1 Dipartimento di Scienze dell’Educazione Università di Salerno Dipartimento di Scienze Statistiche Università di Napoli Federico II Cooperativa sociale DEDALUS
2 Introduzione: finalità e contributi conoscitivi 1.Obiettivi generali e specifici della ricerca, informazioni utilizzate, studiosi coinvolti, struttura del volume 2.Cenni ad alcuni dei risultati emersi dalla ricerca con riguardo a: 2.1 dimensione della presenza straniera, 2.2 coordinate geografiche, 2.3 caratteristiche individuali e famigliari, 2.4 condizione abitativa, 2.5 mercato del lavoro, 2.6 integrazione
3 1. Obiettivi e finalità specifiche Partecipare ad un progetto di ricerca nazionale sull’integrazione degli immigrati promosso dalla Fondazione ISMU di Milano, a cui hanno partecipato 18 gruppi locali di ricerca per un totale di 32 unità territoriali (province o grandi comuni) oggetto d’indagine. Contribuire alla conoscenza su dimensioni, caratteristiche, condizioni di vita e di lavoro, aspirazioni, percezioni e opinioni degli immigrati che vivono sul territorio napoletano, collettivo in rapida evoluzione e di cui le fonti ufficiali riescono a dare un’immagine certamente utile ma senza dubbio incompleta e superficiale. Segnalare la necessità di un monitoraggio quantomeno periodico di un fenomeno così complesso ed articolato, essenziale per l’adozione di politiche sociali aderenti alla realtà e ai bisogni delle persone.
4 1. Fonti informative utilizzate Principali rilevazioni ufficiali per lo più a carattere amministrativo: in particolare, rilevazioni anagrafiche degli stranieri residenti; permessi di soggiorno del Ministero dell’Interno rivisti dall’Istat; Indagine campionaria del 2008 sull’integrazione degli immigrati maggiorenni (circa interviste in 32 unità territoriali italiane di cui 900 a Napoli e nei paesi vesuviani); Indagine ITAGEN2 nell’a.s sugli alunni italiani e stranieri nelle scuole secondarie di primo grado (in totale interviste di cui quasi in Campania); Altre indagini campionarie precedenti (in particolare, indagine SUD del 2005: interviste in Italia di cui nel Mezzogiorno e in provincia di Napoli).
La principale base informativa Nella seconda metà del 2008 è stata realizzata un’indagine campionaria con il metodo dei centri di aggregazione sugli stranieri maggiorenni originari dei Pfpm presenti a Napoli e in alcuni comuni dell’area vesuviana. Tale indagine rientra nel progetto promosso dalla Fondazione ISMU volto a misurare l’integrazione degli immigrati in diverse realtà territoriali italiane (Cesareo e Blangiardo, 2009). Comuni considerati Enti coinvolti nell’indagine svolta sul territorio della provincia di NAPOLI: - per il comune di Napoli, Dipartimento di Scienze Statistiche Università di Napoli Federico II e Cooperativa sociale Dedalus; - per i paesi vesuviani, Dipartimento di Scienze dell’educazione dell’Università di Salerno. 900 interviste di cui 400 a Napoli e 500 nei paesi vesuviani. L’indagine sull’integrazione
6 1. Elenco degli autori del volume AutoriEnti di appartenenza Ammaturo NataleUniversità di Salerno Cappelli CarmelaUniversità di Napoli Federico II de Filippo ElenaUniv. di Napoli Federico II e Cooperativa Dedalus di Napoli Diana PaoloUniversità di Salerno Ferrara RaffaeleUniversità di Napoli Federico II (adesso ISTAT) Forcellati LindaUniversità di Napoli Federico II Mangone EmilianaUniversità di Salerno Masullo GiuseppeUniversità di Salerno Mauriello RosaCooperativa Dedalus di Napoli Morniroli AndreaCooperativa Dedalus di Napoli Mussino EleonoraSapienza Università di Roma (adesso ISTAT) Nunziata VirginiaUniversità di Salerno Smarrazzo GiacomoCooperativa Dedalus di Napoli Strozza SalvatoreUniversità di Napoli Federico II Truda GiovannaUniversità di Salerno
7 1. Indice del volume 1. Gli stranieri nel napoletano: numeri, insediamenti e caratteristiche di un fenomeno in crescita 2. Tempi e luoghi dell’immigrazione: il lungo e contraddittorio processo di stabilizzazione della presenza 3. La famiglia degli immigrati: quale e dove? 4. La condizione abitativa. Tra integrazione e segregazione 5. L’inserimento nel mercato del lavoro 6. Capitale umano e necessità formative 7. I processi comunicativi per l’intercultura: non solo un problema di lingua 8. Tra integrazione e particolarismi: gli immigrati e il ricorso ai servizi sanitari 9. Integrazione come integrità e conservazione delle culture di origine 10. Segnali di integrazione: alcune possibili letture 11. Dalla parte dei figli: il difficile inserimento scolastico 12. Le politiche e il governo dei flussi migratori
La dimensione globale della presenza Stranieri originari dei Pfpm distinti per condizione di presenza. Provincia di Napoli, vari anni. Stime in migliaia e valori percentuali. Fonti: elaborazioni proprie (Ammaturo, De Filippo, Strozza, 2010) e stime di Blangiardo, Tanturri (2006) e Strozza, Orientale Caputo (2007).
Dimensione e aree di provenienza Percentuale per area di cittadinanza degli stranieri residenti e non residenti che vivono nel comune capoluogo e nel resto della provincia
Dimensione e paesi di provenienza … Graduatoria delle prime dieci cittadinanze dei Pfpm presenti nella provincia di Napoli ad inizio Numeri assoluti e valori percentuali
… differenze tra comuni nel napoletano Fig. 5 – Percentuale stranieri sul totale dei residenti, inizio Fig. 6 – Quozienti di localizzazione comunale
… differenze tra comuni nel napoletano % donne Indicatori elementari considerati per i 92 comuni: 1)incidenza stranieri (stranieri x 100 residenti), 2)numero totale di nazionalità, 3)numero minimo di nazionalità necessarie per raggiungere il 75% degli stranieri 4)% donne 5)% giovani (0-14 anni), 6)% anziani (65+ anni), 7)indice di carico di figli per donna (persone di 0-4 anni per 100 donne anni) 8)età media 9)% cittadini dei paesi ricchi, 10)% cittadini dei nuovi paesi dell’Ue, 11)% cittadini dell’Europa centro-orientale, 12)% cittadini del Nord Africa, 13)% cittadini del resto Africa, 14) % cittadini dell’Asia 15) indice relativo di dissomiglianza composizione per cittadinanza rispetto alla corrispondente composizione provinciale
… differenze tra comuni nel napoletano Pesi fattoriali: correlazione tra indicatori elementari e fattori
… differenze tra comuni nel napoletano Dendrogramma
… differenze tra comuni nel napoletano Raggruppamento dei 92 comuni in 6 classi omogenee GR1: presenza particolarmente eterogenea per nazionalità, minore importanza neo- comunitari e peso più elevato sub-sahariani GR2: numero contenuto di stranieri, di poche nazionalità soprattutto esteuropei GR3: elevato impatto stranieri (oltre 5%), quota significativa immigrati da paesi ricchi e Am. Latina. Età media più elevata, importanza anziani GR4: scarso impatto, netta prevalenza donne, sopra-rap- presentati anziani, immigrati dai paesi ricchi, esteuropei e latino- americani GR5: forte impatto, peso delle famiglie. Equilibrio di genere, molti minori, elevato carico di figli per donna, età media più bassa. Asiatici GR6: minore prevalenza donne, età media più bassa, più giovani e maggiore carico di figli per donna. Neo- comunitari e Nordafricani
Caratteristiche individuali Nel capoluogo partenopeo Ucraini e Srilankesi costituiscono i due gruppi più numerosi. Il primo a netta predominanza femminile, con un’età media abbastanza elevata (42 anni) e una durata media della presenza in Italia non troppo lunga (circa 8 anni), il secondo con una leggera prevalenza maschile, un’età media sotto i 38 anni e la maggiore anzianità di presenza (in media 12 anni). Sono spesso coniugati (2 su 3), caratteristica che, insieme a una composizione di genere tutto sommato equilibrata, accomuna gli Srilankesi ai Cinesi. Se i Polacchi hanno come gli Ucraini una schiacciante prevalenza femminile, i Senegalesi sono quasi tutti maschi giovani non coniugati. Nei paesi vesuviani ci sono minori squilibri di genere. Tra gli Ucraini e i Polacchi la prevalenza femminile appare più contenuta e tra i Cinesi, gruppo più numeroso, c’è un sostanziale equilibrio. L’età media è per queste comunità sempre inferiore a quella osservata nel comune capoluogo. Meno di 37 anni per gli Ucraini che rimangono il gruppo con l’età media più elevata. Sono i Polacchi ad avere la maggiore anzianità di presenza (11 anni in media), mentre la comunità ucraina è quella di più recente insediamento (in media meno di 6 anni).
… e famigliari % per tipologia familiare acquisita. Popolazione straniera maggiorenne proveniente dai Pfpm, distinta per genere. Comune di Napoli e area vesuviana, Importante è il ruolo giocato dall’età e dalla durata della presenza in Italia, ma a parità di queste ed altre variabili, il genere continua ad essere una discriminante importante con le donne che hanno una probabilità di avere famiglia quasi due volte quella degli uomini.
La famiglia: quale e dove? % tipologie familiari in emigrazione per genere e area di insediamento
Famiglie nello spazio migratorio Rischi relativi di avere una famiglia spezzata Nei comuni vesuviani sembrano più elevate le possibilità di stabilizzazione delle presenze e (ri)composizione dei nuclei familiari.
Modalità abitative % per modalità abitativa dichiarata dagli stranieri dei Pfpm distinti per area di presenza, 2005 e 2008 Nonostante lo scenario in lenta evoluzione, evidente è la condizione di sofferenza e di svantaggio rispetto al Centro-Nord e al resto del Mezzogiorno. La strada verso l’autonomia abitativa appare, dunque, per molti immigrati di Napoli e dei paesi vesuviani lastricata di ostacoli.
2.4. Condizioni abitative a Napoli 21 Modalità e condizioni abitative dichiarate dagli stranieri dei Pfpm distinti per gruppi nazionali. Comune di Napoli, La condizione abitativa della componente srilankese, segnata da una maggiore attenzione alla qualità (alte spese) a discapito della dimensione dell’appartamento (monolocale), posta in relazione alla situazione familiare, sembra rafforzare l’ipotesi di una maggiore integrazione e stabilizzazione nel contesto di insediamento, presentando percorsi di vita più distanti da quelli intrapresi generalmente dagli altri immigrati.
2.4. Le tipologie abitative prevalenti Primo gruppo (22,7%): immigrati «soli» (68,7%) presenti da non più di due anni con condizioni abitative non autonome (61,8%) e temporanee (19%) che vivono in household, con un numero elevato di amici o conoscenti, in situazioni di affollamento e marginalità abitativa. È la componente più giovane dell’immigrazione napoletana e con più difficoltà di integrazione. Anche se le spese per l’alloggio sono relativamente basse non fanno rimesse. Secondo gruppo (13,6%): soprattutto donne non più giovani Ucraine (63,2%) con famiglia spezzata residenti sul luogo di lavoro (81,1%), impiegate come colf o badanti. Tale situazione tiene basso il budget mensile per la casa permettendo di fare rimesse e sostenere la famiglia in patria. Terzo gruppo (31,4%): immigrati maschi anch’essi con «famiglia spezzata» che vivono in alloggi condivisi di piccole dimensioni ma con la completa disponibilità (81%) e con spese mensili di euro. Quarto gruppo (32,3%): stranieri di più «antica» immigrazione provenienti soprattutto da Polonia e Sri Lanka che vivono in famiglie complete di tipo tradizionale (72,5%). La casa è di piccole dimensioni, ma appare accogliente e i membri non hanno limitazioni di spazio. La scelta di vivere in famiglia, la condizione di autonomia abitativa, l’assenza di rimesse e la quota rilevante di spese (oltre i 300 euro) sono segnali di stabilizzazione e integrazione. 22
2.5. L’inserimento lavorativo Per descrivere la condizione lavorativa degli immigrati nella provincia di Napoli, mettendo in evidenza similitudini e differenze di inserimento nella metropoli campana e nei paesi vesuviani, non si può prescindere dal cosiddetto modello mediterraneo delle migrazioni. L’analisi dell’inserimento degli stranieri nel mercato del lavoro fa emergere il ruolo marginale che essi hanno in termini di capacità contrattuale, e sebbene il loro impiego in alcuni casi sia diventato un elemento strutturale, gli immigrati sono più presenti dove è più probabile incappare in situazioni di sfruttamento lavorativo. Nonostante la maggiore diversificazione dei lavori degli immigrati e l’allargamento delle aree geografiche di provenienza, permane tuttora una forte specializzazione/segregazione etnico lavorativa, in provincia di Napoli, come nel resto della regione. 23
2.5. La condizione lavorativa 24
2.5. I settori di attività 25 % per settore di attività degli occupati stranieri dei Pfpm distinti per genere e area di presenza. Napoli e paesi vesuviani, 2008
2.5. Nazionalità e mercati del lavoro Tra gli Ucraini migliore è la condizione lavorativa di quelli che vivono a Napoli rispetto a coloro che sono nei paesi vesuviani (tra i primi il 37,2% svolge un lavoro regolare a tempo pieno, contro il 20% tra i secondi). Al contrario, i dipendenti a tempo determinato o parasubordinato, così come quelli in condizione non professionale, incidono maggiormente in provincia. La condizione di irregolarità nello svolgimento dell’attività lavorativa e il tasso di disoccupazione sono pressoché gli stessi nelle due aree. Forte è la segregazione occupazionale per le donne nell’area urbana: 72% nei servizi alle famiglie, al disotto del 40% nei paesi vesuviani dove maggiore è la diversificazione delle attività. I Cinese hanno in entrambe le aree una minore disoccupazione e una più elevata incidenza delle occupazioni stabili e regolari. È rilevante la quota di coloro che si sono definiti in condizione non professionale. A Napoli è maggiore la concentrazione in attività autonome e in impieghi dipendenti regolari; nei comuni vesuviani è invece significativa la proporzione di imprenditori (14,1%), condizione trascurabile nel capoluogo. Il commercio nelle sue diverse forme è il settore di attività prevalente: 73,3% a Napoli e 50% nei paesi vesuviani, con una maggiore incidenza tra gli uomini. Le donne, soprattutto a Napoli, sono frequentemente impegnate nella ristorazione. Importante è anche l’impiego nell’industria: il 35% nei paesi vesuviani e solo l’11,4% nella metropoli partenopea. 26
2.5. Nazionalità e mercati del lavoro Nei comuni dell’area vesuviana i Marocchini sono arrivati da oltre trent’anni trovando occasioni di lavoro un po’ in tutti i settori, ma con una maggiore concentrazione nel commercio (circa un quarto degli occupati). Il 33% svolge un lavoro stabile e regolare, percentuale che nella zona è più bassa soltanto a quella relativa alla comunità cinese e il tasso di disoccupazione è invece il più alto tra quelli dei gruppi nazionali considerati nei paesi vesuviani. Quella Srilankese è a Napoli una delle comunità di più antico insediamento, tradizionalmente occupata nei servizi alle famiglie (66,7%), ma che ha differenziato, con il passar degli anni, le attività lavorative svolte. Minore è però l’incidenza di coloro che lavorano come badante o domestico fisso, mentre la maggior parte svolge attività di domestico ad ore. Modalità lavorativa probabilmente preferita per la presenza della famiglia e la necessità di conciliazione dei tempi. Tale processo ha probabilmente ridotto l’area delle «garanzie» e con l’ingresso in nuovi settori occupazionali (sono occupati nel commercio il 24% degli Srilankesi) le condizioni di stabilità e regolarità degli impieghi si sono andate comprimendo. Maggiore risulta la precarietà, visto che quasi il 39% svolge un lavoro irregolare e il tasso disoccupazione è il più alto tra i gruppi considerati (12%). 27
2.6. Le dimensioni dell’integrazione 28 MODELLO ISMU
2.6. Integrazione e territorio 29 Indici di integrazione culturale, sociale, politica ed economica standardizzati per cittadinanza riferiti agli immigrati in 32 unità territoriali
2.6. Minori livelli di integrazione a Napoli 30 Proiezione delle 32 unità territoriali sul primo piano fattoriale
2.6. L’integrazione a Napoli e nel vesuviano 31 Punteggi medi degli indici di integrazione tematici per genere. Italia, comune di Napoli e paesi vesuviani, 2008 Come già osservato su scala nazionale, anche nelle due aree della provincia di Napoli risulta confermato il vantaggio delle donne nel livello di integrazione, tra gli immigrati insediatisi nell’entroterra vesuviano con riferimento a tutte le dimensioni considerate. Particolarmente ampio è il divario con riferimento all’indice di integrazione culturale dovuto probabilmente alla migliore conoscenza e al maggiore utilizzo dell’italiano.
Fattori di integrazione e determinanti Risultati regressioni lineari multiple con variabili dipendenti gli indici sintetici di integrazione
Indicazioni per favorire l’integrazione Ne scaturiscono indicazioni di cui tener conto nella definizione, articolazione e messa in campo di strategie e politiche di integrazione tese a fornire un effettivo supporto alla realizzazione di una società multietnica e multiculturale a bassa conflittualità. Se il carattere dinamico e processuale dell’integrazione non può che dipendere dal tempo, va tenuto presente che gli uomini, le persone meno giovani e meno istruite, nonché particolari gruppi nazionali, possono avere una minore propensione all’integrazione socio-culturale e quindi dovrebbero essere destinatari di misure specifiche volte a sollecitare l’incontro e l’interscambio tra culture diverse. Iniziative che dovrebbero nello stesso tempo avere l’ambizione di favorire la conoscenza dell’altro anche da parte della popolazione locale, cioè stimolare l’incontro e l’interscambio tra persone portatrici di modi di vedere e di vivere differenti. Casa e lavoro sono i cardini dell’inserimento economico degli immigrati, che assumono problematicità differenti connesse alle caratteristiche e ai progetti delle persone, ma anche alle possibilità offerte dai contesti locali di inserimento. Nel napoletano appare peggiore la situazione delle persone presenti nel polo dell’area metropolitana, dove si registra una minore articolazione delle occasioni di lavoro e appare più complesso il mercato immobiliare, sia in locazione che in compravendita.
2.6. Ulteriori indicazioni 34 La formazione socio-professionale rappresenta un momento importante per ridurre la forte sottoutilizzazione del capitale umano, dato dall’istruzione e dalle competenze acquisite, problematica questa particolarmente rilevante tra le donne immigrate e in alcuni gruppi nazionali (in special modo tra gli Africani). Senza contare che proprio istruzione e, più in generale, formazione sono i pilastri su cui costruire per i figli degli immigrati, collettivo in forte crescita pure in Campania e nel napoletano, il pieno inserimento socio-economico e quella mobilità sociale ascendente a cui possono essere ricondotte molte delle aspettative dei genitori, ma anche le possibilità di coesione della nostra società presente e futura.
3. … e più in generale Si tratta di sfide importanti che per poter esser vinte richiedono il continuo aggiornamento delle conoscenza sulle dimensioni, caratteristiche, condizioni di vita, progetti e aspirazioni degli immigrati, nonché la valutazione periodica dell’impatto delle iniziative intraprese. Con riguardo al primo di questi due aspetti il volume proposto dovrebbe rappresentare quantomeno un contributo ulteriore per l’aggiornamento della situazione e delle tematiche di interesse, con l’intento palese di sensibilizzare gli operatori verso l’osservazione continua di una realtà in movimento e di stimolare riflessioni e strategie di intervento tese a favorire l’integrazione tra vecchi e nuovi abitanti dei diversi territori della provincia. 35