RISULTATI E DISCUSSIONE CANINE CORONAVIRUS IN REPERTI NECROSCOPICI DI CANI E GATTI IN CAMPANIA E CALABRIA Alfano F., Viscardi M., Amoroso M. G., Marati L., Cozzolino L., Brandi S., Guariniello L., Galiero G., Guarino A., Fusco G. Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, Via Salute 2, 80055 Portici, Napoli INTRODUZIONE MATERIALI E METODI Il coronavirus canino (CCoV) è responsabile, di solito, di un’infezione autolimitante della mucosa intestinale del cane che decorre con una lieve sintomatologia gastroenterica. Tuttavia, a volte, può determinare un’infezione sistemica che evolve con gravi sintomi. Sono noti due genotipi di CCoV denominati, rispettivamente, CCoV I e CCoV II. Il genotipo CCoV II è suddiviso nei sottotipi CCoV IIa e CCoV IIb. Il sottotipo CCoV IIa comprende stipiti pantropici, ma anche stipiti enterici. Se l’infezione è sostenuta da stipiti CCoV enterici, il ritrovamento del virus resta limitato al tratto gastrointestinale, diversamente, gli stipiti pantropici, altamente virulenti, sono presenti e rilevati ad elevato titolo anche in altri organi (Buonavoglia e coll. 2006). Attualmente CCoV è considerato un patogeno emergente. Al fine di valutare la distribuzione del coronavirus canino nel triennio 2012-2014 sono stati eseguiti 739 esami su reperti necroscopici di cani e gatti. I campioni d’organo esaminati sono stati: intestino, milza, rene, cuore, fegato, polmone, encefalo. Tutti i campioni sono stati sottoposti ad estrazione mediante MagMAX Express 96 (Applied Biosystems), seguendo il protocollo della ditta produttrice. Per la ricerca dell’RNA di CCoV e caratterizzazione dei suoi genotipi e sottotipi, sono stati utilizzati i protocolli di real-time reverse trascriptase PCR (RT-PCR) ed end-point RT-PCR descritti da Decaro e coll. Per l’identificazione del coronavirus felino (FCoV), è stato seguito il protocollo di Dye e coll. I reperti necroscopici di cane e gatto, sono stati sottoposti anche alla ricerca di altri virus patogeni per questi animali. Sui campioni d’organo di un cane risultato positivo alla end point RT-PCR per CCoV IIa è stato effettuato l’isolamento del virus la cui presenza è stata dimostrata mediante la prova di immunofluorescenza (IF) con l’impiego di siero monoclonale FITC anti CCoV (VMRD) e la metodica di end point RT-PCR. RISULTATI E DISCUSSIONE Dei 258 cani esaminati (Tab. 1), 31 sono risultati positivi al CCoV. Di questi ultimi, 6 risultavano appartenere al genotipo CCoV I e 27 al genotipo CCoV II. Due animali sono risultati infetti simultaneamente da entrambi i genotipi del coronavirus. I genotipi CCoV I e CCoV II sono stati ritrovati spesso in cani con diarrea. Un cane di razza Volpino di Pomerania, di circa 4 mesi, è risultato positivo al sottotipo CCoV IIa, e la presenza del virus è stata riscontrata anche in tessuti extra intestinali: cuore, milza, fegato, polmone (Tab. 2). Nel caso sopra descritto, la presenza di altri patogeni non permette di attribuire il decesso dell’animale all’infezione da CCoV pantropico, infatti, altre indagini molecolari condotte su fegato, rene, cuore, milza e polmone del cucciolo hanno evidenziato oltre a CCoV IIa, la simultanea presenza anche di CDV e di CPV-2a. Tuttavia studi recenti hanno dimostrato che CCoV pantropico, generalmente, pur non causando la morte degli animali infetti, è comunque in grado di indurre un quadro generalizzato di leucopenia che potrebbe favorire l’insorgenza di altre patologie a carattere infettivo, con la conseguenza di un peggioramento della sintomatologia del cane ammalato e successivo suo decesso (Decaro e coll. 2013). In merito ai dati ottenuti dalle analisi eseguite sugli organi dei 151 gatti, 27 sono risultati positivi al FCoV (Tab. 3) e due sono risultati positivi al coronavirus canino. Questi ultimi due animali sono risultati essere coinfetti sia da FCoV che CCoV II. Questo ritrovamento conferma quanto riportato da Terada e coll., ossia che CCoV II è in grado di usare il recettore dell’aminopeptidasi N felino per infettare i gatti. Inoltre FCoV I, virus specifico del gatto, non è in grado di produrre anticorpi neutralizzanti il virus CCoV II e ciò spiega la presenza nel gatto di infezioni miste da FCoV I e CCoV II. REFERENZE Buonavoglia C, Decaro N, Martella V, Elia G, Campolo M, Desario C, Castagnaro M, Tempesta M (2006). Canine coronavirus highly pathogenic for dogs. Emerg Infect Dis. Mar; 12(3): 492-4. Decaro N, Cordonnier N, Demeter Z, Egberink H, Elia G, Grellet A, Le Poder S, Mari V, Martella V, Ntafis V, von Reitzenstein M, Rottier PJ, Rusvai M, Shields S, Xylouri E, Xu Z, Buonavoglia C. (2013). “European surveillance for pantropic canine coronavirus”. J Clin Microbiol. Jan;51(1):83-88. doi: 10.1128/JCM.02466-12. Epub 2012 Oct 24. Dye C, Helps C. R., Siddell S. G. (2008). Evaluation of real-time RT-PCR for the quantification of FCoV shedding in the faeces of domestic cats. J Feline Med Surg. 2008 Apr;10(2):167-74. doi: 10.1016/j.jfms.2007.10.010. Epub 2008 Feb 20. Terada Y, Matsui N, Noguchi K, Kuwata R, Shimoda H, Soma T, Mochizuki M, Maeda K. (2014). Emergence of pathogenic coronaviruses in cats by homologous recombination between feline and canine coronaviruses. PLoS One. Sep 2;9(9):e106534. doi: 10.1371/journal.pone.0106534. Tabella 1 Organi di cani analizzati nel triennio 2012-2014. Tabella 2 Organi positivi al CCoVIIa (stipite pantropico) di volpino pomerania di meno di quattro mesi, importato. Tabella 3 Organi di gatti analizzati nel biennio 2013-2014. Si ringraziano per la collaborazione il Sig. Gioacchino Scognamiglio e la Sig.ra Antonella Colaiacolo.