LE IMPRESE DEL SETTORE AGRICOLO E ALIMENTARE AL IV TRIMESTRE 2015 Il monitoraggio dell’economia reale a partire dai dati dei registri camerali Roma 08/03/2016.

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LE IMPRESE DEL SETTORE AGRICOLO E ALIMENTARE AL IV TRIMESTRE 2015 Il monitoraggio dell’economia reale a partire dai dati dei registri camerali Roma 08/03/2016 Alessandro Rinaldi Si.Camera-Unioncamere

Nel dossier Agrosserva Unioncamere contribuisce con approfondimenti strutturali e congiunturali sulle imprese agroalimentari elaborati da Si.Camera a partire dai patrimoni informativi del Sistema delle Camere di commercio gestiti da Infocamere. Ulteriori contribuiti riguardano focus specifici (ad esempio sulla natalità d’impresa come in questo numero), nonché apporti di Borsa Merci Telematica Italiana inerenti i dati relativi ai prezzi all’ingrosso. 2 Camere di commercio Una nuova intelligence economica per le strategie di sviluppo del paese

Bene l’industria alimentare I numeri delle imprese agroalimentari al IV trimestre 2015 Molte le donne Saldi degli stock sempre meno in rosso Stabile la quota % ( 13,5% nel IV T. 2014) Stabile la quota % ( 13,5% nel IV T. 2014) 3

Rallenta la contrazione del tessuto produttivo agricolo, accelera l’alimentare Lo stock delle imprese agricole a fine dicembre 2015 si attesta su 747 mila unità, con un saldo trimestrale di aziende, pari, in valori percentuali, al -0,2%. In termini tendenziali, si contano invece imprese in meno, il -1,0% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Dopo anni di sofferenza per il settore, la riduzione tendenziale del numero delle imprese agricole risulta più modesta che in passato. Alla stessa data, nell’industria alimentare si contano circa 70 mila imprese, 191 unità in più rispetto al 31 settembre 2015; anche su base annua si registra un incremento, pari a +1,3% (+891 imprese). 747 mila imprese agricole -1,0% 2015/ ,5% 2014/ ,5% 2015/ mila imprese alimentari +1,3% 2015/ ,0% 2014/ ,4% 2015/2011 4

Per l’agricoltura la variazione tendenziale non positiva è imputabile soprattutto alle peggiori performance delle coltivazioni di colture agricole non permanenti (-1,5%) e permanenti (-0,8%), settori che rappresentano tre quarti del totale. Positiva invece la variazione dei comparti della silvicoltura (+1,3%). Nell’alimentare spicca il dato positivo dei prodotti da forno e farinacei (+1,7%), la quota maggiore sul totale (56,3%) mentre gli andamenti negativi si registrano per i comparti della lavorazione e conservazione di carne e produzione di prodotti a base di carne (-0,4%) e della produzione di oli e grassi vegetali e animali (-1,3%). Sempre più imprese strutturate nel settore agroalimentare Il settore agricolo (-1,0% nel complesso) mostra una dinamica favorevole per le imprese maggiormente strutturate. Rispetto al 2014, aumenta infatti l’incidenza delle società di capitali (+5,0%), delle società di persone (+1,9%), e delle «altre forme» (+0,7%), mentre diminuiscono del -1,4% le imprese individuali, pur rappresentando l’88,1% del totale. Nell’ambito dell’alimentare (in media +1,3%), le società di capitali (+5,0%) sperimentano le variazioni percentuali più alte, mentre calano dello 0,4% le società di persone, mantenendo comunque un peso ragguardevole sul totale dell’economia (29,6%), seconde solo alle ditte individuali (40,7%). Forme giuridiche Settori Crescita settoriale disomogenea 5

Per l’agricoltura (-1,0% in complesso), a livello territoriale, tutte le regioni registrano una attenuazione della variazione annua negativa. In alcune aree si registra una crescita moderata, in particolare in Calabria (+1,2%), Toscana (+1,0%) e Puglia (+0,4%). È il Nord a sperimentare la maggior perdita di imprese agricole (-1,4%, nel 2014 era -2,6%). Nell’industria alimentare, il dato tendenziale positivo (+1,3%) trova riscontro in molte regioni italiane, con particolare rilievo al Sud (+1,4%) e in particolare in Sicilia (+2,1%), Sardegna (+1,9%) e Campania (+1,4%). Positivo anche il Nord-Ovest (+1,4%), con particolare riferimento alla Valle d’Aosta (4,3%) e soprattutto, visto il rilievo della regione, alla Lombardia (+1,7%). Variazione percentuali tendenziali delle imprese agricole e alimentari al quarto trimestre L’agroalimentare nelle regioni

Focus sulle “vere nuove imprese” agricole  Nel primo semestre del 2015, sono le nuove iniziative imprenditoriali avviate nel settore dell’agricoltura (9,0% del totale delle vere nuove imprese). Valore importante, in crescita rispetto al 2014 (6,3%), e superiore di quasi un punto percentuale al comparto dell’industria.  Le nuove imprese agricole nascono di piccole dimensioni, con una struttura organizzativa di massimo 2 addetti nell’89,2% dei casi. Nella fase iniziale, il capitale investito risulta essere non superiore a 5mila euro per più di una start up agricola su due. Considerando gli investimenti fino a 10mila euro si arrivano a coprire ben oltre i due terzi delle nuove iniziative nel settore primario, mentre estendendo la soglia fino a 50mila euro si includono circa 9 imprese su nuove imprese nel I semestre 2015… … che nascono con meno di 5 mila euro in un caso su due 7 Le “vere” nuove imprese rappresentano la quota di nuove iscrizioni al Registro delle imprese che non sono frutto di trasformazioni, scorpori, separazioni o filiazioni.

L’identikit del neo-imprenditore agricolo Sulla base dell’indagine Unioncamere sui flussi di iscrizione di «vere» nuove imprese è possibile tracciare, con sufficiente chiarezza, l’identikit del neo-imprenditore. I dati, basati sul totale delle iscrizioni, nei primi sei mesi dell’anno, indicano che sono stati prevalentemente gli uomini (59,6%) a fondare una nuova impresa agricola, anche se l’apporto femminile al settore risulta molto importante (40,4%). Le iniziative imprenditoriali riguardano soprattutto gli over 35 per il 71,3%, mentre il 28,7% riguarda prevalentemente i giovani fino a 35 anni. Si tratta nella quasi totalità di italiani, il 42,7% con diploma. 8

Background professionale dei nuovi imprenditori agricoli Il 41,4% dei «veri nuovi» imprenditori agricoli non effettuava una attività lavorativa, un altro 32,5% riguarda persone precedentemente occupate in un lavoro dipendente, mentre il restante 26,1% si riferisce ad ex imprenditori o altri ex lavoratori indipendenti. 9 Dipendenti Indipendenti Non lavoratori Dipendenti 26,1% 41,4% 32,5%

Mix di motivazioni per l’avvio d’impresa 10 Emerge infine come la «vocazione imprenditoriale» agricola non sia solo connessa a un «autoimpiego», ma parte anche da un mix di spinte motivazionali. Si configurano tra le principali motivazioni: la conoscenza del mercato e le relative opportunità (13,9%), la necessità di trovare un primo o un nuovo lavoro (12,9%) e il successo personale (9,8%). Segue a distanza, ma in linea con la media dell’intera economia, il dato relativo allo sfruttamento di un’idea innovativa (4,0%).

11 Grazie L’intero materiale sarà reso disponibile ai seguenti link: