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SERVIZI PREVENZIONE SICUREZZA AMBIENTI DI LAVORO

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Presentazione sul tema: "SERVIZI PREVENZIONE SICUREZZA AMBIENTI DI LAVORO"— Transcript della presentazione:

1 SERVIZI PREVENZIONE SICUREZZA AMBIENTI DI LAVORO
Dipartimento Sanità Pubblica SERVIZI PREVENZIONE SICUREZZA AMBIENTI DI LAVORO DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO Corso ”L’ABC della Sicurezza e Igiene sul Lavoro” STOP

2 D. Lgs. 19.9.94 n. 626 MIGLIORAMENTO SICUREZZA E SALUTE
Aggiornamento maggio 2004 MIGLIORAMENTO SICUREZZA E SALUTE DEI LAVORATORI SUL LUOGO DI LAVORO Attuazione direttive CEE STOP

3 D.Lgs. 626/94 TITOLO I MIGLIORAMENTO SICUREZZA E SALUTE DEI LAVORATORI
Dir. 89/391 Art. 1-29 TITOLO II LUOGHI DI LAVORO Dir. 89/654 Art TITOLO III USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO D.Lgs. 626/94 Dir. 89/ /63 Art TITOLO IV USO DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE MIGLIORAMENTO SICUREZZA E SALUTE DEI LAVORATORI SUL LUOGO DI LAVORO Dir. 89/656 Art TITOLO V MOVIMENTAZIONE MANUALE CARICHI Dir. 90/269 Art.47-49 TITOLO VI USO ATTREZZATURE CON VIDEOTERMINALI Dir. 90/270 Art STOP

4 D.Lgs. 626/94 D.Lgs. 493/96 – SEGNALETICA DI SICUREZZA TITOLO VII
PROTEZIONE DA AGENTI CANCEROGENI MUTAGENI Dir. 90/ / /38 Art TITOLO VII bis PROTEZIONE DA AGENTI CHIMICI Dir. 98/24 Art. 72 bis - 72 terdecies D.Lgs. 626/94 TITOLO VIII PROTEZIONE DA AGENTI BIOLOGICI Dir.90/ /88 Art MIGLIORAMENTO SICUREZZA E SALUTE DEI LAVORATORI SUL LUOGO DI LAVORO TITOLO VIII bis PROTEZIONE DA ATMOSFERE ESPLOSIVE Dir. 99/92 Art. 88 bis - 88 undicies TITOLO IX SANZIONI Art TITOLO X DISP. TRANS. E FINALI Art D.Lgs. 493/96 – SEGNALETICA DI SICUREZZA STOP

5 FINE STOP

6 TITOLO I – MIGLIORAMENTO SALUTE e SICUREZZA dei LAVORATORI
DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO Corso ”L’ABC della Sicurezza e Igiene sul Lavoro” D.Lgs. 626/94 TITOLO I – MIGLIORAMENTO SALUTE e SICUREZZA dei LAVORATORI

7 CAPO I Disposizioni generali (Artt.1-7)
D.Lgs. 626/94 TITOLO I MIGLIORAMENTO SICUREZZA SALUTE DEI LAVORATORI - Dir. CE 89/391 Artt. 1-29 Art. 1: Campo di applicazione Art. 2: Definizioni Art. 3: Misure generali di tutela CAPO I Disposizioni generali (Artt.1-7) Art. 4: Obblighi datore lavoro, dirigente, preposto Art. 5: Obblighi lavoratore Art. 6: Obblighi progettisti Art. 7: Contratti appalto

8 CAPO II Servizio di prevenzione e protezione (Artt. 8-11)
D.Lgs. 626/94 TITOLO I MIGLIORAMENTO SICUREZZA SALUTE DEI LAVORATORI - Dir. CE 89/391 Artt. 1-29 Art. 8: Servizio di Prevenzione e Protezione Art. 9: Compiti del Servizio di Prevenzione e Protezione CAPO II Servizio di prevenzione e protezione (Artt. 8-11) Art. 10: Svolgimento diretto da parte del datore di lavoro dei compiti di prevenzione e protezione dai rischi Art. 11: Riunione periodica di prevenzione e protezione dei rischi

9 D.Lgs. 626/94 TITOLO I MIGLIORAMENTO SICUREZZA SALUTE DEI LAVORATORI - Dir. CE 89/391 Artt. 1-29 Art. 12: Disposizioni Generali Art. 13: Prevenzione Incendi Art. 14: Diritti dei lavoratori in caso di pericolo grave ed immediato CAPO III Prevenzione Incendi, evacuazione, pronto soccorso (Artt ) Art. 15: Pronto soccorso

10 CAPO IV Sorveglianza Sanitaria (Artt. 16-17)
D.Lgs. 626/94 TITOLO I MIGLIORAMENTO SICUREZZA SALUTE DEI LAVORATORI - Dir. CE 89/391 Artt. 1-29 Art. 16: Contenuto della sorveglianza sanitaria Art. 17: Il medico competente CAPO IV Sorveglianza Sanitaria (Artt )

11 D.Lgs. 626/94 TITOLO I MIGLIORAMENTO SICUREZZA SALUTE DEI LAVORATORI - Dir. CE 89/391 Artt. 1-29 Art. 18: Rappresentante per la sicurezza Art. 19: Attribuzioni del rappresentante per la sicurezza CAPO V Consultazione e Partecipazione dei lavoratori (Artt ) CAPO VI Informazione e Formazione dei lavoratori (Artt ) Art. 20: Organismi paritetici Art. 21: Informazione dei lavoratori Art. 22: Formazione dei lavoratori

12 D.Lgs. 626/94 TITOLO I MIGLIORAMENTO SICUREZZA SALUTE DEI LAVORATORI - Dir. CE 89/391 Artt. 1-29 Art. 23: Vigilanza Art. 24: Informazione, consulenza, assistenza Art. 25: Coordinamento CAPO VII Disposizioni Concernenti la pubblica amministrazione (Artt ) CAPO VIII Statistiche infortuni e malattie professionali (Art. 29) Art. 26: Commissione consultiva permanente per la prevenzione degli infortuni e l’igiene del lavoro Art. 27: Comitati regionali di coordinamento Art. 28: Adeguamenti al progresso tecnico Art. 29: Statistiche degli infortuni e malattie professionali

13 FINE Titolo I - D.Lgs. 626/94

14 CAMPO DI APPLICAZIONE (Art. 1)
IN TUTTI I SETTORI DI ATTIVITA’ PRIVATI O PUBBLICI: TUTELA DELLA SALUTE E PER LA SICUREZZA DEI LAVORATORI DURANTE IL LAVORO SI APPLICA (Esempi) Se vi sono lavoratori dipendenti o ad essi equiparati Industria Artigianato Commercio Ferrovie Ospedali, Case di Cura Istituti di Credito, Assicurazione Studi professionistici Amministrazioni Statali e Locali

15 CAMPO DI APPLICAZIONE (Art. 1)
IN TUTTI I SETTORI DI ATTIVITA’ PRIVATI O PUBBLICI: TUTELA DELLA SALUTE E PER LA SICUREZZA DEI LAVORATORI DURANTE IL LAVORO SI APPLICA tenendo conto delle particolari esigenze connesse al servizio espletato Forze Armate e di Polizia Servizi di Protezione Civile Strutture giudiziarie, penitenziarie Università Istituti di istruzione e di educazione di ogni ordine e grado Lavoratori a domicilio e con contratto di portierato (Art. 21)

16 DEFINIZIONI (Art. 2) LAVORATORE
Persona che presta il proprio lavoro alle dipendenze di un datore di lavoro con rapporto di lavoro subordinato Equiparati a lavoratori: - Soci lavoratori di cooperative o di società anche di fatto Utenti dei servizi di orientamento o di formazione scolastica, universitaria, professionale avviati presso Datori di Lavoro - Allievi di istituti di istruzione ed universitari e partecipanti a corsi di formazione professionale nei quali si faccia uso di laboratori, macchine, apparecchiature e attrezzature di lavoro, agenti chimici, fisici, biologici (non concorrono alla determinazione del numero di lavoratori)

17 DEFINIZIONI (Art. 2) DATORE DI LAVORO (D.d.L.) PRIVATO PUBBLICO
- Soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore Soggetto che ha la responsabilità dell’impresa o unità produttiva (stabilimento o struttura finalizzata alla produzione di beni o servizi, dotata di autonomia finanziaria e tecnico-funzionale) in quanto titolare dei poteri decisionali e di spesa. Dirigente al quale spettano i poteri di gestione, ovvero il funzionario non con qualifica dirigenziale, nei soli casi in cui sia preposto ad un ufficio avente autonomia gestionale.

18 DEFINIZIONI (Art. 2) SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE DAI RISCHI (S.P.P.) Insieme delle persone, sistemi e mezzi esterni o interni all’azienda per attività di prevenzione e protezione dai rischi professionali nell’az. o nell’unità produttiva RESPONSABILE SERVIZIO PREVENZIONE E PROTEZIONE (R.S.P.P.) Persona designata dal D.d.L. in possesso di attitudini e capacità adeguate RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA (R.L.S.) Persona/e elette o designate per rappresentare i lavoratori in materia di salute e sicurezza durante il lavoro MEDICO COMPETENTE Medico in possesso di : - specializzazione in medicina del lavoro o in disciplina equipollente - autorizzazione ex art. 55 D.Lgs. 277/91 - ecc. PREVENZIONE Disposizioni o misure adottate o previste in tutte le fasi dell’attività lavorativa per evitare o diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute della popolazione e dell’integrità dell’ambiente esterno

19 MISURE GENERALI DI TUTELA (Art. 3)
Per attrezzature di lavoro, sostanze, sistemazione ambienti di lavoro, processi produttivi, macchine, impianti VALUTAZIONE DEI RISCHI

20 MISURE GENERALI DI TUTELA (Art. 3)
Riduzione dei rischi alla fonte ELIMINAZIONE RIDUZIONE RISCHI ALLA FONTE Sostituzione pericolo con minor pericolo Eliminazione dei rischi o, se non possibile, riduzione al minimo Rispetto principi ergonomici Limitazione al minimo degli esposti al rischio Attenuazione lavoro monotono e ripetitivo PROGRAMMAZ. DELLA PREVENZIONE Priorità protezione collettiva rispetto protezione individuale Limitazione agenti chimici, fisici, biologici

21 MISURE GENERALI DI TUTELA (Art. 3)
Controllo sanitario dei lavoratori Allontanamento per motivi sanitari ORGANIZZAZIONE GESTIONE Misure di emergenza Segnali di avvertimento e sicurezza Manutenzione di ambienti, attrezzature, macchine, impianti, dispositivi di sicurezza Informazione, formazione, consultazione, partecipazione, istruzioni adeguate ai lavoratori

22 CONCETTI GENERALI - DEFINIZIONI
LAVORO PERICOLO Fonte di possibili lesioni o danni alla salute (Da UNI EN 292-1) RISCHIO Combinazione di Probabilità e gravità di possibili lesioni o Danni alla salute in situazioni pericolose (Da UNI EN 292-1) NESSUN EVENTO EVENTO SFAVOREVOLE NESSUN DANNO DANNO

23 P = PROBABILITA’ di ACCADIMENTO
La definizione della probabilità di accadimento (P) fa riferimento principalmente all’esistenza di una correlazione più o meno diretta tra la carenza riscontrata e la possibilità che si verifichi l’evento indesiderato, tenuto conto della frequenza e della durata delle operazioni/lavorazioni che comportano rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori. P Livello Definizione / Criteri 3 Molto probabile - Esiste una correlazione diretta tra mancanza rilevata e verificarsi del danno ipotizzato - Si sono già verificati danni per la stessa mancanza rilevata nella stessa azienda o in aziende simili - Il verificarsi del danno conseguente la mancanza rilevata non susciterebbe stupore 2 Probabile La mancanza rilevata può provocare un danno, anche se non in modo automatico e diretto E’ noto qualche episodio in cui alla mancanza ha fatto seguito il danno - Il verificarsi del danno ipotizzato susciterebbe sorpresa 1 Poco probabile - La mancanza rilevata può provocare un danno solo in circostanze sfortunate Sono noti solo rarissimi episodi già verificatisi o addirittura nessun episodio Il verificarsi del danno ipotizzato susciterebbe grande sorpresa e incredulità

24 D = DANNO (GRANDEZZA DEL DANNO CHE L’EVENTO PUÒ CAUSARE)
La definizione della scala di gravità del Danno fa riferimento principalmente alla reversibilità o meno del danno D Livello Definizione / Criteri 3 Grave - Infortunio o episodio di esposizione acuta con effetti di invalidità totale o letale. - Esposizione cronica con effetti totalmente o parzialmente irreversibili e invalidanti. 2 Medio - Infortunio o episodio di esposizione acuta con inabilità reversibile. - Esposizione cronica con effetti reversibili. 1 Lieve - Infortunio o episodio di esposizione acuta con inabilità rapidamente reversibile. - Esposizione cronica con effetti rapidamente reversibili. L’incidente con rischio di conseguenze mortali, anche se improbabile, va considerato come priorità nella programmazione delle misure di prevenzione. N.B.: Ai fini della predisposizione delle misure di sicurezza deve essere preso in considerazione il danno più grave che può essere associato al rischio in esame; anche se il dato aziendale mostra un basso numero di incidenti di quel tipo, di per sé tale dato non autorizza ad adottare misure di sicurezza meno restrittive.

25 VALUTAZIONE DEI RISCHI: R = PxD
Definiti Probabilità (P) e gravità (D) del Danno, il rischio R viene calcolato con la formula R = PxD e si può rappresentare in una matrice, avente in ascisse la gravità ed in ordinate la probabilità attesa del suo verificarsi Tale rappresentazione è il punto di partenza per la definizione delle priorità degli interventi di prevenzione e protezione da adottare. La valutazione numerica e cromatica del livello di rischio permette di identificare la priorità degli interventi da effettuare 3 6 9 P 3 4 6 2 2 3 1 1 2 1 2 3 D R ≥ = Azioni correttive immediate 3 ≥ R ≤ 4 = Azioni correttive da programmare con urgenza 1 ≥ R ≤ 2 = Azioni correttive / migliorative da programmare nel breve-medio termine

26 FATTORI CHE CARATTERIZZANO IL RISCHIO
ATTREZZATURE MACCHINE IMPIANTI UOMO RISCHIO AMBIENTE

27 FATTORI DI RISCHIO OCCUPAZIONALE
INFORTUNI RISCHIO da MOVIMENTAZIONE MANUALE CARICHI RISCHIO CHIMICO RISCHIO ORGANIZZAZIONE legato a DEL LAVORO RISCHIO BIOLOGICO RISCHIO FISICO

28 MECCANICO RISCHIO INFORTUNI IMPIGLIAMENTO INTRAPPOLAMENTO
SCHIACCIAMENTO TRASCINAMENTO MECCANICO CESOIAMENTO PROIEZIONE ATTORCIGLIAMENTO CONTATTO - TAGLIO URTO PERFORAZIONE ATTRITO - ABRASIONE

29 RISCHIO INFORTUNI CONTATTO DIRETTO ELETTRICO CONTATTO INDIRETTO

30 RISCHIO CHIMICO

31 RISCHIO CHIMICO GAS VAPORI AEROSOL
Rischio dovuto a sostanze inquinanti che interagiscono con l’organismo umano e che possono provocare patologie acute, croniche e irreversibili Saldatura: Ossidi di Carbonio,Ossidi di Azoto GAS Uso di solventi: Laboratorio di chimica, Vernici VAPORI POLVERI Argilla, Legno FIBRE Minerali (Amianto) AEROSOL Lavorazioni con impiego di olii, Fitofarmaci NEBBIE Saldatura, Stampaggio a caldo plastica FUMI

32 RISCHIO FISICO MACCHINE RUMORE IMPIANTI

33 RISCHIO FISICO MICROCLIMA
TEMPERATURA, UMIDITA’, VENTILAZIONE MICROCLIMA

34 RISCHIO FISICO ILLUMINAZIONE
ABBAGLIAMENTO ILLUMINAZIONE LUCE SCARSA

35 RADIAZIONI IONIZZANTI E NON IONIZZANTI
RISCHIO FISICO RADIAZIONI IONIZZANTI E NON IONIZZANTI CAMPI ELETTROMAGNETICI, RAGGI X, LASER VIBRAZIONI UTENSILI AD ARIA COMPRESSA

36 RISCHIO FISICO VIDEOTERMINALI
DISTURBI MUSCOLO-SCHELETRICI DISTURBI OCULO-VISIVI

37 MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI
RISCHIO FISICO MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI CERVICALGIE, LOMBALGIE, DISCOPATIE, SINDROME DEL TUNNEL CARPALE

38 RISCHIO BIOLOGICO BATTERI FUNGHI MUFFE VIRUS PARASSITI
LAVORAZIONI CON OLII BATTERI PRODOTTI ANIMALI PROVENIENZA UMANA LAVORAZIONI ALIMENTARI FUNGHI MUFFE PRODOTTI ANIMALI LAVORAZIONI AGRICOLE VIRUS PRODOTTI ANIMALI PROVENIENZA UMANA PARASSITI LAVORAZIONI CON ANIMALI PROVENIENZA UMANA

39 RISCHIO ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO
ANSIA RESPONSABILITA’ MANSIONI SUPERIORI RITMI ECCESSIVI LAVORO A COTTIMO MONOTONIA RIPETITIVITA’ CATENA DI MONTAGGIO TURNI DI LAVORO LAVORO NOTTURNO PRESSIONE INGIUSTIFICATA DEI SUPERIORI MOBBING

40 RAPPORTO RISCHIO - DANNO
CAUSA EFFETTO Rischio Danno CHIMICO INFORTUNIO FISICO BIOLOGICO MALATTIA PROFESSIONALE INFORTUNI ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO MALATTIA ASPECIFICA MOVIMENTAZIONE MANUALE CARICHI

41 Lesione fisica o alterazione dello stato di salute
DANNO Lesione fisica o alterazione dello stato di salute INFORTUNIO Incidente determinato da una causa violenta in occasione di lavoro dal quale derivi la morte o una invalidità permanente o una inabilità temporanea

42 MALATTIA PROFESSIONALE
Malattia causata da attività lavorativa dalla quale derivi la morte o l’invalidità permanente o l’inabilità temporanea Es: Asbestosi Saturnismo Ipoacusia Per provocare una malattia professionale i fattori di rischio devono essere presenti nell’ambiente in determinate quantità MALATTIA ASPECIFICA Insieme di malattie fisiche o psichiche non direttamente collegabili ad una causa determinata, ma riconducibili almeno in parte ad uno o più fattori presenti nell’ambiente di lavoro Es: Stanchezza Insonnia

43 PREVENZIONE SECONDARIA
Insieme di azioni che hanno lo scopo di mantenere lo stato di salute, inteso come benessere psico-fisico dell’uomo PREVENZIONE PRIMARIA PREVENZIONE SECONDARIA

44 PREVENZIONE PRIMARIA Interventi alla sorgente
Insieme di azioni e/o interventi per la riduzione dei rischi negli ambienti di lavoro (es. relativo ad inquinanti aerodispersi) Eliminazione sostanza nociva Modifica processo produttivo Interventi alla sorgente Modifica impianto Manutenzione Modifica organizz. del lavoro Pulizia Controllo ritmi produttivi

45 PREVENZIONE PRIMARIA Interventi sulla propagazione
Insieme di azioni e/o interventi per la riduzione dei rischi negli ambienti di lavoro (es. relativo ad inquinanti aerodispersi) Aspirazione localizzata Interventi sulla propagazione Ventilazione generale Spazio Modifica organizz. lavoro Lay-out

46 PREVENZIONE PRIMARIA Interventi sull’uomo
Insieme di azioni e/o interventi per la riduzione dei rischi negli ambienti di lavoro (es. relativo ad inquinanti aerodispersi) Dispositivi di protezione individuale Interventi sull’uomo Chiusura in cabina Riduzione tempo di esposizione Modifica organizz. lavoro Informazione

47 PREVENZIONE SECONDARIA
Ricerca di alterazioni precliniche negli organi, prima che si manifesti la malattia Accertamenti Sanitari Preventivi: prima dell’assunzione per il rilascio dell’idoneità SORVEGLIANZA SANITARIA per gli esposti a fattori di rischio professionali Accertamenti Sanitari Periodici: per la verifica e il controllo dello stato di salute

48 CACCIA AI RISCHI Tratto da "La sicurezza per tutto l'anno" - Agenda Per gentile concessione di: Gruppo MODULO UNO - Torino

49 1 4 5 2 3 7 8 11 6 9 36 10 14 12 13 15 18 16 17 19 21 22 23 1 – impilamento di materiale non stabile 2 – pallet appoggiato alla parete, rischio di caduta e schiacciamento arti inferiori 3 – il conducente dell’automezzo non può vederlo mentre fa retromarcia 4 – manichetta antincendio non correttamente arrotolata 5 – materiale in disordine con ostruzione via di circolazione mezzi meccanici 6 – entra senza utilizzare accesso pedonale 7 – rubinetto lasciato aperto, sversamento di liquidi con pericolo di scivolamento 8 – movimenta merci con forche alzate. Non può vedere avanti e rischio caduta carico 9 – cunicolo con chiusino aperto. Rischio di caduta 10 – tombino aperto, rischio di caduta 11 – chiusino di ghisa appoggiato alla parete, rischio di schiacciamento arti inferiori 12 – impilamento troppo alto, impilamento su catasta non stabile 13 – utilizzo improprio del transpallet elettrico, deve essere utilizzato con operatore a piedi 14 – stoccaggio materiali in mezzo a via di transito 15 - materiale in disordine (disordine e sporcizia), pericolo di scivolamento 16 – fumo (probabile incendio) o emissione di sostanza volatili 17 – bombole non legate a struttura stabile o su carrello 18 – materiale in disordine, rischio di caduta e inciampo 19 – materiale impilato non correttamente (alto-basso rovesciati) 20 – è in vicinanza di operazione di sollevamento con rischio di caduta oggetti 21 – trascina attrezzatura che deve essere solo spinta (transpallet) 22 – finestra rotta, indice di scarsa manutenzione 23 – porta aperta (non chiusa a chiave) di magazzino materiali infiammabili) 24 – calzature non idonee 25 – pneumatico usurata e sgonfio, mancanza di stabilità, indice di scarsa manutenzione 26 – grondaia rotta, indice di scarsa manutenzione 27 – attrezzo da lavoro dimenticato su corpo illuminante, rischio di caduta oggetti 28 – sversamento liquidi oleosi 29 – area rifiuti non confinata, disordinata e in mezzo a via di circolazione 30 – manca carteratura su parti in movimento 31 – perdite di lubrificanti rischio di scivolamento, mancanza di manutenzione 32 – quadro elettrico aperto 33 – materiale in disordine, estintore rovesciato a terra 34 - pallet appoggiato alla parete, rischio di caduta e schiacciamento arti inferiori 35 – parapetto non chiuso, rischio di caduta dall’alto 36 – motociclista senza casco 20 27 24 25 26 32 28 31 29 30 33 34 35 Tratto da "La sicurezza per tutto l'anno" - Agenda Per gentile concessione di: Gruppo MODULO UNO - Torino

50 OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO, DEL DIRIGENTE, DEL PREPOSTO (Art. 4)
Per nuove attività (pubbliche o private) “Documento” entro 3 MESI dall’inizio dell’attività Designa Responsabile e Addetti (anche con esterni) del S.P.P. Nomina, nei casi previsti, il Medico Competente DIRIGENTE Responsabilità di valutazione e attuazione continuativa R.S.P.P. + Med. Comp. PREPOSTO Elabora, custodisce e aggiorna il Documento contenente: - Valutazione dei rischi - Misure di prevenzione - Programma di attuazione R.L.S. (consultazione) Per aziende familiari e fino a 10 dipendenti autocertificazione su valutazione e misure Adottano e aggiornano le misure di prevenzione necessarie

51 OBBLIGHI DEI LAVORATORI (Art. 5)
Devono prendersi cura della propria sicurezza e della propria salute e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro (azioni - omissioni) Non manomettono dispositivi di sicurezza, segnalazione, ecc. Non compiono di propria iniziativa operazioni non di loro competenza Osservano le disposizioni e le istruzioni impartite da D.d.L., dirigenti, preposti Si sottopongono ai controlli sanitari previsti Utilizzano correttamente macchine, apparecchi, utensili, dispositivi di sicurezza e di protezione Contribuiscono all’adempimento degli obblighi imposti dall’autorità competente Segnalano immediatamente al D.d.L., dirigenti, preposti le deficienze di macchine, impianti, dispositivi

52 OBBLIGHI DI PROGETTISTI, FABBRICANTI, FORNITORI, INSTALLATORI (Art. 6)
Sono vietati la vendita, la fabbricazione, il noleggio, la concessione in uso, la locazione finanziaria di macchine attrezzature e impianti non rispondenti alla legislazione vigente Rispettano i principi generali di prevenzione in materia di sicurezza e salute INSTALLATORI MONTATORI Scelgono macchine e dispositivi di protezione rispondenti ai requisiti essenziali di sicurezza previsti Installano e montano impianti , macchine e altri mezzi tecnici secondo le norme di sicurezza e igiene del lavoro e secondo le istruzioni dei rispettivi fabbricanti

53 CONTRATTO DI APPALTO E CONTRATTO D’OPERA (Art. 7)
DATORE DI LAVORO VERIFICA IDONEITA’ TECNICO PROFESSIONALE FORNISCE INFORMAZIONI SUI RISCHI SPECIFICI COOPERA ALL’ATTUAZIONE DELLE MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE COORDINA E PROMUOVE LA COOPERAZIONE E IL COORDINAMENTO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E PROTEZIONE (RISCHI DI INTERFERENZA) IMPRESE APPALTATRICI LAVORATORI AUTONOMI L’obbligo di coordinamento non si estende ai rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o dei lavoratori autonomi

54 SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE (Art. 8)
Il S.P.P. può essere in tutto o in parte esterno all’azienda. Sempre interno se: ind. a rischio rilevante ind. estrattive con > 50 dip ind. con > 200 dipendenti strutture ricovero e cura centrali termoelettriche impianti nucleari fabbricazione esplosivi - Numero sufficiente - Capacità adeguate - Mezzi e tempo adeguati DATORE DI LAVORO ISTITUISCE IL S.P.P. Designa il responsabile e una o più persone Organizza S.P.P. Fornisce al S.P.P. tutte le informazioni necessarie Comunica nomi, curriculum, ecc. alla Direzione Provinciale del Lavoro e all’A.U.S.L.

55 SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE (Art. 9)
E’ strumento del Datore di Lavoro COMPITI - Individua e valuta i rischi - Elabora misure preventive e protettive - Elabora procedure di sicurezza - Progetta informazione e formazione - Fornisce informazioni ai lavoratori Riceve le informazioni necessarie dal D.d.L. e su queste è tenuto al segreto industriale

56 SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE (Art.10)
Az. artigiane e industriali fino a 30 add. az. agricole e zootecniche fino a 10 add. az. pesca fino a 20 add. altre fino a 200 add. DATORE DI LAVORO SVOLGIMENTO DIRETTO DEI COMPITI DEL S.P.P. Anche con supporto esterno Dichiarazione capacità di svolgimento Dichiarazione di adempimento Art. 4 (o autocertificazione per az. familiari e fino a 10 addetti) ORGANO DI VIGILANZA Relazione infortuni-malattie professionali Attestazione frequenza a corso di formazione

57 SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE (Art. 11)
RIUNIONE PERIODICA Partecipanti: - D.d.L. - Medico Competente - R.S.P.P R.L.S. Periodicità: Ordinaria: minimo annuale Straordinaria: - variazioni significative - su richiesta del R.L.S. Esamina: - Documento (Art. 4) - Idoneità dei Dispositivi Protezione Individuale - Programmi di informazione e formazione

58 PREVENZIONE INCENDI, EVACUAZIONE DEI LAVORATORI, PRONTO SOCCORSO - (Artt.12-15)
DATORE DI LAVORO DISPOSIZIONI GENERALI (Art.12) Organizza i rapporti con l’esterno (VV.FF., Ospedali, ecc.) per le emergenze Designa i lavoratori addetti alle squadre di emergenza Prende provvedimenti e programma gli interventi Informa i lavoratori sulle misure prese e i comportamenti da tenere Osserva i diritti dei lavoratori (Art. 14) EVACUAZIONE DEI LAVORATORI Prende misure per l’evacuazione dei lavoratori in caso di pericolo grave ed immediato PRONTO SOCCORSO Prende provvedimenti per il Pronto Soccorso DECRETI MINISTERIALI Stabiliranno linee guida per la prevenzione incendi e per le emergenze secondo il tipo di attività D.M. 388/2003 Disposizioni sul pronto soccorso aziendale

59 SORVEGLIANZA SANITARIA (Artt. 16-17)
Collabora con D.d.L. e S.P.P. per misure di tutela E’ EFFETTUATA DAL: Accertamenti sanitari preventivi e periodici MEDICO COMPETENTE interno, esterno, pubblico, privato Giudizi di idoneità alla mansione specifica Visite mediche richieste dal lavoratore Cartella sanitaria e di rischio per ogni lavoratore COMPRENDE: ACCERTAMENTI PREVENTIVI PERIODICI Visita ambienti almeno 2 volte l’anno con R.S.P.P. Informazioni ai lavoratori e a R.L.S Da / commenta i risultati collettivi nella riunione periodica VALUTAZIONE IDONEITA’ ALLA MANSIONE SPECIFICA Collabora con D.d.L. a organizzare il Pronto Soccorso Collabora all’attività di informazione e formazione

60 CONSULTAZIONE E PARTECIPAZIONE DEI LAVORATORI (Art. 18 )
ELETTO oltre i 15 dipendenti dai lavoratori tra le R.S.U. fino a 15 dipendenti tra i lavoratori o tra più aziende (ambito territoriale / comparto) RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA (R.L.S.) NUMERO MINIMO 1  fino a 200 dipendenti 3  da 201 a 1000 dipendenti 6  oltre i 1000 dipendenti

61 CONSULTAZIONE E PARTECIPAZIONE DEI LAVORATORI (Art. 19 )
RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA (R.L.S.) E’ consultato Sulla valutazione e prevenzione dei rischi Nella designazione degli addetti al S.P.P., antincendio, evacuazione, pronto soccorso Ha libero accesso ai luoghi di lavoro Riceve - Valutazione dei rischi e documentazione su prevenzione rischi, su sostanze, organizzazione, ambiente lavoro, ecc. - Informazioni dall’Organo di Vigilanza Viene adeguatamente formato Opera Promuove individuazione e attuazione delle misure di prevenzione - Fa osservazioni all’Organo di Vigilanza in visita - Fa proposte sull’attività di prevenzione - Segnala al R.S.P.P. i rischi individuati Ricorre all’Organo di Vigilanza in caso di necessità Partecipa alle riunioni periodiche

62 INFORMAZIONE E FORMAZIONE DEI LAVORATORI (Art. 21)
Rischi per la sicurezza e la salute connessi con l’attività IL D.d.L. DEVE INFORMARE CIASCUN LAVORATORE SU Misure e attività di protezione e prevenzione Rischi specifici, norme e disposizioni aziendali Responsabile S.P.P. e medico competente Sostanze pericolose Antincendio, evacuazione, pronto soccorso Lavoratori incaricati delle procedure di emergenza

63 INFORMAZIONE E FORMAZIONE DEI LAVORATORI (Art. 22)
IL D.d.L. DEVE FORMARE CIASCUN LAVORATORE Formazione sufficiente e adeguata in materia di sicurezza e salute con particolare riferimento al proprio posto di lavoro e alle proprie mansioni Durante orario di lavoro In modo periodico - All’assunzione - Cambio mansione Cambio attrezzature, tecnologie, sostanze In modo particolare per il R.L.S. In modo mirato gli addetti all’antincendio, ecc.

64 COSI’ COME MODIFICATO DAL D.Lgs. 359/99
DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO Corso ”L’ABC della Sicurezza e Igiene sul Lavoro” TITOLO III D.Lgs. 626/94  COSI’ COME MODIFICATO DAL D.Lgs. 359/99  ”USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO”

65 USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO (Art. 34) DEFINIZIONI
ATTREZZATURA DI LAVORO Qualsiasi macchina, apparecchio, utensile od impianto destinato ad essere usato durante il lavoro Le attrezzature devono soddisfare le disposizioni legislative e regolamentari in materia di tutela della sicurezza e salute

66 USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO (Artt
USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO (Artt ) OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO Mette a disposizione attrezzature adeguate al lavoro e idonee alla sicurezza e salute Attua misure tecniche e organizzative per ridurre al minimo i rischi connessi al loro uso Le sceglie in base al lavoro, tenendo conto sia dei rischi derivanti dal loro uso sia di quelli ambientali

67 USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO (Artt
USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO (Artt ) OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO Definisce idonee regole per la circolazione delle attrezzature di lavoro mobili tenendo conto della sicurezza sia dei conducenti sia dei pedoni Provvede affinché le attrezzature destinate al sollevamento dei carichi siano utilizzate seguendo precisi criteri di sicurezza

68 USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO (Artt
USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO (Artt ) OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO Prende misure perché tutte le attrezzature siano installate ed utilizzate correttamente e fatte oggetto di una idonea manutenzione Provvede affinché le attrezzature di cui all’allegato XIV ( es. scale aeree, funi e catene, generatori di calore ecc.) siano sottoposte a verifica sia ad ogni installazione che successivamente a cadenza periodica Adegua le attrezzature di lavoro mobili e quelle adibite al sollevamento dei carichi ai criteri di sicurezza elencati nell’allegato XV

69 Assicura ai lavoratori incaricati una formazione adeguata sull’uso
USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO (Artt ) OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO Mette a disposizione dei lavoratori le informazioni e le istruzioni d’uso sulla sicurezza (in forma loro comprensibile) Assicura ai lavoratori incaricati una formazione adeguata sull’uso

70 USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO (Art. 39) OBBLIGHI DEI LAVORATORI
Si sottopongono ai programmi di formazione e addestramento Le utilizzano secondo le informazioni e l’addestramento ricevuti Hanno cura delle attrezzature, non vi apportano modifiche e segnalano immediatamente difetti o inconvenienti

71 FINE Titolo III - D.Lgs. 626/94

72 D.Lgs. 626/94 TITOLO IV – DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO Corso ”L’ABC della Sicurezza e Igiene sul Lavoro” D.Lgs. 626/94 TITOLO IV – DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

73 D.P.I. DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI
D.P.I. è qualunque attrezzatura debba essere indossata per proteggere da un rischio I D.P.I. devono essere impiegati quando i rischi non possono essere evitati o sufficientemente ridotti con altri mezzi Gli indumenti e le uniformi di lavoro, a meno che non proteggano da qualche rischio, non sono DPI

74 D.Lgs. 475/92 - TUTTI I DPI DEVONO ESSERE DOTATI DI MARCATURA CE E ACCOMPAGNATI DA UNA NOTA INFORMATIVA CE I D.P.I. devono essere: adeguati al rischio da prevenire adeguati alle condizioni del luogo di lavoro ergonomici adattabili all'utilizzatore I “vecchi” dispositivi di emergenza destinati all'autosalvataggio in caso di evacuazione, possono continuare ad essere impiegati fino al 31 dicembre 2004

75 OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO (Art. 43)
Valutare i rischi non eliminabili con altri mezzi Individuare le caratteristiche dei D.P.I. necessari Individuare le condizioni di utilizzo Fornire a tutti i lavoratori i necessari D.P.I. Assicurarne efficienza, igiene e sostituzione Fornire adeguate istruzioni per l’uso corretto Informare e formare i lavoratori Addestramento, almeno per i D.P.I. salvavita e di protezione dell'udito Richiedere ai lavoratori l’uso dei D.P.I.

76 CRITERI DI INDIVIDUAZIONE PER TALUNI D.P.I. (Art. 45)
D.M. 2 maggio 2001 (G.U. 209 del ) UNI EN 458 = protezione dell’udito UNI = protezione delle vie respiratorie UNI EN 169 = protezione occhi con filtri per saldatura UNI EN 170 = protezione occhi con filtri per radiazioni UV UNI EN 171 = protezione occhi con filtri per radiazioni infrarosse UNI 9609 = indumenti protettivi da agenti chimici

77 OBBLIGHI DEI LAVORATORI (Art. 44)
Sottoporsi ai programmi di formazione e addestramento sull’uso corretto dei D.P.I. Utilizzarli correttamente Averne cura e non modificarli Segnalare immediatamente qualsiasi difetto o inconveniente

78 DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE di 3A CATEGORIA (salvavita)
Dispositivi di protezione individuale di progettazione complessa destinati a proteggere da rischi di morte o di lesione grave o a carattere permanente ENTRANO IN 3a CATEGORIA GLI APPARECCHI DI PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE XXX 9913 CE 0086 EN 149 FFP3 Marcatura CE

79 INFORMAZIONE, FORMAZIONE, ADDESTRAMENTO ALL’USO DEI D. P. I
INFORMAZIONE, FORMAZIONE, ADDESTRAMENTO ALL’USO DEI D.P.I. di 3A CATEGORIA D.Lgs. 626/94 FORMAZIONE TEORICA ADDESTRAMENTO NORMA UNI 10720 FORMAZIONE TEORICA Contenuti Durata 8-20 h (autorespiratori) Aggiornamenti 1-2 all’anno ADDESTRAMENTO FORMATORE Competente, formato e segue aggiornamenti

80 D.P.I. DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI
Protezione del capo Protezione degli occhi Protezione delle vie respiratorie Protezione dell’udito Protezione delle mani Protezione dei piedi

81 FINE Titolo IV - D.Lgs. 626/94

82 DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE

83 Respiratori a filtro non assistiti
Dipendenti dall’atmosfera ambiente Contro polveri Contro gas e vapori Combinati: contro gas, vapori e polveri Respiratori a filtro a ventilazione assistita o forzata Indipendenti dall’atmosfera ambiente

84 RESPIRATORI A FILTRO CONDIZIONI DI UTILIZZO
NON devono essere utilizzati nelle seguenti condizioni: Percentuale di Ossigeno in aria < al 17% Concentrazione alta dei contaminanti (maggiore dei limiti di utilizzo dei respiratori a filtro) Presenza di gas/vapori con scarse proprietà di avvertimento (sostanza inodore o soglia olfattiva maggiore del limite di soglia) Non nota la natura e/o concentrazione dei contaminanti

85 RESPIRATORI ISOLANTI Indipendenti dall’atmosfera ambiente

86 ESEMPI DI MARCATURA DEL RESPIRATORE O FILTRO
FFP3 P3

87 DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELL’UDITO

88 Danni da rumore Livello rumore (dBA)
Superamento della soglia del dolore, trauma acustico Aggravamento dei disturbi precedenti e danni uditivi cronici 85-120 Fastidio, irritabilità, cefalea, affaticamento, calo concentrazione 70-85 Conversazione difficoltosa, difficoltà nei lavori di precisione e in lavori intellettuali 55-70 Fastidio nel sonno 35-55 Nessuno 0-35

89 CLASSIFICAZIONE DEI PROTETTORI AURICOLARI
Cuffie Archetti Inserti auricolari Preformati riutilizzabili Malleabili/ Espandibili monouso Personalizzati

90 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELL’UDITO
CARATTERISTICHE DEL RUMORE Tipo e livello Temperatura e umidità FATTORI AMBIENTALI Segnali di avvertimento Presenza di polvere Lavoro fisico FATTORI ORGANIZZATIVI Durata di utilizzo Giudizio su comfort FATTORI INDIVIDUALI Praticità, taglia adeguata Patologie dell’orecchio Individuazione dei protettori per l’udito idonei

91 GUIDA ALLA SCELTA DEL PROTETTORE AURICOLARE
Tipo di lavoro/ ambiente di lavoro Dispositivo migliore sconsigliato Ambienti con alta T° e umidità - Lavoro fisico Ambienti polverosi Esposizione ripetuta a rumori di breve durata Esposizione continua a rumori dannosi Contemporaneità con altri dispositivi di protezione

92 DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELLE MANI

93 SCELTA DEI GUANTI DI PROTEZIONE
Sostanze chimiche Scivolamento della presa FATTORI DI RISCHIO Spruzzi incandescenti Materiali taglienti, abrasivi Microrganismi Elettricità Caldo/freddo Sensibilità tattile, destrezza FATTORI ORGANIZZATIVI Variabilità del lavoro Durata di utilizzo Morbidezza, traspirabilità, cuciture ALTRI FATTORI Sostanze allergizzanti, irritanti Disponibilità taglie Individuazione dei guanti idonei

94 I pittogrammi indicano da quali rischi i guanti proteggono
FATTORI DI RISCHIO I pittogrammi indicano da quali rischi i guanti proteggono RISCHI MECCANICI TAGLIO DA LAMA RISCHI CHIMICI E MICROBIOLOGICI FREDDO CALORE E FUOCO ELETTRICITA’ STATICA

95 GUANTI PER I RISCHI MECCANICI
fabbricante taglia XXX YYY abcd T 10 CE marcatura di conformità modello pittogramma per il rischio meccanico resistenza all’abrasione (0-4) resistenza alla perforazione (0-4) resistenza al taglio (0-5) resistenza allo strappo (0-4)

96 GUANTI PER I RISCHI MECCANICI - esempi
Fibra Kevlar. Resistenza al taglio e calore per contatto Ricoperto in poliuretano. Resistenza al taglio e abrasione Tessuto jersey impregnato in NBR (Nitrile-Buthadiene-Rubber). Protezione dall’ olio e grasso Nitrile

97 GUANTI PER I RISCHI CHIMICI E MICRORGANISMI
Es: consultazione della tabella delle resistenze chimiche di un catalogo Tipo sostanza Tipo guanto Giudizio Lattice naturale Sconsigliato Neoprene Medio Solvente (toluene) Nitrile Buono PVC Fluoroelastomero Eccellente

98 Livelli di prestazione
GUANTI PER LA PROTEZIONE TERMICA Livelli di prestazione Resistenza all’infiammabilità Resistenza al calore da contatto Resistenza al calore convettivo Resistenza al calore radiante Resistenza a piccoli spruzzi di metallo fuso Resistenza a grandi proiezioni di metallo fuso 2122 41XX4X

99 GUANTI PER LAVORI SOTTO TENSIONE
CEI EN CEI 11-3: Specifica per guanti e muffole di materiale isolante per lavori sotto per tensione

100 DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DEGLI OCCHI

101 agenti/virus biologici
TIPOLOGIE DI RISCHI MECCANICI Lancio di detriti; collisione con oggetti statici; scivolamento; presenza di pulviscolo o particelle fini; abrasione; ustione da liquidi bollenti o solidi fusi ELETTRICI Contatto con parti in tensione o esposizione ad archi elettrici da cortocircuito RADIAZIONI Radiazioni infrarosse; abbagliamento; radiazioni ultraviolette; laser CHIMICI Penetrazione di polveri molto fini, aerosol, liquidi, fumi, vapori e gas, agenti/virus biologici

102 MARCATURA DEL D.P.I. Montatura I EN 166 CE 3 F
Identificazione del fabbricante *Resistenza meccanica I EN 166 CE 3 F Norma di riferimento Marcatura di conformità Campo di utilizzo * Dove applicabile

103 MARCATURA DEL D.P.I. Oculari 3 – 2,5 I 1 S 9 N K
Tipo di filtro: da 2 a 6 Resistenza all’abrasione 3 – 2,5 I 1 S 9 N K Resistenza all’appannamento Grado di protezione da luce solare Campo di utilizzo Classe ottica: da 1 a 3 Identificazione del fabbricante Resistenza meccanica

104 SCELTA DELLA PROTEZIONE APPROPRIATA
Temperatura ambiente Sbalzi di Temperatura AMBIENTE DI LAVORO Corretta visione dei colori Presenza di elementi abrasivi Presenza di solventi o corrosivi Peso Aerazione TEMPO DI UTILIZZO Qualità ottica Campo visivo Dimensioni e peso LAVORATORE Compatibilità con altri D.P.I. Correzione ottica

105 DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DEI PIEDI

106 TIPOLOGIE DI RISCHI MECCANICI ELETTRICI TERMICI CHIMICI
Caduta di oggetti; perforazione della suola; scivolamento; abrasioni; vibrazioni; urti al malleolo e caviglia; urti o schiacciamento del metatarso ELETTRICI Accumulo di cariche elettrostatiche; contatto con parti in tensione TERMICI Calore per contatto; calore radiante; fuoco/fiamme; freddo/intemperie; proiezione di materiali incandescente CHIMICI Penetrazione di polveri o prodotti nocivi; gocciolamento di prodotti chimici aggressivi; contaminazione chimica batteriologica

107 CATEGORIE Calzature da Lavoro Protettive di Sicurezza
(EN 347 – Categoria O) Protettive (EN 346 – Categoria P) di Sicurezza (EN 345 – Categoria S) Assicurano Comfort e solidità definite da norma europea Assicurano Comfort e solidità definite da norma europea. Sono dotate di puntale protettivo per le dita in caso di urti pari a 100J e di schiacciamento sotto un carico massimo di 1000daN Sono dotate di puntale protettivo per le dita in caso di urti pari a 200J e di schiacciamento sotto un carico massimo di 1500daN

108 I II CLASSIFICAZIONE Codice Denominazione Classificazione
Scarpe in pelle o altri materiali, con eccezione della gomma pura o delle scarpe completamente in polimero II Scarpe completamente in gomma o scarpe in polimero (scarpe vulcanizzate o sagomate)

109 SISTEMA DI CLASSIFICAZIONE DELLE SCARPE
Categorie Requisiti essenziali Requisiti integrativi S P O SB PB I o II Dotazione di base S1 P1 O1 I Area tallone chiusa. Antistatica. Assorbimento energia area tallone. Resistenza suola agli oli. S2 P2 O2 Come S1, P1, O1, + materiale tomaia resistente alla penetrazione all’acqua. S3 P3 O3 Come S2, P2, O2, + resistenza penetrazione suola a lamina d’acciaio. S4 P4 O4 II Antistatica. Assorbimento energia area tallone. Resistenza suola e tomaia agli oli. S5 P5 O5 Come S4, P4, O4, + resistenza penetrazione suola con lamina d’acciaio.

110 REQUISITO/CARATTERISTICHE
REQUISITI AGGIUNTIVI SIMBOLO REQUISITO/CARATTERISTICHE PRESTAZIONE P Resistenza alla perforazione della suola ≥ 1000 N E Assorbimento energia in zona tallone ≥ 20 J A Calzatura antistatica Tra 0,1 e 1000 M C Calzatura conduttiva < 0,1 M WRU Penetrazione e assorbimento di acqua della tomaia ≥ 60 min. CI Isolamento dal freddo Prova a – 20° C HI Isolamento dal caldo Prova a 150° C HRO Resistenza al calore per contatto Prova a 300° C ORO Resistenza agli idrocarburi Aumento vol. ≤ 12%

111 ESEMPIO DI TIMBRATURA DI CALZATURE
Fabbricante Taglia XXX YYY abcd T 44 CE EN 345 S3 Marcatura di conformità Articolo Norma di riferimento Categoria Mese ed anno di fabbricazione

112 DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DEL CAPO ELMETTI

113 Cadute di oggetti, urti, impigliamento dei capelli, ecc.
TIPOLOGIE DI RISCHI MECCANICI Cadute di oggetti, urti, impigliamento dei capelli, ecc. ELETTRICI Contatto diretto con parti in tensione, cariche elettrostatiche TERMICI Caldo/freddo, proiezione di materiali in fusione, fiamme, ecc. CHIMICI Gocciolamenti, spruzzi, ecc. di prodotti chimici

114 CLASSIFICAZIONE Casco antiurto per l’industria ( EN 812 )
Elmetto di protezione per l’industria ( EN 397 ) Destinato a proteggere dagli effetti di un urto della testa contro un oggetto duro e immobile, tale da causare lacerazione o altre ferite superficiali Destinati a proteggere dal rischio di lesione per effetto di: caduta di gravi, cadute accidentali, contatto con elementi taglienti, contatto con parti calde o fredde, folgorazione e schiacciamento per intrappolamento

115 REQUISITI OBBLIGATORI
Assorbimento degli urti Resistenza alla penetrazione Resistenza alla fiamma Rottura del sottogola Etichetta

116 REQUISITI FACOLTATIVI
Temperatura molto bassa Temperatura molto alta Proprietà elettriche Deformazione laterale Spruzzi di metallo fuso

117 Caratteristiche generali
GUIDA ALLA SCELTA Caratteristiche generali Comfort Leggerezza Predisposizione altri D.P.I. Scelta nei colori

118 ETICHETTA Elenco delle voci sempre presenti in Etichetta
Numero della norma di riferimento Marchio o nome del costruttore Anno e trimestre di costruzione Tipo di elmetto (designazione del fabbricante) Taglia o gamma di taglie Abbreviazione del materiale della calotta Elenco dei requisiti facoltativi dichiarati in Etichetta Temperatura molto bassa Temperatura molto alta Isolamento elettrico Deformazione laterale Spruzzo metallo fuso

119 D.Lgs. 626/94 TITOLO VI – UTILIZZO DI VIDEOTERMINALI
DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO Corso ”L’ABC della Sicurezza e Igiene sul Lavoro” D.Lgs. 626/94 TITOLO VI – UTILIZZO DI VIDEOTERMINALI

120 VIDEOTERMINALI

121 VIDEOTERMINALI (VDT):
DEFINIZIONI VIDEOTERMINALI (VDT): Le apparecchiature dotate di schermo alfanumerico o grafico costituite da personal computer, sistemi di videoscrittura, di elaborazione dati, di testi o di immagini. Vengono esclusi da tale ambito: Le macchine calcolatrici I sistemi di videoscrittura senza schermo I sistemi portatili non utilizzati continuativamente nei luoghi di lavoro I pannelli di controllo

122 DEFINIZIONI LAVORATORE VIDEOTERMINALISTA:
colui che utilizza il VDT in modo sistematico o abituale per 20 ore settimanali Il lavoro al videoterminale, di per sé non costituisce un rischio per la salute dell’operatore. È invece la sua utilizzazione in condizioni ambientali e/o organizzative inadeguate che può determinare l’insorgenza di problemi per l’integrità fisica e mentale dell’operatore.

123 DISTURBI MUSCOLO-SCHELETRICI
Sono legati al mantenimento prolungato e fisso, talvolta non ergonomicamente esatto, della postazione di lavoro. Possono manifestarsi con senso di pesantezza, tensione, indolenzimento, dolore muscolare a: collo, schiena, spalle, braccia, mani           DISTURBI OCULO-VISIVI bruciore, arrossamento, prurito, lacrimazione, visione confusa, fastidio per la luce

124 DISTURBI DISTURBI PSICOLOGICI
Questi sono disturbi difficilmente classificabili, in quanto causati normalmente da una non corretta organizzazione del lavoro o dal contenuto intellettuale dell’attività svolta, che possono indurre a fenomeni di ansia, nervosismo, irritabilità, depressione ed alterazione dell’umore

125 OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO
LE POSTAZIONI DI LAVORO AL VIDEOTERMINALE DEVONO ESSERE, A PRESCINDERE DAL NUMERO DI ORE DI UTILIZZO, CONFORMI A QUANTO CONTENUTO NELL’ALLEGATO VII (adeguatezza dei sedili, dei piani di lavoro, dell’ambiente, ecc.)

126 LA POSTAZIONE DI LAVORO
LO SCHERMO VIDEO DEVE ESSERE: collocato correttamente in relazione alle finestre (luce) regolabile secondo le esigenze dell’operatore ad una distanza di lettura di 5070 cm. (accomodamento) dislocato in modo da avere il bordo superiore all’altezza degli occhi dell’operatore (collo, cefalea muscolo-tensiva)

127 LA POSTAZIONE DI LAVORO
LA COLLOCAZIONE CORRETTA IN RELAZIONE ALLE FINESTRE finestratura posta su 1 solo lato: ottimale se a Nord Est - Nord Nord Ovest dotata di schermatura idonea

128 LA POSTAZIONE DI LAVORO
IL TAVOLO DI LAVORO DEVE AVERE: piano: ottimale  160 x 90 cm. altezza: regolabile da 68  82 cm. in funzione dell’operatore ed inclinabile leggermente in avanti spazio per le gambe: larghezza min. = 70 cm. lunghezza min. = 60 cm (ginocchio) “ “ “ = 80 cm (piedi) colore: toni neutri (attenzione ai riflessi) occorre un canale passacavi

129 LA POSTAZIONE DI LAVORO
IL SEDILE O SEDIA DEVE AVERE: altezza: variabile da 42  55 cm. (girevole) basamento: a 5 razze, grande almeno come il piano del sedile piano:  40x40 cm. concavo, anatomico, soffice e rivestito di materiale traspirante, con bordo arrotondato (compressione dei vasi e dei nervi) e possibilmente inclinabile in avanti (< 2°) e indietro (< 14°) schienale: regolabile in altezza e inclinazione con imbottitura lombare braccioli: non indispensabili, comunque corti e chiusi

130 LA POSTAZIONE DI LAVORO
POGGIAPIEDI necessario quando l’altezza minima del tavolo rimane eccessiva dimensioni: 40x30x15 cm inclinazione: < 20° non deve scivolare PORTADOCUMENTI utile per la videoscrittura inclinabile 30°  70° rispetto al piano posizionato alla stessa distanza dello schermo (accomodamento)

131 REGOLE DI COMPORTAMENTO PER I LAVORATORI
Posizionare il VDT in maniera ottimale per evitare i riflessi e/o sfarfallii dello schermo: oscurare le finestre per migliorare la visibilità ed il contrasto regolare il contrasto e la dimensione dei caratteri in modo ottimale; inclinare il monitor per ridurre i riflessi utilizzare se necessario uno schermo antiriflesso; mantenere pulito il monitor e lo schermo protettivo

132 REGOLE DI COMPORTAMENTO PER I LAVORATORI
Mantenere una posizione corretta regolando la posizione del sedile e/o l’altezza del tavolo di lavoro e/o dello schermo in modo che: Gli occhi siano ad una distanza non inferiore a cm dal monitor e alla stessa altezza del bordo superiore dello schermo; Gli avambracci siano appoggiati al piano di lavoro e i polsi non piegati; Angoli dei gomiti, fianchi e gambe superiori a 90° Utilizzare la sedia di lavoro in modo che sia orientata e rivolta verso il video I piedi devono essere ben poggiati a terra o, solo se necessario, su un poggiapiedi Mouse il più possibile vicino al corpo Richiedere, se necessario, un leggio portadocumenti

133 REGOLE DI COMPORTAMENTO PER I LAVORATORI
PER CHI UTILIZZA IL VDT IN MODO SISTEMATICO: Effettuare interruzioni, (cambiamenti di attività) di 15 minuti ogni due ore di attività continuativa al VDT; Dopo un uso continuativo del VDT è necessario ripristinare la corretta impostazione della colonna vertebrale con degli opportuni esercizi e movimenti del tronco dorsale, della testa e del collo; Non trascurare eventuali riduzioni della capacità visiva segnalandole al medico competente; Sottoporsi alla visita medica specialistica se prevista

134   RIASSUMENDO… LA POSTAZIONE DI LAVORO “è ottimale” quando è assicurata la flessibilità più ampia possibile in tutte le sue componenti

135 FINE Titolo VI - D.Lgs. 626/94

136 SEGNALETICA DI SICUREZZA
DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO Corso ”L’ABC della Sicurezza e Igiene sul Lavoro” D.Lgs. 493/96 SEGNALETICA DI SICUREZZA

137 D.Lgs. 493/96 TUTTE LE PRESCRIZIONI E I DIVIETI DEVONO ESSERE
RICHIAMATI TRAMITE APPOSITA SEGNALETICA OVE NECESSARIO DEVONO ESSERE PREDISPOSTI APPOSITI CARTELLI DI AVVERTIMENTO LA SEGNALETICA DEVE ESSERE CONFORME A PRECISE DISPOSIZIONI DI LEGGE LA SEGNALETICA NON DEVE GENERARE EQUIVOCI LE DIMENSIONI DELLA SEGNALETICA DEVONO ESSERE PROPORZIONATE ALLA DISTANZA DA CUI DEVONO ESSERE PERCEPITI I MESSAGGI

138 SEGNALETICA GENERALE TUTTE LE ATTREZZATURE ANTINCENDIO PRESENTI DEVONO
ESSERE SEGNALATE CON APPOSITI CARTELLI I PERCORSI INDIVIDUATI PER GLI ESODI E L’EVACUAZIONE DEVONO ESSERE SEGNALATI IDONEAMENTE TUTTE LE USCITE DI SICUREZZA DEVONO ESSERE INDIVIDUATE TRAMITE APPOSITE SEGNALAZIONI NEI LOCALI O ATTIVITA’ OVE NECESSITANO VANNO INDICATI I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DA ADOTTARE DEVE ESSERE INDICATO L’ INTERRUTTORE GENERALE DELL’ALIMENTAZIONE ELETTRICA DEVE ESSERE SEGNALATA L’UBICAZIONE DELLA CASSETTA DI PRONTO SOCCORSO

139 FINE D.Lgs. 493/96

140 DIVIETO I CARTELLI DI DIVIETO SONO DI FORMA CIRCOLARE CON PITTOGRAMMI NERI SU FONDO BIANCO E BORDO ROSSO CON STRISCIA TRASVERSALE ROSSA ACQUA NON POTABILE DIVIETO DI SPEGNERE CON ACQUA DIVIETO DI ACCESSO AI NON AUTORIZZATI VIETATO FUMARE VIETATO AI PEDONI NON TOCCARE VIETATO FUMARE O USARE FIAMME LIBERE

141 AVVERTIMENTO I CARTELLI DI AVVERTIMENTO SONO DI FORMA TRIANGOLARE CON PITTOGRAMMI NERI SU FONDO GIALLO E BORDO NERO RISCHIO BIOLOGICO RISCHIO DI INCIAMPO SOSTANZA CORROSIVA SOSTANZA VELENOSA SOSTANZA COMBURENTE TENSIONE ELETTRICA PERICOLOSA

142 PRESCRIZIONE I CARTELLI DI PRESCRIZIONE SONO DI FORMA CIRCOLARE CON PITTOGRAMMI BIANCHI SU FONDO AZZURRO CALZATURE DI SICUREZZA OBBLIGATORIE GUANTI DI PROTEZIONE OBBLIGATORI PROTEZIONE OBBLIGATORIA VIE RESPIRATORIE PROTEZIONE OBBLIGATORIA DEGLI OCCHI PROTEZIONE OBBLIGATORIA DELL’UDITO

143 SALVATAGGIO I CARTELLI DI SALVATAGGIO SONO DI FORMA RETTANGOLARE-QUADRATA CON PITTOGRAMMI BIANCHI SU FONDO VERDE PERCORSO/USCITA DI EMERGENZA DIREZIONE DA SEGUIRE PRONTO SOCCORSO LAVAGGIO PER OCCHI BARELLA

144 ANTINCENDIO I CARTELLI PER ATTREZZATURE ANTINCENDIO SONO DI FORMA RETTANGOLARE-QUADRATA CON PITTOGRAMMI BIANCHI SU FONDO ROSSO LANCIA ANTINCENDIO ESTINTORE DIREZIONE DA SEGUIRE SCALA ANTINCENDIO


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