Marziale e l’epigramma Epigramma = breve ma incisivo componimento poetico definito dallo stesso marziale “il più umile di tutti i generi”
Il genere dell’epigramma A Roma il genere letterario dell’epigramma, caratterizzato dalla brevità, non godeva di una grande tradizione; solo Catullo se n’era servito nella sua raccolta poetica svolgendo così una funzione di mediazione fra la cultura greca e quella latina. La funzione originaria dell’epigramma era commemorativa/celebrativa su pietre tombali e offerte votive; successivamente passa dalla destinazione pratica iniziale a quella di un componimento adatto alla poesia d’occasione (di un avvenimento quotidiano da ricordare) per fissare in pochi versi l’impressione di un momento.
Caratteri dell’epigramma I temi sono di tipo erotico, simposiaco (da ricordare che nell’antica Grecia il simposio era la riunione allietata da musica e danze che si svolgeva dopo il pranzo – alcune volte anche durante lo stesso banchetto –, riunione durante la quale i commensali discutevano di vari argomenti), satirico-parodistico, funebre. Marziale fa dell’epigramma il suo genere esclusivo apprezzandone la duttilità ad aderire ai molteplici aspetti del reale. Di lui ci resta una raccolta di epigrammi in 12 libri.
Notizie su Marziale Nato in Spagna (come Seneca) verso il 40 d.C., Marziale giunge a Roma nel 64 aiutato dalla famiglia di Seneca. Nell’urbe ottiene immediata notorietà e ricopre diverse cariche onorifiche. Ha però problemi economici in quanto non riesce a trovare un mecenate. Deluso, torna in Spagna, dove muore verso il 104 d.C. Di lui ci restano, oltre agli epigrammi che l’hanno reso famoso, il Liber spectaculorum - o Liber de spectaculis - sui vari spettacoli offerti al pubblico di Roma in occasione dell’inaugurazione del Colosseo ad opera dell’imperatote Tito (figlio di Vespasiano), gli Xenia (dal greco = doni per gli ospiti, che i commensali usavano scambiarsi durante il banchetto; Montale userà il nome ‘Xenia’ per una sua raccolta poetica che comprende anche la bellissima “Ho sceso dandoti il braccio almeno un milione di scale”, lirica dedicata alla moglie morta) e gli Apophoreta (letteralmente: omaggi, sempre per gli ospiti, da portar via): un libro di poesie, ciascuna delle quali da accompagnare ad un dono, con menzione anche dell’oggetto descritto. In tutti i casi è ribadito il tema dell’ospitalità.
Caratteri degli epigrammi Caratteristica degli epigrammi di Marziale è il realismo, l’aderenza alla vita di tutti i giorni, partendo dall’osservazione della realtà quotidiana nobilitata da una forma metrica artistica dotata di massima espressività: il distico elegiaco. In tal modo il pubblico poteva riconoscersi nei suoi testi (e per questo Marziale piaceva). Inoltre Marziale accentua come in una sorta di caricatura i tratti grotteschi della realtà presentando un campionario di tipi umani quali: parassiti, vanitosi, imbroglioni, spilorci, ecc. Il suo atteggiamento è quello di un osservatore attento, ma distaccato, che non dà giudizi morali sulla società in cui vive e che preferisce il sorriso bonario all’indignazione risentita. Il linguaggio, coerente con l’aspetto comico-satirico, è a sua volta realistico e arguto.
Il “fulmen in clausola” (in greco: “aprosdòketon” = l’inatteso) Espediente desunto dal poeta di età neroniana Lucilio: si tratta di una “trovata finale” per chiudere in modo brillante il breve componimento, quasi sempre ribaltando per gioco quanto esposto nei versi precedenti. Per questo Marziale amava definirsi, giocando con la celebre definizione dell’oratore attribuita a Catone il censore e in seguito ripresa da Seneca e Quintiliano: “vir bonus dicendi peritus”, “vir sapiens iocandi peritus”, cioè un uomo intelligente esperto nell’arte di ‘giocare’ (sottinteso) con le parole. Nell’accezione di Catone invece si sottolineava di più la priorità delle qualità morali (‘bonus’ equivaleva infatti ad ‘onesto’) sulla perizia tecnica dell’oratore, definito letteralmente: un uomo onesto esperto nell’arte del parlare.