Ontologia Lezz. 16-18.

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Ontologia Lezz. 16-18

Lezione 16 14/3/16

commento È fondamentale rilevare che mentre per i motivi sopra esposti le situazioni etichettate non esistono dal punto di vista dei fasci di tropi o dei fasci di universali, quelle non etichettate esistono da quello del sostratismo, poiché si possono considerare specificazioni più astratte delle prime e si possono quindi mettere in una corrispondenza uno- molti con esse.

(1’) due particolari nello stato C; Per esempio, secondo il sostratismo, (3’) esiste come situazione più astratta sia di (3) che di (4) ed è specificata da entrambe. Per cui, dal punto di vista del sostratismo, (3’) ha probabilità a priori 2/4 (ci sono due modi in cui può occorrere). Invece, (1’) e (2’) corrispondono ciascuna ad una situazione etichettata, ad (1) e (2), rispettivamente, ed hanno quindi anche nel sostratismo la stessa probabilità, che però adesso è soltanto 0,25, dato lo spazio maggiore occupato dalla situazione (3’). (1) Ca & Cb; (2) Ta & Tb; (3) Ca & Tb; (4) Ta & Cb. (1’) due particolari nello stato C; (2’) due particolari nello stato T; (3’) un particolare nello stato C ed uno nello stato T.

Decidere empiricamente? Tipicamente, si ritiene che non vi sono osservazioni dirette che permettano di decidere se i particolari siano sostrati oppure fasci di proprietà. In altri termini, noi, per così dire, osserviamo soltanto situazioni non etichettate e almeno a prima vista siamo liberi di supporre sia che vi siano, sia che non vi siano, delle sottostanti situazioni etichettati. Analogamente, si ritiene che la verità o meno di II non possa essere decisa con osservazioni dirette. esistenza di situazioni non etichettate del tipo di (1’) e (2’), ossia due particolari nello stesso stato anti-II Quindi si ritiene che non possiamo riscontrare empiricamente due particolari nello stesso stato; altrimenti potremmo decidere empiricamen te tra II e anti-II.

Frequenze statistiche In linea di principio, però, pur assumendo di poter osservare soltanto situazioni non etichettate, tenendo nota della frequenza con cui certe situazioni non etichettate si verificano, si può spezzare una lancia a favore di un approccio ai particolari piuttosto che di un altro. Limitandoci a fini illustrativi ai sistemi giocattolo con due particolari e i due stati T e C, vediamo perché …

Sostratismo (1’) due particolari nello stato C; (2’) due particolari nello stato T; (3’) un particolare nello stato C ed uno nello stato T. si supponga che la situazione (3’) tenda a verificarsi in metà dei casi osservati, mentre (1’) e (2’), equamente suddivisi, soltanto nell’altra metà dei casi. Allora, avremmo un buon motivo per supporre che la situazione (3’) sia la manifestazione superficiale di due situazioni etichettate (3) e (4) La teoria che ci invita alle situazioni etichettate è il sostratismo; quindi, i particolari sono dei sostrati.

Fasci di tropi (1’) due particolari nello stato C; (2’) due particolari nello stato T; (3’) un particolare nello stato C ed uno nello stato T. se (3’) tendesse a verificarsi 1/3 delle volte, tanto quanto (1’) e (2’), avremmo invece una ragione per sostenere che i particolari sono fasci di tropi. Infatti, la teoria dei fasci di tropi ci invita a situazioni non etichettate e ammette anti-II (il che garantisce la possibilità di (1’) e (2’))

Fasci di universali (1’) due particolari nello stato C; (2’) due particolari nello stato T; (3’) un particolare nello stato C ed uno nello stato T. Se poi (3’) fosse l’unica situazione a verificarsi, sarebbe opportuno sospettare che i particolari siano fasci di universali. Infatti in questa teoria (1’) e (2’) sono escluse.

3 metodi statistici Ora si dà il caso che vi è una rimarchevole analogia tra i tre modi di contare le situazioni distinti sopra sulla base di motivazioni ontologiche e i tre modi di contare previsti dai tre metodi statistici di Maxwell-Boltzmann (MB), Bose-Einstein (BE) e Fermi-Dirac (FD), tutti presi in considerazione nella fisica odierna (1995). Infatti la statistica MB contempla situazioni etichettate e ammette quelle non-etichettate come specificazioni più astratte delle prime quelle BE ed FD annoverano soltanto situazioni non etichettate, laddove nel caso FD vanno scartate quelle che non rispettano il principio II. La fisica odierna riconosce validità, in terreni diversi, a tutte e tre le statistiche. Vediamo perché

MB e macrofisica In campo macrofisico, e quindi nella misura in cui abbiamo a che fare con particelle classiche e oggetti ordinari, la statistica corretta è quella classica, MB. È chiaro, per esempio, che se dovessimo predire la frequenza degli stati, Testa o Croce, di due monete lanciate simultaneamente per un numero indefinito di volte, ci affideremmo alla statistica MB. In campo microfisico, però ... Equiprobabili: (1) Ca & Cb; (2) Ta & Tb; (3) Ca & Tb; (4) Ta & Cb.

Entri QM In fisica si distinguono quindi due tipi di particelle: i bosoni, tra i quali si annoverano i fotoni i fermioni, tra i quali spiccano elettroni e protoni

Bosoni e statistica BE I bosoni obbediscono alla statistica BE. Per essi è problematico parlare di autoidentità nel tempo in senso stretto e di situazioni etichettate Equiprobabili. (1’) due particolari nello stato C; (2’) due particolari nello stato T; (3’) un particolare nello stato C ed uno nello stato T.

Fermioni ed FD I fermioni obbediscono invece alla statistica FD. Per i fermioni infatti vale il cosiddetto principio di esclusione di Pauli, secondo il quale due di essi non possono trovarsi simultaneamente nello stesso stato. In altri termini, i fermioni sembrano obbedire, contrariamente ai bosoni, al principio II ma per entrambi è problematico parlare di autoidentità nel tempo in senso stretto e di situazioni etichettate. (1’) due particolari nello stato C; (2’) due particolari nello stato T; (3’) un particolare nello stato C ed uno nello stato T.

Redhead and Teller Si potrebbe allora pensare che se la fisica odierna avesse trovato modo di decidere sulla base di evidenza empirica (osservando la frequenza di occorrenza di situazioni non etichettate) quale tra queste tre statistiche è corretto adottare, avremmo dell’evidenza empirica a favore di una delle tre teorie ontologiche in questione (Huggett 1999).

Che conclusioni trarre?

Anti-ecceitismo Redhead e Teller (1991, 1992) hanno argomentato che la fisica dimostra che in ontologia bisogna accettare: anti-ecceitismo Ossia non esisterebbero ecceità. «ecceità» viene usato in modi diversi, ma qui è usato nel senso in cui io ho usato «sostrato». In altri termini, secondo loro, la fisica condanna il sostratismo. I due non si esprimono esplicitamente a favore di una teoria dei fasci, né discutono di tropi vs. universali. Armati delle teorie ontologiche che abbiamo discusso, possiamo fare ipotesi più coraggiose …

Abduzione 1 bosons obey BE statistics BTT predicts the success of BE statistics ___________________________________________________ bosons are bundles of tropes.  

Abduzione 2 Fermions obey FD statistics BUT predicts the success of FD statistics ___________________________________________________ fermions are bundles of universals.  

Abduzione 3 Ordinary objects obey MB statistics ST predicts the success of MB statistics _________________________________________________ ordinary objects are substrates.

Inclusivismo Vi è dunque evidenza empirica a favore di tutte e tre le teorie, sostratismo, tropismo e universalismo. E quindi? Non sono teorie da considerarsi a priori mutualmente esclusive. Si potrebbe allora prendere in considerazione su base empirica l’idea inclusivista che sostrati, fasci di tropi e fasci di universali coesistano in diversi settori della realtà: sostrati = oggetti ordinari Fasci di tropi = bosoni fasci di universali = fermioni.

Lezione 17 15/3/16

Considerazioni epistemologiche sull’inclusivismo Conclusione supportata a posteriori. Rifiuto di una distinzione netta tra scienza a posteriori e filosofia/ontologia a priori.

Dipendenza Ontologica

Raccomandazione Per questa parte non ci sono letture obbligatorie dal libro. Come prima lettura opzionale su questo argomento potreste leggere la voce della SEP di Tuomas E. Tahko e Jonathan Lowe: http://plato.stanford.edu/entries/dependence-ontological/ Vi suggerirò letture opzionali per questa sezione Cominciate a leggere gli Parte 2 e Parte 3 del libro di testo in vista delle prossime 2 sezioni

Intuizioni di fondo sulla dipendenza ontologica Un insieme dipende (per la sua esistenza) dai suoi membri ma non viceversa Una somma mereologica dipende dalle sue parti ma non viceversa A prima vista si potrebbe pensare di definire così la dipendenza ontologica: x dipende da y sse x non può esistere senza che y esista ((E!x & E!y); ossia necessariamente, se x esiste allora y esiste ((E!x E!y)) In realtà qusto ci dà solo una condizione necessaria. Infatti se esiste Socrate, non può nin esistere Socrate; però Socrate dipende da Socrate ma non viceversa

Dipendenza generica Seguendo Lowe, sembra opportuno distinguere tra una somma mereologica e un intero organico («organic whole»), per esempio una pianta, un animale o anche un tavolo. Una somma mereologica dipende dalle sue parti ma non viceversa: il naso di Socrate+la mano di Platone è la somma che è in virtuù delle sue 2 parti Un intero organico dipende SOLO genericamente da parti di un certo tipo, ossia non può esistere senza avere delle parti di quel tipo, ma queste parti non devono essere proprio quelle lì (assumendo falso l’essenzialismo mereologico! Ci torneremo) Per esempio, un essere umano dipende da un cuore ma può subire un trapianto.

Definire la dipendenza ontologica? Lowe 2010: si può analizzare sulla base di nozioni più primitive Schaffer 2009: va presa come primitiva e compresa sulla base di casi paradigmatici Ad ogni modo, ci sono dei principi ai quali la dipendenza deve sottostare …

Principi something x can depend on more than one entity; in which case we can say that any of these entities is a partial ground of x When x depends on y, and there is no z in between such that x depends on z and z on y, we can say that x directly depends on y. Irreflexive Asymmetric Transitive Well-founded? Vediamo ….

Benfondatezza A thorny issue is whether ontological dependence must always be well-founded or not. If the former (Cameron 2008, Lowe 2010, Schaffer 2009), all chains of dependence must ultimately land on a fundamental entity (or plurality of entities), such that nothing further grounds it (this is the dominant view); if the latter (Correia 2005, 63; Orilia 2007, Gaskin 2008), there may be chains of dependence that go on indefinitely, without ever reaching a fundamental entity.

Lezione 17 16/3/16

Esempi Uno stato di cose Rab, dove R è una relazione interna, dipende da stati di cose non relazionali per es. Pa e Qb I tropi dipendono per la loro esistenza dagli oggetti di cui sono proprietà. Uno stato di cose Fx dipende sia da F che da x. Nella dottrina aristotelica degli universalia in rebus, gli universali dipendono GENERICAMENTE dai particolari e viceversa. Nella dottrina platonista, gli universali non dipendono dai particolari Nel fisicalismo, le proprietà mentali dipendono da proprietà fisiche.

Un argomento di Schaffer contro i gunkies Schaffer (2010) argues from the empirical possibility of gunks, objects made up of smaller and smaller parts ad infinitum, to priority monism, the thesis that the cosmos is a whole on which everything else, qua part, is dependent. Ossia, secondo Schaffer, le parti dipendono dall’intero piuttosto che viceversa But this argument presupposes that the well-foundedness of dependence is taken for granted

the argument by Schaffer based on WF (1) it is possible that there are gunks (wholes that can be infinitely decomposed into parts). Future physics may find empirical evidence for them. (2) If the whole depends of the parts, then it is possible, given (1), that there is an infinite ungrounded chain of dependence (3) but there cannot be an infinite ungrounded chain of dependence [WF] Hence, (4) priority monism: the parts depend on the whole Uinversity of Goteborg - 24 September 2014

Uinversity of Goteborg - 24 September 2014 Another option (1) it is possible that there are gunks (2) the parts depend on the whole Hence, (3) it is possible that there is an infinite ungrounded chain of dependence Hence, (4) WF is false Isn't it better to sacrifice WF rather than the deeply entrenched (2)? After all, unity and relatedness are further independent evidence against WF! Uinversity of Goteborg - 24 September 2014

Uinversity of Goteborg - 24 September 2014 The problem of unity What makes it the case that there is complex c, in addition to its parts p1, ..., pn? Difference Principle. If two entities are different there must be something that differentiates them (constraint on any solution) Is it enough to say that p1, ..., pn are many, whereas c is one? Not, at least if we want to explain why c is one and p1, ..., pn are many. Uinversity of Goteborg - 24 September 2014

Uinversity of Goteborg - 24 September 2014 Some complex objects *the cat's being on the mat* *the cat's being black* [the cat is black]  SARA (made of two lego bricks) *rTs* (*square's being on top of rectangle*) Socrates+ Plato+wisdom Socrates, Plato, wisdom s r Uinversity of Goteborg - 24 September 2014

Uinversity of Goteborg - 24 September 2014 Let's be more careful Bringing to the fore the difference principle suggests we frame our concerns in a better way by distinguishing two problems and two principles ... Uinversity of Goteborg - 24 September 2014

Two problems and two principles Unity principle. Given a complex, there is a reason for its unity. Unity problem. What is the reason for the unity of a complex? What makes it the case that it is ONE complex? Difference principle. Given two different complexes, there must be a reason for their difference Difference problem. What makes it the case that two complexes are different? (easy answer IF they have different constituents) Convegno Perugia su Armstrong -8-9 Aprile 2014

Two kinds of complex entities DO NOT SUPERVENE ON THEIR CONSTITUENTS: material objects states of affairs (facts) SUPERVENE ON THEIR CONSTITUENTS: (unrestricted) mereological sums (aggregates) sets (classes) propositions. Convegno Perugia su Armstrong -8-9 Aprile 2014

Does the unity problem arise for supervenient complexes? Many philosophers say NO (e.g., Vallicella, Simons, Lowe, Armstrong, Maurin) If the existence of the complex c is inevitable, given the constituents, isn't it enough to underline this inevitability in order to explain the existence of c? The difference principle suggests otherwise. Convegno Perugia su Armstrong -8-9 Aprile 2014

The difference principle at work The set {even, 2} and the proposition [2 is even] have (at least prima facie) the same constituents. To explain how such complex items differ we should presumably explain how they emerge from their constituents This explanation cannot just say that this emergence is simply due to the fact that the complexes must exist, given their constituents. For this is true for both complexes and thus it is not a sufficient reason to differentiate them. Convegno Perugia su Armstrong -8-9 Aprile 2014

Are there really different complexes with the same constituents? We might think this way of arguing is circumvented by denying that there are different complexes with the same constituents. We shall go back to this ... Uinversity of Goteborg - 24 September 2014

Reduction to the problem for facts SARA exists because there is the fact *sTr* (Segelberg) [aggiunto dopo la lezione: Segelberg è un filosofo svedese poco noto che in un saggio in svedese del secolo scorso sosteneva questa tesi, di recente questo saggio è stato tradotto in inglese] {x, y} exists because there is the fact *x and y are in co-membership* x+y esists because there is the fact *x and y co-exist* [Fx] esists because there is the fact *F and x are in a predication relation* Etc. Convegno Perugia su Armstrong -8-9 Aprile 2014