L’evoluzione del sistema pensionistico in Italia
Gli ultimi turbolenti anni della previdenza in Italia A partire dagli anni ’90 la previdenza pubblica è cambiata in modo radicale. In ordine cronologico, ecco le principali novità introdotte in Italia dalle riforme del sistema pensionistico pubblico e contemporaneamente l’evoluzione della previdenza complementare: 1992 Riforma Amato 1995 Riforma Dini 2004 Riforma Maroni 2007 Riforma Prodi 2012 Riforma Monti
Sistema pensionistico fino a dicembre 1992 Pensione circa 80% ultimo stipendio. Il lavoratore iscritto all’INPS riceveva una pensione il cui importo era collegato alla retribuzione percepita negli ultimi anni di lavoro. Con una rivalutazione media del 2 per cento per ogni anno di contribuzione, per 40 anni di versamenti, veniva erogata una pensione che corrispondeva a circa l’80 per cento della retribuzione percepita nell’ultimo periodo di attività lavorativa. Inoltre, la pensione in pagamento veniva rivalutata negli anni successivi tenendo conto di due elementi fondamentali: l’aumento dei prezzi e l’innalzamento dei salari reali. In questa fase esperienze di previdenza complementare sono presenti solo in alcune aziende con apposite polizze previdenziali create per i soli dipendenti delle aziende stesse.
Riforma Dini del 1995 (Legge 335/1995) Dal sistema retributivo si passa a quello contributivo. Differenza retributivo/contributivo nel sistema retributivo la pensione corrisponde a una percentuale dello stipendio del lavoratore: essa dipende, dall’anzianità contributiva e dalle retribuzioni, in particolare quelle percepite nell’ultimo periodo della vita lavorativa, che tendenzialmente sono le più favorevoli; nel sistema contributivo, invece, l’importo della pensione dipende dall’ammontare dei contributi versati dal lavoratore nell’arco della vita lavorativa.
Ante Riforma 1995 METODO RETRIBUTIVO: l'importo della pensione era calcolato sulla media delle retribuzioni percepite negli ultimi anni di lavoro. Nella maggior parte dei casi, dal 1992 in poi, il calcolo considerava gli ultimi 10 anni. Secondo tale metodo, chi andava in pensione percepiva mediamente il 70-80% dell’ultima retribuzione.
PENSIONI PUBBLICHE PIU’ BASSE Post riforma 1995 METODO CONTRIBUTIVO:l'importo della pensione è strettamente correlato ai contributi previdenziali versati all'INPS e non più all'ultima retribuzione percepita. Il nuovo metodo di calcolo ha nettamente ridimensionato l’importo che si arriverà a percepire al momento della pensione. PENSIONI PUBBLICHE PIU’ BASSE Presumibilmente la pensione pubblica rispetto all’ultima retribuzione percepita sarà: Dal 50 % al 60 % 6
Chi rientra nel calcolo della Riforma Dini La riforma Dini (L.335/1995) ha introdotto il metodo contributivo. Tale cambiamento non ha però toccato in egual modo tutti i lavoratori. In particolare: Anzianità al 31/12/1995 Metodo di calcolo A chi aveva almeno 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995 continuava ad applicarsi il sistema retributivo Almeno 18 anni Retributivo A chi aveva meno di 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995 si applicava invece un sistema misto (anche detto pro-rata): retributivo per le anzianità maturate fino al dicembre 1995 e contributivo per le anzianità maturate successivamente Meno di 18 anni Misto Infine, a coloro che avevano cominciato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995, si applicava il sistema di calcolo contributivo No anzianità Contributivo
RIFORMA MONTI – FORNERO La nuova regola La principale novità della riforma è l’estensione del metodo di calcolo contributivo a tutti i lavoratori. METODI DI CALCOLO A CONFRONTO Con il metodo contributivo l’ammontare della pensione è commisurato ai contributi versati secondo il principio “più versi, più prendi”. I contributi versati si accumulano su un ipotetico conto corrente previdenziale e sono rivalutati di anno in anno al tasso medio quinquennale di crescita del PIL. Al momento del pensionamento, la somma dei contributi versati rivalutati (il cosiddetto montante dei contributi) è convertita in pensione utilizzando dei coefficienti (i coefficienti di trasformazione del montante in rendita) che dipendono dall’età di pensionamento. In particolare, più elevata è l’età, più alta sarà la pensione. Con il sistema di calcolo retributivo la pensione dipende invece dalla retribuzione media degli ultimi anni di lavoro e dall’anzianità maturata. Prescinde invece sia dall’età, sia dall’ammontare dei contributi versati. Dal primo gennaio 2012 tutte le pensioni (per la quota maturata da quel momento in poi e, dunque, pro-rata) verranno calcolate con il sistema di calcolo contributivo.
Che cosa cambia L’estensione a tutti del metodo contributivo dal gennaio 2012 ha effetti sul calcolo delle prestazioni di coloro che avevano almeno 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995. Ad essi spetterà una pensione calcolata secondo il criterio del pro-rata, con applicazione del sistema retributivo alle anzianità maturate fino al 31 dicembre 2011 e del sistema contributivo alle anzianità maturate successivamente. Anzianità fino al 31 dicembre 2011 Anzianità maturata dal 1 gennaio 2012 Calcolo retributivo Calcolo contributivo
Una tabella di sintesi Anzianità contributiva maturata al 31 dicembre 1995 Anzianità contributiva maturata fino al 31 dicembre 1995 Anzianità contributiva maturata dal 1° gennaio 1996 al 31 dicembre 2011 Anzianità contributiva maturata dal 1° gennaio 2012 18 anni o più Calcolo Retributivo Calcolo Retributivo Calcolo Contributivo Meno 18 anni Calcolo Retributivo Calcolo Contributivo Calcolo Contributivo Nessuna anzianità contributiva Calcolo Contributivo Calcolo Contributivo
Le nuove pensioni Sintesi dei requisiti NUOVA PENSIONE DI VECCHIAIA anzianità minima: 20 anni età minima: 66 anni per gli uomini e le dipendenti pubbliche 62 anni per le dipendenti private 63,6 anni per le autonome età massima: 70 anni innalzata con la longevità, sino a raggiungere almeno 67 anni nel 2021 gradualmente innalzata sino a raggiungere i 66 anni nel 2018 PENSIONE ANTICIPATA Anzianità: 42 anni e 1 mese per gli uomini 41 anni e 1 mese per le donne con penalizzazione se età inferiore a 62 anni: -1% per ogni anno di anticipo fino a 2 anni -2% per ogni anno di anticipo oltre i 2 anni gradualmente innalzata di 1 mese nel 2013 e di un ulteriore mese nel 2014
Gli effetti delle riforme Sensibile diminuzione della copertura del I pilastro - Ieri - Domani Da qui la necessità di dotarsi di un secondo pilastro e questo pilastro è certamente la previdenza complementare che consente una volontaria e consapevole gestione delle risorse finalizzata anche a garantirsi un tenore di vita adeguato all’età di pensionamento.