L’assetto gestionale del settore in Toscana e la nuova normativa sui rifiuti urbani e i servizi pubblici locali Andrea Sbandati – Direttore Cispel Toscana.

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Transcript della presentazione:

L’assetto gestionale del settore in Toscana e la nuova normativa sui rifiuti urbani e i servizi pubblici locali Andrea Sbandati – Direttore Cispel Toscana

Sommario dell’intervento Il quadro gestionale in Toscana e gli Ambiti Territoriali Ottimali I costi e il fabbisogno di investimenti Il nuovo quadro normativo Conclusioni

Il quadro gestionale In Toscana prevale la gestione dei rifiuti urbani tramite aziende pubbliche (oltre il 75 % della popolazione regionale servita) Prevale la gestione integrata delle fasi raccolta- smaltimento, anche se non mancano casi di separazione Il numero delle aziende pubbliche è contenuto (circa 25), da un minimo di 1 ad un massimo di 5 per ambito Sono in corso processi di concentrazione ed integrazione fra imprese Quasi tutte le aziende pubbliche (20) sono spa, la metà ha una rilevante presenza di cosi privati

Forme gestionali e quote di mercato

Forme gestionali per ambito

I possibili gestori di ambito Nell’Ambito di Siena c’è un gestore unico di ambito Nell’Ambito di Prato c’è un unico gestore Negli Ambiti di Pisa, Grosseto e Pistoia-Empoli esistono gestori largamente prevalenti nel loro ambito Negli Ambiti di Arezzo e di Massa esistono di fatto due soli gestori Negli Ambiti di Firenze, Livorno e Lucca esistono 4-5 gestori.

Qualche dato economico Le aziende pubbliche fatturano circa 350 milioni di Euro, presentano ammortamenti per 35 milioni di Euro, occupano addetti, servono 2,7 milioni di abitanti. Il costo complessivo dei servizi ammonta in Toscana nel 2000 a circa 400 milioni di Euro. Il costo al kg oscilla fra 300 e 430 “vecchie lire”, valori medi se riferiti alle prestazioni (raccolta differenziata, trattamento) Il fabbisogno di investimenti complessivo è stimato in 785 milioni di Euro, in 10 anni.

Investimenti previsti per ambito

La stima dei costi (in vecchie lire)

La sfida futura Realizzare gli investimenti e l’adeguamento impiantistico Migliorare la qualità dei servizi (spazzamento, racconta differenziata) e il gradimento degli utenti Migliorare l’efficienza operativa Migliorare la capacità imprenditoriale delle aziende

Il nuovo quadro normativo La legge nazionale La legge regionale La nuova normativa sui servizi pubblici locali (art. 356 della Legge Finanziaria )

La legge nazionale Il D. Lgs 22/97prevedeva la gestione per Ambiti Territoriali Ottimali (art. 23) Gli ambiti sono di dimensione provinciale Gli ambiti sono comuni e province associate (in convenzione o consorzio) Non si prevede il gestore unico, ma la gestione integrata e il superamento della frammentazione Ad oggi il numero degli ambiti insediato è modesto Prevale una scarsa attenzione al riordino delle gestioni per ambito territoriale

La legge nazionale Il percorso di costituzione degli ambiti deve proseguire ? L’attuale Ministero dell’Ambiente ha ribadito la volontà di proseguire nella gestione per Ambiti, con ambiti più grandi ( abitanti) che diventano stazioni appaltanti per gare ad evidenza pubblica. E’ in corso la riscrittura del Decreto Ronchi. E’ l’occasione per chiarire meglio il ruolo e la configurazione degli Ambiti7

La attuale legge regionale La Legge 25/98 applica in Toscana il D.Lgs 22/97 Si prevede la costituzione di Comunità di Ambito le quali: –Attuano i Piani Provinciali –Redigono il Piano industriale di Ambito –Affidano la gestione del servizio –Svolgono l’attività di controllo

La riforma dei servizi pubblici locali La Legge Finanziaria 2002, all’art 35 ha riformato le modalità di gestione dei servizi pubblici locali Si introduce l’obbligo della gara per l’assegnazione dei servizi a rilevanza industriale Si introduce la separazione fra proprietà degli impianti e gestione del servizio E’ possibile la gestione separata di reti e impianti da erogazione del servizio. In questo caso è consentito l’affidamento diretto della gestione delle reti e degli impianti Gli affidamenti in essere continuano per la durata della fase transitoria (3-5 anni + i bonus)

Gli interrogativi che si pongono La gestione dei rifiuti è servizio a rilevanza industriale ? Anche la fase di trattamento e smaltimento? Siamo in attesa del Regolamento. Gli affidamenti diretti sono consentiti oltre la fase transitoria a condizione che il gestore non svolga attività imprenditoriale fuori ambito? E’ possibile nella gestione dei rifiuti urbani la separazione fra gestione degli impianti ed erogazione del servizio? Con quale provvedimento ? Gli Ambiti Territoriali Ottimali che si insediano dopo il 31 dicembre 2001 possono “ereditare” gli affidamenti preesistenti e usare la fase transitoria ? Manca una previsione normativa specifica come per il servizio idrico (comma 5). Come si concilia l’affidamento dei servizi da parte dell’Ambito con la possibilità che la società di proprietà degli impianti bandisca la gara ?

Le esigenze del settore Disporre di un quadro normativo certo che consenta di definire strategie chiare su investimenti, sviluppo, eventuali privatizzazioni. Favorire i processi di liberalizzazione, introducendo più concorrenza nel mercato e per il mercato, in un quadro di valorizzazione delle imprese esistenti. Disporre di un sistema di affidamento che renda possibile l’investimento in infrastrutture impiantistiche, incentivi i processi di apertura ai privati e incentivi le aggregazioni. La confusione normativa ritarda gli investimenti, disincentiva le privatizzazioni, blocca i processi di miglioramento.

Completare il quadro normativo Chiarire le competenze statali e regionali in materia di servizi pubblici locali. Disporre di una norma di settore coerente con le norme generali. Aggiornare la legislazione regionale.

La nuova normativa regionale Deve definire con chiarezza l’ambito di applicazione delle nuove regole nel settore rifiuti (tutto il servizio o solo una parte) Deve consentire agli Ambiti di affidare i servizi in condizioni di certezza, potendo usare la fase transitoria prevista dall’art 35, e definendo un regime di proroghe funzionale al disegno di politica industriale Deve rendere possibile la separazione fra gestione degli impianti e erogazione del servizio, in modo da consentire la scelta da parte degli Ambiti nei Piani industriali Deve definire quali sono i beni per cui è obbligatorio lo scorporo societario.

La politica industriale in Toscana In Toscana la priorità è data dagli investimenti in impianti (circa 800 milioni di Euro). Il sistema degli affidamenti deve consentire la loro finanziabilità. Le aziende pubbliche, tramite le opportune alleanze, possono e devono essere il motore di questa trasformazione. Il sistema delle imprese pubbliche deve rafforzarsi tramite processi di concentrazione e apertura al capitale privato. La normativa deve agevolare questi processi e non ritardarli. L’efficienza del sistema può trarre vantaggio dai processi di concentrazione e da una maggiore apertura dei mercati. Si rende necessario un equilibrio fra politiche di liberalizzazione e politiche industriali.