a finanziare i servizi pubblici. Lā€™effetto Baumol: la produzione dei servizi pubblici locali nel medio periodo possiede una maggiore intensitĆ  di lavoro rispetto ai beni privati che riescono ad incorporare gli aumenti di produttivitĆ  legati al progresso tecnologico. Esso comporta una dinamica dei costi molto elevata.

51 Per ragioni di carattere distributivo, il governo centrale puĆ² ritenere che esista un consumo minimo di determinati servizi. Questa intromissione del governo centrale nelle decisioni degli enti locali trova un corrispettivo nellā€™obbligo di finanziare le spese per beni meritevoli. Limiti legislativi alla capacitĆ  di indebitamento degli enti decentrati. Si ĆØ visto che ĆØ preferibile gestire il debito pubblico in modo centralizzato, tuttavia gli enti locali sono ampiamente coinvolti nelle attivitĆ  di investimento pubblico (urbanizzazione e trasporto). Lo stesso vale per aree con carenze infrastrutturali.

52 Il sistema delle autonomie in Italia

53 Legge costituzionale 3/2001 e riforma del titolo V Costituzione
Art.117: materie di esclusiva competenza legislativa statale (da cui la competenza regionale ĆØ residuale) e di competenza concorrente. Art.118: principio di sussidiarietĆ  che implica, da un lato, il riconoscimento dellā€™ordinamento comunitario come parte del nostro quadro istituzionale e, dallā€™altro, la responsabilitĆ  regionale in campo legislativo e comunale in quello amministrativo.

54 Art.119: alle regioni ĆØ riconosciuto il potere di stabilire ed applicare tributi ed entrate proprie nel rispetto del dettato costituzionale e secondo i principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario (prima il potere delle regioni era subordinato alle leges ordinarie dello stato). Inoltre, sono previste: compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibili al territorio di Regioni ed enti locali. Istituzione di un fondo di perequativo senza vincoli di destinazione per i territori con una minore capacitĆ  fiscale per abitante.

55 Destinazione di risorse da parte dello stato per fini di tipo solidaristico.
Elencazione delle fonti di finanziamento delle regioni: tributi propri, compartecipazioni e trasferimenti.

56 Il quadro attuale: le regioni
Ex D. lgvo 56/200 le regioni sono finanziate con il gettito dei seguenti tributi: imposta regionale sulle attivitĆ  produttive (IRAP) Compartecipazione allā€™IVA; Lā€™addizionale regionale allā€™IRPEF pari allo 0.9% e incrementabile di altri 0.5 punti percentuali. La tassa regionale per il diritto allo studio universitario La compartecipazione allā€™accisa sulla benzina.

57 La tassa automobilistica regionale
La tassa speciale per il deposito in discarica di rifiuti solidi.

58 Il quadro attuale: le province e i comuni
I comuni si finanziano con: La tassa per lā€™occupazione di spazi e aree pubbliche (TOSAP); Lā€™imposta comunale sugli immobili (ICI); La tassa sui rifiuti solidi urbani (TARSU); Lā€™imposta comunale sulla pubblicitĆ  e diritto sulle pubbliche affissioni; Lā€™addizionale comunale allā€™IRPEF nella misura transitoria del 4.5%.

59 Le province si finanziano con:
Imposta provinciale sulle assicurazioni contro la responsabilitĆ  civile da circolazione dei veicoli a motore; Lā€™imposta provinciale sulle trascrizioni.

60 Glossario La tassa ĆØ una forma di prelievo che si utilizza in caso di servizio divisibile (principio del beneficio). Lā€™imposta applica quando il vantaggio derivante da un servizio ĆØ indivisibile. La base imponibile ĆØ la grandezza, in termini fisici o monetari, alla quale viene commisurata lā€™imposta. Lā€™aliquota dellā€™imposta indica ciĆ² che ĆØ dovuto dal contribuente per ogni unitĆ  di base imponibile. Imposta diretta colpisce manifestazioni immediate della capacitĆ  contributiva (reddito) oppure lā€™imposta il cui onere grava effettivamente sul contribuente individuato dalla legge.

61 Imposta indiretta colpisce manifestazioni mediate della capacitĆ  contributiva (consumo) oppure lā€™imposta il cui onere puĆ² essere trasferito dal contribuente ad un altro soggetto economico. Imposte reali danno peso esclusivamente allā€™oggetto dellā€™imposta(per esempio, reddito o patrimonio). Imposte personali tassano gli stessi oggetti, ma tenendo conto delle caratteristiche proprie dei titolari degli oggetti.

62 Riferimenti bibliografici
Bosi P. (2000)(a cura di), Corso di Scienza delle Finanze, Bologna, Il Mulino. Bosi P. ā€“ Guerra M.C. (2003), I Tributi nellā€™Economia Italiana,Bologna, Il Mulino. Rosen H. S. (2003), Scienza delle Finanze, Milano, McGraw-Hill.


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