Cooperazione, investimenti per lo sviluppo e l’equità Marcello Messori (SEP-LUISS) Sviluppo e investimenti: nuovi strumenti finanziari e mutualità Cooperazione, investimenti per lo sviluppo e l’equità Bologna, 12 dicembre 2016
Premessa La crescita economica italiana è stata deludente dalla seconda metà degli anni Novanta a oggi (parziali eccezioni: 2001, 2006 e 2007). Tre ingredienti di questa mancata crescita sono: (i) Andamento stagnante delle varie forme di produttività (con piccolo aumento recente TFP); (ii) Caduta degli investimenti pubblici e privati ( pur se con ripresa negli ultimi mesi); (iii) Allocazione inefficiente dei finanziamenti bancari. L’insieme delle imprese cooperative ha avuto una performance migliore della media italiana. Comunque, crescita inadeguata.
Schema dell’intervento Obiettivo del mio intervento è riassumibile in tre punti: (1) Fornire una sommaria evidenza empirica rispetto agli ingredienti (i) - (iii); (2) Spiegare perché l’autofinanziamento e il credito bancario non siano sufficienti per una ripresa degli investimenti (innovativi) in Italia; (3) Sottolineare l’impatto del punto (2) per le imprese cooperative (senza fornire soluzioni in positivo).
1. Economia italiana: evidenze empiriche Le figure 1 e 2 illustrano i ritardi accumulati dalla economia italiana prima, durante e dopo le crisi internazionali ed europee. La figura 3 sottolinea il drammatico tracollo (in assoluto) degli investimenti pubblici e privati, avvenuto in Italia durante le recenti crisi. La figura 4 pone in luce il pessimo andamento della produttività del lavoro in Italia anche prima delle crisi europee. Le figure 5 e 6 lasciano intuire le gravi inefficienze nell’allocazione del credito bancario in Italia. Va aggiunto: funding gap colmato con massiccia vendita obbligazioni bancarie al retail.
Fig. 1: Crescita economica italiana vs. EMU prima del contagio (2011) -8 -6 -4 -2 2 4 6 Q1 96 Q1 98 Q1 00 Q1 02 Q1 04 Q1 06 Q1 08 Q1 10 Italia EMU % Year over Year
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Fig. 3 Investimenti 1929-39 e 2007- 15 Fonte: Toniolo 2016
Fig.4 Crescita cumulata del Pil e della produttività oraria del lavoro (2001-2010, fonte de Panizza, 2011)
Fig.5 Rapporto impieghi/depositi bancari UEM (Fonte: Messori 2014)
Fig. 6: Quota % di prestiti deteriorati (Fonte: Banca d’Italia)
2. Investimenti e innovazioni organizzative I dati esaminati mostrano che in Italia: ripresa degli investimenti + innovazioni = ingredienti essenziali per il rilancio produttività e per il ritorno a un robusto sentiero di crescita. ‘Dietro’ i dati: nuove traiettorie tecnologiche gli investimenti devono essere lo strumento per innovazioni organizzative (cfr. evidenza empirica OCSE). Innovazioni organizzative incompatibili con la persistenza di piccole dimensioni di impresa. Da cui: mutamenti delle strutture proprietarie e della governance nelle imprese italiane = cruciale.
2. Investimenti e innovazioni organizzative Problema: il settore bancario italiano non può essere la fonte principale di finanziamento per effettuare tali cambiamenti. Almeno tre ragioni: (a) fragilità del nostro settore bancario non solo da un eccessivo stock di NPL e da una bassa capitalizzazione, ma anche da bassa redditività (cfr. Fig. 7); (b) composizione attivo delle nostre banche eccesso di titoli pubblici nazionali (cfr. Fig. 8); (c) apertura ai mercati = componente essenziale per modifica struttura proprietaria e governance.
Fig.7 La bassa profittabilità del settore bancario italiano
Fig. 8: Rendimenti unitari attività bancarie (valori percentuali; Fonte: Banca d’Italia)
3. Le imprese cooperative Il quadro descritto incentiva la molteplicità delle forme proprietarie e, quindi, apre un’opportunità straordinaria per settore imprese cooperative. Ma l’abituale punto debole delle imprese italiane è ancor più rilevante per le imprese cooperative = fonti di finanziamento che siano diverse dalla combinazione di autofinanziamento + credito bancario. Individuazione fonti alternative di finanziamento richiede, come passo preliminare, condivisione dei vincoli/opportunità che imprese cooperative devono soddisfare.
3. Le imprese cooperative In prima approssimazione, due soli vincoli: (1) difesa del principio di mutualità in senso lato (PDM), che massimizzazione della crescita di lungo termine per la tutela occupazionale dei soci-lavoratori e per il perseguimento dell’equità intra-generazionale ( sviluppo); (2) non commistione fra proprietà cooperativa e quotazione nei mercati azionari senza presidi di governance. Data l’esigenza di innovazioni organizzative e dati i vincoli (1) e (2), ne discende che il problema del finanziamento delle imprese cooperative = non soluzioni facili.
3. Le imprese cooperative Fonti di finanziamento che potranno continuare a essere importanti, ma che sarebbe problematico rafforzare (per ragioni diverse): - autofinanziamento; - prestito da soci; - crediti bancari; - strumenti obbligazionari ‘cooperativi’. Fonti di finanziamento che sarebbe improprio sviluppare senza qualificazioni di governance: - quotazione in mercati azionari regolamentati. Fonti di finanziamento di difficile attuazione: - emissioni di azioni ‘cooperative’; - forme ‘cooperative’ di private equity. Altri strumenti disponibili nei mercati finanziari?