Salute mentale e immagine corporea Fanara G A, Mezzatesta E B, Sorrenti L C, Nicotina A D, Delia R E, Alfa R F, Di Rosa AE G A Psichiatra, Direttore Sanitario ANFFAS onlus Messina; B Medico psicologo clinico ANFFAS onlus Messina; C Pedagogista ANFFAS onlus Messina; D Psichiatra e dottorando di ricerca XXIV ciclo Scienze psichiatriche, Dipartimento di Neuroscienze, Scienze psichiatriche ed Anestesiologiche; E Specializzando III anno in psichiatria; F Psicologo; G Ordinario di Psichiatria, Dipartimento di Neuroscienze, Scienze psichiatriche ed Anestesiologiche Metodologia: Nello studio sono stati esaminati complessivamente 123 soggetti di sesso femminile, età compresa tra i 12 e i 18 anni (età media = 15.55; D.S. = 2.22) reclutati presso diverse scuole medie pubbliche locali. Per ogni partecipante è stato calcolato il Body Mass Index (BMI) definito patologico per valori > 95 th percentile (Cole Tj, Bellizzi MC, Flegal KM, Dietz WH…). Il gruppo di controllo (106) è stato randomizzato tra i soggetti obesi (BMI medio = 23). I criteri di inclusione del gruppo di studio sono stati i seguenti: 1) assenze di patologie neurologiche, 2) mancata assunzione in atto psicofarmaci, 3) assenza di diagnosi per bulimia nervosa (sec. DSM-IV-TR, 1994). All’intero gruppo è stato somministrata: la Montgomery and Asberg Depression Rating Scale (MADRS) per la valutazione della componente affettivo-emotiva (aspetto depresso, umore depresso, difficoltà di concentrazione); la Self-Liking (SL) e Self-Competence (SC) Scale (W.B. Swann e R.W. Tafarodi, 1995): strumento per valutare l’autostima sia nella componente sociale (SC), che la consapevolezza di autostima del soggetto (Liking). Introduzione: L’obesità è il più comune problema di salute tra gli adolescenti - soprattutto nel sesso femminile (Georgiades et al. 2003) - che è aumentato nell’ultima decade (Strass RS. et al. 2003). Una scarsa autostima estetica (Braet C. et al. 1997) è un evidente fattore di malessere psichico nell’obeso (Davis C. 1990) causando, in alcuni casi, anche un vissuto di derisione della propria forma fisica che diviene così fonte di vergogna della propria immagine corporea e quindi probabile elemento di rischio psicopatologico (Budderberg-Fischer B. et al., 1999). In particolare nell’età adolescenziale la rappresentazione corporea è fattore predittivo di una sana autostima corporea e, al contrario, di uno scarso benessere emotivo (Jorm AF. et al., 2003). In senso psicopatologico la distorsione della percezione del peso, nei soggetti obesi, è considerata un potenziale vettore tra obesità e quadri psicopatologici (depressione, disturbi d’ansia e negativa auto-percezione fisica (Dixon JB. et al. 2003; Isnard P. et al. 2003). Tuttavia la letteratura riporta che i soggetti obesi, con una rappresentazione corporea di magrezza, mettono in atto meccanismi di difesa come il diniego della negativa percezione corporea (Nishizawa et al. 2003). In questo studio è stato esplorato in un gruppo di adolescenti obese, rispetto ad un gruppo di confronto: (a) la presenza di umore depresso; (b) il riconoscimento di elementi di percezione, di svalutazione, di squalificazione della propria immagine corporea da parte degli altri. ? Conclusioni: Da un punto di vista emozionale, l’obesità adolescenziale è strettamente correlata con comuni risposte emotive negative (Tseng MC. et al., 2002) tra cui la depressione (Pinaquy S. et al., 2003; Jirik-Babb P. 2003), come ottenuto dai risultati dello studio. Tuttavia la letteratura (James et al.,1995) dimostra che le adolescenti obese presentano anche una bassa autostima e una forte quota d’angoscia probabilmente per il senso di colpa della propria insoddisfazione corporea (Eisenberg ME. et al. 2003). In conseguenza di ciò i soggetti obesi vivono una solitudine sociale, perché oggetto di probabile derisione e negativa valutazione da parte di adolescenti normopeso. Premesso ciò bisognerebbe quindi prevenire – attraverso supporti psicologici finalizzati - le probabili dimensioni psicopatologiche che caratterizzano una negativa immagine corporea quali: l’ansia di essere grasso (Cash TF. et al. 1991), lo stato depressivo, un’instabile auto-percezione (Wichstrom L. 1999) e l’elemento di derisione. Risultati: L’obesità era presente nell’8.7% del campione pari a 106 soggetti (BMI medio = 31.8). Dai calcoli statistici (chi-quadro) effettuati sulla MADRS e SC/SL è emerso che le persone in soprappeso presentano un nucleo depressivo formato sia da una componente affettiva (umore depresso = .001), aspetto depresso = .001), inappetenza = .001), anedonia = .001), che da una componente cognitiva (difficoltà di concentrazione = .001). Questo risultato metteva in evidenza che i soggetti obesi erano significativamente depressi sia nella loro globalità, che nelle singole componenti che caratterizzano la dimensione depressiva. In riferimento all’autostima, emergeva che le adolescente obese vivono un profondo senso di vergogna e di derisione nell’ambiente sociale in accordo con altri studi (Young-Hyman D. et al. 2003).