la trasmissione della fede oggi tra famiglia e comunità FAMIGLIA E CATECHESI la trasmissione della fede oggi tra famiglia e comunità
Insomma è una esperienza traumatica……………. Quando mio figlio ha cominciato a frequentare il catechismo, Don cercava persone disponibili per fare il/la catechista. Per me è stato semplice dire “SI”, ero sempre stata presenta alla vita in parrocchia e andavo ogni domenica alla messa. Pensavo fosse una cosa semplice … molto matematica: il mio amore per Dio, la mia esperienza di vita, sono una mamma, mi piacciono i bambini. Ora è il secondo anno che svolgo questo compito. Alcuni genitori mi salutano, altri no e altri ancora sono totalmente assenti (mai incontrati). La messa domenicale non è frequentata dalle famiglie (120 bambini iscritti al catechismo: a messa meno del 30%). Agli incontri organizzati per i genitori si presentano max il 5% di essi. Che dire ? ?? ??? ???? Anche la preparazione… bambini che non sanno fare il segno della croce, che non sanno recitare il Padre Nostro o l’Ave Maria. E poi.. disciplina è una parola inesistente ! !! !!! Urlano, parlano, gridano, si alzano, non ascoltano………. Insomma è una esperienza traumatica…………….
Nella ragione riposa Dio, nella passione si muove Dio. (Gibran)
Proviamo a progettare una serie di incontri con i genitori dei bambini o ragazzi che si preparano ai sacramenti dell’iniziazione cristiana Quali temi proporre……… Quale metodologia di partecipazione…… Come coinvolgere i genitori……. Ascoltare le attese dei genitori? ….. e come rispondere? Quali le attese dei catechisti e del parroco ... e quali risposte attendere? Quale sarà il contributo dei catechisti …..
PASTORALE INTEGRATA L’iniziazione cristiana è una di quelle attività della comunità parrocchiale nella quale l’azione pastorale deve essere integrata. Pastorale catechetica e pastorale familiare devono camminare in sinergia.
“Nel momento in cui una coppia di genitori viene a chiedere il Battesimo del figlio, comincia un itinerario, in cui accompagnare i genitori a vivere la loro vita familiare e l’educazione del figlio in un contesto evangelico, in riferimento a Cristo. Non sappiamo quando finirà questo itinerario: va oltre il Battesimo, si dilata nei primi anni dell’infanzia con l’aiuto che la parrocchia offre alla famiglia per creare in essa uno spirito e un’atmosfera cristiana; si prolunga negli anni della fanciullezza accompagnando il figlio a frequentare la parrocchia e a completare quel Battesimo ricevuto alla nascita; fino agli anni dell’adolescenza e della giovinezza per sostenere la famiglia nel momento in cui il figlio fa le sue scelte, ridisegna la sua identità umana e cristiana, ecc….” (Luigi Conti, Nota pastorale n. 6)
in questo processo non si può fare a meno della famiglia. proporre percorsi, itinerari, di iniziazione alla fede e non più il classico catechismo in questo processo non si può fare a meno della famiglia. È la strada che può portare fuori le nostre comunità parrocchiali dalle sabbie mobili di una catechesi che fatica a trasmettere la fede, che non riesce a far presa sul vissuto dei ragazzi che, per questo, dopo la cresima abbandonano la vita della comunità.
“Per iniziazione cristiana si può intendere il processo globale attraverso il quale si diventa cristiani”. (CEI, L’iniziazione cristiana. 2. Orientamenti per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi dai 7 ai 14 anni” (1999))
Fare iniziazione cristiana è: aiutare a vivere la fede in Cristo, seguire il Maestro. Non è più questione di metodologia catechistica, di che cosa insegnare o che cosa non insegnare. Si tratta di cambiare una persona, di trasferirla da un “luogo ad un altro”!
diffuso nel tempo e scandito dall’ascolto della Parola, “…è un cammino diffuso nel tempo e scandito dall’ascolto della Parola, dalla celebrazione e dalla testimonianza dei discepoli del Signore”. (CEI, L’iniziazione cristiana. 2. Orientamenti per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi dai 7 ai 14 anni” (1999)).
ma alla famiglia spetta un ruolo fondamentale e fondante. Se non cambia la mentalità, il meccanismo con cui noi facciamo il cammino, se non entriamo nella prospettiva della iniziazione cristiana, non cambierà nulla o quasi. Se vogliano rendere incisiva l’iniziazione cristiana non possiamo pensare di fare a meno della famiglia. I soggetti implicati nell’iniziazione non sono solo i genitori in quanto è tutta la comunità che è chiamata a trasmettere ed accompagnare le giovani generazioni nell’itinerario di iniziazione, ma alla famiglia spetta un ruolo fondamentale e fondante.
Non serve a nulla una catechesi rivolta solo ai fanciulli. Alcuni anni fa essa bastava perché i genitori credevano e praticavano la fede. La famiglia costituiva uno dei grembi generativi della fede, anzi il primo e fondamentale grembo generativo della fede anche se non riusciva a tradurla in messaggi espliciti. La fede la si respirava in casa, era parte dell’atmosfera della famiglia. Oggi molti genitori hanno difficoltà nel credere e soprattutto nel praticare, vivere, la fede, tanto meno la raccontano ai figli.
Responsabilizzare i genitori sulla importanza della loro missione educativa, che nel passato la famiglia svolgeva in modo spesso inconscio. Continuare a ripensare la nostra azione: da genitori che evangelizzavano i loro figli a genitori rievangelizzati (un secondo annuncio) attraverso di loro.
Documenti ufficiali della Chiesa Universale e locale che promuovono l’iniziazione cristiana e il necessario coinvolgimento della famiglia
"I genitori devono essere i primi maestri di fede dei propri figli“ (Lumen Gentium al n. 11) “Il bene della persona e della società umana e cristiana è strettamente connesso con una felice situazione della comunità coniugale e familiare" (Gaudium et spes n. 47). “Quanto agli sposi, insigniti della dignità e responsabilità di padre e madre, adempiranno diligentemente il dovere dell'educazione, soprattutto religiosa, che spetta prima di ogni altro a loro”. (Gaudium et spes n. 48).
“Nell’ambito dell’apostolato di evangelizzazione proprio dei laici, è impossibile non rilevare l’azione evangelizzatrice della famiglia. Essa ha ben meritato, nei diversi momenti della storia della Chiesa, la bella definizione di " chiesa domestica ", sancita dal concilio Vaticano II. Ciò significa che, in ogni famiglia cristiana, dovrebbero riscontrarsi i diversi aspetti della chiesa intera. Inoltre la famiglia, come la chiesa, deve essere uno spazio in cui il vangelo è trasmesso e da cui il vangelo si irradia. Dunque nell’intimo di una famiglia cosciente di questa missione, tutti i componenti evangelizzano e sono evangelizzati.” (Evangelii Nuntiantii 71)
“L’azione catechetica della famiglia ha un carattere particolare e, in un certo senso, insostituibile, […]. Questa educazione alla fede da parte dei genitori - educazione che deve iniziare dalla più giovane età dei figli - si esplica già quando i membri di una famiglia si aiutano vicendevolmente a crescere nella fede grazie alla loro testimonianza cristiana, spesso silenziosa, ma perseverante nel ritmo di una vita quotidiana vissuta secondo il vangelo. Essa è più incisiva quando, in coincidenza con gli avvenimenti familiari - quali la recezione dei sacramenti, la celebrazione di grandi feste liturgiche, la nascita di un bambino, una circostanza luttuosa - ci si preoccupa di esplicitare in seno alla famiglia il contenuto cristiano o religioso di tali avvenimenti. (Catechesi tradendae n. 8) [1979]
Occorre, però, andare più lontano: i genitori cristiani si sforzeranno di seguire e di riprendere nel contesto familiare la formazione più metodica ricevuta altrove. […].La catechesi familiare, pertanto, precede, accompagna ed arricchisce ogni altra forma di catechesi. [….] Così i genitori cristiani non si sforzeranno mai abbastanza per prepararsi ad un tale ministero di catechisti dei loro figli e per esercitarlo con uno zelo instancabile. Ed occorre, parimenti, incoraggiare le persone o le istituzioni che, mediante contatti individuali, mediante incontri o riunioni ed ogni genere di strumenti pedagogici, aiutano questi genitori a svolgere il loro compito: essi rendono un inestimabile servizio alla catechesi. (Catechesi tradendae n. 8) [1979]
“Per i genitori cristiani la missione educativa […] ha una nuova e specifica sorgente nel sacramento del matrimonio, che li consacra all'educazione propriamente cristiana dei figli” (Familiaris Consortio n. 38 ) “[….] In forza del mistero dell'educazione i genitori mediante la testimonianza della vita, sono i primi araldi del Vangelo presso i figli. Di più, pregando con i figli, dedicandosi con essi alla lettura della Parola di Dio ed inserendoli nell'intimo del Corpo - eucaristico ed ecclesiale - di Cristo mediante l'iniziazione cristiana, diventano pienamente genitori generatori cioè non solo della vita carnale, ma anche di quella che, mediante la rinnovazione dello Spirito, scaturisce dalla Croce e risurrezione di Cristo.[…]” (Familiaris Consortio n. 39 )
“Nella misura in cui la famiglia cristiana accoglie il Vangelo e matura nella fede diventa comunità evangelizzante. Riascoltiamo Paolo VI: «La famiglia, come la Chiesa, deve essere uno spazio in cui il Vangelo è trasmesso e da cui il Vangelo si irradia. Dunque nell'intimo di una famiglia cosciente di questa missione tutti i componenti evangelizzano e sono evangelizzati. I genitori non soltanto comunicano ai figli il Vangelo, ma possono ricevere da loro lo stesso Vangelo profondamente vissuto. E una simile famiglia diventa evangelizzatrice di molte altre famiglie e dell'ambiente nel quale è inserita»(EN, 71).” (Familiaris Consortio n. 52)
“Il ministero di evangelizzazione dei genitori cristiani è originale e insostituibile: […] e deve accompagnare la vita dei figli anche negli anni della loro adolescenza e giovinezza, quando questi, come spesso avviene, contestano o addirittura rifiutano la fede cristiana ricevuta nei primi anni della loro vita. “Il ministero di evangelizzazione e di catechesi della Chiesa domestica deve restare in intima comunione e deve responsabilmente armonizzarsi con tutti gli altri servizi di evangelizzazione e di catechesi, presenti e operanti nella comunità ecclesiale, sia diocesana sia parrocchiale.” (Familiaris Consortio n. 53)
“La famiglia è chiamata a svolgere il suo compito educativo nella Chiesa, partecipando così alla vita e alla missione ecclesiale. La Chiesa desidera educare soprattutto attraverso la famiglia a ciò abilitata dal sacramento del matrimonio […] Uno dei campi in cui la famiglia è insostituibile è certamente quello dell'educazione religiosa, grazie alla quale la famiglia cresce come “chiesa domestica”. L'educazione religiosa e la catechesi dei figli collocano la famiglia nell'ambito della Chiesa come un vero soggetto di evangelizzazione e di apostolato.” (Lettera alle famiglie n.16 – 1994)
“L’educazione dei figli dev’essere caratterizzata da un percorso di trasmissione della fede, che è reso difficile dallo stile di vita attuale, […] Ciò nonostante, la famiglia deve continuare ad essere il luogo dove si insegna a cogliere le ragioni e la bellezza della fede, a pregare e a servire il prossimo. […] La fede è dono di Dio, ricevuto nel Battesimo, e non è il risultato di un’azione umana, però i genitori sono strumento di Dio per la sua maturazione e il suo sviluppo. […] La trasmissione della fede presuppone che i genitori vivano l’esperienza reale di avere fiducia in Dio, di cercarlo, di averne bisogno, perché solo in questo modo «una generazione narra all’altra le tue opere, annuncia le tue imprese» (Sal 144,4) e «il padre farà conoscere ai figli la tua fedeltà» (Is38,19). [….]. Pertanto, si abbia cura di valorizzare le coppie, le madri e i padri, come soggetti attivi della catechesi […]. È di grande aiuto la catechesi familiare, in quanto metodo efficace per formare i giovani genitori e per renderli consapevoli della loro missione come evangelizzatori della propria famiglia”. (Amoris Laetitia n. 287)
“È fondamentale che i figli vedano in maniera concreta che per i loro genitori la preghiera è realmente importante. Per questo i momenti di preghiera in famiglia e le espressioni della pietà popolare possono avere maggior forza evangelizzatrice di tutte le catechesi e tutti i discorsi.” (Amoris Laetitia n. 288) “L’esercizio di trasmettere ai figli la fede, nel senso di facilitare la sua espressione e la sua crescita, permette che la famiglia diventi evangelizzatrice, e che spontaneamente inizi a trasmetterla a tutti coloro che le si accostano, anche al di fuori dello stesso ambiente familiare.” (Amoris Laetitia n. 289)
“In forza del sacramento, gli sposi sono consacrati per essere ministri di santificazione nella famiglia e di edificazione della Chiesa. I coniugi compiono il loro ministero e impegnano i loro carismi, oltre che nella testimonianza di una vita condotta nello Spirito, nell’educazione cristiana dei figli, e in modo privilegiato nel camminare con loro nell’itinerario dell’iniziazione cristiana […]” (Evangelizzazione e sacramento del matrimonio n. 104 )
“Secondo il dinamismo tipico di ogni esperienza cristiana ed ecclesiale, da comunità credente ed evangelizzata, la famiglia cristiana diventa comunità evangelizzante. Lo diventa realmente «nella misura in cui accoglie il Vangelo e matura nella fede». Lo diventa per una vocazione radicata nel battesimo e precisata e corroborata col dono sacramentale del matrimonio. Lo diventa, innanzitutto, con il suo stesso “esserci” come famiglia cristiana: come tale, infatti, essa è partecipe del mistero dell'amore di Dio e del suo pieno compimento nella Pasqua di Cristo.” (Direttorio di pastorale familiare n. 141)
“In ogni famiglia cristiana, con la parola e con la testimonianza, i genitori svolgano il loro servizio educativo e mettano in atto i loro carismi così da aiutare i figli a vivere nella fede, nelle varie tappe della loro crescita. Siano per loro i primi maestri della fede, perché fin dalla più tenera età imparino a «percepire il senso di Dio e a venerarlo e ad amare il prossimo secondo la fede che hanno ricevuto nel battesimo». Li accompagnino nel cammino di preparazione ai sacramenti dell'iniziazione cristiana, sia riprendendo e riproponendo nel contesto familiare i contenuti della catechesi vissuta in parrocchia, sia partecipando cordialmente agli incontri e alle iniziative che dalla parrocchia stessa vengono proposti e promossi appositamente per i genitori.” (Direttorio di pastorale familiare n. 141)
“Va ricordato che essa (la famiglia) è il luogo privilegiato dell’esperienza dell’amore, nonché dell’esperienza e della trasmissione della fede. […] La famiglia è l’ambiente educativo e di trasmissione della fede per eccellenza: spetta dunque anzitutto alle famiglie comunicare i primi elementi della fede ai propri figli, sin da bambini. Sono esse le prime «scuole di preghiera», gli ambienti in cui insegnare quanto sia importante stare con Gesù ascoltando i Vangeli che ci parlano di lui. I coniugi cristiani sono i primi responsabili di quella «introduzione» all’esperienza del cristianesimo di cui poi chi è beneficiario porterà in sé il seme per tutta la vita. Proprio per il ruolo delicato e decisivo della famiglia nella società, la Chiesa, nonostante l’evidente crisi culturale dell’istituzione familiare, desidera assumere l’accompagnamento delle famiglie come priorità di importanza pari, in questi tempi, a quella della pastorale giovanile.” (CEI, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia n.52 – 2001)
“L’educazione alla fede avviene nel contesto di un’esperienza concreta e condivisa. Il figlio vive all’interno di una rete di relazioni educanti che fin dall’inizio ne segna la personalità futura. Anche l’immagine di Dio, che egli porterà dentro di sé, sarà caratterizzata dall’esperienza religiosa vissuta nei primi anni di vita. Di qui l’importanza che i genitori si interroghino sul loro compito educativo in ordine alla fede: «come viviamo la fede in famiglia?»; «quale esperienza cristiana sperimentano i nostri figli?»; «come li educhiamo alla preghiera?». Esemplare punto di riferimento resta la famiglia di Nazaret, dove Gesù «cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Lc 2,52). (Educare alla vita buona del vangelo 37)
Ogni famiglia è soggetto di educazione e di testimonianza umana e cristiana e come tale va valorizzata, all’interno della capacità di generare alla fede propria della Chiesa. A essa sacerdoti, catechisti e animatori devono riferirsi, per una stretta collaborazione e in spirito di servizio. L’impegno della comunità, in particolare nell’itinerario dell’iniziazione cristiana, è fondamentale per offrire alle famiglie il necessario supporto. Spetta ai genitori, insieme agli altri educatori, promuovere il cammino vocazionale dei figli, anche attraverso esperienze condivise, nelle quali i ragazzi possano affrontare i temi della crescita fisica, affettiva, relazionale per una positiva educazione all’amore casto e responsabile.” (Educare alla vita buona del vangelo 37)
“In questa prospettiva di comunità, un ruolo primario e fondamentale appartiene alla famiglia cristiana in quanto Chiesa domestica. […] Tutti conosciamo le fragilità, le fatiche e le ferite alle quali è esposta oggi la famiglia. Mentre rimane impegno costante delle comunità cristiane esprimere forme di vicinanza e di sostegno pastorale e spirituale agli sposi, dobbiamo comunque pensare ai genitori cristiani, qualunque situazione essi vivano, come i primi educatori nella fede: essi, salvo espliciti rifiuti, con il dono della vita desiderano per i propri figli anche il bene della fede. Proprio per questo, la comunità cristiana deve alla famiglia una collaborazione leale ed esplicita, considerandola la prima alleata di ogni proposta catechistica offerta ai piccoli ed alle nuove generazioni. In tal senso va valorizzato ogni autentico sforzo educativo in senso cristiano compiuto da parte dei genitori.” (Incontriamo Gesù. Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia. n. 28 2014)
“Data la centralità della famiglia nel consorzio umano e nella missione della Chiesa, la famiglia ha costante bisogno di una formazione non generica ma fortemente "mirata" e qualificata. […] Tale formazione avrà come obbiettivo anzitutto la piena valorizzazione del "Ministero coniugale" all'interno della famiglia stessa, come luogo in cui si comunica la fede, si vive la preghiera e l'incontro con Dio, si testimonia la carità.” (37°Sinodo diocesano, prop. 252 -1995)
“I genitori, sono i primi e principali educatori dei figli nella fede “I genitori, sono i primi e principali educatori dei figli nella fede. Tale compito, che scaturisce dal sacramento del matrimonio, diviene vero e proprio “ministero” e un servizio educativo per aiutare i figli nella loro crescita umana e cristiana (cfr. FC 38). I genitori sono quindi “i primi araldi del vangelo” (FC 39) mediante la testimonianza della loro vita, sostenuti nel loro ministero educativo dai pastori, dai catechisti, dai padrini e dalla comunità. Da qui l’esigenza di incontri formativi comunitari. Premettendo che i genitori stessi sono soggetti attivi e protagonisti degli incontri, gli animatori che li accompagnano possono essere: il parroco, i catechisti, le coppie animatrici della pastorale familiare, i diaconi e tutte quelle figure che hanno all’interno della comunità un ruolo legato al mondo dell’educazione.” (Piano Pastorale Diocesano per la famiglia - Fermo )
“Linee operative”
tanta pazienza ma anche costanza nel perseguire la meta Primo passo: introdurre una mentalità che favorisca la necessaria sinergia tra parrocchia, catechisti e genitori tanta pazienza ma anche costanza nel perseguire la meta consapevolezza del punto di partenza circa la situazione delle famiglie che presentano i figli all’iniziazione cristiana.
Punto di partenza: situazione dei genitori. La maggior parte dei genitori che chiedono i sacramenti dell’iniziazione per i propri figli vivono una “normalità precaria”: presi dal lavoro e dalle cose da fare, disorientati dai cambiamenti sociali, stressati dai problemi economici e dalla difficoltà di garantire a sé e ai propri figli un futuro sicuro. in bilico tra i valori tradizionali e le suggestioni di una nuova sensibilità culturale, che investe tutto, compreso il loro rapporto di coppia. senza punti di riferimento, mettendosi però in corsa, partecipando a tutto, cercando di dare ai figli tutto ciò che possono per farli sentire sicuri e garantiti. con un atteggiamento di difesa nei confronti di una società ostile da cui ci si deve difendere. provenienti spesso da famiglie di taglio profondamente diverso che hanno idee educative diverse e un diverso livello di fede, se non addirittura abbandono pratico della fede.
Per aiutarli a riconquistare il proprio ruolo: Punto di partenza: situazione dei genitori. Sono coppie giovani che potrebbero diventare disponibili a prendere sul serio l’impegno di accompagnare i figli nella vita cristiana. Per aiutarli a riconquistare il proprio ruolo: creare le occasioni perché riaprano il discorso sulla fede, per poterla poi raccontare ai figli in famiglia. incoraggiarli a dare l’esempio del pregare, a farlo insieme ai loro figli, incoraggiarli a riprendere un minimo di partecipazione alla vita cristiana in parrocchia
indispensabile passare, (soprattutto con i più piccoli) da una catechesi gestita da “esperti” a una catechesi sviluppata con e dalla famiglia stessa.
Come fare ciò? Abbandonare alcune pratiche, ad esempio (a cui spesso siamo costretti, per diversi motivi e alcuni anche giustificati.) ad esempio dalla mancanza di catechisti formati e abili; dal poco tempo a disposizione per i sempre più rari presbiteri; al rifiuto da parte dei genitori ad assumersi un impegno serio e convinto; la persistenza di una mentalità “scolastica” che non facilita un cammino di fede da compiere dentro una comunità di fede.
Le pratiche da abbandonare Caricare i genitori della responsabilità di fare loro il catechismo, senza nessun supporto da parte della comunità cristiana e dei catechisti. Non saprebbero come fare e si sentirebbero soli nel cammino. Fare tre (!) incontri all’anno per i genitori e pretendere che capiscano le nostre ragioni, pur sapendo che essi partono da altre premesse (non di fede, ma di altro genere) e pensare di aver così coinvolto i genitori. Fare un cammino parallelo dei genitori e dei ragazzi, con incontri e/o celebrazioni separate: il cammino di fede deve essere convergente tra i genitori e i figli, anche se ovviamente i genitori avranno bisogno di incontrarsi come adulti e i figli come ragazzi; ma gli obiettivi, i contenuti, le attività, le esperienze sono comuni.
appaltare tutto il problema della catechesi ad un gruppo “specializzato” che sono i catechisti, i quali investono tempo e fatica facendo celebrazioni per i ragazzi, feste per i ragazzi, attività di Oratorio per i ragazzi… L’iniziazione cristiana avviene come introduzione ad una vita e comunità fatta di adulti. Non può avvenire questo, se i ragazzi sono isolati con celebrazioni, Messe per loro in cui gli adulti fanno da spettatori. le Messe della domenica non possono essere “Messe per i ragazzi”: la Messa è per tutti e deve esprimerlo sia pur con un’attenzione particolare ai fanciulli e ai ragazzi, ma la partecipazione è di tutti, facendo in modo che le nostre liturgie siano liturgie adulte comprensibile e vivibile anche dai ragazzi. Anche in questo contesto è quanto mai opportuno, utile, che i figli ricevano una testimonianza dagli adulti imparando da essi a celebrare.
2. Non pretendere che i genitori accettino subito con entusiasmo le nostre proposte di coinvolgimento: siamo noi innanzitutto che dobbiamo cambiare atteggiamento, rispetto a ciò che di solito accade. 3. Aiutare i genitori a prendere coscienza del loro ruolo nell’iniziazione cristiana dei figli e del supporto, dell’aiuto, accompagnamento, che la comunità parrocchiale è chiamata a dare. 4. Accogliere le famiglie così come sono senza giudicarle e condannarle a priori, dimostrando la nostra cordialità, accogliendole con benevolenza, senza minacciarli se si disinteressano della fede cristiana.
È necessario che il catechista smetta l’abito dell’insegnante che fatta la sua “lezione” si eclissa fino alla settimana successiva e indossi la veste del compagno di strada che sa dedicare tempo per ascoltare i genitori, i loro problemi, che tesse con loro dei rapporti di amicizia.
5. Correggere la prospettiva per coinvolgerli: non è che noi abbiamo bisogno di aiuto, e allora vogliamo che i genitori siano presenti, ne che se loro ci aiutano facciamo meno fatica con i loro figli. La prospettiva corretta è: mettiamoci al servizio dei genitori per aiutarli a svolgere il loro ruolo primario di educatori nella fede dei figli, per ripristinare la trasmissione della fede nelle famiglie, per aiutarli a riappropriarsi di una vita cristiana in famiglia. Perché se i figli non imparano la fede in famiglia, non la imparano da noi. Noi siamo supplenti, siamo il sostegno delle famiglie, abbiamo il nostro ruolo, come comunità cristiana, ma l’educazione cristiana compete prima alla famiglia, poi a noi.
Quando la famiglia non riesce nel suo dovere la comunità supplisce ma senza abbandonare l’idea di un qualche coinvolgimento della famiglia o per lo meno di uno dei genitori che a sua volta, insieme al figlio, riprenda familiarità con una fede vissuta.
La comunità parrocchiale si impegna a: coinvolgere le famiglie nella comunità dei credenti in modo tale che, con i loro figli, siano presenti e sostenuti nella loro vita cristiana, celebrando i sacramenti, approfondendo la Parola e testimoniando la carità nella professione e nella società. abilitare i coniugi a rendere la propria famiglia un luogo dove si fa comunione umanamente e socialmente e anche cristianamente: cioè, un luogo dove si parla di Cristo, lo si prega insieme, si vivono i valori evangelici, trasmessi dalla comunità cristiana.
Essere "genitori della fede per i propri figli". Aiutare i genitori a: Essere "genitori della fede per i propri figli". E poiché la fede, dono di Dio, nasce dall'ascolto di qualcuno che racconta chi è Gesù e che cosa può rappresentare per noi, è necessario aiutare i genitori a: riscoprire o approfondire e riesprimere la fede affinché la possano raccontare ai propri figli, in casa. pregare insieme con i loro figli; dare esempio di partecipazione alla vita cristiana. Fin quando l'ambiente di casa è stato permeato dai valori cristiani, per generazioni e generazioni non c'è stato bisogno che di formulare la fede in domande e risposte concettuali. Ora, che l'ambiente non è più credente, bisogna ricominciare da capo a offrire radici alla fede dei piccoli nella propria famiglia, così come essa offre, quando le offre, radici umane, affettive, sociali.
Passaggio graduale dalla catechesi gestita dai soli catechisti ad una catechesi intesa prioritariamente come educazione alla fede insieme alla famiglia nella comunità.
Catechesi con la famiglia: rivolta ai genitori in occasione dei sacramenti dei figli; per un approfondimento integrale e sistematico della fede, celebrata nei sacramenti, in vista della testimonianza della famiglia nei confronti dei figli, di un cammino insieme. Catechesi nella famiglia: la famiglia diventa il “luogo favorevole” per il germogliare e il crescere della fede. Catechesi della famiglia: i genitori si assumono la responsabilità di essere “Maestri e Testimoni” della propria fede, capaci di trasmetterla alle giovani generazioni.
Criteri per un coinvolgimento nella iniziazione cristiana dei genitori nella iniziazione cristiana dei figli
(parola molto usato ma non sempre seguito da scelte coerenti) 1. Accoglienza (parola molto usato ma non sempre seguito da scelte coerenti) Accogliere significa : rispettare, onorare e amare ogni famiglia, qualunque sia la sua situazione umana e sociale. essere disponibili all’ascolto attento, partecipe, positivo essere affabili, cordiali, benevolenti venire incontro alle legittime esigenze delle famiglie evitare toni di requisitoria, di ricatto prendere in considerazione il diverso vissuto di fede che caratterizza ciascuno, riconoscere in tutto questo i possibili punti di partenza per un percorso di approfondimento e di reinizio alla fede e alla vita ecclesiale comunicare con semplicità e verità
2. Partire dalla vita dei genitori con i loro progetti, le loro speranze e paure, il loro ruolo sperimentato a volte come difficile e faticoso, la loro situazione di fede. Attenzione ai contenuti sia per il primo approccio che per il prosieguo del cammino. offrire itinerari differenziati, valorizzando anche altre esperienze e realtà presenti nella parrocchia. Una precisazione: percorsi differenziati sono proponibili solo nelle parrocchie abbastanza grandi e in presenza di un numero sufficiente di catechisti, famiglie preparati a farlo.
3. Curare le motivazioni la persona adulta, e i genitori dovrebbero essere tali, ha bisogno di percepire l'utilità di ciò che sta facendo. necessità di motivare le proposte, spiegarne le ragioni, per giungere a un progetto di formazione che sia condiviso e non percepito come imposto.
4. Proporre itinerari organici e continui Non incontri sporadici e occasionali, ma un progetto, serio e chiaro, senza rinunciare per principio alla possibilità di un percorso sistematico di riscoperta della fede. Gli itinerari per i genitori devono possibilmente integrarsi con quelli per i figli. Itinerari che non inizino dal nulla all’età tradizionale di inizio del catechismo, ma con il battesimo; accompagnare cioè fin dal momento del battesimo i bambini e le loro famiglie, sia con momenti straordinari che con percorsi ordinari e strutturati.
5. Sinergia con la pastorale familiare. L’attenzione verso i genitori deve essere pensata e progettata insieme alle coppie guida degli itinerari di formazione al matrimonio e dei gruppi famiglia esistenti in parrocchia. E' auspicabile anche il coinvolgimento di famiglie appartenenti a movimenti al cui interno c’è un’attenzione alla spiritualità coniugale e famigliare
trasformare la vita familiare, 6. Avere chiaro che l’obiettivo da perseguire trasformare la vita familiare, dando ad essa un riferimento cristiano ed evangelico.
i genitori parlino ai figli di Gesù Cristo, raccontando ad essi la sua storia; li aiutino a seguire il suo insegnamento nell’amore verso il Padre e verso il prossimo, acquisendo gli atteggiamenti e i comportamenti ispirati al Vangelo. li accompagnino alle celebrazioni dei cristiani, inserendosi progressivamente nella vita della comunità parrocchiale e nei gruppi esistenti.
Si tratta di riattivare la trasmissione della fede cristiana tra genitori e figli, realizzando ciò che i documenti ecclesiali suggeriscono e ciò che l’esperienza dice essere l’unica cosa efficace per iniziare i ragazzi alla fede, cioè il contesto familiare credente. L’obiettivo non è dunque semplicemente prepararli alla Prima Comunione e alla Cresima; né che i genitori aiutino i catechisti nel loro lavoro con i fanciulli (semmai viceversa)…
Continueremmo ad essere degli illusi se pensiamo di poter cambiare la vita dei ragazzi con un’ora alla settimana di catechismo, senza agire sulla famiglia affinché ogni giorno educhi nei figli atteggiamenti e comportamenti per orientarli alla vita cristiana.
deve farsi aiutare dai genitori, ma è la parrocchia Non è la parrocchia che deve farsi aiutare dai genitori, ma è la parrocchia che deve aiutare e agire sui genitori per iniziare alla fede.