Friedrich Nietzsche Vita e opere. La nascita della Tragedia.

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Friedrich Nietzsche Vita e opere. La nascita della Tragedia

( ) Vita e opere

Friedrich Nietzsche

La formazione di un filologo Nasce nel 1844 a Röcken (presso Lipsia) Studia filologia classica a Bonn e a Lipsia, ove legge Schopenhauer A soli 24 anni (1869) Ottiene una cattedra di Filologia a Basilea  Inizia l’amicizia e la collaborazione con Wagner  Nel 1872 pubblica La nascita della tragedia dallo spirito della Musica:

Luoghi della vita di Nietzsche Lipsia Röcken Bonn Basilea Torino Sils-Maria (Alta Engadina) R e g n o d i P r u s s i a S v i z z e r a F r a n c i a R e g n o d’ I t a l i a Tribschen

Un pensatore inattuale L’opera è criticata dai filologi  Nietzsche prende le distanze dalla cultura dei suoi tempi con le quattro Considerazioni inattuali ( ) Con Umano troppo umano (1878) si distacca Wagner (con il quale l’amicizia si era interrotta) e Schopenhauer Nel 1879 per motivi di salute si dimette dall’insegnamento.

La malattia Inizia a muoversi tra Svizzera, Italia e Francia alla ricerca di un clima favorevole. Scrive e pubblica:  Gaia Scienza (1882)  Così parlò Zarathustra ( )  Al di la del bene e del male (1886)  Genealogia della morale (1887)  L’Anticristo, Ecce homo (1888)

Le tenebre Trova una dimora stabile a Torino (1888) Inizia a lavorare alla Volontà di potenza (incompiuto). Nel 1889 prima crisi di follia Vive fino alla morte (Weimar 1900) nelle tenebre della follia, presso la madre e la sorella, ignaro del successo delle sue opere.

Nietzsche nel 1899

Di Schopenhauer Nietzsche trattiene la concezione della vita come cieca irrazionalità e quella dell’arte come forza che ci rende capaci di affrontarla. Periodo Wagneriano- Schopenhaueriano

La nascita della tragedia Nietzsche rovescia la concezione romantica della civiltà greca,  ponendone il vertice non nell’età classica della scultura e della filosofia, ma nell’età presocratica che si esprime nella tragedia.  Un mondo caratterizzato non da armonia e serenità, ma dall’accettazione ebbra e coraggiosa della vita, dall’esaltazione dei valori vitali.

Apollo e Dioniso Nietzsche individua alla base dell’arte greca due “spiriti”:  Lo spirito apollineo rappresenta il rifugiarsi dell’uomo nella dimensione del sogno, della luce, dell’ordine e della misura e si esprime nelle arti figurative;  Il dionisiaco è invece l’ebbrezza, l’abbandono alla sanità degli impulsi vitali e sensuali, nella percezione della caotica unità di tutte le cose, e si esprime nella musica.

La tragedia I due spiriti risultano “miracolosamente accoppiati” nell’opera che rappresenta la massima espressione del mondo greco: la tragedia attica (Eschilo e Sofocle) Ma questo momento felice è destinato a non durare:  già con Euripide (V sec.) si tenta di eliminare dalla tragedia il dionisiaco a favore di intenti morali e intellettualistici.

Decadenza La decadenza è completata da Socrate e dalla filosofia, con la folle presunzione di dominare la vita con la ragione. Si tratta di una “malattia” della nostra civiltà che ha portato al soffocamento del dionisiaco, che il cristianesimo ha contribuito ad aggravare. Inizialmente Nietzsche vede un rinascita dello spirito tragico nell’opera di Wagner.

È un autoinganno da parte dei filosofi e moralisti credere di essere già usciti dalla décadence solo facendo guerra contro di essa. L’uscirne fuori va oltre le loro forze: quel che scelgono come mezzo, come salvezza, è esso stesso un’altra espressione di décadence […]. Socrate fu un equivoco; tutta la morale del miglioramento, anche quella cristiana fu un equivoco... La piú viva luce del giorno, la razionalità ad ogni costo, la vita luminosa, fredda, cauta, cosciente, senza istinto, in contrapposizione agli istinti, fu essa stessa soltanto una malattia, un’altra malattia – e non fu assolutamente un ritorno alla “virtú”, alla “salute”, alla “felicità”... Dover combattere gli istinti – questa è la formula della décadence : sino a che la vita si innalza, felicità e istinto sono uguali. – Ha forse compreso anche questo, il piú accorto tra tutti gli ingannatori di sé? Lo disse a se stesso alla fine, nella saggezza del suo coraggio di fronte alla morte?... Socrate volle morire: – non Atene ma egli stesso si diede la coppa di veleno, egli costrinse Atene a dargli la coppa avvelenata... “Socrate non è un medico”, disse piano tra sé e sé: “qui il medico è solo la morte... Socrate fu soltanto per lungo tempo malato....”. Crepuscolo degli idoli