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La Finanza Decentrata
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Ragioni e forme del decentramento
In queste lezioni presentiamo la teoria la politica dei rapporti finanziari tra i diversi livelli di governo.
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La trattazione ĆØ divisa in due parti:
- la prima, di carattere piĆ¹ generale, esamina in modo sintetico i principali concetti e risultati che lāeconomia ha elaborato per affrontare i problemi del decentramento fiscale - la seconda illustra lāesperienza italiana e le proposte di riforma
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Domande e ā¦Risposte! PerchĆ© esistono diversi livelli di governo?
Le ragioni sono politiche e organizzative o anche economiche? Sulla base di quale schema istituzionale i diversi livelli di governo possono essere articolati? Quali schemi di finanziamento possono essere concepiti?
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Una precisazione: centralizzazione,decentralizzazione e federalismo
Il dibattito non riguarda solo il tema dei livelli di governi ma moltissimi aspetti dellāeconomia: stato vs. mercato; mercato vs. impresa. Eā necessario distinguere tra decentramento e federalismo: il decentramento ha a che fare con il modo in cui le funzioni di governo vengono svolte. A livello nazionale
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Continua.. oppure locale.
Il federalismo ĆØ un modo di organizzazione dello stato nel quale la costituzione attribuisce poteri sovrani ai livelli inferiori di governo.
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Continua.. Ne segue che: Laddove esiste uno stato federale le funzioni dello stato sono sempre svolte in modo decentrato; Uno stato NON federale puĆ² organizzare le proprie funzioni in modo decentrato.
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PerchƩ esistono diversi livelli di governo?
Pro Responsabilizzazione delle Amministrazioni locali; rispetto delle diversitĆ delle preferenze dei cittadini dei governi locali. Contra Mantenimento delle condizioni di uguaglianza nellāofferta dei servizi pubblici.
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Ma non vale solo per lāItaliaā¦.
Il prevalere degli argomenti pro e contro sembra essere soggetto a cicli di favore politico. In Italia, per esempio, in occasione delle riforme fiscali del 74 prevalevano tendenze accentratrici mentre ora si hanno forti spinte al decentramento. Ma non vale solo per lāItaliaā¦. Stati uniti anni 70 a favore e poi anni 80 rallenta e poi di nuovo anni 90.
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Spiegazioni ideologiche del decentramento
Principio di sussidiarietĆ Afferma la prioritĆ del ruolo delle comunitĆ fondamentali che formano una societĆ (famiglia, comunitĆ , regioni) rispetto alle autoritĆ centrali. Si tratta di un principio molto antico radicato nella tradizione cattolica (Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica, Quadragesimo anno 1931, Mater et Magistra 1961)
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La libertĆ e il senso di responsabilitĆ sono valori che traggono origine dallāindividuo, considerato nella sua naturale propensione alla vita associata. Sono da guardare con cautela le entitĆ superiori che tendano a sovrapporre i propri fini a quelli dellāindividuo. Accolto anche: nella Grundgesetz tedesca, artt ; trattato dellāUnione Europea, art. 3B; Costituzione italiana art. 118;
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Ragioni Politiche Il decentramento:
accentua la partecipazione dei cittadini alle decisioni politiche e quindi rafforza la democrazia; educa allāamministrazione nel senso della maggiore partecipazione ma anche nella direzione del maggior controllo degli amministratori; consente di tenere conto di differenze nella composizione sociale. MA...
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Le piccole dimensioni possono anche rappresentare interessi ristretti e favorire fazioni o prevaricazioni,
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Ragioni Organizzative
Il decentramento consente una maggiore sperimentazione ed innovazione nelle modalitĆ di offerta dei servizi collettivi e tramite lāimitazione assicurare un aumento di produttivitĆ globale. Strutture troppo accentrate sono di difficile gestione mentre una struttura decentrata ĆØ piĆ¹ flessibile. MAā¦i costi? Una struttura decentrata impone la moltiplicazione dei costi.
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La teoria economica del decentramento finanziario
Ruolo degli enti decentrati rispetto alle funzioni dello Stato; Giustificazione dei diversi livelli di governo nel contesto della funzione di allocazione; Spiegazione della dimensione ottimale dei livelli di governo (Teoria dei Club) Principi teorici di spiegazione delle forme di finanziamento dei livelli decentrati di governo; Teoria dei trasferimenti intergovernativi.
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Funzioni dello stato e livelli di governo
Stabilizzazione (mantenimento del pieno impiego) ĆØ una funzione storicamente svolta a livello centrale. Questo perchĆ© il problema ĆØ nazionale. Inoltre, i livelli inferiori di governo si configurano, rispetto allāeconomia nazionale, come economie piccole, con un elevato grado di apertura verso lāesterno. Una politica svolta da una comunitĆ locale corre il rischio di produrre effetti non allāinterno della propria giurisdizione, ma su altre aree dellāeconomia.
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Redistribuzione dal ricco al povero (assistenza), tra generazioni diverse (previdenza) e dal sano al malato (sanitĆ ) ĆØ da considerarsi responsabilitĆ dei governi centrali. Se fosse lasciata a livelli inferiori, si avrebbero incentivi a spostamenti, per esempio, dei poveri verso le comunitĆ ove lāassistenza ĆØ migliore creando distorsioni e inefficienza. Secondo alcuni, il ruolo del governo locale potrebbe esplicarsi sotto forma di servizi reali (mense, abitazioni) e non trasferimenti monetari.
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Allocazione (fornitura e produzione di beni e servizi) ĆØ di grande interesse per i livelli inferiori di governo. Se si escludono i beni pubblici puri (difesa e sicurezza, giustizia, ecc.) i servizi pubblici hanno spesso connotazioni locali. Eā pertanto negli aspetti allocativi che la teoria del decentramento fiscale ha piĆ¹ opportunitĆ di offrire indicazioni di politica economica.
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Gestione del debito pubblico
In linea di principio non vi sono ostacoli affinchĆ© i governi locali possano finanziarsi emettendo titoli del debito pubblico. Tuttavia, in unāeconomia aperta caratterizzata da un elevato grado di liberalizzazione la garanzia che un governo centrale puĆ² offrire ĆØ maggiore di quella di un livello di governo inferiore. Il finanziamento in disavanzo ĆØ perciĆ² spesso riservato allo livello piĆ¹ elevato. Tale prassi crea difficoltĆ alla politica di finanziamento degli investimenti degli enti decentrati.
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La funzione di allocazione
Bene pubblico locale: ĆØ un bene pubblico le cui caratteristiche di non rivalitĆ e non escludibilitĆ sono limitate territorialmente. Richiamo: non rivalitĆ (consumo congiunto, indivisibilitĆ ): se sono consumati da un individuo il consumo da parte di altri non risulta ridotto -> il costo marginale ĆØ pari a 0. non escludibilitĆ : ĆØ virtualmente possibile o troppo costoso escludere qualcuno dai benefici del bene. I beni con queste caratteristiche vengono prodotti dallo stato.
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Ne sono esempi i benefici di una diga o il servizio di illuminazione pubblica. Per questi beni il problema dellāofferta potrebbe essere risolto a livello locale.
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Il teorema di Oates (1972) Fornisce una giustificazione teorica allāesistenza dei diversi livelli di governo. In presenza di preferenze differenziate ĆØ sempre preferibile una soluzione che consenta diverse articolazioni dellāofferta dei beni pubblici rispetto ad una soluzione uniforme.
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Si immagini la popolazione di uno stato divisa in due gruppi che abitano due localitĆ distinte.
Le preferenze degli individui appartenenti ad una stessa comunitĆ sono identiche, ma diverse da quelle degli individui dellāaltra comunitĆ . Deve essere fornito un bene pubblico locale (che esplica i propri benefici solo allāinterno della comunitĆ ) a costi marginali costanti. La fornitura avviene allo stesso prezzo per tutti gli individui dello stato.
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Curve di domanda in due giurisdizioni
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Nella figura sono rappresentate le curve di domanda DA e DB di un individuo rappresentativo di ciascuna comunitĆ , che indicano il prezzo che ĆØ disposto a pagare per ottenere una data quantitĆ di bene pubblico. Nella soluzione centralizzata, il governo ĆØ probabilmente indotto a fornire un ammontare di bene pubblico locale in modo uniforme alle due comunitĆ . Ad esempio al livello Q* intermedio rispetto a QA e QB. Tale soluzione causa perdite di benessere per gli individui di entrambe le comunitĆ .
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Lāindividuo della collettivitĆ A avrebbe voluto consumare una ammontare maggiore di Q*, cioĆØ QA pagando 0QAEH mentre Q* gli costa 0Q*DH. Il maggior costo ĆØ minore del beneficio che essi avrebbero ottenuto dalla prestazione di QA. In Questo caso si ha una perdita di benessere pari a FDE. Analogamente lāindividuo della collettivitĆ B avrebbe voluto consumare un ammontare minore di Q*, cioĆØ QB. Il consumo forzato ha per lui un costo in termini di benessere pari a CDG.
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La soluzione decentrata consentirebbe invece ad ogni comunitĆ di realizzare lāofferta ottimale OQB e OQA. Lāaspetto piĆ¹ importante risiede nella differenziazione delle preferenze. LāinferioritĆ della soluzione centralizzata deriva dal vincolo di fornitura uniforme che invece non sussiste nella soluzione decentralizzata. Tuttavia il teorema si regge anche su altre ipotesi che, una volta rimosse, darebbero origini a risultati meno chiari.
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1. Si fa lāipotesi che nel caso della soluzione centralizzata il bene sia fornito in misura uguale nelle due comunitĆ . Se i problemi informativi non sono troppo rilevanti non si tratta di unāipotesi necessaria. Se si rimuove questa assunzione le due soluzioni possono essere equivalenti. 2.Si assume che il costo marginale di produzione sia costante. Eā possibile che esistano economie di scala e, in quel caso, non si puĆ² stabilire a priori la soluzione ottimale.
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3. Si assume il principio di corrispondenza, sarebbe a dire un rapporto biunivoco tra offerta di un servizio e livello amministrativo. Lāarea in cui i benefici di un servizio si esplicano puĆ² non coincidere con lāarea amministrativa. Si avranno quindi effetti di traboccamento dei benefici e quindi inefficienza da correggersi tramite regolamentazioni oppure trasferimenti amministrati dal centro. 4. Si assume che le preferenze degli individui allāinterno di una comunitĆ siano identiche, ma ciĆ² ĆØ poco realistico. Senza questa ipotesi perĆ² il risultato del teorema ĆØ indeterminato.
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Il meccanismo allocativo di Tiebout (1956)
In presenza di eterogeneitĆ delle preferenze, gli individui scelgono la comunitĆ in cui vivere in funzione dei servizi pubblici e delle imposte che ciascuna di esse offre. La scelta sarĆ operata in modo da rendere massima lāutilitĆ del soggetto. La scelta ĆØ analoga a quella che avviene per i beni privati. La scelta avviene attraverso la mobilitĆ tra comunitĆ : i cittadini votano con i piedi!!
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Tiebout si richiama alla teoria del free rider di Samuelson.
Richiamo: nella produzione di beni pubblici i cittadini non hanno incentivo a rivelare correttamente le preferenze ma tendono a porre in atto comportamenti opportunistici. In presenza di un governo molto decentrato e sotto certe condizioni, gli individui dovrebbero stabilirsi nella comunitĆ che offre il paniere di servizi e imposte che essi gradiscono maggiormente.
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Nello scegliere la comunitĆ sulla base della propria domanda di servizi i soggetti espliciterebbero le loro preferenze. Il modello si fonda su una serie di ipotesi restrittive: completa mobilitĆ dei soggetti (lavoro, famiglia, abitazione; conoscenza perfetta delle differenze esistenti tra i diversi governi (servizi e imposte); numero elevato di enti; rilevanza limitata degli effetti di traboccamento produzione dei servizi a costi costanti
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ogni individuo puĆ² trovare tra le collettivitĆ quella che risponde esattamente alle sue preferenze;
la tecnologia dellāofferta ĆØ tale per cui se raddoppia il numero dei residenti, raddoppia anche la quantitĆ offerta. Tali ipotesi lo rendono capace di spiegare solo in parte la realtĆ MA...
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NB:Applicazione ai fenomeni che interessano UE?
ā¦ la critica piĆ¹ forte riguarda gli effetti distributivi che, qualora il modello rispecchiasse correttamente il comportamento dei soggetti, sarebbe in grado di produrre: stratificazione degli enti territoriali per livello di reddito nellāipotesi realistica che la domanda di servizi pubblici sia correlata positivamente con il reddito. Le comunitĆ ricche avrebbero interesse a impedire lāingresso ai poveri, che hanno bassa capacitĆ contributiva e sono incentivati a migrare nelle comunitĆ ricche per godere dellāelevato livello di servizi sociali. NB:Applicazione ai fenomeni che interessano UE?
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La teoria dei club Buchanan (1965)
Applicata alla determinazione delle dimensioni ottimali di una comunitĆ locale. La comunitĆ locale ĆØ intesa come un club: associazione volontaria di persone che si riuniscono per condividere un qualche interesse.
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La dimensione ottima ĆØ determinata dal concorso di due variabili:
numero dei membri (la popolazione della comunitĆ ); quantitĆ di servizio prodotta (e.g. numero ospedali). Per date caratteristiche della funzione di produzione del servizio e una volta fissato il livello di attivitĆ , il costo pro capite del servizio sarĆ tanto piĆ¹ basso quanto maggiore ĆØ il numero dei cittadini della comunitĆ .
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Dāaltro canto, al crescere del numero dei membri del club si possono creare fenomeni di congestione che creano disutilitĆ . La congestione puĆ² essere superata aumentando il livello di attivitĆ ma ciĆ² comporta un incremento dei costi e, inoltre, i benefici derivanti da un allargamento tendono al margine a decrescere per il sopravvenire di fenomeni di saturazione via via che lāofferta aumenta.
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Il club deve far aumentare il numero di membri fino a quando la diminuzione marginale nella quota di partecipazione ai costi non ĆØ pari allāaumento marginale per persona dei costi di congestioneā¦ ossia quando il beneficio marginale ĆØ uguale al costo marginale. MAā¦.
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Quanto ĆØ stretta lāanalogia fra un club e una collettivitĆ locale?
A mio avviso molto deboleā¦tanto ĆØ vero che rimane senza risposta una serie di interrogativi piuttosto rilevante: Come bisogna finanziare i servizi pubblici? Un circolo sportivo fa pagare una quota di associazione che non puĆ² certo essere assimilata ai tributi! Un club puĆ² escludere i non iscritti, possono le comunitĆ locali fare lo stesso? Se i membri di una collettivitĆ si organizzano in molti club, quali saranno le conseguenze in termini distributivi?
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Il finanziamento degli enti decentrati
Principi teorici
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Le forme di finanziamento dei livelli inferiori di governo possono essere di tre tipi:
tariffe e/o tasse; imposte (autonome, compartecipazioni e/o addizionali trasferimenti dal centro o da altri enti locali. Cosa ci puĆ² dire la teoria economica circa la struttura ottimale delle forme di finanziamento?
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Tariffe e tasse la teoria del federalismo fiscale si ĆØ sviluppata allāinterno della teoria dello scambio volontario, unāottica che tende a privilegiare gli aspetti di controprestazione tra servizi pubblici e forme di finanziamento (principio del beneficio). Molti dei servizi locali sono divisibili (trasporti urbani, raccolta rifiuti, fornitura acqua, gas, elettricitĆ ) e quindi trovano applicazione tariffe. Ad altri sembra piĆ¹ appropriato il modello di tassa (scuola, antincendio, polizia locale) in quanto si manifestano effetti esterni piuttosto forti.
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Le imposte Esiste una categoria di servizi locali che presenta il carattere della indivisibilitĆ dei vantaggi (viabilitĆ , opere pubbliche, pulizia, illuminazione, nettezza urbana) e per i quali sembra piĆ¹ appropriato lo schema delle imposte. In pratica,le soluzioni sono diverse possono darsi: tributi propri, ossia forme di prelievo di cui la collettivitĆ locale ĆØ libera di definire le aliquote e (meno frequentemente) la base imponibile. Lāautonomia finanziaria ĆØ commisurata dallāimportanza di questi tributi sul totale delle entrate.
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sovraimposta:quando il governo locale, rispetto allāimponibile, di unāimposta del governo centrale, definisce a proprio favore unāaliquota, che si somma a quella fissata dal governo centrale; addizionale a un tributo centrale quando lāaliquota fissata localmente si commisura al gettito di tributi nazionali giĆ esistenti; compartecipazioni sono quote di gettito di unāimposta amministrata dal livello centrale, devolute a favore di un ente inferiore sulla base di qualche criterio che tenga conto di aspetti locali.
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Criteri guida per la definizione dellāimposizione locale:
PoichĆ© la finanza locale ĆØ strettamente connaturata alla logica del beneficio, ĆØ naturale pensare che a tali enti siano piĆ¹ adatte forme di tributi in cui tale carattere ĆØ prevalente. In un sistema caratterizzato da forte autonomia degli enti locali possono scatenarsi fenomeni di concorrenza fiscale. Vale a dire strategie volte a ridurre il carico fiscale per attrarre nella propria comunitĆ attivitĆ economiche e basi imponibili di contribuenti di altre comunitĆ .
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Per evitare queste difficoltĆ ĆØ necessario che le basi imponibili siano poco mobili (per esempio, tassazione degli immobili). Le imposte locali non devono essere esportabili, vale a dire non devono ricadere in maniera rilevante sui contribuenti di altre comunitĆ . Per esempio, unāimposta regionale indiretta che colpisca gli acquisti fatti dai non residenti sarebbe esportabile. PoichĆ© gli enti locali forniscono sevizi essenziali ĆØ bene che essi dispongano di basi imponibili distribuite in modo uniforme sul territorio in modo da garantire un livello minimo di servizio uguale per tutti.
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...alcune considerazioni
ĆØ assai difficile trovare tributi che rispondano a tutti i requisiti indicatiā¦ le imposte sui beni immobili (terreni e fabbricati) sono quelle che piĆ¹ si avvicinano al modello ideale dato che le basi imponibili sono non mobili, non esportabili e in senso lato collegate al principio del beneficio (gli enti locali svolgono attivitĆ che favoriscono la fruizione delle proprietĆ immobiliari.
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Anche le imposte reali sulle attivitĆ produttive e professionali si adattano bene al principio del beneficio. Dāaltro canto possiamo escludere: lāimposta progressiva sul reddito perchĆ© attua una funzione redistributiva tipica dello stato centrale; lāimposta sulle societĆ data la elevata mobilitĆ delle stesse;
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I trasferimenti Motivazioni
PuĆ² accadere che le funzioni attribuite ai vari livelli locali non trovino un finanziamento adeguato nei tributi che, da un punto di vista teorico, si avvicinano al modello ideale individuato. Allora, il sistema di finanza decentrata ricorre ai trasferimenti tra i diversi livelli di governo. Le motivazioni dellāesistenza dei trasferimenti sono essenzialmente:
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La concorrenza fiscale tra diversi enti locali porta a ridurre le aliquote per attirare base imponibile da altre comunitĆ . Se tale fenomeno assume vaste proporzioni le risorse a disposizione delle varie comunitĆ finiscono per non essere piĆ¹ sufficienti a finanziare i servizi pubblici. Lāeffetto Baumol: la produzione dei servizi pubblici locali nel medio periodo possiede una maggiore intensitĆ di lavoro rispetto ai beni privati che riescono ad incorporare gli aumenti di produttivitĆ legati al progresso tecnologico. Esso comporta una dinamica dei costi molto elevata.
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Per ragioni di carattere distributivo, il governo centrale puĆ² ritenere che esista un consumo minimo di determinati servizi. Questa intromissione del governo centrale nelle decisioni degli enti locali trova un corrispettivo nellāobbligo di finanziare le spese per beni meritevoli. Limiti legislativi alla capacitĆ di indebitamento degli enti decentrati. Si ĆØ visto che ĆØ preferibile gestire il debito pubblico in modo centralizzato, tuttavia gli enti locali sono ampiamente coinvolti nelle attivitĆ di investimento pubblico (urbanizzazione e trasporto). Lo stesso vale per aree con carenze infrastrutturali.
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Il sistema delle autonomie in Italia
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Legge costituzionale 3/2001 e riforma del titolo V Costituzione
Art.117: materie di esclusiva competenza legislativa statale (da cui la competenza regionale ĆØ residuale) e di competenza concorrente. Art.118: principio di sussidiarietĆ che implica, da un lato, il riconoscimento dellāordinamento comunitario come parte del nostro quadro istituzionale e, dallāaltro, la responsabilitĆ regionale in campo legislativo e comunale in quello amministrativo.
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Art.119: alle regioni ĆØ riconosciuto il potere di stabilire ed applicare tributi ed entrate proprie nel rispetto del dettato costituzionale e secondo i principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario (prima il potere delle regioni era subordinato alle leges ordinarie dello stato). Inoltre, sono previste: compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibili al territorio di Regioni ed enti locali. Istituzione di un fondo di perequativo senza vincoli di destinazione per i territori con una minore capacitĆ fiscale per abitante.
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Destinazione di risorse da parte dello stato per fini di tipo solidaristico.
Elencazione delle fonti di finanziamento delle regioni: tributi propri, compartecipazioni e trasferimenti.
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Il quadro attuale: le regioni
Ex D. lgvo 56/200 le regioni sono finanziate con il gettito dei seguenti tributi: imposta regionale sulle attivitĆ produttive (IRAP) Compartecipazione allāIVA; Lāaddizionale regionale allāIRPEF pari allo 0.9% e incrementabile di altri 0.5 punti percentuali. La tassa regionale per il diritto allo studio universitario La compartecipazione allāaccisa sulla benzina.
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La tassa automobilistica regionale
La tassa speciale per il deposito in discarica di rifiuti solidi.
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Il quadro attuale: le province e i comuni
I comuni si finanziano con: La tassa per lāoccupazione di spazi e aree pubbliche (TOSAP); Lāimposta comunale sugli immobili (ICI); La tassa sui rifiuti solidi urbani (TARSU); Lāimposta comunale sulla pubblicitĆ e diritto sulle pubbliche affissioni; Lāaddizionale comunale allāIRPEF nella misura transitoria del 4.5%.
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Le province si finanziano con:
Imposta provinciale sulle assicurazioni contro la responsabilitĆ civile da circolazione dei veicoli a motore; Lāimposta provinciale sulle trascrizioni.
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Glossario La tassa ĆØ una forma di prelievo che si utilizza in caso di servizio divisibile (principio del beneficio). Lāimposta applica quando il vantaggio derivante da un servizio ĆØ indivisibile. La base imponibile ĆØ la grandezza, in termini fisici o monetari, alla quale viene commisurata lāimposta. Lāaliquota dellāimposta indica ciĆ² che ĆØ dovuto dal contribuente per ogni unitĆ di base imponibile. Imposta diretta colpisce manifestazioni immediate della capacitĆ contributiva (reddito) oppure lāimposta il cui onere grava effettivamente sul contribuente individuato dalla legge.
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Imposta indiretta colpisce manifestazioni mediate della capacitĆ contributiva (consumo) oppure lāimposta il cui onere puĆ² essere trasferito dal contribuente ad un altro soggetto economico. Imposte reali danno peso esclusivamente allāoggetto dellāimposta(per esempio, reddito o patrimonio). Imposte personali tassano gli stessi oggetti, ma tenendo conto delle caratteristiche proprie dei titolari degli oggetti.
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Riferimenti bibliografici
Bosi P. (2000)(a cura di), Corso di Scienza delle Finanze, Bologna, Il Mulino. Bosi P. ā Guerra M.C. (2003), I Tributi nellāEconomia Italiana,Bologna, Il Mulino. Rosen H. S. (2003), Scienza delle Finanze, Milano, McGraw-Hill.
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