L’ITALIA NELLA PREISTORIA A cura della Prof.ssa Maria Isaura Piredda
Gli insediamenti umani in Italia tra l’età della pietra e l’età del bronzo
Perché l’Italia fu abitata fin da epoche antichissime? Il popolamento dell’Italia risale ad epoche antichissime perché, per la sua posizione geografica e la sua confermazione, la penisola italica ha sempre rappresentato una zona di transito e di incontro di popolazioni e culture differenti.
Per le fasi più antiche della storia della nostra penisola non disponiamo di documenti scritti, ma solo di testimonianze archeologiche. Il ritrovamento di strumenti di lavoro in pietra testimoniano la presenza dell’uomo in Italia sin dal paleolitico (= più di un milione di anni fa). Da allora tutte le principali fasi dell’età della pietra sono rappresentate in Italia.
Nel III millennio a.C. i gruppi umani che popolavano la penisola vivevano allo stadio della pietra levigata (o “neolitica”). L’età del bronzo ebbe inizio solo nel II millennio.
Durante l’età del bronzo si sviluppò in Italia la “cultura appenninica”. Una serie di testimonianze archeologiche rinvenute tra l’Emilia e la Calabria dimostrano che sin dal II millennio nella nostra penisola vi erano dei piccoli insediamenti in capanne o in grotte, i cui abitanti vivevano di attività agricole di sussistenza e di allevamento.
Le prime popolazioni che in Italia parlarono lingue indoeuropee furono gli abitanti delle “terremare” nella Pianura padana centro-orientale
Si trattava di insediamenti costituiti da capanne su palafitte (che servivano per la difesa dagli animali e da altri gruppi umani) La società era costituita prevalentemente da agricoltori ma anche da artigiani specializzati nella lavorazione dei metalli
La civiltà delle terramare era caratterizzata dal rito funerario dell’incinerazione che prevede la cremazione del cadavere prima della sepoltura e la deposizione delle ceneri in urne di terracotta
In questo stesso periodo (intorno alla metà del II millennio) arrivarono nelle coste della penisola italica i mercanti greci (lo dimostrano le scritture usate nei vasi ritrovati nelle isole Eolie).
La civiltà nuragica in Sardegna
Mentre le coste della Sardegna erano frequentate dai mercanti greci e fenici, nell’interno dell’isola si sviluppò tra il 1800 e il 500 a.C. circa una civiltà pastorale e guerriera che prende il nome di “civiltà nuragica” dai suoi tipici monumenti I nuraghi sono edifici costruiti con blocchi di pietra a forma di tronco di cono. Avevano una funzione di difesa e di controllo del territorio dalla penetrazione delle popolazioni greche e fenicie
Tra il 1000 e il 500 a.C. le torri principali dei nuraghi furono circondate da strutture secondarie, in modo da costruire vere e proprie fortezze collocate al centro di villaggi fatti di capanne circolari Il nuraghe proteggeva l’insediamento ed era la residenza del capo del villaggio
La civiltà nuragica possedeva una raffinata tecnica di lavorazione dei metalli Grande importanza veniva attribuita all’acqua (anche perché il territorio sardo è sempre stato arido e scarsamente piovoso) L’acqua veniva fatta oggetto di culti religiosi in santuari sotterranei a cui si accedeva attraverso una scalinata in fondo alla quale si trovava il pozzo sacro (la sorgente)
I primi popoli indoeuropei
Per ricostruire la preistoria della penisola italica, oltre alle testimonianze archeologiche, disponiamo anche di testimonianze linguistiche: iscrizioni incise su ceramica, pietra, metallo, osso o corno o dipinte su pareti tombali. Queste testimonianze risalgono al I millennio a.C. (età del ferro) e ci permettono di distinguere nettamente tra lingue indoeuropee e lingue non indoeuropee.
Nel corso del II millennio a. C Nel corso del II millennio a.C. arrivarono nella penisola popolazioni parlanti lingue di ceppo indoeuropeo Queste genti di origine indoeuropea (provenienti, cioè, dall’Europa orientale, via terra attraverso le Alpi o via mare attraverso l’Adriatico) si stabilirono soprattutto nella parte orientale della penisola, mentre nella parte occidentale dell’Italia c’erano le popolazioni che non parlavano lingue indoeuropee.
I Veneti nell’Italia nord-orientale; I Latini nel Lazio centrale; Come si presentava l’Italia nel II millennio a.C.? I popoli di origine indoeuropea (provenienti dall’Europa orientale) che si stabilirono in Italia furono: I Veneti nell’Italia nord-orientale; I Latini nel Lazio centrale; I Siculi tra Calabria e Sicilia; Gli Osco-Umbri (o Italici), tra cui i Sabini (nel Lazio orientale), gli Umbri (nell’Italia centrale), i Sanniti (nel sud della penisola); I Messapi in Puglia.
Nella parte occidentale della penisola, invece, c’erano le popolazioni che non parlavano lingue indoeuropee: I Liguri nell’Italia del nord-ovest; Gli Etruschi in Toscana e nel Lazio settentrionale; I Sicani nella Sicilia occidentale; I Sardi (civiltà nuragica) in Sardegna (che parlavano lingue risalenti addirittura al neolitico).
Tutti questi insediamenti umani risalgono ancora alla fase di “preistoria” e si protrarrà fino all’VIII secolo, periodo in cui si colloca l’inizio della storia nella penisola italica in concomitanza con il diffondersi dell’uso della scrittura.
Italia pre-romana