L’eclissi del narratore Giovanni Verga L’eclissi del narratore 2 settembre 1840 nasce Giovanni Verga famiglia della piccola nobiltà agraria, di orientamenti liberali e antiborbonici Secondo alcuni invece nacque a Vizzini. Anche sulla data esistono fondati dubbi Illustre amico, sono stato al Municipio per avere la data precisa che desidera conoscere: 31 agosto 1840, Catania. Io invece credevo fosse il 2, oppure l’8 settembre dello stesso anno. Eccomi dunque più vecchio di una settimana, ma sempre con grande stima ed affetto per Lei. (Lettera a B. Croce, 1 marzo 1915) Museo casa natale di Giovanni Verga
I carbonari della montagna (1861-62) Giovanni Verga La formazione • Compiuti gli studi primari, frequenta la scuola privata di Antonio Abate (1825-88) poeta romantico patriota repubblicano 1860-64 Frequenta circoli culturali e scrive su riviste I carbonari della montagna (1861-62) Sulle lagune (1863) Amore e Patria (1857) 1858 S’iscrive alla facoltà di legge dell’università di Catania 1865 Soggiorna a Firenze, allora capitale d’Italia 1866 Pubblica il romanzo Una peccatrice 1860 Arrivati i garibaldini, si arruola nella Guardia nazionale 1869 Torna a Firenze, presentato da Francesco Dall’Ongaro 1870 Ottiene un primo successo con Storia di una capinera 1872 Si trasferisce a Milano, dove si stabilizza 1873 Pubblica Eva, suo ultimo romanzo romantico
Le fasi Giovanni Verga Fase romantica Fase scapigliata I carbonari della montagna (1861-62) Sulle lagune (1863) Fase romantica Una peccatrice (1866) Storia di una capinera (1870) • Preponderanza della tematica storico-patriottica e/o di quella amorosa • Impostazione degli intrecci tipica dei romanzi d’appendice • Scelta di personaggi altolocati circondati dal lusso e dai piaceri • Ricerca della commozione e presenza “forte” (paternalistica, patetica) del narratore Eva (1873) Fase scapigliata Tigre reale (1875) Eros (1875) Nedda (1874) Tigre reale (1875) Eros (1875) • Influenza di alcuni autori francesi (Dumas figlio) • Insistenza sulla condizione dell’artista, accentuazione di tratti “decadenti” • Esasperazione delle psicologie e semplificazione degli intrecci • Forte spirito antiborghese di ascendenza scapigliata • Ricorso al macabro e all’eccesso • Progressivo camuffamento della voce narrante in quella dei personaggi
La svolta Giovanni Verga Nedda novità pre-veristiche residui tardo-romantici • Bozzetto siciliano • Novella patetica • Personaggi umili • Personaggi stilizzati • Occasionale ricorso all’impersonalità • Presenza del narratore onnisciente • Attenzione per le dinamiche sociali • Preponderanza del tema sentimentale • Rappresentazione in “presa diretta” • Finzione del narratore che sogna la storia • Rapide incursioni nel registro popolare • Tono generale sostenuto e colto • Presenza di espressioni siciliane • Uso del corsivo per isolarle • Pessimismo fatalista • Catarsi sentimentale
Giovanni Verga 1875 Il «bozzetto marinaresco» Padron ’Ntoni annuncia I Malavoglia 1876 Primavera e altri racconti continua l’oscillazione fra Verismo e retaggi romantici 1880 Verga pubblica L’amante di Gramigna, che fa precedere da un’intro- duzione-dedica a Farina Caro Farina, eccoti non un racconto, ma l’abbozzo di un racconto. Esso almeno avrà il merito di essere brevissimo, e di esser storico – un documento umano, come dicono oggi – interessante forse per te, e per tutti coloro che studiano nel gran libro del cuore. Io te lo ripeterò così come l’ho raccolto pei viottoli dei campi, press’a poco colle medesime parole semplici e pittoresche della narrazione popolare, e tu veramente preferirai di trovarti faccia a faccia col fatto nudo e schietto, senza stare a cercarlo fra le linee del libro, attraverso la lente dello scrittore. Il semplice fatto umano farà pensare sempre; avrà sempre l’efficacia dell’essere stato, delle lagrime vere, delle febbri e delle sensazioni che sono passate per la carne. (Introduzione a L’amante di Gramigna)
Fotografare la realtà Giovanni Verga Fotografie di Giovanni Verga Il semplice fatto umano farà pensare sempre; avrà sempre l’efficacia dell’essere stato, delle lagrime vere, delle febbri e delle sensazioni che sono passate per la carne. Riflettiamo bene su questa frase. Quale messaggio nasconde? 1) La letteratura non ha uno scopo concreto: non serve a correggere le ingiustizie Fotografie di Giovanni Verga 2) Essa può solo indurre a pensare 3) Ma soprattutto ha lo scopo di commuovere con sensazioni “vere” A differenza del Naturalismo, il Verismo non ha ambizioni “politiche”
Il ciclo dei Vinti Giovanni Verga L’uomo di lusso I Malavoglia (1881) Ho in mente un lavoro che mi sembra bello e grande, una specie di fantasmagoria della lotta per la vita, che si estende dal cenciaiuolo al ministro e all’artista, e assume tutte le forme, dalla ambizione all’avidità di guadagno, e si presta a mille rappresentazioni del grottesco umano; lotta provvidenziale che guida l’umanità, per mezzo e attraverso tutti gli appetiti alti e bassi, alla conquista della verità. Insomma cogliere il lato drammatico, o ridicolo, o comico di tutte le fisionomie sociali, ognuna colla sua caratteristica, negli sforzi che fanno per andare avanti in mezzo a quest’onda immensa che è spinta dai bisogni più volgari o dall’avidità della scienza ad andare avanti, incessantemente, pena la caduta e la vita, pei deboli e i maldestri. (Lettera a S.P. Verdura, 21 aprile 1878) I Malavoglia (1881) Mastro-don Gesualdo (1888) La duchessa di Leyra (1893-) L’uomo di lusso L’onorevole Scipioni Attraverso le classi sociali La ruota della fortuna
I Malavoglia Giovanni Verga DATI TRAMA TEMI MODI • Romanzo in 15 capitoli edito da Treves nel 1881 • Assenza di un unico protagonista, romanzo corale • Uso della terza persona e del tempo passato L’ascesa, la decadenza e la rigenerazione finale della famiglia dei pescatori Toscano, di Aci Trezza, detti Malavoglia. Gli eventi storici (siamo all’indomani dell’unità d’Italia), naturali (catastrofi ambientali), umani (rapporti sentimentali) ed economici (investimenti sbagliati) determinano lo sfaldamento della famiglia • La morale del pugno chiuso • L’ideale dell’ostrica • La fatalità inesorabile • L’inutilità degli sforzi per migliorarsi: concezione im- mobilistica della società • La violenza della storia • La ciclicità dell’esistenza • Impersonalità e oggettività del narratore • Frequenti incursioni nel punto di vista e nella lingua dei personaggi (discorso indiretto libero) • Coralità, epicità, massiccio uso dei proverbi
Giovanni Verga Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo, che prometteva di riescire un fior di birbone. (incipit di Rosso Malpelo, Vita dei campi) Esempio di discorso indiretto libero Il narratore si eclissa dietro un personaggio “corale” Si tratta di un super-personaggio. Ma esso esiste davvero? … … o non è piuttosto proprio la voce di quel narratore che vorrebbe sparire? 1882 Prime incrinature: escono nello stesso anno le Novelle rusticane e Il marito di Elena 1884 Rappresenta con successo Cavalleria rusticana; il Mastro-don Gesualdo ritarda…
Mastro-don Gesualdo Giovanni Verga DATI TRAMA TEMI MODI • Romanzo in 4 parti, divise in capitoli • Lunga elaborazione: edito su rivista nel 1888; in volu- me nel 1889, con ampie modifiche • Presenza di un protagonista “forte” L’ascesa economica e sociale di mastro Gesualdo, che diventa “don” attraverso un matrimonio d’interesse con la nobile Bianca Trao. La sua ossessione per la roba gli fa però perdere di vista gli affetti: morirà solo, ignorato dalla figlia e disprezzato dalla servitù, mentre il genero dilapida il suo patrimonio • L’ossessione della roba • Il cambiamento dei tempi: l’ascesa della borghesia • Il determinismo sociale: puoi accrescere le ricchezze ma resterai sempre quello che eri • L’insoddisfazione della roba • La morale dell’utile: assenza di valori nel mondo bor- ghese • Più asciuttezza ed essenzialità che nei Malavoglia • Adeguamento del registro espressivo alla classe so- ciale di Gesualdo • Abbandono della “voce popolare” dei Malavoglia La casa di Mastro-don Gesualdo a Vizzini
La fine del Verismo Giovanni Verga 1890 Trionfo a Milano di Cavalleria rusticana con la musica di Pietro Mascagni Il Verismo diventa un fenomeno musicale… … ma a costo di “corrompersi” Da documento umano… … a melodramma!
Giovanni Verga 1890 L’enorme successo della Cavalleria di Mascagni gli pro- cura rabbia e insoddisfazione: la sua opera viene ignora- ta; il pubblico gli preferisce autori più “leggeri” [Io vedo] due lineamenti ben distinti e quasi paralleli lungo tutto il cammino della nostra storia artistica, là uno stile di parole, qua uno stile di cose. Li abbiamo fin dagli inizii della nostra letteratura questi due stili opposti: Dante e Petrarca, e possiamo seguirli a mano a mano fino a noi, Machiavelli e Guicciardini, l’Ariosto e il Tasso, il Manzoni e il Monti, il Verga e il d’Annunzio. Negli uni la parola che […] non vuol valere se non in quanto esprime la cosa, per modo che tra la cosa e il lettore che deve vederla, essa, come parola, sparisca, e stia lì, non parola, ma la cosa stessa. Negli altri, la cosa che non tanto vale per sé quanto per come è detta, e appar sempre il letterato che vi vuol far vedere com’è bravo a dirvela, anche quando non si scopra. (Discorso di Pirandello su Verga, 2 settembre 1920) 1893 Vince la causa legale contro Mascagni, ma sfuma il progetto di adattare La lupa per Puccini Sono qui, a domicilio coatto, malgrado il caldo, i malanni e tutto il resto. Non ho più la salute, né la gioventù, né denari. Cosa volete che faccia e dica? Se vi scrivo queste cose, a voi, la sola, dovete comprendere e scusare, senza accusarmi d’altri torti, né immaginarne altri a voi. Bruciate queste righe che mi bruciano la penna, se pensate ancora a me come io penso a voi, e dite solo: È un uomo finito, ecco tutto. (Lettera a Dina Castellazzi, 1910) 1919 Inizia la riscoperta: Luigi Russo gli dedica un sag- gio; Pirandello e Tozzi lo omaggiano 1920 Viene nominato senatore 1922 Muore il 27 gennaio a Catania