Monitoraggio ambientale del cavo Ariolo

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Transcript della presentazione:

Monitoraggio ambientale del cavo Ariolo I.T.I.S. “L.Nobili” Liceo Scientifico-Tecnologico Classe Quinta L Anno Scolastico 2000-2001 AREA DI PROGETTO Monitoraggio ambientale del cavo Ariolo In collaborazione con l’Azienda Regionale Prevenzione e Ambiente

Sondaggio stratigrafico, Provincia di Reggio E. 1990 Sono evidenti fino a 14 m di profondità gli strati permeabili della falda superficiale.

Rilievo della vegetazione, Provincia di Reggio E. 1990 13 Dicembre 1990, Rilievo della vegetazione arborea e arbustiva dell'asta del Fontanile dell'Ariolo SMBOLI dist. distanza in metri dal punto 0, procedendo lungo 1'asta W specie preseate sulla sponda occidentale E speciepresente sulla sponda orientale n' numero di individui della specie presenti d diametro del fusto in centimetri a 150 metri da terra H altezza totale in metri h altezza del punto di inserzione della chioma in metri D diametro medio della chioma in metri 'Note: - per gli individui appartenenti a specie arbustive, e così pure per quelli appartenenti a specie arboree aventi dimensioni del fusto a 1,30 metri da terra inferiore a cm 2 il rilievo si e limitato all'enumerazione e alla misura dell'altezza totale, trascurando il diametro del fusto e della chioma e l'altezza di inserzione di quest'ultima. - Il punto 0 e situato in corrispondenza del confine orientale della particella n° 95, la direzione in cui il rilievo procede e Sud-Est.

Articolazione del Progetto 9 MAGGIO 2001 In campagna Individuazione delle sezioni Misura della portata Prelevamento dei campioni da analizzare Esame dei Macro Invertebrati Presso laboratori A.R.P.A. Determinazione: Ammoniaca Nitrati Fosfati Ossigeno disciolto. Presso laboratori I.T.I.S. Chimica Ossigeno Disciolto Biologia Coli Totali Coli Fecali Osservazioni sugli invertebrati presenti nei fanghi di fondo. Fisica Elaborazione calcolo della portata Discussione sulla precisione del metodo utilizzato. Informatica Elaborazione testi e grafica.

Articolazione del Progetto Completamento Recupero materiale bibliografico prodotto nel 1999 Osservazioni sulla vegetazione del Fontanile Schede RCE-IAR e punteggi Misure della Portata Risultati delle analisi chimiche e batteriologiche Osservazioni sulle presenze di macro invertebrati Confronto dati 1999 dati 2001 Conclusioni sullo stato del Fontanile e del Cavo Ariolo

Percorso del Cavo Ariolo 3 Dal Fontanile alla confluenza nel Torrente Rodano 1. Fontanile prelievi acqua prelievi fondo P. Asta prima del tombamento Misure della portata 2. Cavo Ariolo dopo Gavasseto Misura della portata Osservazioni e raccolta immagini lungo tutto il percorso 2 P 1

Percorso del Cavo Ariolo 1 P Sorgente e asta del fontanile

Percorso del Cavo Ariolo Punto di prelievo n.2: dove il Cavo esce a cielo aperto, a valle dell’abitato di Gavasseto ... … mostrando acque … non propriamente .. “chiare, fresche ...e dolci..”

Percorso del Cavo Ariolo 1 - Da Gavasseto verso S.Maurizio, in sinistra idraulica una pianta di Olmo. 2 - Un manufatto diroccato attraversa il Cavo, sullo sfondo la scuola materna di Gavasseto. 1 2

Percorso del Cavo Ariolo 1- Da via Gattalupa verso Gavasseto 2- Da via Gattalupa verso S.Maurizio 2 1

Percorso del Cavo Ariolo Condotta di scarico fognario in piena attività, sulla sinistra idraulica, appena a monte del ponte del Mauriziano.

Percorso del Cavo Ariolo Punto di prelievo n.3 1998 alla confluenza con il torrente Rodano in località S.Maurizio, presso il Mauriziano.

Valutazione della qualità ambientale RCE - IAR del 1998 Viene attuata mediante la compilazione di schede descrittive con attribuzione di punteggi oggettivi RCE semplificato (Riparian, Channel, Environment) - Naturalità alveo, vegetazione riparia, ampiezza zona riparia, integrità, stabilità della vegetazione, territorio circostante. IAR (Impatto Ambientale Ripario)- Distanza colture, sviluppo colture, tipologie agrarie, attività antropiche di impatto ripariale, insediamenti, viabilità, attività antropiche nel territorio, tipologia degli insediamenti. Primo tratto: dal Fontanile al tombamento (RCE) Punti 80 (IAR) Punti 82 RCE - IAR = -2 SUFFICIENTE secondo tratto: Dall’uscita del tombamento dopo Gavasseto al Rodano (RCE) Punti 37 (IAR) Punti 73 RCE - IAR = -36 SCARSO

Valutazione della qualità ambientale con il metodo IFF 2001 Viene attuata mediante la compilazione di una scheda descrittiva con attribuzione di punteggi oggettivi distinti per ciascuna sponda idraulica - Naturalità alveo, vegetazione riparia, ampiezza zona riparia, integrità, stabilità della vegetazione, territorio circostante. -Distanza colture, sviluppo colture, tipologie agrarie, attività antropiche di impatto ripariale, insediamenti, viabilità, attività antropiche nel territorio, tipologia degli insediamenti . Dal Fontanile a dopo Gavasseto (IFF) Punti 166 (da 121 a 180) classe 3 MEDIOCRE Il giudizio concorda con la presenza di macro invertebrati rilevata : Comunità poco diversificata con presenza di organismi tolleranti all’inquinamento.

Misura della portata Q = Av Rilievo della sezione (A) Calcolo della velocità dell’Acqua (v) Vengono fatti scorrere attraverso le sezioni, individuate lungo tratti rettilinei, a distanze d note, numerosi galleggianti, dei quali vengono rilevati i tempi di passaggio, ricavando così dalla media dei dati t, la velocità di scorrimento dell’acqua : v = d / t

Calcoli della Portata alle sezioni individuate

Portata 9 maggio 2001 Q = Av Al fontanile 38 litri /sec Dopo Gavasseto

Portata rilevata nel 1998 Fontanile Gavasseto Marzo Marzo A = m2 0,155 m2 0,210 v = m/sec 0,162 m/sec 0,297 Q = Av m3/sec 0,025 m3/sec 0,062 25 l/sec 62 l/sec Maggio Maggio A = m2 0,185 m2 0,456 v = m/sec 0,280 m/sec 0,170 Q = Av m3/sec 0,052 m3/sec 0,078 52 l/sec 78 l/sec

Misure della portata 1998 - 2001

Osservazioni biologiche Ricerca di macroinvertebrati Analisi Microbiologiche Ricerca dei Coliformi Totali Ricerca dei Coliformi Fecali Osservazioni biologiche Ricerca di macroinvertebrati Laboratorio di Biologia e Microbiologia I.T.I.S.

Ricerca dei coliformi totali e fecali dati 1998 Tutti i coliformi sono risultati di tipo fecale. Tutte le prove effettuate con prelievi dai punti 2 (Gavasseto) e 3 (S. Maurizio), sono risultate positive indicando valori maggiori di 20.000 Coliformi fecali per 100 ml.

Coliformi totali e fecali rilevati nel 2001

Osservazioni sulla presenza dei Coliformi Fecali E’ stato assunto lo schema metodologico previsto dal D.P.R. 8 giugno 1982, n.470 per la determinazione della balneabilità delle acque, in quanto le acque esaminate non erano destinate ad uso potabile. Il limite massimo ammesso di 100 coliformi fecali per 100 millitri è stato superato anche alla sorgente del fontanile. Poiché non pare che alla sorgente affluiscano scarichi di superficie, è legittimo ritenere che l’inquinamento ivi presente provenga dall’acquifero sotterraneo (falda superficiale) e/o da possibili attività di macerazione naturale dei fanghi organici depositatisi sul fondo della testa del fontanile, in accordo, in quest’ultima ipotesi, con la scarsa presenza di Ossigeno rilevata. Anche se diminuita rispetto ai dati 1998, resta rilevante la presenza di coliformi fecali (1.600/100ml) a valle di Gavasseto dimostrando l’evidente aflusso di scarichi fognari (desumibili anche dalle misure della portata) che da questo tratto in poi caratterizzano le acque dell’Ariolo.

Ricerca di Macro Invertebrati Prelievo di strati di fondo in tre sezioni Osservazione preliminare sul campo raccolta e classificazioni di esemplari significativi Esame del materiale prelevato in laboratorio Osservazioni al binoculare e al microscopio Esecuzione di fotografie e disegni realizzazione di schede di classificazione

Ricerca di Macro Invertebrati Con l’aiuto dei tecnici dell’Arpa si raccolgono gli esemplari più significativi si compilano le schede di valutazione qualitativa

Macro Invertebrati in Laboratorio Esame, in laboratorio, del materiale prelevato Conservazione degli esemplari Osservazioni al binoculare e al microscopio a fresco Esecuzione di fotografie e disegni Realizzazione di schede di classificazione

Presenza di macro invertebrati Platelminti Turbellari Tricladidae planarie (Dugesia sp.) Vermi appiattiti che si nutrono di sostanza organica, batteri, alghe, e protozoi, che ineriscono attraverso una faringe estroflettibile ventrale, che rappresenta l’unica apertura al centro di un apparato digerente cieco suddiviso in tre diverticoli; hanno riproduzione ermafrodita e grande capacità di rigenerasi in modo agamico se frazionati; la respirazione è cutanea.

Presenza di macro invertebrati NEMATODI Normalmente microscopici, possono talora raggiungere i 2-3mm,sono vermi sottili, cilindrici, non segmentati, dall’estremità posteriore appuntita. Sono obiquitari e comprendono un gran numero di specie a vita libera in tutti gli ambienti umidi o acquatici, e un numero ancora maggiore di specie parassite di piante, animali e uomo. Sono quindi sempre presenti in un numero elevatissimo di esemplari nei sedimenti di fondo ricchi di detriti organici.

Presenza di macro invertebrati ARTROPODI Crostacei Isopodi Asellus aquaticus Molto comuni in acque stagnanti o con deboli correnti. Non nuotano ma si muovono sul fondo ricercando una alimentazione costituita da detriti organici.

Presenza di macro invertebrati Gamberi d’acqua dolce dalla diffusione più ampia e meglio conosciuti. Sono presenti all’interno o al di sotto di diversi tipi di substrati che offrono rifugio dai predatori e contengano abbondanti fonti di detrito organico che costituiscono la loro risorsa alimentare primaria. La specie pulex è tipica delle acque correnti e sorgive. ARTROPODI Crostacei Anfipodi -Gammaridi Gammarus pulex

Presenza di macro invertebrati ARTROPODI - INSETTI - DITTERI Larva di Chironomide Dotate di un pigmento respiratorio simile all’emoglobina, riescono a vivere in sedimenti poveri di ossigeno costituendo l’elemento faunistico dominante sui fondali fangosi di stagni e corsi d’acqua con deboli correnti. Alcune specie sono in grado di sopravvivere anche in presenza di notevoli scarichi inquinanti; si circondano di un astuccio tubolare di seta e detriti. La forma adulta è molto simile alla zanzara ma non è ematofaga.

Presenza di macro invertebrati MOLLUSCHI GASTEROPODI Polmonati Physa spp. (fontinalis - acuta) Molto comune in acque stagnanti e lente, si ciba di alghe e piante acquatiche . Può vivere anche in acque poco ossigenate in quanto respira ossigeno atmosferico tramite un polmone, situato nella cavità del mantello, attraverso un apposito condotto che può essere aperto o chiuso: il polmone si riempie di aria soltanto quando l’animale è in superficie. (Conchiglia con spirale sinistrogira, apertura quasi uguale all’altezza della conchiglia );

Presenza di macro invertebrati MOLLUSCHI BIVALVI (Lamellibranchi) Fam. Sferidi Pisidum spp. Vivono immersi nel fondale fangoso o agrappati alla vegetazione su una matrice di muco. Filtrano l’acqua con appositi sifoni trattenendo la sostanza organica e i microrganismi di cui si cibano.

Presenza di macro invertebrati ANELLIDI CLITELLATI HIRUDINEI (Sanguisughe) Possibile appartenenza a fam. Erpobdellidae. Quando si nutrono aumentano notevolmente il loro volume e possono sopportare lunghi periodi di digiuno. Conducono vita predatoria su piccoli microrganismi o succhiano dall’esterno il sangue di organismi di dimensioni maggiori. Possono anche insediarsi tra le branchie dei pesci o all’interno delle cavità nasali di uccelli acquatici. Si trovano immerse nel fango o aderenti alla superficie della vegetazione sommersa.

Presenza di macro invertebrati ANELLIDI CLITELLATI OLIGOCHETI Famiglia Tubificidae Tubifex spp. Particolarmente abbondanti nei sedimenti fangosi in presenza di elevati livelli di contaminazione con acque di scolo

Laboratori dell’A.R.P.A. Azienda Regionale Prevenzione e Ambiente Determinazione: Ossigeno Disciolto BOD, BOD5 COD, COD5 Ammonio Nitrati Fosforo totale

Prelievo dei campioni. Fissazione dell’Ossigeno disciolto, misura della temperatura. Fissaggio dell’Ossigeno disciolto: Prelievo campione Misura della Temperatura Soluzione di fissaggio Reazione di fissaggio

Ricerca cromatografica dei Nitrati 1998

Ricerca dei Nitrati e dei Fosfati 2001 Come nei dati del 1998, anche oggi, la presenza di Nitrati è significativa, come pure quella dei Fosfati. La diminuzione delle percentuali dopo Gavasseto deve però essere correlata con l’aumento della portata, come si osserva nel grafico successivo.

Presenza dei Nitrati (NO3) 1998 -2001 Mentre nei dati 1998 si riscontrava un aumento dei nitrati in valore assoluto correlato all’incremento della portata del corpo idrico, oggi registriamo una diminuzione del fenomeno. Il numero di dati in nostro possesso non ci consente però di concludere deducendo un calo di inquinamento dell’Ariolo, peraltro contraddetto dai dati microbiologici.

Osservazioni Botaniche Vegetazione spontanea arboreo-arbustiva alla testa e lungo l’asta del Fontanile Sambuco, Sanguinella, Berretta da prete, Rovo, Robinia, Olmo, Acero, Quercia, Noce, Pioppo

Acero Campestre (Acer campestre) 90° Acero campestre Possibile Ibridazione Tra Acero campestre e .. ?.. Acer opalus > di 90°

E’ facile dire …quercia …ma ... … è Roverella Quercus pubescens, Farnia Quercus robur, o Rovere Quercus petraea ? Picciolo lungo: escluderebbe la Farnia Il picciolo della ghianda è troppo corto per Farnia, ma è troppo lungo per Rovere e Roverella che hanno ghiande sessili. La peluria che caratterizza la Roverella non è molto evidente. Alette basali: tipiche della Farnia.

Sambuco (Sambucus nigra) Il sambuco cresce dovunque il contenuto di azoto del suolo sia alto: vicino agli edifici abbandonati e intorno agli allevamenti. In questi luoghi, il suolo è stato arricchito dalla decomposizione di materia organica, quale foglie e rifiuti. Il sambuco è però comune anche in formazioni naturali, nelle siepi e ai margini dei boschi, ma sempre in luoghi abbastanza umidi. Dai frutti e dai fiori si ottengono distillati e marmellate eccellenti, ricche di vitamina C. Si curava la tosse con un te fatto dai fiori, e un estratto delle radici veniva usato come purgante. Tinture vengono ricavate da parti diverse dell'albero: nera dalla corteccia, verde dalle foglie, blu o lilla dai fiori. I fiori vengono anche consumati in frittate e frittelle. Il legno, che è tenero e bianco-giallastro, può essere usato per piccoli oggetti, quali giocattoli, pettini e cucchiai di legno. Generazioni di bambini hanno svuotato i fusti di questa pianta per farne fischietti e cerbottane.

Berretta da prete (Euonymus europaeus) Il legno bianco, duro e compatto di questo alberello veniva usato nell'antichità per fare i fusi per filare la lana. Da questo uso del legno deriva, probabilmente, il nome comune di "fusaggine", con cui a volte e indicata questa pianta. Per gran parte dell'anno la berretta da prete è un arbusto poco appariscente, ma, in autunno, dichiara la propria identità con uno sfoggio di foglie rosso scuro o rosso-rosa e di frutti a quattro lobi, che, a maturità, si aprono mostrando i semi di un colore arancione vivo, del tutto inconsueto. A motivo di questo sfoggio autunnale, viene coltivata nei giardini e nei parchi come ornamentale, e da essa sono state tratte alcune varietà molto attraenti. Cresce particolarmente bene su terreni basici. L'albero emana un odore sgradevole se ammaccato e i frutti sono emetici. Erano usati dalle popolazioni rurali come purgante drastico: uso non privo di pericoli, data la loro velenosità. Nell'antichità, le foglie e i semi, ridotti in polvere, venivano spruzzati sulla pelle dei bambini e degli animali per scacciare i pidocchi.

Sanguinella (Cornus sanguinea) Questo arbusto, poco appariscente per gran parte dell'anno, in autunno proclama la sua presenza grazie alle foglie rosse e alle drupe nere. In Italia, lo si trova un po' ovunque nelle siepi, nelle macchie e nelle boscaglie. Cresce, di solito, su terreni calcarei, poveri, invadendo spesso pascoli abbandonati; predilige, però, i terreni freschi e fertili. E’ una pianta frugale e può essere adottata per il consolidamento di terreni franosi. Fino all'inizio del secolo, il legno, duro e bianco, veniva bruciato come carbonella. Una cronaca del secolo XVII riferisce che da questo legno si ricavavano ingranaggi per mulini, pestelli, rocchetti e raggi per ruote. Le drupe amare e non commestibili, che crescono sulla sanguinella, venivano un tempo usate per estrarne olio da lampade; oggi, si usano per le loro qualità tintorie. I rametti si adoperano come tutori nelle colture da orto e della vite e servono anche per la fabbricazione di cesti. La sanguinella era considerata, un tempo, con timore nelle campagne per le sue proprietà magiche. Secondo quanto dice, nel 1613, 1'inquisitore De Laucre, la corteccia, il midollo dei rami e i semi venivano usati nei sabba dagli stregoni per preparare un veleno.

Olmo campestre (Ulmus carpinifolia) L’Olmo campestre, presente in tutte le regioni italiane in pianura e fino a 500 m di altitudine, è stato uno degli alberi tradizionali del paesaggio agrario italiano. Molto resistente alla potatura e alla capitozzatura, veniva impiegato come tutore vivo della vite, e le foglie ricavate dai rami emessi in prossimità dei tagli, considerate un ottimo foraggio, venivano destinate al bestiame. I giovani frutti, chiamati "pane di maggiolino", venivano consumati in insalata o in frittate. Negli ultimi decenni, 1'avvento di una devastante malattia, la grafiosi dell'olmo, causata da un fungo microscopico (Ophiostoma ulmi), che viene diffuso da coleotteri scolitidi, ha provocato la morte di più di 5 milioni di piante. Oggi si cerca però di individuare olmi campestri resistenti alla malattia. Il legno e assai pregiato. Molto resistente e facile da lavorare, e stato usato, sin dai tempi antichi, per la fabbricazione di attrezzi agricoli.

Ontano Nero (Alnus glutinosa) Secondo un'antica tradizione, nell’Ontano viveva il male. L'albero, conosciuto fin dall’antichità dall'Europa all'Estremo Oriente, era temuto perché il suo legno, se tagliato, si tinge di arancio sanguigno, quasi stesse sanguinando. Ciò diede vita alla leggenda secondo cui l'albero era la personificazione di uno spirito maligno: l’ Erlkönig delle leggende germaniche. L'uso dell'ontano nero come pianta adatta alla bonifica di terreni umidi e malsani e per arricchire terreni poveri, o per impedire 1'erosione delle rive dei fiumi è noto da lungo tempo. Il legno dell'ontano nero, giallo quando e stagionato, si dimostra durevole in inverno. Essendo di facile lavorazione, era ricercato dagli zoccolai e ancora oggi trova un discreto impiego nella fabbricazione di zoccoli e manici di scopa. Dalla corteccia, dai frutti e dalle foglie si ottengono delle tinture. Come molte leguminose, 1'ontano (che però è una betulacea) ha radici che contengono batteri in grado di utilizzare 1'azoto dell'aria e di fissarlo, migliorando cosi la carenza di azoto che di solito si riscontra nei terreni molto umidi.

THE END