La conciliazione famiglia-lavoro.Una questione di genere, ma non solo

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La conciliazione famiglia-lavoro.Una questione di genere, ma non solo Chiara Saraceno Honorary fellow

uno sguardo sull’Europa L’indice dell’eguaglianza di genere (EIGE) https://www.youtube.com/watch?v=H2ILmsXt4uQ

Italia è quattordicesima nell’indice di disuguaglianza di genere nella UE (EIGE) Anche se è tra i paesi europei che ha migliorato di più negli ultimo dieci anni Soprattutto nel settore della politica e della partecipazione ai consigli di amministrazione Rimane indietro nell’occupazione e nelle politiche di conciliazione Ed anche nella percentuale di ragazze che ottiene una laurea nei settori scientifici tecnici e matematici (STEM) Avremo anche raggiunto un record storico di occupazione femminile con il 48,9% del 2017 Ma siamo ancora distanti dalla media europea (65,3%) e tra i paesi Ocse l'Italia è al quarantunesimo posto per partecipazione femminile al mercato del lavoro e al terzo per tasso di inattività Con grandi differenze territoriali e per livello di istruzione Istruzione per le donne cruciale rispetto a partecipazione nel mercato del lavoro Accanto alle disuguaglianze tra donne e uomini sono in aumento le disuguaglianze tra donne

07/02/13 Come in Europa il tasso di occupazione cala all’aumentare del numero di figli … Tasso di occupazione delle donne 20-49 anni per numero di figli. Anno 2013 (valori percentuali) ……. ma in Italia di più 4

Continua ad essere alta e a crescere la percentuale di donne che esce dal mdl per motivi famigliari Quasi una donna lavoratrice su quattro lascia il lavoro alla nascita di un figlio Nel 2016 il 78% delle dimissioni volontarie ha riguardato le lavoratrici madri, e solo il 22% i lavoratori padri (dati Ispettorato del lavoro) cresce in particolare la percentuale di lavoratrici che si licenziano perché non ce la fanno a gestire lavoro e figli: 44% in più nel 2016 rispetto a 2015 E’ un problema di ruoli di genere troppo rigidi Di politiche di conciliazione lavoro-famiglia troppo scarse

La rigidità dei ruoli di genere è più elevata che in altri paesi europei Fonte: Database HETUS - https://www.h2.scb.se/tus/tus/ Nel Nord Europa circa un’ora in più di lavoro familiare svolto dalle donne viene poi compensata dal minor tempo dedicato al lavoro retribuito. In Italia le 2h36’ di lavoro familiare in più non riescono ad essere riassorbite dal minor tempo dedicato al lavoro retribuito, anche se miglioramento negli ultimi anni.

Modello breadwinner modernizzato e stereotipi duri a morire La maggioranza della popolazione pensa che se uomo e donna lavorano a tempo pieno devono dividersi equamente i compiti domestici e di cura. Ma alla domanda sulla equità della divisione attuale dei compiti nella famiglia, che noi sappiamo essere asimmetrica, la maggior parte di uomini e donne dichiara che è equa. Per la maggioranza gli uomini non sono adatti al lavoro di cura. E solo il 50% delle donne non è d’accordo con il fatto che in tempo di crisi è meglio dare la precedenza agli uomini nel lavoro Molti ostacoli culturali verso una divisione dei ruoli simmetrica. Siamo un Paese con un modello breadwinner modernizzato, la donna lavora un po’ meno assumendosi il carico familiare in gran parte, l’uomo lavora ma aiuta un po’. Nelle coppie più giovani c’è maggiore equilibrio, sia nelle opinioni sia nei comportamenti Nel mezzogiorno maggiore rigidità Bassa fecondità è in parte conseguenza di questa situazione

Ad esempio, servizi sociali per la prima infanzia ancora scarsi e con grandi differenze territoriali Bambini di 0-2 anni che utilizzano servizi comunali per l’infanzia per ripartizione. Anni 2004-2012 (valori percentuali) Nelle regioni del Sud la percentuale di bambini in età 0-2 anni che fruisce di servizi per la prima infanzia comunali o finanziati dai comuni è passata dal 3,2 per cento del 2004 al 4,0 per cento del 2012 (anno scolastico 2012/2013), mentre la media nazionale è passata dall’11,4 per cento al 13,5 per cento nello stesso periodo. Dopo un lieve ma continuo incremento dell’indicatore a livello nazionale, nel 2011 si registra per la prima volta una variazione di segno negativo rispetto all’anno precedente, corrispondente a 0,5 punti percentuali in meno; nel 2012 (anno scolastico 2012/2013), la percentuale è stabile a livello nazionale, ma in calo al Nord (il Nord-est passa dal 19,2 al 19,1 per cento, il Nord-ovest passa dal 16,8 al 16,4 per cento). NOTA: L’andamento è relativo all’unione di asili nido e servizi integrativi per la prima infanzia. Sono compresi solo gli utenti dell’offerta pubblica (strutture comunali o finanziate dai comuni). Gli anni di osservazione vanno dal 2004 (secondo anno dall’avvio dell’indagine su interventi e servizi sociali dei comuni) al 2012. Nell’anno scolastico 2012/2013 valori stabili a livello nazionale,dopo diminuzione del 2011, 2012 in

Anche l’organizzazione della scuola primaria poco amichevole. Cfr Anche l’organizzazione della scuola primaria poco amichevole. Cfr. tempo pieno

Con l’invecchiamento della popolazione sono aumentate le responsabilità di cura verso l’alto Ma, ancor più che per i bambini piccoli, la responsabilità rimane in capo alla famiglia, anche allargata Dopo le ungheresi, le donne italiane in età lavorativa hanno la percentuale più alta (15%) di caregivers famigliari verso una persona non autosufficente (Eurofound 2015). Metà sono occupate, l’altra metà fuori dal mdl L’esperienza di essere una generazione sandwich più che le madri, riguarda le nonne (giovani)  cfr. risultati di una ricerca del gruppo Fornero: dopo la riforma del 2011, le donne che sono state costrette a posporre la pensione hanno aumentato le assenze per malattia solo se nonne

% di caregivers di famigliari dipendenti nella popolazione in età lavorativa, per status occupazionale- EU 2015(Eurofound)

In Italia la maggioranza risponde negativamente alla affermazione che chi si occupa di un famigliare dipendente riceve sostegno adeguato dalle politiche pubbliche (Eurobarometro 2009)

Il sostegno che c’è è sotto forma di assegno di accompagnamento, poco sotto forma di servizi. EU 2015

Ostacoli non solo culturali ad un riequilibrio di genere e tra famiglia e società causano disuguaglianze e lesione di diritti non solo alle donne Precarietà dei rapporti di lavoro rende fragili o inaccessibili gli strumenti che ci sono (ad esempio congedi) per le donne e per gli uomini Esiguità del compenso dei congedi parentali ne rende difficile l’utilizzo per i redditi più bassi e la redistribuzione tra padri e madri E’ importante che ci sia la possibilità dei congedi per la cura di persone non autosufficienti, ma sono indennizzati solo nel caso di figli non autosufficienti Scarsità e squilibri territoriali nei servizi di cura e nei tempi pieni scolastici accentuano disuguaglianze territoriali tra donne ed anche tra bambini e anziani