ARTE ROMANA Dal 573 a.C. al 476 d.C.
CRONOLOGIA Periodo MONARCHICO dal 753 a.C. al 509 a.C. Secondo gli storici romani, Roma fu fondata il 21 aprile del 753 a.C. dal leggendario Romolo sul colle Palatino. Dal colle Palatino Roma si estese ben presto ai sei colli più vicini, divenne sempre più forte e riuscì a conquistare in breve anche i territori confinanti. In sintesi, possiamo suddividere la storia di Roma in tre periodi fondamentali: Periodo MONARCHICO dal 753 a.C. al 509 a.C. Periodo REPUBBLICANO dal 509 a.C. al 27 a.C. Età IMPERIALE dal 27 a.C. al 476 d.C.
Periodo MONARCHICO Periodo REPUBBLICANO Età IMPERIALE dal 753 a.C. al 509 a.C. dal 509 a.C. al 27 a.C. dal 27 a.C. al 476 d.C. Per i primi due secoli della sua storia (dal 753 al 509 a.C.) Roma fu governata, secondo la tradizione, da sette re: i primi quattro di origine latina, gli ultimi tre (dal 616 a.C) di origine etrusca. Fu in quest’ultimo periodo della monarchia che la città venne sottoposta all’egemonia degli Etruschi, assorbendo, come si è visto, gran parte della loro civiltà. Durante il periodo monarchico tutto il potere era nelle mani del re (in latino rex), assistito dal Senato (Senàtus), un’assemblea formata di soli nobili detti patrizi. Il resto della popolazione comprendeva i plebei, anch’essi cittadini liberi, ma privi di ogni potere politico, e gli schiavi, ai quali era negato qualsiasi diritto, fino a ridurli al ruolo di «cose». Con la cacciata di Tarquinio il Superbo, ultimo re, nel 509 a.C., si instaura a Roma la Repubblica. La Repubblica era un sistema di governo caratterizzato dalla divisione dei poteri, affidati a più persone dette magistrati, sempre di estrazione patrizia. I plebei, infatti, continuavano a essere esclusi dalla politica. Essi, per quanto liberi, erano cittadini poveri. Fu solo dopo anni di dure lotte, che nel 494 a.C. i plebei riuscirono a comparire sulla scena politica della città con dei propri rappresentanti: i cosiddetti tribuni della plebe (tribuni plebis). L’ultimo secolo della Repubblica fu caratterizzata da lotte civili molto cruente fra patrizi e popolo, in questo clima di sanguinose violenze, impose la sua opera riformatrice il primo imperatore, Augusto. Con lui, nel 27 a.C. inizia l’impero di Roma. Nel 27 a.C. viene nominato primo imperatore Ottaviano Augusto che riuscì a riportare la pace in tutto il territorio, ormai di notevoli dimensioni, sottoposto al dominio di Roma. Dopo di lui, l’impero - il più grande che l’Occidente abbia mai avuto - ebbe un periodo di relativa tranquillità, guidato spesso da imperatori equilibrati e intelligenti. Fino al 476 d.C. quando Odoacre (generale barbaro) depone l’ultimo imperatore Romolo Augustolo mettendo fine all’impero romano d’Occidente.
I ROMANI E L’ARTE Un rapporto difficile I Romani ebbero con l’arte un rapporto molto problematico. Essi, infatti, erano più interessati alle questioni concrete che non a quelle astratte. La loro indole di conquistatori considerava le discussioni artistiche e filosofiche, tanto care ai Greci, inutili perdite di tempo. Fu in seguito l’eccezionale concentrazione in Roma delle immense ricchezze derivanti dalla spoliazione dei templi e delle città dei popoli vinti che costrinse e abituò i Romani a un rapporto nuovo e continuo con l’arte. Tutto quanto sembrava aver valore, perché di materiale prezioso o perché raro, unico o, ancora, perché eseguito da un noto maestro greco, fu considerato degno di essere ammassato nei templi di Roma ed esposto nelle dimore dei patrizi e dei cavalieri dando origine al fenomeno del collezionismo. Nonostante ciò, i Romani, provarono sempre disagio nel sentirsi esperti d’arte.
Un’arte anonima Ritratto Acquedotto Arco di trionfo L’arte romana si manifestò soprattutto in opere celebrative: il ritratto, che trasmetteva alle generazioni future realisticamente le fattezze degli antenati le opere pubbliche realizzate per l’utilità comune e dello Stato i rilievi e le architetture onorarie che avevano la funzione di celebrare un evento o un personaggio particolare L’arte romana è anonima, infatti, per il prevalere dell’interesse dello Stato su quello dei singoli cittadini, difficilmente viene ricordato il nome dell’artefice di un manufatto artistico. Le opere, infatti, vengono ricordate con il nome del console dell’imperatore o del committente che ne promossero la realizzazione o a cui furono dedicate. Ritratto Acquedotto Arco di trionfo
TECNICHE COSTRUTTIVE ARCHI – VOLTE - CUPOLE Grecia Roma sistema archivoltato: principio dell’arco e della volta i sostegni si fondono con la copertura creando un insieme uniforme, continuo e solido. Poiché le volte e gli archi spingono i propri sostegni verticali verso l’esterno, con il rischio di farli crollare, è necessario opporre una forte resistenza a questa grande spinta. A tale esigenza la tecnica romana fa fronte grazie al grande spessore delle murature. Sistema trilitico 1 elemento orizzontale Architrave 2 elementi verticali Colonne
L’arco L’arco è composto da un insieme di elementi di pietra sagomata o di mattoni detti conci che poggiano sui pedritti. I conci si dispongono in modo che i giunti vengano indirizzati a un unico centro che, nell’arco a tutto sesto corrisponde al centro del cerchio. A tal fine occorre dare ai conci di pietra la forma di un cuneo. Se, invece, si impiegano mattoni a forma di parallelepipedo si aumenta, dall’intradosso verso l’estradosso, lo spessore della malta che si dispone tra un concio e l’altro.
Volte Volta a botte è la più semplice tra le coperture in muratura e viene impiegata soprattutto per coprire spazi di forma rettangolare. Geometricamente appare come se fosse generata da un immaginario arco a tutto sesto (detto direttrice) che scorre lungo due rette parallele (dette generattrici) costituite dalla sommità dei muri, gli elementi verticali di sostegno. Volta a crociera è data dall’intersezione di due volte a botte le cui direttrici stanno sui quattro lati dell’ambiente da coprire. Volta a padiglione è ottenuta dall’intersezione di due volte a botte che hanno le linee di imposta sui lati opposti dell’ambiente da coprire.
Cupola Geometricamente è una superficie detta di rotazione poiché si genera facendo ruotare un semicerchio attorno a un asse verticale. Essa, vera e propria invenzione romana, viene solitamente utilizzata per coprire ambienti a pianta circolare, quadrata o poligonale.
Malta e calcestruzzo Trattando l’argomento degli archi si è accennato alla malta (dal latino maltha). Questo materiale, di larghissimo uso presso i Romani, è un composto formato da: un legante o agglomerante (cioè la sostanza che tiene unite tutte le altre), la calce; uno o più aggregati (o inèrti), sabbia o pozzolana; acqua (la sostanza che innesca l’azione del legante). Unendo alla malta la ghiaia o piccole scaglie irregolari di pietra o di mattone si otteneva il calcestrùzzo (dal latino calx, calce, e strùere, ammassare), un materiale simile a quello che oggi si usa in edilizia e che, dopo la lenta evaporazione dell’acqua, a seguito di reazioni chimiche, si trasformava in un unico blocco, avente la stessa consistenza e resistenza della pietra. Fu proprio grazie al calcestruzzo che i Romani poterono costruire edifici grandiosi con coperture a volta o a cupola che si ergevano al di sopra di spazi immensi. Il calcestruzzo costituiva, solitamente, anche il riempimento dello spazio interposto fra due muri. La costruzione così realizzata era detta òpus caementìcium (opera cementizia) e la muratura che ne deriva si definisce a sacco.
Paramenti murari I paramenti murari, cioè le superfici dei muri a vista, prendono il nome in base al materiale impiegato o al disegno che formavano. opus incèrtum (opera incerta): Il muro è realizzato con pietre piccole e di forme svariate. opus reticulàtum (opera reticolata, dal latino retìculum, reticella): Il muro è composto da elementi in pietra di forma tronco-piramidale affogati nel calcestruzzo, dei quali rimangono in vista solo le basi maggiori quadrate. Tali elementi venivano accostati gli uni agli altri con i lati di base inclinati di 45° rispetto all’orizzontale per formare un disegno a reticolo. opus vittàtum (opera listata, dal latino vìtta, nastro, benda): Tecnica che consiste nel disporre blocchetti di pietra, parallelepipedi e tutti della stessa altezza, in filari orizzontali. È, quindi, la stessa apparecchiatura dell’opera isodoma, ma impiegando materiale di piccola pezzatura.
Paramenti murari opus testàceum (opera di mattoni, dal latino tèsta, mattone Cotto): Tipo di muratura che fa esclusivo uso dei mattoni. Fu il paramento murario più usato dai Romani. Le più antiche costruzioni erano invece in mattoni crudi: si parla allora di opus laterìcium (opera in laterizio, dal latino làter, mattone crudo). opus spicàtum (opera a spiga, dal latino spica): Le pietre sagomate o i mattoni vengono disposti inclinati di circa 45° rispetto all’orizzontale e fra loro di 90°. Il disegno si ottiene assomiglia a una spiga di grano o anche a una lisca di pesce. opus mìxtum (opera mista): consiste nel raggruppare nella stessa opera vari tipi di muratura di cui si è precedentemente parlato. In generale, però, si adopera il termine «opera mista» quando vengono usati contemporaneamente pietre e mattoni a filari alternati. Occorre tener presente, però, che molti edifici che adesso si presentano con mattoni a vista, erano per lo più rivestiti di materiali più pregiati come ad esempio il marmo bianco di Carrara.
Opere pubbliche Nella società romana assumono importanza soprattutto le grandi opere pubbliche di utilità comune e politico-militare. Fra esse: le strade, i porti, i ponti, gli acquedotti, le fognature, gli archivi, i magazzini, i mercati, le terme e le basiliche adibite all’amministrazione della giustizia, a trattare gli affari e alle pubbliche riunioni. Per ognuna di queste opere i Romani crearono una tipologia (cioè una forma architettonica) che conserverà sempre i caratteri essenziali di partenza. Le città e le colonie romane erano organizzate secondo uno schema ben preciso che ebbe origine nella cultura etrusca e venne applicato inizialmente per gli accampamenti militari. Questa divisione del territorio, detta centuriazione (centùriae) era fondata sul tracciato di vie parallele e perpendicolari dette decumani e cardines. Decumano Est - Ovest Cardo Nord – Sud Le aree che si formavano dall’incrocio dei cardi e dei decumani, erano definite Insulae e potevano essere occupate da uno o più edifici.
Le strade La strada romana è mediamente larga 3 metri e si compone almeno di tre strati, per una profondità di circa 150 centimetri. Lo strato inferiore è costituito da un insieme di ciòttoli (acciottolàto) che funge da compatto e solido piano di fondazione e impedisce che l’acqua ristagni. Lo strato intermedio è formato da un miscuglio di sabbia e ghiaia, L’ ultimo strato quello superficiale della pavimentazione è solitamente formato di ciottoli arrotondati o di lastre più o meno grandi di pietra, ben battuti sul letto sabbioso. Alla lastricatura infine, si conferisce una superficie convessa. In tal modo le acque piovane possono defluire lungo i margini laterali, nei quali dei fossati le raccolgono e le allontanano evitando la formazione di fango e allagamenti.
Le strade Tra le strade le meglio conservate è da ricordare la Via Appia, che congiunge Roma con la Campania e con i porti di Brindisi e Taranto, in Puglia. Le fognature Esse consentivano lo scorrere delle acque di scolo delle città sotto le strade principali.
Gli acquedotti L’approvvigionamento idrico era vitale per Roma e per le città delle province. A tale necessità provvedevano gli acquedotti. Furono costruiti tra il 312 a.C. e il 206 d.C. per condurre acqua da lontane sorgenti fino al cuore della capitale. Il più spettacolare di essi è l’Acquedotto Claudio.
I ponti civili Nell’antica Roma costruire ponti era un’attività ritenuta sacra. A essa presiedeva il collegio sacerdotale dei Pontìfices (pontèfici). I ponti erano anche fonte di reddito, perché chiunque avesse voluto passarvi, avrebbe dovuto pagare un pedaggio. I ponti in muratura sono così strutturati: Le pile sono strutture verticali con fondazioni (solitamente consistenti in pali di legno conficcati nel terreno) entro l’àlveo (o letto) del fiume. Esse sono protette dalla violenza della corrente e delle piene mediante i rostri, comunemente a pianta triangolare. Le pile possono essere rinforzate da un contrafforte per l’intera altezza e fino ai parapetti, e possono essere forate da un occhio di ponte (di forma circolare) o da una finestra di scarico (conformata ad arco) utili in caso di piena poiché costituiscono un varco aggiuntivo per il passaggio dell’acqua. Le arcate sono a tutto sesto. L’archivolto spesso è modanato, cioè sagomato a fini decorativi. La superficie compresa tra due archi vicini, la pila e il parapetto è detta timpano per la forma grossomodo simile a quella di un triangolo. Le spalle sono le strutture d’appoggio sulle sponde. La carreggiata, infine, costituisce la parte percorribile del ponte. Essa viene solitamente lastricata in pietra ed è affiancata dai parapetti di sicurezza. Uno dei ponti più integri dell’antichità è senza dubbio il Ponte di Augusto e Tiberio a Rimini.
I ponti civili Ricostruzione grafica del ponte romano di Porto Torres, in fase di costruzione
Ponte romano di Turris libisonis Lato nord Lato sud
Le terme Le acque nelle città romane venivano impiegate non solo per il soddisfacimento dei bisogni primari di dissetarsi e lavarsi, ma anche per spettacolari giochi d’acqua nelle fontane e, soprattutto, per le terme (dal greco thèrmai, sorgenti calde), i grandi complessi dei bagni pubblici. In uso a Roma sin dall’età repubblicana, la loro configurazione fu definita in età imperiale a seguito della costruzione a Roma delle grandiose Terme di Traiano. Spesso erano orientate in modo tale sia da sfruttare al meglio il soleggiamento sia da subire meno fastidi possibili dai venti. L’ impianto termale era suddiviso in diversi ambienti: la natàtio una piscina scoperta il frigidàrium una grande sala che ospitava vasche con acqua fredda Il tepidàrium un piccolo ambiente riscaldato in cui si trovavano vasche di acqua tiepida il caldàrium una sala con vasche d’acqua molto calda L’ Apodytèrium spogliatoio Il lacònicum (sudatòrio o bagni di vapore), per i massaggi con oli e unguenti profumati Le palestre Al riscaldamento dell’acqua provvedevano i focolari che diffondevano aria calda dagli ipocàusti, gli spazi sottostanti alle pavimentazioni sospese (suspensùra) dei vani da scaldare. A tal fine, infatti, tutti i pavimenti erano sostenuti da pilastrini. Tutti gli ambienti delle terme erano coperti da volte o da cupole. Essi venivano sempre rivestiti di mosaici e di pregiati marmi colorati di provenienza europea, asiatica e nord-africana. Le terme nella cultura romana erano soprattutto un luogo d’incontro e spesso vi si trovavano all’interno anche le biblioteche.
Le terme Le Terme Biblioteche Complessi edilizi adibiti a bagni pubblici. Natatio Calidarium Luoghi di ritrovo: biblioteche, palestre, spazi per gare sportive. Palestra Pareti e pavimenti arricchiti da statue e decorazioni musive. Frigidarium Ambienti coperti da volte a crociera e da cupole decorate. Tepidarium Terme di Caracalla
Terme centrali o Palazzo Re Barbaro di Turris libisonis Pianta
Terme centrali o Palazzo Re Barbaro di Turris libisonis Cardo Ovest con colonnato e tabernae, Criptoportico, volta a botte del Tepidarium Veduta dalla collinetta sopra il Cardo Ovest, zona frigidarium e spogliatoi.
Terme centrali o Palazzo Re Barbaro di Turris libisonis Area frigidarium Vasca frigidarium
Terme centrali o Palazzo Re Barbaro di Turris libisonis Cardo Ovest Calidarium prefurnium Mosaico vasca frigidarium