Counseling Psicosociale Dott.ssa Micaela Crisma Anno accademico 2014-2015 Ricevimento: il giovedì dopo lezione fino alla conclusione del corso

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Transcript della presentazione:

Counseling Psicosociale Dott.ssa Micaela Crisma Anno accademico Ricevimento: il giovedì dopo lezione fino alla conclusione del corso

Programma  Il programma è lo stesso per frequentanti e non frequentanti.  Calvo V. (2007). Il colloquio di counseling, Il Mulino, Bologna  Mearns D. e Thorne B. (2006) Counseling centrato sulla persona, Erickson, Trento.  Appunti, slides e letture assegnate a lezione

Counseling e abilità di counseling  Quando parliamo di “counseling” intendiamo un percorso di trattamento offerto da uno psicologo  Le “abilità di counseling” si riferiscono ad abilità comunicative e relazionali che sono impiegate anche da altri professionisti in colloqui di accoglienza o sostegno (es.assistente sociale, medico, insegnante…)

Chi è il counselor? Negli USA, per diventare "counseling psychologist" è necessaria una specializzazione simile a una laurea magistrale o a un dottorato Per essere inseriti nei registri ufficiali sono necessari laurea, tirocinio, un esame finale oltre a dimostrare aggiornamento continuo Nel Regno Unito la professione non è regolamentata, ma l’appartenenza alla BACP garantisce la qualità della preparazione

Chi è il counselor? In Italia vige molta confusione! Esistono varie associazioni e scuole con metodi diversi di selezione, formazione e riconoscimento Non esiste un albo o un registro ufficiale che garantisca la qualità

In attesa di una regolamentazione, un po' di buon senso... la valutazione diagnostica è competenza psicologica, il counselor non se ne occupa le abilità di counseling non sono riservate agli psicologi, il trattamento psicologico sì Molti servizi territoriali fanno "counseling" da anni anche in Italia (es. consultori familiari, servizio sociale di base, alcuni interventi del SerT, vari servizi di volontariato) Non basta essere psicologi per fare “counseling”, sono richiesti un approccio specifico e l’esperienza sul campo

In questo corso…  Tratteremo modelli di counseling psicologico che richiedono una preparazione specifica  Questi modelli implicano conoscenze psicologiche teoriche, capacità di diagnosi e presa in carico, pianificazione delle cure  Sono quindi applicabili solo da psicologi e psicoterapeuti

Problemi di definizione E’ più semplice dire cosa non è il counseling:  Non è una consulenza  Non significa dare consigli  Non è una relazione tra amici  Esistono moltissimi modelli (almeno 400!)

Alcune definizioni “Il counseling si occupa in generale di aiutare le persone ad affrontare problemi e opportunità normali. (…) il counseling si distingue dalla psicoterapia che è un processo più intenso, concentrato su difficoltà comportamentali o personali radicate in profondità.” (Ivey e Bradford Ivey 2003)

Alcune definizioni Si preferisce il termine “cliente” a “paziente” perché si rifugge dal modello medico Orientamento alla prevenzione piuttosto che alla cura Forte collegamento con la ricerca Gil interventi sono limitati nel tempo e mirano a risolvere i problemi Si favorisce lo sviluppo di strategie di coping (Woolfe e Dryden 1996)‏

Alcune definizioni Si cerca di migliorare il funzionamento psicologico, l’efficacia e il benessere di individui che hanno incontrato dei problemi (non necessariamente malati) che generano infelicità e un livello di funzionamento al di sotto di quello desiderato (Woolfe e Dryden 1996)‏

In sintesi Il counseling è una forma di aiuto basata sulla relazione che pone al centro il cliente Ha come obiettivo principale promuovere lo sviluppo, l'autonomia e il benessere del cliente Ha un forte orientamento alla prevenzione e al lavoro sul campo E' un intervento limitato nel tempo e orientato alla soluzione di problemi e crisi nel presente Presta particolare attenzione al contesto sociale e culturale in cui la persona è inserita

Un modello psicosociale… Perché counseling psicosociale? I poblemi delle persone derivano molto spesso da discriminazioni e da fattori sociali Gli approcci tradizionali, centrati sull’individuo, finiscono per biasimare la vittima e ignorare il contesto

Blaming the Victim E’ il risultato di molte terapie individualistiche Concezione eccezionalista del disagio Non si può favorire la crescita personale e la responsabilizzazione (es. terapia cognitiva, centrata sul cliente, psicodinamica, Gestalt, analisi transazionale, ecc.) ignorando le cause sociali della sofferenza

Blaming the Victim: esempi Un uomo è depresso e disoccupato. Ha scarsa istruzione e proviene da una famiglia povera. ANALISI INDIVIDUALE: la depressione e il pessimismo e l’apatia conseguenti impediscono alla persona di cercare attivamente un’occupazione. Training cognitivo per sviluppare pensieri funzionali. Problem solving e pianificazione della ricerca d’impiego. Eventualmente psicofarmaci. Rischio di colpevolizzare il paziente se la situazione non migliora ignorando gli ostacoli sociali

Una visione alternativa Un uomo è depresso e disoccupato. Ha scarsa istruzione e proviene da una famiglia povera. ANALISI SOCIALE: Lo svantaggio di partenza ha influito sulla possibilità di studiare e di trovare un lavoro. La depressione è una risposta reattiva. Favorire la ricerca di risorse, il sostegno sociale, l’azione collettiva. Favorire l’espressione di sentimenti negativi. Informazioni. Counseling di orientamento. Problem solving e training cognitivo. Gli interventi psicologici sono molto simili, ma prevediamo azioni anche a livello sociale e collettivo – maggiore efficacia.

Il counseling psicosociale E' un aiuto psicosociale, basato sulla relazione e orientato alla soluzione di problemi, che coinvolge pienamente e responsabilmente il cliente e considera costantemente le variabili personali, i fattori sociali e le risorse che possono interferire o promuovere lo sviluppo e il benessere dell'individuo. Obiettivo ultimo è il potenziamento dell’individuo e le sue risorse personali e sociali.

Il counselor: competenze e abilità richieste Conoscenza di teorie psicologiche sulle relazioni interpersonali, sui processi cognitivi ed emotivi Tecniche e abilità comunicative Conoscere a fondo almeno un modello di counseling Lavoro continuo sullo sviluppo personale per la conoscenza dei propri processi psicologici

Il counselor: chi è? "Il mondo è pieno di terapeuti che usano la loro professione come una disperata strategia per evitare di affrontare se stessi" (Mearns e Thorne 2006)‏ Quali motivazioni ci spingono a diventare counselor? Necessità di un percorso personale e della supervisione continua

Motivazioni e rischi! Motivi accettabili Desiderio di aiutare gli altri Professione dignitosa Conoscenza della mente umana Studio continuo Motivi pericolosi Evitare di affrontare i propri problemi Avere potere nelle relazioni Illusioni salvifiche

Sviluppa te stesso Come sviluppare se stessi in altri modi? trovare momenti di solitudine e riflessione, scrittura di un diario entrare in un gruppo di mutuo sostegno tra colleghi (diverso dalla terapia di gruppo)‏ arricchirsi con l'arte e la lettura (poesie e romanzi di buon livello esercitano l'empatia)‏ viaggiare ed entrare in contatto reale con altre culture

Sviluppa te stesso In sintesi, oltre alla preparazione professionale e tecnica il counselor: ha una buona conoscenza personale sviluppa continuamente l'empatia e le capacità relazionali si prende cura di sè (tempo libero, svago, sport)‏ accetta se stesso e si presenta così com'è (autenticità)‏

Linee guida American Counseling Association LA RELAZIONE CON IL CLIENTE: “ La prima responsabilità del counselor è di rispettare la dignità dei clienti e promuovere il loro benessere ” “ Il counselor si assicura di raccogliere documentazione accurata sul progresso del cliente e sui servizi offerti ”

Linee guida American Counseling Association LA RELAZIONE CON IL CLIENTE: “ Il counselor e il cliente pianificano assieme e valutano con regolarità i progressi e l ’ efficacia del lavoro ” “ I cilenti hanno il diritto di avere informazioni adeguate e di decidere se proseguire o meno il trattamento ”

Linee guida American Counseling Association LA RELAZIONE CON IL CLIENTE: “ Il counselor ha l ’ obbligo di discutere con il cliente i diritti e le responsabilità di entrambi ”

American Counseling Association Se il cliente è già seguito da altri operatori, si chiede il permesso di contattarli per collaborare e stabilire relazioni positive Le relazioni non professionali o romantiche tra counsellor e cliente sono vietate (anche con i familiari del cliente e fino almeno a 5 anni dopo l ’ interruzione del trattamento)

American Counseling Association Nell ’ attività privata, i compensi devono tener conto delle possibilità economiche del cliente I counselor si rendono conto delle implicazioni dei regali. Nel decidere se accettarli o meno valutano l ’ impatto sulla relazione, la motivazione del cliente e del counselor e il valore

American Counseling Association Il counselor agisce solo nei limiti della propria competenza Accetta solo lavori per cui ha competenze e preparazione adeguate Il counselor verifica regolarmente la propria efficacia Il counselor deve interrompere, se necessario temporaneamente l ’ attività in caso di gravi problemi personali che influiscono sul lavoro

Prevenzione o promozione della salute?  Il counseling ha un’ottica preventiva  Tradizionalmente si distingue tra (Caplan 1964):  Prevenzione primaria (in campo medico, ad esempio, il pap test o simili)  Prevenzione secondaria (diagnosi precoce dei tumori dell’utero)  Prevenzione terziaria (aumentare la sopravvivenza e migliorare la qualità di vita in seguito alla malattia) 1. Prevenzione primaria è tesa a limitare le cause del disagio nell’intera società (es. promuovere resilience negli adolescenti per limitare comportamenti distruttivi) 2. Prevenzione secondaria ha lo scopo di individuare precocemente i sintomi di un disagio e i soggetti a rischio (es. individuare adolescenti a rischio che fanno uso sporadico di sostanze per evitare la dipendenza)

Prevenzione o promozione della salute? In campo psicosociale: (esempio dell’uso di sostanze Loss et al. 2008) 1. Prevenzione primaria è tesa a limitare le cause del disagio nell’intera società (es. promuovere resilience negli adolescenti per limitare comportamenti distruttivi) 2. Prevenzione secondaria ha lo scopo di individuare precocemente i sintomi di un disagio e i soggetti a rischio (es. individuare adolescenti a rischio che fanno uso sporadico di sostanze per evitare la dipendenza)

Prevenzione o promozione della salute? 3.Prevenzione terziaria ha l’obiettivo di limitare il più possibile i danni di un disagio presente e di mettere e in atto interventi riabilitativi. Ad esempio, nel caso di tossicodipendenza, limitare i danni derivanti dal comportamento antisociale oltre che dall’uso di sostanze (metadone al posto di eroina, reinserimento, borse lavoro, ecc.)

Prevenzione o promozione della salute?  La prevenzione è diretta a popolazioni a rischio per evitare l'insorgenza di un disturbo o di una malattia  La promozione della salute è rivolta a tutta la popolazione sana e mira a potenziare i fattori di protezione individuali e sociali (ad esempio le life skills, l'ambiente di vita) ‏

Life Skills identificate dall’OMS  Capacità di prendere decisioni  problem solving  pensiero critico  abilità sociali  empatia  competenza emotiva  gestione dello stress

Prevenzione o promozione della salute?  Gli interventi di promozione della salute non devono comportare rischi  Devono essere realistici e di basso costo per l'individuo e per la società  Devono essere diretti a target appropriati

Prevenzione o promozione della salute?  Ad esempio, nel caso di disturbi alimentari, un intervento di “prevenzione primaria” sarebbe rivolto ad adolescenti femmine e potrebbe affrontare il problema di un’alimentazione sana, contrastando le diete  Un intervento di “promozione della salute” potrebbe promuovere l’autostima e modelli di genere più elastici in maschi e femmine, anche prima dell’adolescenza

Il setting  E’ lo scenario spazio-temporale in cui si svolge la relazione d’aiuto  Comprende le caratterstiche materiali e spaziali (la stanza, l’arredamento, le caratteristiche del luogo)  Riguarda anche le caratteristiche psicologiche quali l’esistenza di determinate regole e di un contratto  E’ una cornice concettuale che permette di mantenere chiarezza, struttura e la giusta distanza nella relazione

Il setting  Flessibilità: a volte il counseling viene effettuato “sul campo”  Attenzione: più si è flessibili più è difficile mantenere rapporto professionale, esempi:  fuori dallo studio  dare del tu?  durata

Il setting  Quando possibile, seguire un formato coerente e strutturato per dare stabilità e chiarezza.  Elementi di base della relazione:  accoglienza  tranquillità  privacy

Iniziamo a lavorare!  Accoglienza educata, far sentire a proprio agio la persona  Stanza priva di oggetti e foto troppo personali  Sedie comode  Se possibile, evitare scrivania e privilegiare contatto faccia a faccia

Iniziamo a lavorare!  Evitare rumori e disturbi  NO TELEFONATE!!!  Un orologio da poter vedere senza girarsi continuamente  Calore della stanza e illuminazione adeguati  Pacchetto di fazzoletti di carta a disposizione

I modelli alla base del CPI  Terapia Centrata sul Cliente  Teoria dell’attaccamento  Terapia cognitivo-comportamentale

La terapia centrata sul cliente  La terapia centrata sul cliente ha trattato nella maniera più completa la relazione efficace tra counselor e cliente  Il modello di Carl Rogers e successori fonda le basi della relazione  Attualmente molti altri approcci attingono ai concetti sviluppati da Rogers

La terapia centrata sul cliente  I primi scritti di Rogers sulla terapia compaiono negli USA in un'epoca in cui si sentiva la stanchezza per la psicoanalisi tradizionale e il comportamentismo (fine anni '40, inizio ani '50)  Gli scritti di Rogers mettono al centro la persona, evitano tecnicismi, diagnosi e interpretazioni

La terapia centrata sul cliente  Rogers ebbe almeno tre meriti:  si mise ad ascoltare realmente e con mente aperta i suoi pazienti, tralasciando condizionamenti teorici  si sforzò per tutta la vita di definire chiaramente cosa funziona nella relazione  già negli anni '50 registrava e trascriveva i colloqui e iniziò a fare studi sistematici sulla terapia

L'approccio non direttivo  Cominciai a pensare che, a meno che non avessi bisogno di dimostrare la mia intelligenza e la mia cultura personale, avrei fatto meglio a fidarmi del cliente per la scelta della direzione dell'evoluzione del processo  Carl Rogers 1957

L'approccio non direttivo  Rogers ribalta l'idea tradizionale dell'interpretazione e del ruolo del terapeuta-medico che sa cosa è meglio per il paziente  Nell'approccio non direttivo seguiamo il discorso del cliente; invece che fare domande, riformuliamo ciò che dice il cliente aiutandolo a chiarire la situazione  Abbiamo fiducia che troverà la sua strada

Che cosa rende efficace la terapia? Rogers 1957 Cliente e terapeuta sono in contatto psicologico (empatia) Il cliente è in uno stato di incongruenza, vulnerabilità, ansia Il terapeuta è in uno stato di congruenza, cioè nella relazione è liberamente e profondamente se stesso Il terapeuta prova dei sentimenti di considerazione positiva incondizionata nei confronti del cliente

Che cosa rende efficace la terapia? Rogers 1957 Il terapeuta prova una comprensione empatica del sistema di riferimento interno del cliente e si sforza di comunicare al cliente questa esperienza Si verifica una comunicazione, almeno parziale, della comprensione empatica e della considerazione positiva incondizionata del terapeuta per il cliente.

Le tre codizioni fondamentali  Secondo Rogers ci sono 3 condizioni fondamentali, necessarie e sufficienti, perché la terapia sia efficace:  Empatia  Accettazione positiva incondizionata  Autenticità (o congruenza/genuinità)

L'empatia  l'empatia è “Sentire il mondo personale del cliente “come se” fosse nostro, senza però mai perdere questa qualità del “come se”” (Rogers 1957/1994, p. 57).

L'empatia  L'empatia non è contagio emotivo!  Il counselor riconosce l'emozione dell'altro, la prova dentro di sé, ma mantiene obiettività  Deriva da uno schema di riferimento interno al cliente e si differenzia dalla simpatia (schema di riferimento esterno per il cliente)

Empatia e simpatia  Un signore a 50 è stato licenziato ed è preoccupato per il suo futuro.  " ho 50 anni e mi hanno licenziato. Ma come faccio ora ad andare avanti? Troverò un altro lavoro? Ho due figli da mantenere e in qualche modo dovrò andare avanti, ma veramente qualche volta temo di non farcela!"

Empatia e simpatia  Un counselor inesperto tenta di dare una mano e rassicurare:  "mi dispiace per lei, deve essere terribile, anche a me è successo di perdere un lavoro e mi sono sentito mancare la terra sotto i piedi, pensavo di non farcela ma poi alla fine ho trovato un altro impiego, si faccia coraggio: vedrà che ce la farà"  Approccio non empatico!

Empatia e simpatia  L'intervento precedente si basa sulla simpatia, su uno schema di riferimento esterno al cliente, deriva dall'esperienza personale di chi gli parla.  Può essere utile tra amici, ma non è l'intervento di un counselor che invece rimane centrato su quanto prova e dice il cliente

Empatia e simpatia  Intervento empatico:  Ascoltando attentamente il cliente, riformulando ciò che dice, il counselor riflette accuratamente le emozioni e i pensieri dell'altro  "mi sta dicendo che ha perso il lavoro a 50 anni e teme per il suo futuro, ha paura di non risollevarsi più; si rende conto però che almeno per i figli deve trovare la forza di andare avanti in qualche modo"

Empatia  Intervento empatico:  Il counselor, a differenza degli amici, permette alla persona di esprimersi liberamente e di portare alla luce anche sentimenti "inaccettabili"  (esempi: sollievo di fronte alla morte di una persona cara dopo una lunga malattia; stanchezza e infelicità dopo la nascita di un figlio; rabbia verso i genitori, ecc.)  Solo così la persona può accettare se stessa e superare blocchi affettivi-emotivi

Empatia  Intervento empatico:  E' molto importante che l'empatia non sia solo provata dal counselor, ma che la comprensione accurata che ne deriva sia trasmessa al cliente  Rogers insiste sulla capacità del counselor di far capire al cliente che è stato ascoltato e compreso

Empatia (Mearns e Thorne 2006)  Empatia a livello 0: il counselor non ha compreso accuratamente (errore)  Empatia a livello 1: la comprensione e riformulazione è stata solo parziale  Empatia a livello 2: Il counselor ha compreso correttamente e ha riformulato il contenuto esatto al cliente  Empatia a livello 3: il counselor ha compreso correttamente e riformulato anche più di quanto il cliente abbia espresso

Empatia  E' ovvio che in un colloquio gli interventi empatici di livello 2 sono in genere preferibili e che bisogna evitare gli errori  Non bisogna pensare però che gli interventi 1 siano sempre disastrosi, né tanto meno che gli interventi a livello 3 siano sempre migliori

Empatia  Un livello di empatia parziale (1) del counselor ogni tanto può testare e promuovere l'autonomia del cliente: se quest'ultimo amplia e corregge ha modo di dissentire e anche di mettersi alla prova.  Interventi molto profondi (3) possono essere molto utili dopo una buona conoscenza del cliente e solo ogni tanto, altrimenti diventano invasivi e sollevano resistenze

Accettazione positiva incondizionata  E' una caratteristica della relazione di aiuto e raramente di altri rapporti  Il counselor accetta il cliente positivamente come persona, senza giudicare, e ha fiducia nelle sue capacità di autorealizzazione  molte persone non hanno mai provato questa esperienza prima della terapia

Accettazione positiva incondizionata  Gli individui che hanno la fortuna di crescere in un ambiente che li accetta senza condizioni, imparano a tenere conto del processo di valutazione interno al proprio organismo  Queste persone sanno ascoltare i propri bisogni e realizzano se stesse secondo le proprie attitudini, sviluppano un Sé autentico o "pienamente funzionante"

Accettazione positiva incondizionata  Purtroppo è molto comune un'esperienza di amore condizionato da parte dei genitori: si viene amati solo se si soddisfano le aspettative  Il bambino si sforza di compiacere i genitori invece che ascoltare i propri bisogni reali interni (la valutazione organismica)  Rischio: sviluppo di un falso sé

Accettazione positiva incondizionata  L'individuo che cresce secondo le aspettative degli altri invece che seguendo le proprie potenzialià vive in uno stato di incongruenza, persegue un sé ideale  Per il cliente sentirsi accettato senza condizioni è un'esperienza nuova e straordinaria, "riparatoria"  Questa esperienza permette un'esplorazione libera di tutti i vissuti, anche negativi (Kahn 1991)

Accettazione positiva incondizionata  Kahn (1991): La terapia ha successo quando il terapeuta offre al cliente una relazione diversa da quella che qualsiasi cliente può avere provato prima

Accettazione positiva incondizionata  Talvolta i clienti riferiscono comportamenti assurdi o che violano valori importanti  Il counselor non giudica la persona, ma può senz'altro mettere in discussione il comportamento o esprimere dissenso  L'empatia ci aiuta a evitare di giudicare la persona e ad accettarla incondizionatamente

Esempio  Un ragazzo racconta al counselor di avere rubato un motorino  Quale intervento può mettere in atto il counselor senza correre il rischio di diventare giudicante o complice?  Possiamo cercare di capire le ragioni del ragazzo, che cosa voleva ottenere e vedere che magari la sua azione aveva un senso ragionevole per lui

Esempio  Tuttavia ha commesso un reato e ciò va sottolineato, distinguendo tra comportamento e persona  Sarebbe utile capire cosa voleva ottenere e vedere se ci sono altre strategie per raggiungere i suoi obiettivi (essere accettato dalla compagnia? Avere un bene che hanno tutti gli amici? Maggiore libertà? Una ripicca? ecc.)