Domanda, offerta e politica economica Nelle due lezioni precedenti abbiamo introdotto le nozioni base della domanda e dell’offerta, che includono: equilibrio.

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Domanda, offerta e politica economica Nelle due lezioni precedenti abbiamo introdotto le nozioni base della domanda e dell’offerta, che includono: equilibrio di mercato, fattori che inducono spostamenti delle curve, ed elasticità. La parte successiva sviluppa in modo più completo il modello di domanda e offerta al fine di studiare le implicazioni per il benessere sociale.

Al fine di fornire una transizione nell’estensione del modello di domanda e offerta a valutazioni del benessere sociale, questa lezione applica l’analisi di domanda e offerta al ruolo dell’intervento pubblico in una economia di mercato mista. Nel considerare il ruolo del mercato, considereremo gli effetti di CONTROLLI SUI PREZZI, come le leggi sul salario minimo. Inoltre, affronteremo il problema dell’INCIDENZA FISCALE. Ovvero di chi in effetti sostenga l’onere delle imposte.

I CONTROLLI SUI PREZZI. INTRODUZIONE DI UN LIVELLO MASSIMO DI PREZZO. In un mercato in equilibrio, un prezzo che è sotto l’equilibrio causa scarsità, poiché la quantità domandata eccede la quantità offerta. Ricordiamo le lezione 4…. La scarsità che ne consegue tende a portare il prezzo verso l’equilibrio, eliminando la scarsità stessa. Ovvero, il prezzo funziona come meccanismo di razionamento.

Quando il governo impone un livello massimo di prezzo sotto quello d’equilibrio, impedisce al prezzo di funzionare come meccanismo di razionamento. Come risultato, la scarsità continua, richiedendo un meccanismo di razionamento diverso dal prezzo.

Sono possibili DUE CASI: 1. Il prezzo fissato come massimo è sopra il livello di equilibrio, e quindi il prezzo massimo NON E’ VINCOLANTE. 2. Il prezzo fissato come massimo è sotto il livello di equilibrio, e quindi il prezzo massimo E’ VINCOLANTE, impone un VINCOLO al mercato. In assenza di vincolo, le forze di mercato si porterebbero al livello di equilibro E il prezzo massimo diventerebbe quello effettivo.

Caso 1: se il governo impone un livello di prezzo massimo sopra l’equilibrio, esso sarà inefficace

Caso 2: se il governo impone un livello di prezzo massimo sotto l’equilibrio, esso sarà efficace

Al livello massimo di prezzo la quantità domandata è maggiore di quella offerta, e si genera SCARSITA’ del bene. Di conseguenza, si genererà qualche forma di RAZIONAMENTO. Un esempio diffuso di meccanismo di razionamento è la coda. Vedremo che, in generale, quando l’imposizione di un prezzo massimo genera scarsità e i venditori devono razionare la quantità di bene tra molti acquirenti, i sistemi di razionamento che emergono sono MENO EFFICIENTI e PIU’ INIQUI del razionamento di mercato che avviene attraverso il prezzo.

Esempio 1: livello massimo di prezzo sul mercato della benzina Prendiamo come esempio uno dei casi considerati nella lezione precedente. L’OPEC agli inizi degli anni ’70 alza il prezzo del petrolio L’aumento del prezzo del petrolio, materia prima della produzione di benzina, fa diminuire l’offerta di benzina – causando lunghe code ai distributori Cosa è successo in realtà?

Le autorità pubbliche hanno regolamentato il prezzo della benzina, fissando un livello massimo al prezzo – questo ha generato code….

Prima dell’aumento del prezzo del petrolio…. Il prezzo massimo è SOPRA l’equilibrio, quindi NON vincolante…

Poi, l’aumento del prezzo del petrolio fa spostare a sinistra la curva di offerta di benzina…. P2P2 P1P1 Senza prezzo massimo, si sarebbe verificato un aumento del prezzo della benzina a P 2, al livello del nuovo punto d’incontro tra D e O

Ma…. Con l’imposizione del limite massimo, il prezzo non è potuto aumentare, e al prezzo fissato i venditori offrivano una quantità minore di quella domandata, generando scarsità

Esempio 2: livello massimo di prezzo sul mercato degli affitti – l’equo canone La regolamentazione dei canoni d’affitto è un esempio classico e comune di imposizione legislativa di un livello massimo di prezzo Gli effetti di tale provvedimento si vedono nel lungo periodo

Nel breve periodo - Domanda e offerta sono rigide P* L’offerta di appartamenti è fissa, e i proprietari non possono adattare l’offerta a cambiamenti del mercato La domanda non è nel breve sensibile al prezzo, perché le decisioni di locazione richiedono tempo…

Quindi, l’imposizione di un limite massimo di prezzo vincolante genera scarsità, ma di poca entità P* Pmax

Nel lungo periodo - Domanda e offerta sono più elastiche P* i proprietari reagiscono ai minori affitti: non costruendo nuove case, rinunciando alla manutenzione, tenendo gli alloggi vuoti La domanda aumenta sensibilmente alla diminuzione degli affitti….

Quindi, l’imposizione di un limite massimo di prezzo vincolante genera una scarsità di appartamenti di grande entità P* Pmax

La scarsità genera diversi meccanismi di razionamento liste d’attesa, discriminazione, pagamento sottobanco di parte dell’affitto (la differenza tra quello imposto e quello di mercato….)

INTRODUZIONE DI UN LIVELLO MINIMO DI PREZZO. Come i livelli massimi di prezzo possono causare scarsità, i livelli minimi di prezzo imposti per legge sopra il livello d’equilibrio possono causare un’eccedenza. Un prezzo sopra l’equilibrio riduce la quantità domandata e aumenta la quantità offerta (relativamente all’equilibrio), e causa un’eccedenza. Normalmente, tuttavia, la concorrenza spingerebbe i prezzi verso il basso fino alla eliminazione dell’eccedenza.

Se il prezzo è più elevato del prezzo d’equilibrio P*= P =

Quando il governo tiene il prezzo artificialmente alto, la concorrenza non può svolgere il proprio ruolo, e l’eccedenza permane fino a quando il prezzo è sopra l’equilibrio. Naturalmente un prezzo minimo sotto l’equilibrio non ha effetto.

Vi sono DUE CASI POSSIBILI. Il prezzo minimo è più basso di quello di equilibrio, e non è quindi vincolante, dato che le forze di mercato riescono senza vincoli a portare il prezzo ad un livello superiore al minimo imposto Il prezzo minimo è più alto di quello di mercato. Le forze di mercato non possono portare il mercato in equilibrio, perché il prezzo d’equilibrio non può essere raggiunto, in quanto il prezzo non può scendere fino al valore d’equilibrio.

Al livello di prezzo fissato la Q offerta è più grande della Q domandata, e si verifica eccedenza del bene sul mercato. I venditori vorrebbero vendere a un P più basso ma non possono farlo

Come nel caso precedente, si generano meccanismi perversi di RAZIONAMENTO, in questo caso da parte di coloro che acquistano nei confronti di coloro che offrono.

Esempio 1: il salario minimo In assenza di salario minimo, Il mercato del lavoro aggiusta il salario al valore di equilibrio

Quando viene imposto un livello minimo che il salario w può assumere maggiore di quello di equilibrio, si genera eccedenza di lavoro, ovvero disoccupazione

Ovvero, aumenta la retribuzione di chi ha un lavoro, ma si annulla quella di chi resta disoccupato L’effetto maggiore del salario minimo è sul mercato del lavoro non qualificato, non formato (esempio: lavoro giovanile), non su quello qualificato (comunque con salario più alto di quello minimo) – Dibattito: Strumento per aumentare il reddito delle categorie più svantaggiate, ma Ha effetti negativi proprio su coloro che intende proteggere Non è mirato

IMPOSTE Non è sempre chiaro chi sostenga l’onere delle imposte, in quanto domanda e/o offerta tendono ad aggiustarsi in risposta a variazioni nelle imposte. Per identificare chi sostiene l’onere dell’imposta è necessario considerare L’INCIDENZA FISCALE dopo che consumatori e produttori hanno adattato il proprio comportamento all’imposta.

Incidenza fiscale: ciò che riguarda la questione relativa alla distribuzione dell’onere fiscale

IMPOSTA SUL CONSUMO Quando si introduce un'imposta sul consumo di un bene o servizio si aumenta il prezzo effettivo pagato dal consumatore senza influire sul prezzo percepito dal venditore. Dal momento che l'imposta rende meno attraente comprare il bene, i consumatori chiedono una minore quantità di bene per ogni dato livello di prezzo, e quindi diminuisce la quantità domandata ad ogni dato livello di prezzo. Ovvero, l’imposta sul consumo fa spostare la curva di domanda a sinistra…. abbassando il prezzo di equilibrio.

L'abbassamento del prezzo significa quindi che anche i venditori subiscono l'effetto dell'imposta. Ovvero, i venditori sono costretti a sopportare parte dell'imposta nella forma di un prezzo più basso.

Ma di quanto si sposta a sinistra la curva di domanda ? La curva di domanda si sposta a sinistra di un ammontare pari a quello dell’imposta. Perché? Prendiamo l’esempio di un’imposta unitaria sulla quantità pari a 50 centesimi =(0.50)

Il prezzo è più alto di 0.50 rispetto a quello pagato prima dell’imposta. Se il p di mercato è per esempio=1.5, quello effettivo è pari dopo l’imposta a 2= Dato che il consumatore considera la spesa effettiva, acquisterà quella Q che acquisterebbe se il prezzo fosse di 0.50 più alto, ovvero Q1t Allora, a prezzo p1=1.5, acquista quantità Q1t Abbiamo un punto su una nuova curva di domanda Q1 P1 = 1.5 P1+t =2 =t Q1t

Rifacciamo lo stesso ragionamento per un altro prezzo. Se il p di mercato è per esempio=3, quello effettivo è pari dopo l’imposta a 3.5= Dato che il consumatore considera la spesa effettiva, acquisterà quella Q che acquisterebbe se il prezzo fosse di 0.50 più alto, ovvero Q2t Allora, a prezzo p 2 =3, acquista quantità Q 2 t Abbiamo un altro punto sulla nuova curva di domanda! Q2 P 2 = 3 P 2+t =3.5 =t Q2tQ2t

Unendo tutti i punti nuovi trovati con questo ragionamento, possiamo tracciare una nuova curva di domanda, spostata verso il basso dello stesso ammontare dell’imposta P1 = 1.5 =t Q1tQ2tQ2t P 2 = 3

Q1 P1 = 1.5 P1- t =1 =t Possiamo ottenere lo stesso risultato chiedendoci come dovrebbe essere il prezzo per indurre il consumatore dopo l’imposta ad acquistare la stessa quantità che acquistava prima. Il prezzo dovrebbe essere quello di mercato meno l’imposta

Vediamo adesso l’effetto dell’imposta sull’equilibrio di mercato esistente. Confrontiamo il vecchio e il nuovo equilibrio. Vediamo che si ha dopo l’imposta e lo spostamento della domanda UN PREZZO PIU’ BASSO ED UNA QUANTITA’ MINORE l’imposta ha avuto un effetto depressivo sul mercato

Ma CHI PAGA PER L’IMPOSTA? SOLO I CONSUMATORI?…. OVVERO, SU CHI RICADE L’IMPOSTA? NONOSTANTE SIANO I CONSUMATORI a versare l’imposta, anche i venditori ne sostengono una parte dell’onere

Infatti il prezzo diminuisce da 3 a 2.80 Quindi i venditori ricavano 0.20 meno di prima (3-2.80) I consumatori pagano 0.20 di meno per il bene, ma versano l’imposta di 0.50, Quindi spendono più di prima: =3.30 ovvero Spendono 0.30 più di prima

Quindi l’imposta danneggia entrambe: I venditori prendono 0.20 di meno di prima I consumatori spendono 0.30 di più di prima … = 0.50, ovvero l’ammontare dell’imposta t….

IMPOSTA SULLA PRODUZIONE Così come un’imposta sul consumo sposta la curva di domanda, un’imposta sulla produzione sposta la curva di offerta a sinistra, aumentando il costo del venditore di un ammontare pari all’imposta Dato che la diminuzione dell’offerta fa aumentare il prezzo, parte dell’imposta ricade sui consumatori nella forma di un prezzo più alto

L’imposta comporta un aumento del costo di produzione e vendita del bene Quindi implica una diminuzione della quantità offerta per ogni dato livello di prezzo…. ….e uno spostamento della curva di offerta a sinistra (meno quantità per ogni prezzo)

Ma di quanto si sposta a sinistra la curva di offerta ? La curva di offerta si sposta a sinistra di un ammontare pari a quello dell’imposta. Perché? Prendiamo l’esempio di un’imposta unitaria sulla quantità venduta pari a 50 centesimi =(0.50)

Il prezzo percepito è più basso di 0.50 rispetto a quello ricevuto prima. Se il p di mercato è per esempio=1.5, quello effettivo è pari dopo l’imposta a =1. Dato che il venditore considera il prezzo effettivamente incassato, venderà quella Q che venderebbe se il prezzo fosse di 0.50 più basso, ovvero Q1t Allora, a prezzo p1=1.5, vende quantità Q1t Abbiamo un punto su una nuova curva di offerta Q1 P1 = 1 P1= 1.5 =0.50=t Q1t

Q1 P1 = 1 P1= 1.5 Q1t Unendo tutti i punti nuovi trovati con questo ragionamento, possiamo tracciare una nuova curva di offerta, spostata verso l’alto a sinistra dello stesso ammontare dell’imposta

Q1 P1+t =2 P1= 1.5 Lo stesso risultato possiamo ottenerlo, chiedendoci come dovrebbe essere il prezzo per indurre il venditore dopo l’imposta ad offrire la stessa quantità che offriva prima. Il prezzo dovrebbe essere quello di mercato più l’imposta t

Vediamo adesso l’effetto dell’imposta sull’equilibrio di mercato esistente. Confrontiamo il vecchio e il nuovo equilibrio. Vediamo che si ha dopo l’imposta e lo spostamento dell’offerta UN PREZZO PIU’ ALTO ED UNA QUANTITA’ MINORE l’imposta ha avuto un effetto depressivo sul mercato

Ma CHI PAGA PER L’IMPOSTA? SOLO I PRODUTTORI?…. OVVERO, SU CHI RICADE L’IMPOSTA? NONOSTANTE SIANO I PRODUTTORI a versare l’imposta, anche i consumatori sostengono una parte dell’onere

Infatti il prezzo aumenta da 3 a 3.30 Quindi i consumatori pagano 0.30 più di prima I venditori prendono 0.30 di più per il bene, ma versano l’imposta di 0.50, Quindi prendono meno di prima: =2.80 ovvero prendono 0.20 meno di prima

Quindi l’imposta danneggia entrambe: I venditori prendono 0.20 di meno di prima I consumatori spendono 0.30 di più di prima … = 0.50, ovvero l’ammontare dell’imposta t….

Ma è come prima!! Le imposte sul consumo e sulla produzione sono equivalenti dal punto di vista degli effetti economici L’imposta crea una differenza tra prezzo pagato dai consumatori e prezzo percepito dai produttori…. E questa differenza è la stessa nei due casi… Ed è pari all’imposta stessa

L’imposta sposta la posizione relativa di domanda e/o offerta Genera un nuovo equilibrio di mercato diverso nei due casi Ma l’onere dell’imposta – ovvero la parte di imposta pagata dai consumatori e dai produttori - è lo stesso chiunque sia il soggetto che versa l’imposta ovvero, sia che l’imposta sia sul consumo, sia che sia sulla produzione

Possiamo quindi rappresentare l’introduzione dell’imposta così t pdpd p*p* psps Parte pagata dai consumatori Parte pagata dai produttori

Questo è l’effetto sia che si sposti la curva di domanda…. t pdpd p*p* psps Parte pagata dai consumatori Parte pagata dai produttori

Sia che si sposti la curva di offerta…. t pdpd p*p* psps Parte pagata dai consumatori Parte pagata dai produttori

Come si distribuisce l’onere dell’imposta? Quanto dell’ammontare dell’imposta viene pagato dai consumatori e quanto dai produttori dipende Dalle relative elasticità delle curve di domanda e offerta

Se l’offerta è più elastica della domanda…. I venditori eviteranno la maggior parte della tassa, che ricadrà di più sui consumatori

Se la domanda è più elastica dell’offerta…. I consumatori eviteranno la maggior parte della tassa, che ricade di più sui produttori

Nei casi estremi in cui 1) la curva di offerta è perfettamente anelastica (curva verticale) i consumatori trasferiscono tutta l’imposta sui produttori 2) la curva di domanda è perfettamente anelastica (curva verticale) i produttori trasferiscono tutta l’imposta sui consumatori

t t p psps pdpd p