Sud est asiatico e Oceania geografia liceo scientifico renzi, a.s. 2015/16 geografia prof.ssa anna sarmenghi Sud est asiatico e Oceania gabriele pauselli, gabriele puggioli II liceo
Il sud-est asiatico è una regione geografica dell'Asia situata a sud della Cina e a nord dell'Australia, tra l'Oceano Indiano e l'Oceano Pacifico. In base alla ripartizione del mondo effettuata dalle Nazioni Unite. E’ una delle macroregioni in cui è divisa l'Asia e comprende Brunei, Indonesia, Malesia, Filippine, Singapore, Timor Est (che formano la sottoregione dell'Insulindia); Cambogia, Laos, Birmania, Thailandia, Vietnam (che vanno invece a formare la sottoregione dell'Indocina).
L'Asia sudorientale si estende tra India e Cina, tra l'oceano Indiano e quello Pacifico. La regione, composta da undici stati, è formata dalla grande penisola dell'Indocina e da una miriade di isole sparse in direzione sud est quasi fino all'Australia. La penisola Indocinese è occupata da diverse catene montuose giovani che rappresentano il prolungamento del sistema himalayano. Di esse fanno parte i monti Annamiti lungo la costa orientale, e i monti Arakan, ai margini occidentali. Da questi rilievi scendono alcuni fiumi importanti che hanno dato origine ad ampie pianure alluvionali; alcuni sfociano nell'Oceano Indiano altri nel Pacifico.
L'estremità meridionale dell'Indocina è costituita dalla Malacca.
Le numerosissime isole formano degli arcipelaghi, i maggiori dei quali sono quello indonesiano e quello delle Filippine.
La zona è altamente sismica, numerosi vulcani attivi sono distribuiti in gran parte delle isole. A sud e a est gli arcipelaghi sono fiancheggiati da profonde fosse oceaniche che testimoniano lo sprofondamento della crosta oceanica nello scontro tra le due placche continentali, pacifica e asiatica.
Le temperature sono elevate e le piogge abbondanti, in particolare in Indonesia e nella parte meridionale della penisola Indocinese. Altrove le piogge sono portate dal monsone estivo. Lungo le coste sono diffuse le foreste di Mangrovie.
Dalla seconda metà del XX secolo, la regione ha subito grandi trasformazioni, anche in ambito culturale, causate dalle alterne vicende del colonialismo europeo ed asiatico. La crescita del turismo e il trasferimento sul suo territorio di imprese straniere contribuiscono ad innalzare lo stile di vita e i modelli di consumo occidentali. La regione è stata per lungo tempo arretrata in termini economici ed essenzialmente legata alla produzione agricola, principalmente destinata a soddisfare il consumo locale. Ancora oggi costituisce una delle prime voci nell'esportazione. Il riso è una delle colture di primaria importanza.
Sono molto diffuse le piantagioni commerciali come la coltura del caucciù e della palma da olio. In calo sono invece le notevoli risorse forestali, che soffrono di un'intensiva deforestazione causata dalla conversione in aree agricole. L'area è ricca di giacimenti petroliferi, di carbone, rame e stagno. La delocalizzazione in quest'area è stata favorita dalla sua posizione strategica, e dalla presenza di una manodopera numerosa, poco costosa, disciplinata, preparata ed efficiente. Alcuni indicatori sociali del Sud-est asiatico, come le alte percentuali di mortalità infantile e di analfabetismo, mostrano però in modo inequivocabile le condizioni di arretratezza di questi Paesi.
Dal punto di vista climatico, il nord ovest presenta un clima desertico grazie al gran numero di deserti presenti in quella zona. Il nord est presenta un clima mediterraneo grazie alla vicinanza con il mare. La parte sud ovest presenta invece un clima umido grazie alla presenza di molte foreste, e la vicinanza al mare lo rende ancora più umido.
Il complesso dell’Australia, della Nuova Guinea e del disperso mondo insulare dell’Oceano Pacifico è per la massima parte concentrato nel quadrante sud-occidentale del grande oceano. Infatti quest’ultima, per le sue caratteristiche continentali, dovrebbe essere esclusa da un insieme che nel nome stesso si richiama all’oceano. Le terre oceaniane coprono meno di 9 milioni di km2 e di esse l’86% spetta al continente australiano. I punti estremi del continente sono: a Nord l’isola Midway, nelle Hawaii; a Sud le isole Macquarie; a Ovest l’isola Dirk Hartog, presso il punto più occidentale dell’Australia; e ad Est l’isoletta cilena di Sala y Gómez.
L’attuale configurazione dell’Oceania si connette con l’evoluzione del Pacifico, il più esteso degli oceani. Quattro grandi unità morfostrutturali compongono il continente: lo scudo australiano, la Grande Catena Divisoria, gli archi vulcanici melaneso-neozelandesi e l’Oceano Pacifico.
Le zone climatiche dell’Oceania Fascia Equatoriale. La Papua Nuova Guinea, l’Indonesia e gli Arcipelaghi di Polinesia, Melanesia e Micronesia sono soggetti a clima equatoriale con precipitazioni abbondanti durante tutto l’anno e massimi in corrispondenza dei passaggi zenitali del Sole (Marzo e Settembre). Fascia Tropicale. Il clima tropicale umido caratterizza principalmente il Nord dell’Australia; si ha l’alternanza tra una stagione secca 8 (l’Inverno Australe) ed una calda ed umida ( l’Estate Australe ), periodo in cui si verificano abbondanti piogge apportate da venti periodici che soffiano dall’Oceano con un comportamento simile a quello dei Monsoni Fascia Temperata. Ricadono in tale zona l’Australia Meridionale, la Nuova Zelanda e la Tasmania. A Sud della fascia desertica dell’Australia le piogge tornano ad aumentare e le temperature torride lasciano il posto a valori complessivamente più miti, finchè sui litorali meridionali e l’immediato entroterra il clima assume caratteristiche Mediterranee con Inverni miti e piovosi ed estati calde e secche.
Gli arcipelaghi melanesiani, micronesiani e polinesiani presentano una popolazione animale estremamente particolare, seppure in assoluto assai povero di specie come ad esempio i marsupiali, tra cui il canguro, il koala, e i wambat, simili a tassi; l’ornitorinco e l’echidna, monotremi, cioè Mammiferi ovipari e, fra gli Uccelli, il cigno nero e l’emù. Sempre in Australia vanno ricordati, fra i Mammiferi Placentati, il dingo e il coniglio
Tra il 1750 e il 1850 la popolazione si mantenne intorno ai due milioni di unità. Solo nella seconda metà del 19° sec. si avvertì un aumento sensibile: infatti tra il 1850 e il 1900 la popolazione triplicò, salendo a 6 milioni. L’ascesa demografica, in cui s’intrecciavano fattori naturali e immigrazione, è proseguita nel XX sec.: la popolazione oceaniana è raddoppiata nel primo cinquantennio, portandosi a 12,6 milioni (1950) e ha continuato a salire toccando i 32 milioni all’inizio del terzo millennio. Nel suo insieme, l’Oceania è la parte del mondo con la densità media più bassa, 4 ab./km2. Il quadro economico del mondo oceaniano presenta una differenziazione fra le terre più vaste di colonizzazione e di prevalente popolamento bianco (Australia e Nuova Zelanda). Nelle isole maggiori, come la Nuova Guinea, il ritardo del decollo è dovuto all’ostilità dell’ambiente equatoriale che ha contenuto, o addirittura impedito la penetrazione europea. Le condizioni di vita dei vari gruppi di popolazione mostravano un tempo notevole affinità, dovuta in buona parte all’influenza di fattori ambientali. La loro alimentazione aveva come base essenziale alcune piante da tubero (taro, igname, patata dolce) ed era integrata dai frutti di altre piante diffusissime nel mondo oceaniano (banano, albero del pane, palma da cocco). Modesto era il patrimonio zootecnico, mentre la pesca forniva il maggiore apporto di proteine di origine animale. Era dunque un’economia di pura sussistenza, che tuttora è diffusa una colturadi piantagioni di canna da zucchero, ananas, caffè, cacao, cotone, tè, Hevea, i cui prodotti danno vita a correnti di esportazione. l’Oceano Pacifico, il quadro formato dal Sud Est asiatico e dall’Oceania, ha avuto una grande importanza strategica per gran parte del XX sec., soprattutto a partire dalla Seconda guerra mondiale, nel corso della quale il Pacifico è stato il principale palcoscenico del conflitto nippo-statunitense, mentre più tardi, durante la ‘guerra fredda’, ha costituito un’area delicatissima per il confronto tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica.
Il carcere australiano di Fremantle, che nell’800 ospitò i primi carcerati provenienti dal Regno Unito. I detenuti costituirono uno dei più consistenti gruppi di colonizzazione del paese.
L’Oceania è abitata prevalentemente da Australiani (il 98% dei quali di origine europea), da indigeni australiani e da indigeni del mondo insulare. Le popolazioni autoctone, certamente molto differenziate tra loro per lingua, cultura e forme sociali, sono comunque parte di un universo storico-culturale comune; infatti proprio l’oceano, mentre le isolava dal resto del mondo, le rendeva più omogenee tra loro. Le diverse popolazioni dell’O. si possono caratterizzare a partire da logiche elementari di natura ambientale, economica o sociale. Si può infatti distinguere tra isole alte, dalle dimensioni di solito maggiori e dai massicci montuosi di origine vulcanica che possono raggiungere i 3000-4000 m di altezza, e isole basse (gli atolli), più piccole e distanziate tra loro, prive di una differenziazione ambientale interna.
Quella oceaniana è un’area culturale da sempre caratterizzata da una forte dinamicità. Nel XIX e nel XX sec., in seguito all’inserimento nel sistema coloniale e in quello di mercato occidentale, le società indigene sono state percorse da importanti fenomeni di assimilazione, ma anche di opposizione, alle pressioni esterne. Da questo punto di vista tipici sono i movimenti millenaristici dell’area melanesiana, attraverso i quali le società indigene hanno reagito alla presenza del mercato e del cristianesimo, rielaborando e riaffermando il proprio passato indigeno. Il cristianesimo fu potente codice di espressione e di permanente ricostituzione della tradizione.