Rapporto sul mercato del lavoro 2011-2012 CNEL Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro Rapporto sul mercato del lavoro 2011-2012 Prof. Carlo Dell’Aringa Presidente REF Ricerche 18 Settembre 2012 www.refricerche.it Carlo Dell'Aringa
Cosa può fare la politica del lavoro in tempo di crisi? Può accompagnare la ripresa quando verrà. Può contenere gli effetti negativi della crisi sul mercato del lavoro. In particolare evitare che la disoccupazione diventi strutturale. 2 Carlo Dell'Aringa
Quali sono i paesi che hanno saputo limitare gli effetti della crisi sul mercato del lavoro? Quello che sembra contare è avere buone relazioni industriali (coordinate) e poca occupazione temporanea. 3
Il nostro Paese, quindi, non è stato penalizzato da un cattivo funzionamento del mercato del lavoro (ogni punto di caduta del Pil non ha provocato danni più gravi che altrove) quanto dal fatto che la caduta del Pil è stata ben maggiore. Parte della caduta del Pil è stata dovuta alle politiche fiscali mirate al consolidamento del bilancio pubblico. 4
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Il quadro di breve periodo. In Italia l’occupazione è tendenzialmente stabile. Aumenta molto la disoccupazione e il tasso di attività. Il fenomeno del lavoratore aggiuntivo non è solo italiano. Recentemente il tasso di inattività della componente femminile è diminuito in molti paesi. 11
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Le tendenze per il 2012 indicano un leggero peggioramento dell’occupazione, ma un aumento consistente della disoccupazione. 13
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L’aumento dell’offerta di lavoro continuerà e rappresenterà il carattere distintivo dell’evoluzione del nostro mercato del lavoro nei prossimi anni. 17
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Se le cose vanno “bene” nel 2020 ritorneremo all’8 Se le cose vanno “bene” nel 2020 ritorneremo all’8.4 per cento di disoccupazione del 2011. Il che implica non aver risolto il problema dei giovani che, nel 2011, presentavano un tasso di NEET che era tra i più alti tra i paesi sviluppati. 19
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Per evitare squilibri quantitativi e qualitativi il nostro apparato produttivo richiede una profonda ristrutturazione. Occorre innanzitutto una politica industriale che recuperi il gap di produttività accumulato in questi anni dell’euro. Poi occorre sviluppare qualità dell’occupazione nei settori più promettenti (che non saranno più impiego pubblico e credito) ma che riguarderanno: servizi alle persone, alle imprese, green economy. 21
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