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nella dottrina cristiana del II secolo

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Presentazione sul tema: "nella dottrina cristiana del II secolo"— Transcript della presentazione:

1 nella dottrina cristiana del II secolo
La Vergine Maria nella dottrina cristiana del II secolo

2 Il tema patristico fondamentale del II secolo sotto l'aspetto cristologico-mariano è l'approfondimento della presenza e funzione della Vergine Madre di Cristo nel piano salvifico di Dio. I 2 principi dottrinali che motivano questa presenza decisiva e responsabile sono la vera maternità il vero concepimento verginale

3 Gesù è il centro della storia
ma il ragione di lui anche Maria è al centro della storia

4 Melitone di Sardi (+190) esprime bene l'anima cristiana dei Padri del II secolo con l’espressione:
“Cristo è tutto” Ignazio di Antiochia (+110) insegnava che i Profeti guardavano a Gesù, speravano in Lui, lo attendevano e credendo in Lui sono stati salvati. Giustino (+165) diceva che la luce del Verbo illumina il cammino di ogni uomo che viene in questo mondo; la sua presenza è immanente nell'uomo: "L'ateo onesto è cristiano senza saperlo". Per Giustino il Logos in modo del tutto particolare è presente e operante nel primo testamento: ispira i profeti, anima la storia del suo popolo. Non solo, ma è lui l'oggetto delle profezie, dei tipi, delle figure, delle leggi. Ireneo (+202) infine sente vibrare e palpitare Cristo in ogni pagina dell’Antico Testamento.

5 il pensiero umano l’Antico Testamento
I primi Padri insistono nel vedere il pensiero umano orientati a l’Antico Testamento non solo per una motivazione apologetica ma per significare che Cristo è il centro della storia. Perciò Non è possibile ridurre l'evento di Cristo ai limiti temporali della sua vita terrena. Egli appartiene in modo decisivo alla storia di tutti gli uomini. Per questo motivo tutta la vita di un popolo (e dei popoli) prepara la vita di Gesù tutta la vita di un nuovo popolo ha la sua origine dalla venuta di Gesù Cristo è per i primi Padri della Chiesa il centro della storia umana e Maria dalla quale è nato Cristo diventa figura centrale della storia

6 Il ruolo di maria nel piano della salvezza
Giustino e Ireneo insegnavano che secondo il piano voluto da Dio Maria svolge nel mistero della Salvezza un ruolo di mediazione storico-salvifico è la donna che ha dato al dono del Padre l'assenso il sì, l’accoglienza suprema dell’umanità è il sì indispensabile alla costituzione della Salvezza (Gesù è la salvezza in persona) e non vi è salvezza che non sia assieme e indissolubilmente opera di Dio e accoglienza attiva dell'uomo

7 Melitone di Sardi orienta strutturalmente l’incarnazione alla Pasqua.
L’Incarnazione orientata alla Pasqua di Passione e di Risurrezione Già in Ignazio di Antiochia la nascita verginale era correlata con la morte di Gesù. Melitone di Sardi orienta strutturalmente l’incarnazione alla Pasqua. Maria è "la bella agnella”, che ha generato l'Agnello per il sacrificio. È chiaro che i padri avevano compreso il legame tra la Vergine che ha accolto il Figlio di Dio nell'annunciazione e il suo offrire il Figlio sulla croce. è lui l'agnello muto è lui l'agnello sgozzato è lui che è nato da Maria l'agnella pura è lui che dal gregge fu preso all’immolazione fu trascinato (Omelia, n. 70, SC 123, 98)

8 La Dignità e l’eccellenza della Vergine Madre di Cristo
I Padri del II secolo hanno orientato la Chiesa a prendere coscienza dell'eccellenza e della dignità della Madre di Cristo. Lo hanno fatto attraverso una creazione di titoli significativi anche perché nella loro cultura il "nome" indica il destino della persona a cui viene dato. Tra i vari titoli ricordiamo: "la Vergine" "Avvocata di Eva" "la Figlia dell'uomo" “il Figlio dell'uomo" "la bella agnella" “l’Agnello di Dio"

9 La figura etica della Vergine Madre
La figura etica di Maria comincia ad essere evidenziata in 3 piste: quella della verginità intesa come vita tutta raccolta in Dio (Giustino; Ireneo); quella dell'obbedienza della fede come il contrario di Eva. Eva è immagine di colei che disobbedisce a Dio, che rifiuta la sua Parola. Il parallelo “Eva-Maria” mostra 2 figure attive (tipo e antitipo). Quanto maggiore è il contrasto, tanto più emerge l’immagine della Vergine nei confronti della sua controfigura e di tutti gli altri uomini; quella della "relazione" unica di Maria con Dio. Se ogni incontro autentico con Dio provoca sempre un cambiamento, cosa sarà stato l'incontro materno di Maria con Dio? È in questo contesto che prende significato l'espressione di Ireneo: il Puro, puramente aprì il puro grembo... grembo che egli stesso rese puro (Contro le eresie, IV, 33, 11).

10 Aspetti dottrinali collaterali del II secolo
Sono temi secondari ma che cominciano ad abbozzarsi come elementi dottrinali arcaici. 1. Maria e la Chiesa Mediante la connessione della nascita verginale con quella dei cristiani operata attraverso la fede e il battesimo, Ireneo introduce il confronto e la quasi identità della Madre di Cristo con la Madre-Chiesa: come passerà l'uomo in Dio se Dio non è venuto nell'uomo? Come lascerà la generazione di morte se non in forza di una nuova generazione donata da Dio in modo mirabile e misterioso, quale segno di salvezza proveniente dalla Vergine mediante la fede? (Contro le eresie, IV, 33, 4). Ireneo passa da Maria alla Chiesa applicando a questa quanto avvenne nella Vergine Madre. La nuova generazione è quella del battesimo che la chiesa, come Maria, continua ad amministrare all’uomo che desidera ricevere la salvezza.

11 2. Maria e l’Eucarestia Abercio, vescovo di Geropoli nella Frigia Salutare, è noto per l'iscrizione lapidaria che va sotto il nome di "Epitaffio di Abercio", di cui possediamo due frammenti marmorei, ritrovati nel 1883 e conservati nel museo Lateranense di Roma. L'iscrizione, scolpita verso la fine del II secolo, redatta in linguaggio simbolico e arcano, è di somma importanza perché ricorda la sede episcopale di Roma, l'Eucarestia, il "pesce" con il suo significato cristologico (IXTYS = Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore) e la Vergine, tanto identificabile con Maria quanto con la Chiesa, o meglio con ambedue in sovrapposizione, nella loro funzione di "Vergine-Madre". Abercio è il mio nome; sono discepolo di un casto pastore... lui mi mandò a Roma a contemplare la reggia, a vedere la Regina dal manto e dai sandali d'oro. Qui ho visto un popolo che porta un luminoso sigillo.... Avevo con me Paolo. La fede ovunque mi guidava, e ovunque essa mi forniva in cibo un pesce di sorgente, grandissimo, puro, che casta vergine ha pescato, e lo distribuiva agli amici da cibarsene in perpetuo. Essa possiede un vino delizioso e lo dà misto con il pane...

12 3. Lettura al singolare di Gv 1,13: concezione verginale?
[12]A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, [13]i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. ... non dal sangue (lett. 'dai sangui'), né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio è stato generato. Sembra che già Ignazio di Antiochia (+ 110 c.) e Giustino (+ 165 c.) fossero influenzati dalla lettura al singolare di Gv 1,13. Ma è Ireneo che fa riferimento esplicito alla lettura al singolare e insieme accenna anche alle ragioni del mutamento dal singolare al plurale. Alcuni gnostici, riferisce Ireneo, insegnano che “i figli delle promesse non sono nati dall'unione carnale dell'uomo, ma dal Verbo di Dio, cosicchè essi non ammettono che il Figlio Unigenito sia generato da Dio”. In pratica, Ireneo rimprovera a questi ‘figli delle promesse’ (= gnostici), di applicare a se stessi ciò che Gv 1,13 dice del Figlio unigenito del Padre. Qualora si legga questo versetto al singolare, una delle conseguenze più ovvie sul piano dottrinale è che il Verbo divenne carne nel grembo di Maria in modo verginale.

13 4. I fratelli di Gesù Egesippo (II sec.) è il primo scrittore, dopo il N.T., che parli dei fratelli di Gesù. Era forse di origine ebraica, venne a Roma e vi soggiorno per qualche tempo. Compose cinque libri dal titolo Ypomnemata ("Memorie"), dai quali attinse notizie storiche Eusebio di Cesarea. Questo testo sulla famiglia di Gesù, di Egesippo, ci è trasmesso da Eusebio: In quel tempo vivevano ancora i parenti del Salvatore, vale a dire i nipoti di Giuda, che fu detto fratello di lui secondo la carne. Denunziati come discendenti di Davide all’evocatus , furono condotti davanti a Domiziano, il quale al pari di Erode paventava la venuta di Cristo (...). Essi poi, liberati, furono posti a capo delle Chiese, come martiri e parenti del Signore … (EUSEBIO, Historia Ecclesiastica, III, 19-20) Giuda viene chiamato “fratello di Gesù” (Mt 13,55; Mc 6,3) ma sappiamo dai Vangeli che è figlio di Giacomo (Lc 6,16). Dopo che Giacomo fu martirizzato come il Signore per la stessa predicazione, fu costituito vescovo (di Gerusalemme) un figlio di uno zio del Salvatore, Simone di Cleofa: lo prescelsero con consesso unanime, perché egli era cugino del Signore. La Chiesa era allora chiamata vergine, perché non contaminata da dottrine bugiarde (EUSEBIO, Historia Ecclesiastica, III,11) Eusebio dice che Giacomo era cugino 1° e Simone era cugino 2° di Gesù.

14 5. L’annunciazione e la risposta di Maria
I Padri del II secolo, in particolare Giustino e Ireneo, hanno sapienzalmente "letto" il brano lucano dell’Annunciazione del Signore e ne hanno evidenziato tutto l'esplosivo messaggio dottrinale. Il "detto" di Maria: 'Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto' (Lc 1,38) è stato oggetto di particolare attenzione e, storicamente, è il primo che ha attirato l'attenzione dei Padri della Chiesa.

15 6. Lc 1, (Il magnificat) Ireneo, il primo grande teologo della Chiesa, considera il cantico della Vergine, il Magnificat, «profezia»: anzi, profezia in cui si riversò non solo l'anima di Maria, ma anche l’esultanza di Abramo e del popolo eletto e divenne canto di gioia di tutta la Chiesa: Perciò anche Maria esultando e profetizzando in nome della chiesa, gridava: L’anima mia glorifica il Signore e il mio spirito ha esulato in Dio mio Salvatore, perché si è preso a cuore Israele suo servitore, ricordandosi della sua misericordia, come ha parlato ai nostri padri, ad Abramo ed al suo seme per sempre (Contro le eresie, III, 10, 2). ... dice: L’anima mia glorifica il Signore e il mio spirito ha esultato in Dio, mio salvatore, perché l’esultanza di Abramo discendeva sui suoi discendenti che vegliavano, vedevano il Cristo e credevano in lui, ma a sua volta l’esultanza ritornava indietro e dai figli risaliva ad Abramo, il quale appunto desiderò vedere il giorno della venuta di Cristo (Contro le eresie, IV, 7, 1).

16 7. Primi "Tipi" Mariani Biblico-Liturgici
Le origini della tipologia mariana biblica vanno ricercate nel fatto che i primi cristiani erano profondamente convinti che l’A.T. è pregnante del mistero di Cristo. Di conseguenza non può non contenere anche dei riferimenti su Colei che è intimamente unita al Messia. In questo contesto oltre alle profezia, vengono scoperte varie espressioni della tipologia mariana che avranno risonanze in campo cultuale di vasta portata. a) Eva-Maria  questa tipologia è già abbozzata nella letteratura pseudoepigrafica (Vangelo di Filippo; Protovangelo di Giacomo). Viene poi proposta ed esplicitata da Giustino (Dialogo con Trifone 100) e teologicamente perfezionata da Ireneo (Contro le eresie III,22,4); * mettendo in luce la portata sociale e gli effetti universali dell'adesione della Vergine al progetto salvifico di Dio, contribuisce al sorgere del culto di invocazione. b) Terra vergine  nella terra "vergine" del paradiso, non ancora irrigata dalla pioggia né lavorata da mano di uomo (Gn 2,5), dalla quale fu tratto Adamo, Ireneo (Contro le eresie III,21, 9-10) vede una figura del grembo verginale di Maria in cui, senza intervento di uomo, fu plasmato il corpo di Cristo per opera dello Spirito Santo; * questo simbolo fa sentire Maria avvolta nel mistero cosmico di Dio e di conseguenza provoca un senso di venerazione e di rispetto sacrale nei suoi confronti.

17 8. Tracce di Pietà Mariana rilevate dall’Archeologia
Testimonianze di un incipiente pietà mariana sono offerte da una prima e arcaica serie di referti archeologici: a) L’Epigrafe di Abercio La più insigne delle epigrafi cristiana non è un documento propriamente cultuale, ma il suo linguaggio ispirato alla simbologia liturgico-sacramentale, ne fa una preziosa "testimonianza liturgica" Si parla di una 'casta vergine' che ha pescato il mistico pesce (Cristo) e lo distribuisce agli amici, in modo che possano cibarsene in perpetuo. Questa vergine distribuisce anche il vino unito al pane. Gli autori non sono concordi nella identificazione di questa 'casta vergine'. Alcuni vi scorgono Maria, altri la Chiesa. Tale alternativa sottolinea maggiormente lo stretto legame esistente tra Maria e la Chiesa e tra Maria, la Chiesa e il Cristo eucaristico. Maria, madre del corpo di Cristo, è anche madre dell’eucarestia. Maria, come la Chiesa, dona ai cristiani il Cristo eucaristico per il loro nutrimento. Questa dottrina è espressa con il riverente linguaggio del culto. * L'espressione "casta Vergine" sembra percettibile di un senso di stupore per il mistero della concezione verginale e di devota ammirazione per la madre di Gesù

18 Nazaret b) Centri cultuali legati alle memorie storiche di Maria
Sotto la basilica dell'Annunciazione, che una ininterrotta tradizione orale indicava come il luogo dove Maria ricevette l'annuncio dell'Angelo, gli scavi, iniziati nel 1955, hanno portato alla luce una chiesa giudeo-cristiana, il cui carattere mariano è accostato da due graffiti risalenti ai sec II-III: Vi è la testimonianza di una pellegrina che sull'intonaco di una colonna scrisse il nome suo e quello dei parenti, è l'attestato di aver compiuto religiosamente ciò che conveniva (riti, pratiche devozionali...), oppure, secondo un'altra interpretazione, di aver ornato il simulacro della Vergine: Io NN prostrata sotto il Luogo santo di M(aria) subito scrissi lì (i nomi) il simulacro ornai di Lei L'ultima riga si potrebbe anche leggere: Ciò che era conveniente per Lei ho compiuto Vi è poi la testimonianza di un pellegrino, che dopo aver venerato la Madre di Dio, scrisse sul muro di questa sinagoga due righe, con una grafia del II/III sec., il saluto XE MAPIA l'inizio dell'Ave Maria che non corrisponde alla frase angelica del vangelo lucano, ma a una invocazione cultuale della chiesa primitiva

19 Gerusalemme Gli scavi compiuti nel 1972 nella "tomba di Maria", che un'antichissima tradizione gerosolimitana indicava come luogo della temporanea sepoltura della Vergine nella valle del Getsemani, hanno mostrato che essa fu costruita su una cameretta sepolcrale scavata nella roccia, contenente una sola sepoltura e facente parte di un complesso funerario risalente al tempo di Cristo (I secolo). In seguito la cameretta, perché oggetto di venerazione, fu isolata dal resto della necropoli e la comunità giudeo-cristiana costruì una edicola con pitture e lampade votive. I dati offerti dalle scoperte archeologiche e quelli trasmessi dal Transitus Virginis o Dormitio Mariae (scritti che nella prima redazione risalgono a molto prima del IV sec.) fanno concludere che l'attuale edicola della "tomba di Maria" testimonia l'esistenza di un centro cultuale giudeo-cristiano, risalente sicuramente all'epoca prenicena, di carattere mariano, legato alla memoria della fine della vita terrena della Madre di Gesù.

20 c) Pitture catacombali
Gli archeologi sono concordi nel ritenere che le figurazioni delle catacombe costituiscono una celebrazione pittorica della storia della salvezza e vanno interpretate prevalentemente in chiave simbolico-sacramentale. 1. L'adorazione dei Magi Nell'arco centrale della "cappella greca" delle catacombe di Priscilla sulla via Salaria in Roma, la cui decorazione risale alla fine del II sec., cioè agli anni in cui nasce l’arte figurativa cristiana. Si può dire che Maria accompagna l’arte cristiana fin dalla sua nascita.

21 2. Maria con il profeta Nelle catacombe di Priscilla si trova un’altra immagine della prima metà del III secolo. La vergine è raffigurata con il bambino in braccio; alla sua destra vi è un profeta, che addita una stella che brilla sul capo del bambino; poco distante è raffigurata la scena del buon Pastore che reca una pecora sulle spalle in un ambiente paradisiaco. È probabile che la scena della Vergine con il bambino alluda alla profezia di Isaia 7,14 sulla Vergine che partorirà un figlio e al vaticinio di Baalam sulla "stella che spunta da Giacobbe" (Nm 24,17).

22 3. L’annunciazione Ancora nelle catacombe di Priscilla si trova una immagine dell’annunciazione della prima metà del III secolo. Vicino è rappresentato il buon pastore a significare la dialettica dell’annuncio e della realizzazione.

23 Gli antidicomarianiti
I colliridiani Era un gruppo di cristiani della Tracia che accentuava il culto di Maria, credendola quasi una dea alla quale offrivano in sacrificio delle focacce di pane (colliria). Epifanio di Cipro (+403) scriveva: certe donne cucinavano piccoli pani e li offrivano in nome di Maria in riti religiosi compiuti da donne... e a Sikima, gli abitanti del villaggio offrono sacrifici nel nome dell'Ancella (Maria) Contro gli antidicomarianiti ,PG, 42,736. Gli antidicomarianiti Sorti verso il II secolo, "gli oppositori di Maria” negavano la verginità di Maria sia prima del parto, affermando il valore simbolico dell'Annunciazione, sia dopo, affermando che Gesù ebbe molti fratelli perché era semplicemente il figlio di Giuseppe e Maria (non era Dio).


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