Una proposta di percorso basato sulle competenze di Franca Da Re Riassumendo ciò che finora abbiamo detto, la nostra proposta di descrizione dei risultati.

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Transcript della presentazione:

Una proposta di percorso basato sulle competenze di Franca Da Re Riassumendo ciò che finora abbiamo detto, la nostra proposta di descrizione dei risultati di apprendimento in termini di competenze si articola nel seguente percorso. Il Collegio dei Docenti fornisce le rubriche di competenza Il Collegio dei Docenti (articolato in Commissioni verticali e trasversali rispetto alle discipline): 1) individua le competenze che l’allievo è chiamato a conseguire, attingendo dai riferimenti normativi specifici (Indicazioni Nazionali) o riferiti ad altre tipologie di scuola (biennio obbligatorio di scuola secondaria di secondo grado), alle pratiche autorevoli e consolidate nazionali e internazionali (ordinamenti di Province e Regioni autonome, PISA, QCER, EQF), qualora i primi non siano sufficientemente chiarificatori per l’individuazione delle competenze; tiene anche conto delle sinergie con le altre parti interessate (ovviamente gli studenti, che sono al centro del curricolo, le famiglie, il territorio) e dei criteri organizzativi generali forniti dal Consiglio di istituto;

2) articola le competenze in abilità (nel nostro caso attingendo dagli obiettivi per i Traguardi delle Indicazioni Nazionali) e in conoscenze; sarebbe operazione estremamente utile, nell’ambito dell’individuazione delle abilità e delle conoscenze,stabilire anche i saperi essenziali (in termini di concetti, conoscenze) e i contenuti irrinunciabili; non tutto si può fare nel tempo a disposizione, quindi bisogna scegliere i contenuti che assolutamente devono diventare conoscenze, sostenere le abilità, alimentare le competenze;

3) riferisce e “incastona” le competenze di base nelle competenze chiave europee di riferimento. In questo modo le competenze “disciplinari” diventano specificazioni e declinazioni delle competenze chiave, che sono a buon diritto quelle da perseguire, rappresentando il fine e il significato dell’apprendimento; 4) formula i livelli di padronanza riferiti alle competenze chiave; i livelli rendono conto di come l’allievo padroneggia le abilità e le conoscenze e dell’autonomia e responsabilità con le quali agisce. I livelli sono ancorati a grandi tappe del percorso scolastico, ma non alla classe o all’età anagrafica; va tenuto conto, nella formulazione dei livelli, dei Traguardi ineludibili indicati dalle Indicazioni Nazionali alla fine dei diversi segmenti del percorso scolastico;

5) struttura esempi di “compiti significativi” che possono essere affidati all’allievo, mediante i quali egli evidenzia la capacità di agire la competenza in contesto di esperienza, conseguendo un risultato, in autonomia e responsabilità; 6) formula i criteri e individua gli strumenti generali per la verifica e la valutazione dei risultati di apprendimento e per la loro documentazione e certificazione;dà indicazioni generali di tipo metodologico e organizzativo per l’organizzazione di tempi, spazi, strategie e strumenti di gestione delle classi e del curricolo,al fine di offrire agli allievi le migliori opportunità per perseguire le proprie competenze

La scuola dell’Infanzia, un modello da seguire Gli obiettivi che nella scuola dell’infanzia afferiscono ai diversi campi di esperienza sono già traguardi di sviluppo delle competenze, prescindendo dai contenuti offerti attraverso l’esperienza didattica Essi obbediscono al principio dell’ologramma, per cui l’uno rinvia sempre agli altri, in un continuo reciproco rimando Le attività sono prevalentemente curvate su compiti di realtà o autentici (es : apparecchiamo la tavola, prepariamo i biscotti, seminiamo l’orto, etc.) ossia compiti significativi e,dunque, motivanti per gli allievi, che si svolgono in situazioni reali o verosimili e che richiedono e sollecitano l’emergere contestuale di diverse competenze

I COMPITI AUTENTICI Si tratta di prove che mirano a richiamare contesti di realtà, diretti o simulati, nei quali utilizzare il proprio sapere per affrontare i problemi posti; evidentemente nel lavoro scolastico non sempre è possibile riferirsi a situazioni reali, spesso occorre predisporre ambienti simulati, che mirano a riprodurre condizioni di realtà in forma semplificata e artificiosa, esercitando quella mediazione didattica che è propria dell’azione di insegnamento ed è pertanto rintracciabile anche nel momento della valutazione. D’altro canto il riferimento a contesti di realtà aiuta a rendere significativo il compito proposto, a dare un senso alla prestazione richiesta: da qui l’attributo “autentico”, a denotare il superamento di un sapere puramente autoreferenziale, inerte, in direzione di un impiego del proprio sapere per affrontare situazioni prossime alla vita reale.

Si tratta di stimoli che sollecitano l’impiego di processi cognitivi complessi – quali il pensiero critico, la ricerca di soluzioni originali, la rielaborazione di contenuti e/o procedure – e l’integrazione degli apprendimenti acquisiti in funzione della soluzione di un problema; per tale ragione tendono spesso a superare i confini delle singole discipline e a richiedere di mobilitare diverse componenti del proprio sapere pregresso in relazione al compito da affrontare. Da qui il carattere tendenzialmente aperto dei compiti autentici, in modo da superare un sapere meramente riproduttivo e lasciare l’opportunità al soggetto di utilizzare molteplici percorsi risolutivi, in relazione alle proprie attitudini, alle strategie e agli stili cognitivi che caratterizzano il suo processo di apprendimento. Infine si tratta di prove che mirano a stimolare l’interesse degli studenti, la loro motivazione ad impiegare in modo efficace il proprio sapere, a mobilitare le proprie risorse cognitive, sociali, affettive in relazione al compito richiesto. Ciò attraverso la predisposizione di situazioni sfidanti, non scontate, in cui mettersi alla prova individualmente o assieme agli altri per affrontare il problema posto, nelle quali dover dimostrare la propria competenza nei confronti degli altri allievi o di altri soggetti a cui presentare il proprio lavoro.

I tratti peculiari dei compiti autentici mirano a superare lo iato tra l’impiego del sapere nei contesti scolastici e nei contesti reali, mirando a predisporre situazioni valutative prossime alla realtà. Richiamando la lezione della Resnick sulle discontinuità tra sapere scolastico e sapere impiegato nel mondo reale, si tratta di creare i collegamenti che consentano un’effettiva relazione tra i due mondi. Come afferma l’Autrice “la scuola è un luogo dove si svolge un particolare tipo di ‘lavoro intellettuale’, che consiste nel ritrarsi dal mondo quotidiano, al fine di considerarlo e valutarlo, un lavoro intellettuale che resta coinvolto con quel mondo, in quanto oggetto di riflessione e di ragionamento”. Scopo dei compiti autentici è di sviluppare la connessione tra scuola e mondo reale anche nel momento valutativo del processo didattico. In questo senso una sorta di metafora del compito autentico in relazione alle discipline sportive può sicuramente essere riconosciuta nella “partita”: quest’ultima, infatti, si caratterizza per essere occasione per l’atleta di mobilitare l’insieme delle proprie risorse per affrontare un compito ben definito, fornire il proprio contributo nell’affrontare la squadra avversaria. Si tratta di un contesto dotato di significato per l’atleta, nell’ambito della pratica sportiva e delle sue regole di coinvolgimento, nel quale integrare e mettere a frutto le diverse dimensioni del proprio apprendimento (motoria, cognitiva, affettiva, sociale) per raggiungere un dato risultato. La metafora della partita è molto illuminante anche per evidenziare la relazione che si viene a creare tra il compito autentico e il lavoro formativo necessario per prepararsi ad affrontarlo, tra la prestazione e la competenza che è a monte di essa.