a cura di Niccolò Stellardi ESCHILO a cura di Niccolò Stellardi
Sommario Vita Innovazioni Drammatiche Fortuna Mondo Concettuale Lingua e Stile Opere
La Vita Eschilo fu uno dei primi poeti tragici del mondo antico: egli conferì al genere tragico un’impronta originale e definitiva e all’organismo drammatico, l’attitudine ad investigare e ad esprimere un mondo di valori. Eschilo nacque nel 525 a.C. ad Eleusi, vicino ad Atene, da una famiglia aristocratica e si dedicò, già in giovanissima età, all’attività teatrale come attore dei suoi stessi drammi. Combattè a Maratona, dove perse suo fratello Cinegiro e forse a Salamina come risulta dall’epigramma inciso sulla sua tomba, nel quale si ricorda il suo valore di combattente. La sua prima vittoria in un concorso tragico risale al 484 a.C..
La Vita Fu invitato in Sicilia presso Ierone di Siracusa: qui si trasferì per alcuni anni e compose le “Etnee”, per la fondazione della città di Etna nel 476. Successivamente tornò ad Atene, dove ottenne numerose vittorie in concorsi tragici, l’ultima delle quali nel 458 con l’Orestea, l’unica trilogia che ci sia pervenuta. Poco dopo ritornò in Sicilia, forse a causa di attriti con il pubblico ateniese e visse a Gela fino alla morte, avvenuta nel 456 a.C.. In segno di onore, Atene decretò che le sue tragedie fossero rappresentate anche dopo la morte e 15 vittorie gli furono decretate postume. Secondo il lessico bizantino Suda, Eschilo compose, tra tragedie e drammi satireschi, 90 opere, ma restano solo 7 tragedie integre e pochi versi di due drammi satireschi. Per il resto abbiamo solo qualche centinaio di frammenti di tradizione indiretta o papiracea.
Innovazioni Drammatiche Le innovazioni di Eschilo apportate alla drammaturgia sono l’introduzione del secondo attore, che permetteva una maggior vivacità nel ritmo drammatico e una maggiore dialettica; l’invenzione di una scenografia rudimentale insieme all’uso di macchine teatrali e costumi talvolta esotici; l’impiego della trilogia legata, consistente nella presentazione di tre tragedie di argomento concatenato, così da sviluppare il tema in tappe successive, in una prospettiva drammatica più ampia; maggiore importanza egli conferì al coro, più esteso che in altri tragici, il quale formula una riflessione profonda e universale sugli eventi come portavoce della collettività.
Fortuna Eschilo ebbe un notevole successo ad Atene, poiché era il simbolo di un passato glorioso. Tuttavia nel IV secolo la sua fortuna cominciò a declinare, in parallelo alla scomparsa dei suoi drammi sulla scena. Le sue opere ebbero comunque qualche influsso sulla tragedia latina, come si può dedurre da qualche frammento superstite dei drammi di Ennio, Accio e Pacuvio e dall’Agamemnon di Seneca. In epoca tardo-antica furono selezionate le 7 tragedie che conosciamo ma, ad iniziare la ripresa dell’autore, contribuì soprattutto il Prometeo, preso come modello da J. Milton nel “Paradiso Perduto” ed entrato definitivamente a far parte della mitologia moderna con Goethe e Shelley. L’Orestea ebbe un notevole influsso su Shakespeare, Alfieri e Wagner e, successivamente, su Eliot, Sartre e Pasolini che scelse il cinema per rivisitare il soggetto eschileo.
Mondo Concettuale Le disgrazie dell’uomo secondo Eschilo non sono determinate da una divinità invidiosa del genere umano, ma dall’ hybris (trasgressione, tracotanza), di cui si macchia l’uomo stesso. Dobbiamo intendere l’hybris come il superamento del limite consentito. Esempi di questo tipo sono costituiti da Serse, che vuole imporre alla Grecia il suo dominio; da Prometeo, che oltrepassa il limite imposto da Zeus per portare il fuoco agli uomini; da Agamennone che ha intrapreso una guerra (la guerra di Troia) sacrificando per il suo buon esito anche la vita della figlia Ifigenia. Tuttavia la tracotanza dell’individuo spesso affonda le sue radici in colpe più profonde e lontane, talvolta antecedenti alla sua stessa esistenza. In questo caso, la catena delle maledizioni risale alle origini remote della stirpe, per ripresentarsi nel corso delle generazioni. L’eroe tragico, di fronte ad un destino ineluttabile, ha un margine esiguo per realizzare la propria libertà e non gli resta che adeguarsi consapevolmente al proprio destino. Il dolore assume una funzione catartica, cioè purificatrice , poiché costituisce il riscatto della dignità umana e l’unico modo possibile per arrivare alla conoscenza.
Lingua e Stile Lo stile di Eschilo è austero, magniloquente nel lessico e caratterizzato dall’uso di molte metafore, allusioni e analogie. Eccezionale appare la sua creatività verbale: ogni parola in Eschilo ha un valore autonomo, ma riceve il suo significato dal contesto in cui è inserita, precisando il proprio valore in relazione a quelle che le stanno intorno e a sua volta trasmettendone ad esse il senso, secondo una struttura di tipo concentrico. Aristofane, nelle Rane, sceglie Eschilo come poeta educatore per eccellenza. Eschilo non analizza psicologicamente i personaggi poiché affida il carattere dei suoi eroi al compiersi dell’azione scenica ed essi restano legati ad azioni magniloquenti e definitive.
Opere Le tragedie di Eschilo che ci sono pervenute sono 7 ▪ I Persiani (472 a.C.) ▪ I sette a Tebe (467 a.C.) ▪ Le supplici (465-460 a.C. circa) ▪ Il Prometeo incatenato (data incerta) ▪ la trilogia dell’Orestea (458 a.C.), composta da Agamennone, Coefore, Eumenidi
Grazie per aver visto la presentazione Buono Studio!!!