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Lea: la sposa in attesa di amore

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Presentazione sul tema: "Lea: la sposa in attesa di amore"— Transcript della presentazione:

1 Lea: la sposa in attesa di amore
DALLE MADRI ALLA MADRE Lea: la sposa in attesa di amore a cura di: Antonella Anghinoni e Silvia Franceschini © Silvia Franceschini, 2010

2 Lea: donna del dolore Il suo lieve nome לאה significa stanca, spossata, defaticata, anche vacca selvatica Figlia maggiore di Labano, fratello di Rebecca, sorella della più giovane Rachele Lea donna contraddistinta da una grande tristezza, piange di continuo, ha occhi deboli e smorti per l’immenso dolore Madre fertile partorisce una sequela di figli nati uno dopo l’altro Donna del dovere puro, del matrimonio e della fedeltà, devota e assetata di affetto Presenza silenziosa e infelice, sofferente a causa dell’indifferenza del marito Giacobbe

3 c. 1581, A. Collaert, Lea, Engraving after Marten de Vos

4 Lea: occhi esausti Gli occhi di Lea hanno una importanza enorme, a causa delle molte lacrime sono indeboliti, rovinati, smorti, soffici, delicati, flaccidi (Gen 29,17) Prima del matrimonio continua a piangere al solo pensiero di poter finire in sposa al selvaggio Esaù; lo Zohar dice di Lea, che: ... chi piange calde lacrime al cospetto del Signore può ottenere l’abrogazione di un castigo … In un secondo momento piange perché le tocca in sorte un uomo che non l’ha chiesta in sposa Ancora piange perché guardano Rachele e Giacobbe da una distanza incolmabile Piange per l’infinita tristezza e consapevolezza di essere una moglie odiata e trascurata

5 1542, Michelangelo, Lia scultura della Sepoltura di Papa Giulio II, Roma, Chiesa di San Pietro in vincoli

6 Lea: sfera nascosta dell’essere
Lea ritirata dalla distesa degli spazi, dall’aria e dalla luce, vive all’interno della dimora in attesa di uno sposo Lo Zohar vede in Lea il simbolo della sfera nascosta dell’essere Per questo, legata alla specificità di un luogo, Lea è considerata come la madre dei futuri Ebrei della Terra Santa Lea piange e prega, ed è questa sua forza di salvarsi dalla disperazione con la preghiera, che spinge i Saggi a lodarla, a vedere in lei una grande figura biblica, una donna assolutamente degna di entrare a pieno titolo nella Storia dell’Alleanza. La sua virtù è avere speranza malgrado tutto, a dispetto dell’oscurità La prova di Lea è quella di perseverare ad amare come se dovesse vincere l’odio con l’amore: Lea simboleggia così la grandezza spirituale del destino ebraico

7 2009, Lorella Cecchini, Lea, coll. priv.

8 Lea: una notte buia, una tenda …
Lea si presenta umile e sconsolata per la sua sorte, non ha alcun sentimento di superiorità. Nella Bibbia tale predisposizione infatti è una costante del figlio primogenito a partire proprio da Caino L’astuto Labano ordisce un inganno al nipote Giacobbe; a notte fonda conduce Lea al posto di Rachele nella tenda che aveva loro regalato … In quel luogo di intimità non è presente neppure una piccola lampada a olio, l’ambiente è totalmente buio, così Giacobbe si unisce con la sposa “sbagliata” Ai primi chiarori dell’alba, quando la giovane si mostra senza il velo nuziale … Giacobbe scopre il terribile inganno: la sua sposa era Lea! … Quando fu mattina … ecco era Lea! … (Gen 29,25)

9 1660 circa, Rembrandt, Danae-Lea, San Pietroburgo, Ermitage Museum

10 Lea: rimostranze con Labano
Il mattino seguente la prima notte nuziale, Giacobbe risentito per l’affronto subito si reca da Labano per fare le sue rimostranze:… Cosa mi hai fatto? Non è forse per Rachele che ti ho servito? Perché mi hai ingannato? … (Gen 29,25) Labano accampa delle giustificazioni legate a una tradizione locale, ma, terminata la settimana nuziale con Lea, promette al genero anche Rachele come sposa in cambio di altri sette anni di lavoro nella sua terra Giacobbe, sulla questione dell’inganno parla con Labano, ma mai con Lea … prova solo risentimento per colei che aveva accettato di ingannarlo Il midrash immagina al contrario un dialogo tra Giacobbe e Lea … Giacobbe le chiede:“Perché mi hai ingannato?” Lea risponde:“Perché tu hai ingannato tuo padre?”

11 XIX sec., Giacobbe e Labano, coll. Priv.

12 Lea: donna fertile per volontà divina
… Il Signore vide che Lea era odiata (mal amata, trascurata), le aprì il suo ventre … (Gen 29,31) Lea è l’unica delle matriarche a partorire subito senza dover attendere lunghi anni Il nome di ognuno dei suoi figli riflette la costanza del suo desiderio di essere amata Lea partorisce quattro maschi: Ruben: … il Signore ha visto la mia umiliazione; certo, ora mio marito mi amerà …(Gen 29,32) Simeone:… il Signore ha udito che io ero odiata e mi ha dato anche questo …(Gen 29,33) Levi:… Questa volta mio marito si unirà/affezionerà a me, perché gli ho partorito tre figli … (Gen 29,34) Giuda:… Questa volta loderò il Signore … (Gen 29,35)

13 XIV sec. , I Figli di Giacobbe, miniatura dal Man. coll. Richelieu n
XIV sec., I Figli di Giacobbe, miniatura dal Man. coll. Richelieu n. 161, Parigi, Bibliothèque National de France

14 Lea e Zilpa … E Lea vide che si fermò di partorire e prese Zilpa, la sua serva, e la diede a Giacobbe in moglie … (Gen 30,9) Lea non appena smette di partorire figli, affida il compito di sostituirla presso Giacobbe alla propria serva Zilpa: si affida a un duplicato di se stessa per avere altri figli Zilpa partorisce un figlio maschio di nome Gad: “ venne fortuna” come le parole che usa la stessa Lea al momento della sua nascita (Gen 30,11) Zilpa poi partorisce un altro maschio Aser, dall’esclamazione di Lea: … per mia felicità perché le donne si felicitarono con me … (Gen 30,12)

15 1726-28, Giambattista Tiepolo, Rachele e gli idoli rubati (dett
, Giambattista Tiepolo, Rachele e gli idoli rubati (dett. Lea, Zilpa e Bila), affresco, Udine, Galleria degli ospiti, Palazzo Arcivescovile ex Palazzo Dolfin

16 Lea: invidia e mandragore
Lea e Rachele litigano per conquistarsi le attenzioni del marito; per fare ciò ricorrono infatti ad ogni trucco, astuzia e seduzione femminile Lea, amareggiata e appesantita dalle continue maternità, rimprovera apertamente la sorella di averle rubato il marito e baratta un mazzetto di mandragore per passare una notte con Giacobbe Quelle che seguono sono le uniche parole che secondo il testo biblico Lea rivolge a Giacobbe in un’intera vita; si tratta dell’ ordine legittimo di giacere con lei dopo la vendita delle mandragore … Lea disse a Giacobbe: “ perché io ho pagato il diritto di averti con le mandragore di mio figlio ” … (Gen 30,16)

17 1990 ca. Ratner Phillip, Giacobbe, Lia e Rachele, Bethesda, Dennis and Phillip Ratner Museum

18 Lea: ancora altri figli
Dopo l’episodio delle mandragore, Lea partorisce ancora un quinto figlio Issacar: … Dio mi ha dato il mio salario per aver dato la mia schiava a mio marito … (Gen 30,18) Zabulon: … Dio mi ha fatto un bel regalo: questa volta mio marito mi onorerà/preferirà, perché gli ho partorito sei figli … (Gen 30,20) Poi dà alla luce una figlia femmina, l’ultima nata: Dina, che significa “giudicata”, “vendicata”; Dina infatti avrà un duro destino … Lea è detta “la Grande” proprio a causa dei molti figli che genera; diviene così simbolo della grandezza del popolo ebraico

19 Avi Katz, Dinah, coll. Priv.

20 Lea: la morte Giacobbe la seppellisce con gli antenati: Abramo, Sara, Isacco e Rebecca nel campo di Macpela, di fronte alla querce di Mamre, nella terra di Canaan (Gen 49,31) … e quando Giacobbe terminò di ordinare questo ai suoi figli e ritrasse i suoi piedi nel letto e spirò, e fu riunito ai suoi antenati ... (Gen 49,33)

21 XI sec., Genealogia di Cristo, Giacobbe e Lea, miniatura, Bibliothéque Nationale de France, Paris

22 Lea: amore ricercato come la lana e il lino …
Il brano èshet chail (Pr 31,11-31) nel midrash: questo brano prefigura la donna ideale che dedica la sua vita al lavoro e all’osservanza della Torà. Il commento dei Maestri del midrash si spinge però oltre e vede nel brano in questione un accenno alla vita e alle qualità di tutte le più importanti donne della Scrittura, famose sia per la loro saggezza che per le loro capacità profetiche, che hanno permesso la salvezza del popolo ebraico durante la sua lunga e travagliata storia. Pr 31,13: Dalet «Si procura (Essa cerca) lana e lino e li lavora (con la diligenza delle sue mani) volentieri con le mani». Il versetto accenna a Leà, prima moglie del patriarca Giacobbe, che con lo stesso impegno con cui una donna ricerca la lana ed il lino per tessere dei vestiti, cerca di conquistare l’amore del marito ogni giorno della sua vita (commento al midrash di Maarì Cohèn)

23 1856, Dante Gabriele Rossetti, La visione di Dante: Rachele e Lia, Londra, Tate Gallery

24 Al momento delle nozze …
Le donne ebree sono solite ricordare le matriarche nel giorno del loro matrimonio affinchè i loro pregi singoli si riflettano nella vita coniugale santificata da Dio che esse stanno per intraprendere … siano benedetti lo sposo e la sposa come Dio benedisse Giacobbe, Rachele e Lea …

25 XVII sec. , Scuola Italiana, Giacobbe, Rachele e Lea al pozzo, coll
XVII sec., Scuola Italiana, Giacobbe, Rachele e Lea al pozzo, coll. Priv.

26 Da donna di speranza e narratori di speranza …
Nella Prima lettera di Pietro rivolgendosi ai destinatari del suo scritto l’autore chiede: siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi chieda conto della speranza che è in voi (1Pt 3,5) Se il termine apologhia ha a volte valenza giuridica e designa la difesa in tribunale, davanti a pubblici ufficiali, altre volte indica la replica ad accuse di varia natura in un contesto non forense. Qui infatti si tratta della vita quotidiana e intravede i casi di non cristiani che interpellano i cristiani sulla speranza che muove le loro vite Il termine significa pertanto risposta e invita i cristiani a farsi narratori della loro speranza presso quanti li interrogano. Coloro che chiedono conto chiedono anche un racconto della speranza.

27 2000, Ron Dicianni, La preghiera di speranza, Coll. Priv.

28 Sperare l’insperabile
… Poiché nella speranza noi siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo? Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza … (Rm 8,24-25) La speranza spera l’invisibile, dunque l’eterno. L’oggetto della speranza è sottratto al potere di chi spera, non gli è disponibile. La speranza non spera ciò che è razionalmente prevedibile, ma suppone un’assenza e un ignoto, un non possedere e un non sapere La speranza è umile e povera, soprattutto è degli umili e dei poveri. In certo modo la speranza suppone anche un non vedere, eppure la fiducia e la perseveranza che la caratterizzano dicono che essa vede qualcosa. Forse vede l’invisibile, come Mosè che lasciò l’Egitto e con saldezza fece il suo cammino all’asciutto in mezzo al mare È la speranza che indica la via all’uomo, che lo guida, lo orienta nel cammino. L’uomo è chiamato a vedere l’invisibile

29 1955 circa, Salvador Dalì, L’ultima cena, Spagna, Collezione privata


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