DEVIANZA E CRIMINALITA’

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DEVIANZA E CRIMINALITA’

La vita sociale è governata da norme, cioè regole di comportamento che vigono all’interno di un gruppo sociale o di una società. Solitamente siamo indotti a rispettare queste norme, perché: siamo stati socializzati al loro rispetto e le abbiamo interiorizzate; sono rafforzate da delle sanzioni. Le sanzioni si distinguono in: positive: ricompensano chi rispetta la norma; negative: puniscono chi non rispetta la norma; E in: formali: se applicate da specifiche autorità a ciò preposte (es. polizia, tribunali); informali: reazioni più spontanee e meno organizzate.

La devianza è la non conformità a una norma o complesso di norme accettate da un numero significativo di individui all’interno di una collettività. Il deviante è chi non rispetta una norma di qualche tipo. La maggior parte di noi, in certe occasioni, trasgredisce norme di comportamento generalmente accettate. Nessuna società può essere facilmente suddivisa tra coloro che si attengono alle norme e coloro che non le rispettano. Quando la devianza non riguarda un singolo individuo, ma un gruppo sociale si parla di subcultura deviante.

Devianza e criminalità spesso coincidono, ma non sono sinonimi. Il concetto di devianza è più ampio, poiché la criminalità si riferisce a quei comportamenti che violano la legge. Devianza Criminalità comportamento non conforme a una norma sociale comportamento che viola la legge  reato Sociologia della devianza Criminologia

Esistono diversi approcci allo studio della devianza e della criminalità: biologico; psicologico; sociologico. Le principali prospettive in cui si articola l’approccio sociologico sono: teorie funzionaliste; teorie interazioniste; teorie del conflitto; teorie del controllo sociale.

L’approccio biologico rappresenta uno dei primi tentativi di studio della devianza: alcune caratteristiche innate degli individui sono viste come cause del comportamento deviante e criminale. I principali esponenti furono: - Cesare Lombroso: i criminali sono individui biologicamente degradati o minorati e possono essere identificati da certe caratteristiche anatomiche (es. forma del cranio e della fronte); - W.H. Sheldon: i tipi muscolosi e attivi (mesomorfi) sono più aggressivi e quindi hanno maggiori probabilità di diventare criminali rispetto ai tipi più magri (ectomorfi) o ai tipi più grassi (endomorfi).

Personalità psicopatica L’approccio psicologico ricerca la spiegazione della devianza concentrandosi sui tratti della personalità dell’individuo. Personalità psicopatica Lo psicopatico è una persona chiusa e incapace di emozione, che agisce d’impulso e raramente avverte un senso di colpa. Gli individui che presentano tratti piscopatici commettono talvolta reati violenti. Le teorie psicologiche spiegano solo alcuni aspetti della criminalità, poiché esistono molti tipi di reati e tutte le persone che li commettono non hanno le stesse caratteristiche psicologiche.

Approccio sociologico / Teorie funzionaliste Le teorie funzionaliste considerano la devianza e la criminalità come il risultato di tensioni strutturali e della carenza di regolazione morale all’interno della società. Fra i principali esponenti: E. Durkheim e R.K. Merton: anomia e devianza  teoria della tensione; A. Cohen e altri: spiegazioni delinquenziali.

inevitabile necessario Approccio sociologico / Teorie funzionaliste La teoria della devianza di Durkheim Concetto di ‘anomia’: caduta di valori e norme tradizionali non sostituite da altri punti di riferimento. La devianza è un fatto sociale inevitabile necessario nessuna società raggiunge un consenso totale sui valori e le norme che la governano; forza innovatrice (funzione adattiva); sollecita una risposta collettiva che rafforza la solidarietà di gruppo ed esplicita le norme sociali (definizione dei confini). - il mondo moderno lascia più spazio alle libere scelte individuali  meno conformismo.

mezzi istituzionalizzati Approccio sociologico / Teorie funzionaliste La teoria della tensione di R.K. Merton individua nella struttura della società stessa la fonte del comportamento criminale. Riprende il concetto di ‘anomia’ riferendolo alla tensione cui è sottoposto il comportamento individuale quando norme e realtà sociale entrano in conflitto. Nelle società industrializzate, esiste un conflitto fra: mete culturali mezzi istituzionalizzati valori solitamente accettati del successo materiale. autodisciplina e duro lavoro.

Mezzi istituzionalizzati Merton individua cinque possibili reazioni alla tensione fra mete culturali e mezzi istituzionalizzati: Metodi di adattamento Mete culturali Mezzi istituzionalizzati Conformismo + Innovazione – Ritualismo Rinuncia Ribellione + / – Legenda: + significa “accettazione”; (–) significa “rifiuto”; (+/–) significa “rifiuto di mete o mezzi dominanti e sostituzione con nuove mete e nuovi mezzi”.

Approccio sociologico / Teorie funzionaliste La devianza viene definita in riferimento alle subculture di gruppi, i quali adottano norme che incoraggiano o premiano il comportamento criminale. A. Cohen: le risposte devianti alla tensione tra valori e mezzi sono mediate dai gruppi sociali. I ragazzi del ceto operaio più povero, frustati nella loro condizione di vita, tendono a organizzarsi in subculture delinquenziali. Cloward e Ohlin: i ragazzi più a ‘rischio’ provengono dalla classe operaia. Inoltre, hanno interiorizzato i valori del ceto medio e sono stati incoraggiati a desiderare un futuro borghese, per poi scoprirsi impossibilitati a realizzare le proprie aspirazioni.

Approccio sociologico / Teorie interazioniste Le teorie interazioniste concepiscono la devianza come un fenomeno socialmente costruito. Esse si interrogano sul modo in cui i comportamenti vengono definiti devianti e sul perché certi gruppi e non altri sono etichettati come devianti. Fra i principali esponenti: - E.H. Sutherland:associazione differenziale; H. Becker: teoria dell’etichettamento.

Approccio sociologico / Teorie interazioniste Associazione differenziale E.H. Sutherland In una società che ospita molte subculture diverse, solo alcuni ambienti sociali tendono a incoraggiare la criminalità. Gli individui diventano criminali associandosi ad altri che sono portatori di norme criminali. Il comportamento criminale viene appreso soprattutto all’interno dei gruppi primari, in particolare il gruppo dei pari.

Approccio sociologico / Teorie interazioniste Teoria dell’etichettamento La devianza è interpretata come un processo di interazione tra devianti e non devianti. Le etichette che definiscono le varie categorie di devianza esprimono la struttura di potere della società. H. Becker: “il comportamento deviante è il comportamento così etichettato”. Il comportamento deviante non è il fattore determinante nella trasformazione di un individuo in ‘deviante’; piuttosto vi sono processi non collegati al comportamento stesso che esercitano una grande influenza sull’etichettamento (es. abbigliamento, modo di parlare, paese di origine).

Devianza primaria Devianza secondaria Approccio sociologico / Teorie interazioniste Teoria dell’etichettamento L’etichettamento non condiziona solo il modo in cui si è visti dagli altri, ma anche la concezione di sé. E. Lemert La devianza è un fatto comune e solitamente senza conseguenze per gli individui. Devianza primaria Devianza secondaria È l’atto iniziale di trasgressione. Solitamente rimane ‘marginale’ sul piano dell’identità individuale. Si ha quando l’individuo accetta l’etichetta che gli è stata imposta, vedendo se stesso come ‘deviante’.

Approccio sociologico / Teorie del conflitto Le teorie del conflitto considerano la devianza una scelta deliberata e spesso di natura politica. Gli individui scelgono attivamente di adottare un comportamento deviante per reazione alle disuguaglianze del sistema capitalistico. Il filone della New Criminology ha evidenziato come il comportamento criminoso si verifichi a tutti i livelli della società e debba essere compreso nel contesto delle disuguaglianze e dei conflitti di interesse tra gruppi sociali.

Approccio sociologico / Teorie del conflitto Nuovo realismo di sinistra Secondo questo approccio, le subculture criminali nei centri urbani non nascono dalla povertà, ma dalla mancanza di inserimento sociale. La criminologia deve impegnarsi sui problemi concreti del controllo della criminalità e della politica sociale; inoltre deve: - avere un atteggiamento più sensibile nei confronti della comunità; - dare più voce ai cittadini in merito alle priorità del controllo nell’area in cui vivono; - sviluppare politiche di intervento ‘minimali’ attraverso funzionari di polizia locali, responsabili verso i cittadini; - prestare attenzione alle vittime dei reati e alle indagini sulla vittimizzazione.

Approccio sociologico / Teorie del controllo Le teorie del controllo postulano che il reato si verifichi in conseguenza di uno squilibrio tra impulso all’attività criminosa e il controllo sociale o fisico che ne è il deterrente. T. Hirschi sostiene che: gli essere umani sono essenzialmente egoisti e prendono decisioni calcolate a proposito degli atti criminosi, valutandone i potenziali rischi e benefici.

Hirschi individua quattro tipi di vincoli che legano l’individuo alla società, promuovendo così un comportamento rispettoso della legge: - l’attaccamento: vincolo di tipo affettivo; l’impegno: vincolo di tipo materiale; il coinvolgimento: vincolo di tipo temporale; le credenze: vincolo di tipo morale. Per alcuni teorici del controllo, l’aumento dei reati deriva dall’aumento delle occasioni favorevoli alle attività criminose. Per contrastare questo sviluppo negli ultimi anni si sono adottati due tipi di politiche: protezione del bersaglio: rende più difficile compiere il reato; tolleranza zero: mantenimento dell’ordine sociale.

Molti reati non vengono registrati per: mancanza di segnalazione del reato alla polizia; assenza di registrazione del reato; scetticismo della polizia sulla validità delle informazioni ricevute su un presunto reato. Le statistiche ufficiali sulla criminalità forniscono i dati meno affidabili tra quelli pubblicati ufficialmente su temi di carattere sociale, perché tengono conto solo dei fatti registrati dalla polizia. Una risposta a questo problema sono le indagini sulla vittimizzazione rivolte a un campione di intervistati.

Esiste un rapporto tra genere e criminalità? I tassi di criminalità femminili sono inferiori a quelli maschili, ma le ragioni di questa differenza devono ancora essere accertate. 2. Esistono reati tipicamente femminili (es. prostituzione). 3. Esistono categorie di reati in cui le donne sono vittime e gli uomini gli aggressori (es. violenza domestica, abusi sessuali). Esiste anche una relazione fra comportamento sessuale e criminalità? Le indagini sulla vittimizzazione mostrano che gli omosessuali subiscono molte violenze e molestie, spesso considerate ‘meritate’ a causa del loro ‘diverso’ comportamento sessuale.

Con l’espressione reati dei colletti bianchi si definiscono i reati compiuti da persone rispettabili e di elevata condizione sociale nel contesto della propria occupazione. I reati aziendali sono quelli commessi dalle imprese e sono capillari e diffusi. Esistono sei tipi di questi reati: amministrativi (irregolarità o non conformità di documenti); ambientali (inquinamento, assenza di autorizzazioni); finanziari (evasione fiscale, falsificazione di bilancio); occupazionali (condizioni di lavoro o assunzioni irregolari); produttivi (pericolosità dei prodotti, etichettatura mendace); commerciali (pubblicità ingannevole).

Altre forme di criminalità note e diffuse sono: la criminalità organizzata: fenomeni con caratteristiche analoghe a quelle delle normali attività d’affari, ma che sono illegali (es. contrabbando, traffico di droga e armi). i reati informatici: atti criminosi perpetrati con l’aiuto della tecnologia informatica (es. intercettazione abusiva di comunicazioni, istigazione alla violenza attraverso Internet, frodi telematiche).

Il carcere è un sistema di punizione di chi commette reati. Il principio ispiratore del sistema carcerario è il recupero dell’individuo, poiché mira alla sua reintegrazione nella società una volta rimesso in libertà. Prigione e condanne severe sono considerate anche un deterrente del crimine. Tuttavia i tassi di recidività sono alti  chi ha commesso reati tende a ricommetterli: le carceri favoriscono la spaccatura fra società e detenuti, poiché l’ambiente carcerario richiede atteggiamenti e abitudini totalmente diversi dal mondo ‘esterno’, rendendo così difficile la reintegrazione. Per alcuni è necessario passare da una giustizia punitiva ad una riparativa, capace di accrescere nei condannati la consapevolezza degli effetti dei loro crimini attraverso sentenze da scontare in ‘comunità’.