UTILIZZO DI SISTEMI MICELLARI PER IL RISANAMENTO DI ACQUE CONTAMINATE L. Scrano1*, F. Lelario1, C. Belviso2, M. Tummolo1, S. Chiola1, S. Fiore2, S.A. Bufo1 1Dipartimento di Scienze dei Sistemi Colturali, Forestali e dell’Ambiente, Università di Basilicata, Potenza, 85100, Italy, 2Istituto di Metodologie per l’Analisi Ambientale, Tito Scalo, Potenza, 85100, Italy *laura.scrano@unibas.it Introduzione I contaminanti organici, introdotti nel suolo, possono infiltrarsi nelle acque sotterranee e, in funzione del tipo di sostanza e delle caratteristiche pedoclimatiche della zona, possono raggiungere i livelli più profondi della falda, dove sono presenti le riserve di acqua potabile. La decontaminazione delle acque interessate da questo problema appare di fondamentale importanza per limitare la diffusione degli inquinanti e per salvaguardare la salute di uomini ed animali. I metodi utilizzati sono differenti ma in generale l’interesse è volto verso lo sviluppo di processi di depurazione innovativi che siano più efficienti dal punto di vista tecnologico e/o più sostenibili dal punto di vista economico e socio-ambientale. La componente argillosa, abbondante nei suoli, grazie all’elevata superficie specifica e alla carica superficiale negativa, è caratterizzata da una grande capacità di adsorbimento che le consente di legare contaminanti organici con differente polarità. I minerali argillosi tal quali, tuttavia, non sono stabili adsorbenti ed è allora necessario farli interagire con agenti tensioattivi che ne modifichino le proprietà superficiali incrementando la distanza basale tra gli strati. Scopo di questo lavoro è stato quello di realizzare una organo-matrice capace di adsorbire/rimuovere contaminanti organici da soluzioni acquose al fine del riciclo. Materiali e Metodi Una soluzione acquosa a concentrazione nota di atrazina è stata fatta percolare su una SWy-2-Na-montmorillonite (Wyoming, USA) tal quale e sulla stessa matrice argillosa trattata con octadecyl-trimethyl-ammonium-bromide (ODTMA) un sale di ammonio quaternario sintetizzato nel laboratorio dell’Università degli Studi della Basilicata. Su entrambe le matrici sono state condotte prove di adsorbimento e di desorbimento e sono state fatte analisi di diffrazione X su polveri utilizzando un diffrattometro Rigaku Rint 2200 dotato di tubo di Cu e monocromatore a cristallo curvo di grafite sul fascio secondario. L’atrazina rimasta in soluzione è stata determinata in cromatografia liquida accoppiata alla spettrometria di massa. Fig. 1. Diffrattometria montmorillonite + atrazina: [1] Montm. ,[2] Atrazina, [3] Montm.+Atrazina 1° Adsorbimento, [3] Montm.+Atrazina 1° Desorbimento, [4] Montm.+Atrazina 2° Desorbimento Fig. 2. Diffrattometria montmorillonite + octadecile + atrazina: [1] Montm., [2] Atrazina, [3] Montm.+Oct.+ Atrazina 1° Adsorbimento, [4] Montm.+Oct.+Atrazina 1°desorbimento [4] Montm.+ Oct.+ Atrazina 2° Desorbimento Risultati e Conclusioni I risultati ottenuti hanno evidenziato l’elevata capacità di ritenzione dell’organo- argilla (43%) rispetto all’argilla tal quale (31%). I profili diffrattometrici eseguiti sui campioni di organo-argilla mostrano un’espansione dello spazio basale (d001) in seguito a trattamento con atrazina. Tale variazione è più marcata nei campioni trattati con il surfactante. Il prosieguo dell’attività prevede l’ottenimento di matrici argillose modificate adoperando non più sali di ammonio quaternari che possono essere tossici se rilasciati nell’acqua ma composti polimerici naturali (es. albumina) che consentano di ottenere analoghi risultati.