Situazione attuale (triennio clinico) Orario delle lezioni: 8:30-11:30 = esercitazioni 11:30-13:30 = lezione frontale 14:30-17:30 = lezione frontale Tot:

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Transcript della presentazione:

Situazione attuale (triennio clinico) Orario delle lezioni: 8:30-11:30 = esercitazioni 11:30-13:30 = lezione frontale 14:30-17:30 = lezione frontale Tot: 8 ore Altri impegni: -Studio ( ≅ 4h al giorno) -Frequenza nei reparti (minimo 4 h al giorno) Totale 16h, su una giornata di 24, (in cui si dovrebbe anche mangiare, dormire e avere delle relazioni sociali)

Problema A cosa rinunciare?

Considerazioni È impossibile rinunciare allo studio, altrimenti non si acquisiscono le conoscenze necessarie in primis a fare il medico e poi a sostenere gli esami. È impossibile rinunciare alle lezioni perché la presenza è obbligatoria. È impossibile rinunciare alle esercitazioni perché la presenza è obbligatoria. È impossibile rinunciare alla frequenza in reparto perché altrimenti non si può chiedere la tesi.

Soluzione Bisogna cambiare qualcosa!

Dall’osservazione dell’organizzazione di altre università, italiane ed europee emergono due linee di pensiero: Per formare un medico è necessario trasmettergli in primis le conoscenze teoriche tramite lezioni frontali, lasciando minore spazio alla pratica clinica che sarà appresa in seguito; Per formare un medico è necessario insegnargli la pratica clinica inserendolo nel contesto ospedaliero, lasciando minore spazio alla trasmissione frontale delle conoscenze teoriche che possono anche essere apprese dai libri.

Primo modello L’offerta formativa di un’università che abbraccia la prima linea di pensiero dovrebbe essere: -Lezioni frontali (4-5h/giorno) -Esercitazioni (2-3h/giorno) -Studio ( ≅ 4h/giorno) Tot 10-12h/giorno N.B. questo modello prevede che la richiesta della tesi e l’ammissione alla scuola di specializzazione NON siano in funzione della frequenza nei reparti e che la qualità della didattica sia alta, con seri controlli e valutazioni.

Secondo modello L’offerta formativa di un’università che abbraccia la seconda linea di pensiero dovrebbe essere: -Frequenza regolare e regolarizzata in reparto (5- 6h /giorno) -Studio ( ≅ 4h/giorno) -Lezioni frontali (a discrezione dello studente) -Esercitazioni (a discrezione dello studente) Tot 9- ≅ 12h/giorno N.B. questo modello prevede che non ci siano discriminazioni in sede d’esame tra chi ha presenziato alle lezioni ed esercitazioni e chi non.

Conclusioni 1.Decidere quale modello seguire 2.Seguirlo UNIFORMEMENTE, senza lasciare spazio ad eccezioni!

Ultima precisazione La frequenza in reparto regolare e regolarizzata vuol dire che O sono previste delle rotazioni (ad es. ogni 4-6 settimane) per dare il diritto a ogni studente di “sperimentare” un ventaglio di specialità facilitando così la scelta della scuola di specializzazione O la selezione delle richieste di frequenza nei reparti si fa su criteri oggettivi quali la media.

Considerazioni personali La maggior parte dei medici sostiene che la parte più formativa del suo corso di studi sia stata la frequenza in reparto durante il triennio clinico; In diversi paesi europei (Francia, Spagna, Portogallo, ecc..) le lezioni frontali NON sono obbligatorie eppure la sanità ha degli standard comparabili a quelli italiani (se non migliore); Da anni la maggior parte degli studenti non frequenta le lezioni frontali, eppure acquisisce le nozioni che permettono loro di sostenere gli esami e laurearsi;

Considerazioni personali Dopo un triennio “teorico” è fondamentale iniziare a mettere in pratica le conoscenze acquisite e iniziare ad imparare ad essere a contatto con altri esseri umani; Non esiste un metodo di valutazione dei professori  spesso la lezione non offre niente di più rispetto a libro e riviste scientifiche;

Considerazioni personali (per gli studenti) Mi sembra di capire che la maggior parte di noi (me compresa) auspica l’adesione al secondo modello presentato. Qualora, però, l’università, dopo attente riflessioni, valuti che sia più formativo per un medico un percorso di studi che segue il primo modello (sia per il triennio biologico che per il clinico), penso che il modo migliore per trarre i massimi vantaggi dalla situazione sia di adeguarsi alla decisione e intanto raccogliere DATI (modelli università straniere, testimonianze, studi,…) che dimostrino l’efficacia del secondo modello, così da convincere l’università a cambiare e permettere alle generazioni future di usufruire di un percorso di studi migliore del nostro. Se ciò non dovesse accadere siamo sempre liberi di sconsigliare a chi vogliamo la nostra università macchiando con il tempo la fama della Cattolica (magra consolazione).