Il nuovo termovalorizzatore dell’area Fiorentina Workshop, 24 luglio 2015.

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Il nuovo termovalorizzatore dell’area Fiorentina Workshop, 24 luglio 2015

I limiti di emissione degli inceneritori sono consolidati con la direttiva 2000/76 recepita con dlgs.vo 133/05; e (ri)confermati con la direttiva 2010/75 recepita con dlgs.vo 46/14 (in vigore dal 2016). Tutte le componenti del ciclo di gestione dei rifiuti vengono gerarchizzate secondo la direttiva 75/442 ribadita dalla 2008/98 (modalità di raccolta, differenziazione e smaltimento, considerando quale ultima risorsa quella dello smaltimento in discarica)

Un unico inceneritore ha seguito una procedura nazionale (Acerra, NA) per cui la competenza è affidata al Ministero dell’Ambiente. Gli altri impianti sono di stretta competenza regionale (esercitata direttamente o attraverso le Provincie). La presentazione dei progetti è rivolta alla Regione o alla Provincia/Comune. Gli Assessorati nominano i Gruppi istruttori che si avvalgono di ARPA, ASL o ASP, provvedendo alla valutazione di impatto ambientale (VIA) sempre a livello locale.

Mentre le valutazioni sanitarie si basano su stime di valori di emissione rispetto alle migliori tecniche disponibili (BREF) individuate dal lavoro della Commissione UE, si può attivare un Osservatorio a valenza tecnico-scientifica, coinvolgendo il Ministero della Salute e l’ISS, definendo un Piano ante-operam che identifichi gli elementi inquinanti presenti nel fondo (diossine; furani; metalli non solo in sospensione nelle polveri PM10, ma anche nelle deposizioni atmosferiche), da considerare come “bianco” rispetto a monitoraggi attuabili durante l’attività di cantiere e più avanti, all’entrata in esercizio. L’Osservatorio potrebbe garantire le modalità di comunicazione e coinvolgimento delle comunità locali.

Il piano di garanzia si basa sulla convenzione di Århus approvata con Decisione 2005/370/CE del Consiglio (17/02/2005), che promuove il coinvolgimento e la sensibilizzazione dei cittadini nei confronti dei problemi di tipo ambientale per garantirne la protezione. La convenzione interviene in tre settori:2005/370/CE 1.l'accesso del pubblico alle informazioni sull'ambiente detenute dalle autorità pubbliche; 2.la partecipazione dei cittadini alle attività decisionali aventi effetti sull'ambiente; 3.le condizioni per l'accesso alla giustizia in materia ambientale.

In Italia si producono circa 30 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani (RU), in parte smaltita in 48 inceneritori che trattano circa 5,4 Mt anno. Molti utilizzano una consistente quota di rifiuti per recupero energetico, aspetto essenziale nella mitigazione dell’impatto. Una grande attenzione viene posta alle emissione in atmosfera: gli attuali impianti comportano emissioni molto contenute. La stima delle emissioni di diossina da tutti gli impianti nazionali di incenerimento è di circa lo 0,3% di quanto emesso dall’insieme delle altre sorgenti nazionali

Solo sei Paesi europei sono riusciti a contenere al di sotto del 3% i RU collocati in discarica. Altri 18 hanno collocato in discarica oltre il 50% dei RU, con picchi del 90% e oltre. La discarica va considerata come l’ultima opzione per lo smaltimento. La riduzione più consistente ( ) nella produzione di RU viene registrata in Italia e in Spagna (- 4,4%); seguono il Regno Unito (- 3,3%), la Germania (- 2,2%) e la Francia (- 0,2%).

Emissioni di policlorodibenzodiossine e policlorodibenzofurani (PCDD/F) nel periodo

In varie occasioni e in varie aree d’Italia si è assistito a valutazioni che escludevano a priori lo smaltimento mediante incenerimento, producendo discariche e depositi di cosiddette “eco-balle” in deroga a tutte le normative nazionali ed europee. Scelte di questo tipo hanno portato a pesanti impatti ambientali, sanitari ed economici di lunga durata: incendi a cielo aperto che producono una emissione di microinquinanti enormemente maggiore rispetto a quella che si avrebbe in una combustione in impianti di incenerimento, nell’ordine di alcune centinaia di μg per tonnellata di rifiuto incenerito. L’alternativa a questo stato di cose è la creazione locale di infrastrutture tecnologiche di trattamento e smaltimento.

Progetto CCM 2010 SESPIR: “Sorveglianza epidemiologica sullo stato di salute della popolazione residente intorno agli impianti di trattamento rifiuti” Lo scopo del progetto SESPIR (“Sorveglianza epidemiologica sullo stato di salute della popolazione residente intorno agli impianti di trattamento rifiuti”) era di fornire metodologie e strumenti operativi per la sorveglianza dell’impatto sulla salute della gestione dei rifiuti solidi urbani. La valutazione è stata condotta in Piemonte, Emilia- Romagna, Lazio, Campania e Sicilia ( e “Rifiuti e Salute” nel portale con proiezioni al

Progetto CCM 2010: “Salute e rifiuti: ricerca, sanità pubblica e comunicazione” Progetto CCM 2009 “Valutazione epidemiologica dello stato di salute della popolazione esposta a processi di raccolta, trasformazione e smaltimento dei rifiuti nella Regione Campania”

La procedura integrata. 1.Valutazione preventiva dell’inserimento dell’impianto di incenerimento in una rete integrata di gestione territoriale dei rifiuti, considerando la gerarchia: riduzione della produzione dei rifiuti, riutilizzo dei materiali, recupero energetico, smaltimento, messa a discarica della parte residuale 2.Localizzazione sul territorio, derivata dallo studio di impatto 3.Rispondenza alle normative di settore 4.Ottimizzazione del recupero energetico, sia termico che elettrico e utilizzo locale del teleriscaldamento (al fine di consentire una riduzione di emissioni di inquinanti da altri fonti, bilanciando la produzione dell’impianto) 5.Controllo costante del processo di incenerimento e ottimizzazione della conduzione e gestione dell’impianto nelle sue fasi: entrata rifiuti, stoccaggio, combustione gestione ceneri e scorie

6.Monitoraggi e controlli delle emissioni con frequenze maggiori nei primi anni di funzionamento; utilizzo aggiuntivo di sistemi di prelievo in continuo per i microinquinanti secondo norme standardizzate 7.Sorveglianza ambientale, considerando le diverse matrici, mediante monitoraggi e/o campagne ad hoc per i microinquinanti, sia per gli inquinanti aereo dispersi, sia per le deposizioni 8.Valutazione della esposizione della popolazione, in particolare mediante metodi che consentano la definizione dei possibili intake di microinquinati 9.Messa in atto di programmi che consentano una continua informazione e accesso ai dati da parte della popolazione; educazione ambientale e sanitaria, con iniziative per una corretta interpretazione dei rischi ambientali e una maggiore consapevolezza delle problematiche ambientali e sanitarie

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