Analisi di bilancio Prof. Michele Pizzo.

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Transcript della presentazione:

Analisi di bilancio Prof. Michele Pizzo

ANALISI DI BILANCIO PER INDICI L’analisi di bilancio tramite indici è una tecnica di indagine che consente di: comprendere la dinamica della gestione trascorsa formulare stime sulla presumibile evoluzione futura della dinamica aziendale esprimere un giudizio fondato sullo stato di salute dell’azienda Prof. Michele Pizzo

ANALISI DI BILANCIO PER INDICI L’analisi di bilancio consente di valutare: EQUILIBRIO ECONOMICO (Andamento Ricavi/Costi) EQUILIBRIO FINANZIARIO (Andamento Entrate/Uscite) Prof. Michele Pizzo

EQUILIBRIO FINANZIARIO INDICI AZIENDALI Per monitorare le due condizioni di equilibrio, si hanno più categorie di indici: EQUILIBRIO ECONOMICO Indici di REDDITIVITA’ (M/L periodo) EQUILIBRIO FINANZIARIO Indici di SOLIDITA’ (M/L periodo) e Indici di LIQUIDITA’ (Breve periodo) Gli indici si possono distinguere in: Indici-Quozienti: si ottengono dal rapporto tra due quantità prese a base del confronto (ad esempio, Rapporto di indebitamento, ROE, ROI); Indici-Differenze: si ottengono dalla sottrazione tra due quantità (ad esempio, Margine di struttura). * La capacità informativa degli indici risiede nella loro comparazione nel TEMPO e nello SPAZIO. Prof. Michele Pizzo

FASI DELL’ ANALISI DI BILANCIO I) Riclassificazione degli schemi di bilancio; II) Calcolo degli indici di bilancio; III) Interpretazione degli indici. Prof. Michele Pizzo

RICLASSIFICAZIONE DEGLI SCHEMI DI BILANCIO La Riclassificazione consiste nel mettere in evidenza alcuni aggregati dello Stato Patrimoniale e alcuni risultati intermedi del Conto Economico, secondo schemi specifici, in modo da ottenere grandezze utili ai fini della corretta valutazione dello stato di salute dell’azienda. PROSPETTO DEL REDDITO (Conto Economico Riclassificato) PROSPETTO DEL CAPITALE (Stato Patrimoniale Riclassificato) Prof. Michele Pizzo

RICLASSIFICAZIONE DEL CONTO ECONOMICO L’operazione di riclassificazione del Conto Economico consente di comprendere la provenienza della redditività (positiva o negativa), suddividendo la gestione in aree, ossia in gruppi di operazioni omogenee: 1) AREA OPERATIVA (TIPICA O CARATTERISTICA) Complesso delle operazioni relative all’attività tipica, ossia all’attività volta a realizzare l’oggetto dell’impresa: produzione e/o commercializzazione di beni e servizi; 2) AREA EXTRA-OPERATIVA (ATIPICA O EXTRA-CARATTERISTICA) Categoria che comprende il complesso di tutte le altre operazioni, che si distinguono in: Area accessoria Area finanziaria Area non ricorrente Prof. Michele Pizzo

RICLASSIFICAZIONE DEL CONTO ECONOMICO AREA ACCESSORIA Complesso delle operazioni relative allo svolgimento di attività collaterali a quella operativa. Rientrano proventi e oneri derivanti da titoli, cambi, etc. AREA FINANZIARIA Insieme delle operazioni relative al finanziamento dell’attività operativa ed extra-operativa. In essa sono riportati gli oneri e i proventi finanziari. AREA NON RICORRENTE Complesso degli eventi “non ricorrenti”. In essa confluiscono proventi e oneri di carattere o importo eccezionale. Prof. Michele Pizzo

RICLASSIFICAZIONE DEL CONTO ECONOMICO IN FORMA SCALARE La riclassificazione del Conto Economico in forma scalare consiste nel raggruppare i ricavi e i costi in categorie omogenee al fine di ottenere la conoscenza dei redditi di area. Partendo dai risultati parziali delle diverse aree gestionali, è possibile, così, arrivare a conoscere il reddito netto generato dall’attività aziendale. Ricavi operativi * Costi operativi ** Reddito Operativo ±Risultato della gestione accessoria ±Risultato della gestione finanziaria Reddito della Gestione Ordinaria ±Saldo della gestione non ricorrente Reddito al Lordo delle Imposte Imposte sul reddito Reddito Netto dell’esercizio * I Ricavi operativi identificano il valore dei beni e/o servizi ceduti ai clienti durante l’anno (ricavi di vendita per effetto dell’attività tipica dell’impresa). ** I Costi operativi sono gli oneri sostenuti dall’impresa per il raggiungimento del fatturato. Prof. Michele Pizzo

ANALISI DELLA REDDITIVITA’ Consiste nell’analisi dell’Equilibrio Economico nel M/L periodo: Ricavi = Costi + Utile Tuttavia, il conseguimento di un utile non è sufficiente a garantire la condizione di equilibrio economico: l’attività deve essere condotta in modo da consentire l’ottenimento dei ricavi in misura congrua a: coprire i costi e garantire una remunerazione adeguata al capitale di rischio. Il risultato economico di periodo deve essere un’entità tale da soddisfare le attese delle molteplici categorie di soggetti interessati all’attività (stakeholders), compresi gli stessi proprietari (shareholders). Prof. Michele Pizzo

ANALISI DELLA REDDITIVITA’ L’analisi della redditività può essere svolta attraverso i seguenti Indici-Quozienti: ROE (Return on equity); ROI (Return on investment); ROS (Return on sales); Tasso di rotazione del capitale investito (Capital turnover). Prof. Michele Pizzo

REDDITIVITA’ DEL CAPITALE PROPRIO L’indice esprime la capacità dell’impresa di remunerare il capitale di proprietà e, pertanto, di mantenerlo avvinto alla propria economia. Reddito Netto (Rn) Capitale Netto (Cn) ROE (Return on equity) = L’impresa crea valore (almeno per i suoi proprietari) se: ROE > Ke * * Ke = costo opportunità del capitale proprio Dipende dalle seguenti componenti: Il tasso di rendimento del capitale impiegato in investimenti esenti da rischio, solitamente indicato con Rf (risk free rate); Il premio per il rischio, poiché l’investimento avviene in un’attività dal rendimento incerto e volatile, solitamente indicato con Rp (risk premium). Prof. Michele Pizzo

REDDITIVITA’ DEL CAPITALE INVESTITO L’indice esprime quanto rende il capitale investito da tutti i finanziatori, di rischio e di credito, nella gestione caratteristica. Reddito Operativo (Ro) Capitale Investito (Ci) – Investimenti accessori (K) ROI (Return on investment) = Reddito Operativo (Ro) Capitale Investito caratteristico (Ci – K) = Un ROI è soddisfacente quando remunera: l’impiego del capitale in investimenti privi di rischio; il premio per il rischio. Prof. Michele Pizzo

Tasso di rotazione del Ci SCOMPOSIZIONE DEL ROI Reddito Operativo Ricavi di vendite Ricavi di vendite Capitale investito caratteristico ROI = x ROS (Return on sales) Tasso di rotazione del Ci (Capital turnover) Esprime quanto redditizie sono le vendite, ossia quanto guadagna l’impresa sul proprio fatturato. Esprime il numero di volte in cui, entro l’esercizio, l’impresa riesce a recuperare, tramite le vendite, il capitale investito nella gestione caratteristica. Prof. Michele Pizzo

Leva finanziaria POSITIVA Leva finanziaria NEGATIVA RELAZIONE TRA ROE E ROI Se ROI > i  ROE aumenta con il crescere dell’indebitamento dell’azienda. Leva finanziaria POSITIVA Se ROI < i  ROE decresce con il crescere dell’indebitamento dell’azienda. Leva finanziaria NEGATIVA * i = costo dell’indebitamento Prof. Michele Pizzo

RICLASSIFICAZIONE DELLO STATO PATRIMONIALE Uno dei fondamentali criteri classificativi dello Stato Patrimoniale vede impieghi e fonti distinti in funzione della loro prospettiva di permanenza come classi di valori. L’ Attivo può essere distinto in: Immobilizzazioni: classi di impieghi che tendono a non “liberare” le risorse finanziarie per tempi ampi (>12 mesi) o, addirittura, per un tempo indefinito. Disponibilità: classi di valori che hanno dinanzi a sé un tempo di sopravvivenza breve (< 12 mesi). Il Passivo può essere distinto in: Capitale permanente: fonti di finanziamento che tendono a permanere all’interno dell’impresa per tempi indefiniti; Passivo consolidato: che esplicherà il proprio effetto finanziatore per un tempo atteso di durata “media” (>12 mesi); Passivo temporaneo: vede esaurito il proprio ruolo di copertura del fabbisogno finanziario nel breve periodo (<12 mesi).

RICLASSIFICAZIONE DELLO STATO PATRIMONIALE Tipo di fabbisogno finanziario Forme di copertura del fabbisogno finanziario IMMOBILIZZAZIONI DUREVOLE STABILE Capitale permanente DUREVOLE VARIABILE Passivo consolidato DISPONI-BILITA’ TEMPORANEO Passivo a breve

ANALISI DELLA SOLIDITA’ Solidità = capacità di un’azienda di perdurare nel tempo in modo autonomo, facendo fronte con successo agli eventi sfavorevoli con sufficiente flessibilità e capacità di resistenza. Consiste nell’analisi dell’Equilibrio Finanziario nel M/L termine e indaga: La dipendenza finanziaria da terze economie. (Grado di indebitamento) La correlazione quantitativa e temporale tra immobilizzazioni e fonti di finanziamento durevoli (capitale permanente e passivo consolidato). (Grado di copertura degli investimenti immobilizzati) Prof. Michele Pizzo

GRADO DI INDEBITAMENTO La valutazione del grado di indebitamento richiede l’analisi della composizione delle fonti di finanziamento dell’azienda. Rapporto di indebitamento Capitale di debito (Cd) = Capitale proprio (Cp) H1: Ri = 0 H2: Ri = 1 H3: Ri > 1 Se Cd = 0 cioè in assenza di debiti Se Cd = Cp cioè se il capitale di debito e il capitale proprio sono uguali Se Cd > Cp cioè se il capitale di debito è superiore rispetto al capitale proprio *Non esiste un valore ottimale del Rapporto di indebitamento, ma si può genericamente affermare che quanto più il risultato del rapporto è alto, tanto meno l’azienda è solida poiché dipende da terzi. Valori prossimi allo 0, invece, segnalano un elevato livello di autonomia o indipendenza finanziaria e normalmente esprimono una condizione favorevole all’equilibrio della struttura finanziaria dell’impresa. Prof. Michele Pizzo

Rapporto di indebitamento Hp: 1 Capitale di debito Rapporto di indebitamento = = = Capitale proprio 6570 Prof. Michele Pizzo

Rapporto di indebitamento Hp: 2 Rapporto di indebitamento Capitale di debito = = Capitale proprio 1900 + 100 + 1100 + 185 = = 1 3285 Prof. Michele Pizzo

Rapporto di indebitamento Hp: 3 Rapporto di indebitamento Capitale di debito = = Capitale proprio 3200 + 0 + 600 + 400 = = 1,7 2370 Prof. Michele Pizzo

GRADO DI COPERTURA DELLE IMMOBILIZZAZIONI Una struttura finanziaria equilibrata richiede una sostanziale correlazione e un’armonica evoluzione dei rapporti tra: Disponibilità e passivo corrente; Immobilizzazioni semi-stabili e passivo consolidato; Immobilizzazioni stabili e capitale permanente. Da ciò deriva che il giudizio sulla solidità aziendale deve essere espresso considerando anche la capacità dell’azienda di riuscire a finanziare gli investimenti stabili (pur nel rinnovarsi, al proprio interno, dei singoli elementi che li compongono) con fonti di finanziamento altrettanto durevoli (anch’esse pur nel rinnovarsi al proprio interno). Prof. Michele Pizzo

GRADO DI COPERTURA DELLE IMMOBILIZZAZIONI Il Margine di struttura è un indice che esprime il grado di copertura degli investimenti immobilizzati attraverso fonti di finanziamento durevoli. Margine primario di struttura = Capitale permanente – Immobilizzazioni Un margine di struttura primario di segno positivo genera una solidità decisamente elevata. Esso denota infatti che l’attivo immobilizzato è interamente finanziato con capitale proprio, che non prevede né scadenze di restituzione né obblighi di remunerazione. Prof. Michele Pizzo

GRADO DI COPERTURA DELLE IMMOBILIZZAZIONI Margine secondario di struttura = (Capitale permanente + Passivo consolidato) - Immobilizzazioni Poiché la mancata utilizzazione dell’indebitamento potrebbe comportare l’impossibilità di cogliere opportunità di investimento profittevoli, generalmente si ritiene indicativo di una buona condizione di equilibrio il fatto che il margine di struttura secondario sia leggermente positivo. In tal modo, eventuali problemi di illiquidità non pregiudicano la possibilità di fronteggiare finanziariamente gli esborsi cui darà luogo il passivo temporaneo.

Margine di struttura secondario Hp: 3.1 Margine di struttura secondario = (Capitale permanente + Passivo consolidato) - Immobilizzazioni = (2370 + 3200) - 5030 = 540 * L’azienda, nonostante un elevato rapporto di indebitamento, ha un margine di struttura leggermente positivo rispetto alle immobilizzazioni. Ciò significa che esiste una condizione di equilibrio finanziario che la rende flessibile e meno rischiosa.

ANALISI DELLA LIQUIDITA’ Consiste nell’analisi dell’Equilibrio finanziario nel Breve periodo, ossia alla capacità dell’azienda di generare flussi finanziari e monetari tali da mantenere un costante bilanciamento tra attivo e passivo corrente. I principali indicatori di liquidità sono: Indice di liquidità primaria: Margine di tesoreria: Indice di liquidità secondario: Liquidità immediate Passivo corrente Liquidità immediate – Passivo corrente Capitale circolante Passivo corrente Prof. Michele Pizzo