L’evoluzione del mercato del lavoro internazionale attraverso la crisi economica Ascione Luigi Masseroni Carolina Ranaldo Alessio Marco Santoro Elisabetta Severino Myriam Benedetta
Indice Panoramica OCSE Il mercato del lavoro europeo Il mercato del lavoro USA Confronto tra generi Rigidità vs flessibilità I Giovani Misure di sostegno
Gli effetti della crisi sul mercato del lavoro nei paesi OCSE Le condizioni del mercato del lavoro sono peggiorate in tutta l’area dei paesi OCSE Tra dicembre 2007 e luglio 2009, più di 15 milioni di lavoratori hanno perso il posto, ad un tasso di crescita del 51%, e si prevede per il 2010 il picco massimo Nel suo insieme l'area OCSE rappresenta il 40% dell'aumento della disoccupazione globale, pur rappresentando meno del 16% della forza lavoro Gli effetti più duri li ha avuti la Spagna, dove la disoccupazione è cresciuta ben oltre la media dei paesi di Eurolandia (9.7% contro il 2.8% dei paesi dell’area)
Confronto Usa-Eu27
The Index L’immagine riporta l’evoluzione del GI prima (cartina a sinistra, maggio-agosto 2007) e durante la crisi economica (cartina a destra, maggio-agosto 2009). Una gradazione di blu più intensa indica una maggiore incidenza delle ricerche di lavoro sul totale delle ricerche. Le immagini sono tratte dal sito
Employment population ratio USA Il grafico mostra l’evoluzione del tasso di occupazione e del gap tra uomini e donne tra il 2006 ed il 2009
Europa: unemployment rate per paese Come già evidenziato, la Spagna ha una crescita molto forte del tasso di disoccupazione; l’Italia sembra performare meglio degli altri, ma il dato è parzialmente "falsato" dalla cassa integrazione.
Europa: employment rate per pa ese Il grafico mostra il trend del tasso di occupazione in quattro dei principali paesi dell’ Unione Europea
Europa: tasso di attività per paese Il grafico mostra il trend del tasso di attività in quattro dei principali paesi dell’ Unione Europea. Da evidenziare la netta differenza in valore assoluto tra l’Italia ed il resto del campione
Chi è più colpito? Come nei precedenti episodi di forte rallentamento ciclico, la perdita di posti di lavoro ha riguardato in larga parte le categorie già svantaggiate: giovani, manodopera scarsamente qualificata, immigrati, persone appartenenti a minoranze etniche e, tra questi, lavoratori atipici e temporanei.
La crisi americana colpisce di più le donne? Più dell’80% delle perdite di posti di lavoro negli USA hanno riguardato gli uomini In recessione, il numero di famiglie in cui il principale procacciatore di reddito è una donna è destinato a salire Secondo i dati BLS (Bureau of Labor Statistics) le donne, che sono oggi il 49,1% della forza lavoro, diventeranno a breve più del 50%, sorpassando per la prima volta i colleghi uomini Questo possibile traguardo storico può implicare famiglie più fragili e povere. Infatti gli alti tassi di occupazione delle donne negli USA riguardano in gran parte lavori part time, spesso non coperti da copertura previdenziale e i cui guadagni sono in media inferiori a quelli maschili anche a parità di orario
Confronto tra generi negli USA La disoccupazione femminile, pur partendo dal medesimo punto, cresce meno di quella maschile, fermandosi a circa il 9%, contro l’11% dei colleghi
Confronto tra generi in Europa Nella zona euro, la disoccupazione femminile rispecchia il trend USA, crescendo meno di quella maschile
Deregolamentazione del mercato La crisi ha favorito un mercato flessibile e poco regolamentato come quello statunitense oppure lo ha svantaggiato rispetto al più regolamentato mercato del lavoro europeo? Il mercato europeo è sicuramente meno dinamico rispetto a quello statunitense: i colleghi americani sono 6 volte più veloci rispetto agli europei nel lasciare lo stato di disoccupazione I mercati internazionali apprezzano molto la flessibilità del mercato del lavoro, ma non i lavoratori, poiché ciò porta insicurezza, soprattutto se non hanno la possibilità di accedere ai mercati finanziari per compensare la fluttuazione dei loro redditi E’ necessario un approccio integrato e coordinato nella regolamentazione del mercato del lavoro e dei mercati finanziari in grado di offrire stabilità
I giovani Nell’area OCSE, la disoccupazione tra gli under 35 è cresciuta di oltre 10 milioni di lavoratori. In Italia, il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni supera di ben tre volte la media nazionale con un valore del 26,8% In proporzione, i contratti a tempo indeterminato sono aumentati in modo maggiore per gli adulti rispetto ai giovani PERCHE’? 1.L’Italia “è un paese per vecchi”, dove l’età media è di 43,3 anni (3° paese al mondo dietro Giappone e Germania), e ciò porta a privilegiare i suoi membri più anziani 2.Secondo una stima, la maggioranza delle aziende italiane ha tempi di pianificazione degli organici brevissimi e, come conseguenza, queste non sono propense ad impegnarsi in rapporti lavorativi duraturi
Misure di sostegno e protezione Pacchetti di stimolo fiscale orientati a sostenere la domanda aggregata (es. gli incentivi alla rottamazione) Misure aggiuntive di politica sociale e del lavoro: ammortizzatori sociali (sussidi di disoccupazione e assistenza sociale) offrono un sostegno essenziale al reddito di chi perde il lavoro introduzione o ampliamento di regimi per la creazione di nuovi posti di lavoro o il mantenimento di quelli esistenti (es. programmi di lavoro a orario ridotto, sussidi alle imprese che assumono e riduzioni dei contributi previdenziali) aumentare il numero di politiche attive del mercato del lavoro (PAML), per favorire la ricerca di un impiego. Un esempio è la strategia basata sul principio di MUTUAL OBBLIGATION per cui, i beneficiari di prestazioni e servizi di rioccupazione sono tenuti a partecipare a programmi di ricerca di lavoro, formazione e occupazione, pena la sospensione dei benefici.
Il ruolo dei governi/1 Piuttosto che aprire linee di dipendenza di lungo termine sui benefici sociali, i governi dovrebbero dirigere i loro sforzi verso una politica di rafforzamento dell’assistenza ai disoccupati perché rimangano attivi nel mercato del lavoro. Poiché la crisi economica mondiale accresce il ritmo degli adeguamenti strutturali nei paesi dell’OCSE, le misure intese a promuovere l’acquisizione di qualifiche e la formazione possono svolgere un ruolo importante nel fare in modo che i lavoratori dispongano di competenze adeguate per i posti di lavoro che si vengono a creare. L’approccio che privilegia il reinserimento immediato nel mondo del lavoro (“work first”), predominante prima della crisi, andrebbe sostituito con uno che assegni priorità alla formazione di quanti rischiano seriamente di trasformarsi in disoccupati di lungo periodo (“train first”).
Il ruolo dei governi/2 Le misure di sostegno dovrebbero essere temporanee e accuratamente mirate: - alle imprese per le quali la domanda è solo momentaneamente depressa - ai lavoratori esposti ad alto rischio di disoccupazione di lungo periodo Il rischio altrimenti sarebbe che tali misure diventino solo oneri, eliminando la naturale riallocazione dei lavoratori dalle imprese in declino a quelle in crescita. La vera sfida che si presenta ai governi è “come tenere su i consumi e il potere d’acquisto dei salari senza pregiudicare la competitività delle imprese” (Francesco Daveri, “Prezzi e salari al tempo della crisi” 3/2/2009 da “La Voce”) Va ricordato tuttavia che la copertura di sussidi e ammortizzatori sociali è scarsa in alcuni paesi dell’OCSE e in particolare in quelli in cui i lavoratori a tempo parziale, temporanei e “atipici” costituiscono una quota significativa delle forze di lavoro. Gli appartenenti a queste categorie sono spesso i primi a essere licenziati e a non godere di adeguata protezione
Grazie per l’attenzione
Fonti “ Oecd employment outlook 2009” Eurostat Us Bureau of Labor