DOTTORI IN CAMPO “Un giorno faranno una guerra e nessuno vi parteciperà” (Carl Sandburg) DI EDOARDO ROSAFALCO E ANDREA CELLI
DOPO LA BATTAGLIA La battaglia è finita da poco: sul campo restano il sangue, i morti e i feriti che gemono. I medici riescono a fare il minimo indispensabile per aiutare i feriti. L’antica Roma, le crociate, le guerra napoleoniche. La scena potrebbe ripetersi in ogni guerra e in ogni epoca.
LA PENICILLINA Il biologo inglese Alexander Fleming nel 1928 scoprì la penicillina. Lui aveva militato come ufficiale nei Royal Army Medical Corps. Durante la guerra c’erano molte cose che ti potevano uccidere come: la mancanza di cibo, ferite e soprattutto le infezioni.
LA GUERRA IN MARE In mare la situazione non migliorava perché i marinai si potevano ammalare di scorbuto cioè la mancanza di vitamina C. Gli effetti collaterali erano: emorragie gengivali e perdita di denti. In tutto questo la medicina scoprì dei vaccini e cure che non ci sarebbero ai giorni nostri se non ci fossero state tutte quelle guerre.
MEDICI IN AZIONE Fin dall’antichità, guerrieri e soldati hanno potuto contare sulla presenza di un medico sul campo. Legionari colpiti da giavellotti o feriti dalle spade, fanti con il cranio fracassato da mazze ferrate, cavalieri schiacciati da cavalli. La guerra è stata anche un’inquietante laboratorio scientifico. Gli scontri armati hanno avuto un pregio: hanno accelerato scoperte mediche e scientifiche.
I PROGRESSI DELLA SANITÀ MILITARE Il taglio degli arti era ormai frequentissimo negli ospedali militari, tanto che nella 1° guerra mondiale si sviluppò la chirurgia plastica. Dopo aver curato le ferite i medici pensarono anche all’estetica. Pensarono anche allo stress dopo guerra (la sindrome shell shock). E combattere i germi nelle trincee.