Il "chi" e il "perché": profilo sociale e ideologico dell'elettore cinquestelle Piergiorgio Corbetta
1. CHI SONO Base dati: - sondaggi (Ipsos) sugli orientamenti di voto effettuati - con cadenza settimanale su campioni di circa 900 interviste per rilevazione - tra il gennaio del 2012 e il dicembre del 2016, per una media di oltre 46 mila interviste all’anno e un totale di 230.422 interviste
L’elettorato M5s: - non è attraversato da divario di genere - attrae elettori di tutte le fasce tranne i più anziani - non ha specificità territoriali per regione - non ha specificità territoriali per dimensione comuni - ottiene lo stesso consenso fra i più e i meno istruiti - non ha al suo interno differenze di classe
La base elettorale del M5s ha una fisionomia socio-demografica che coincide sempre più con quella della popolazione italiana. «Sempre più»: se c’erano delle differenze d’insediamento iniziali (2012), queste sono scomparse nel tempo (l’avanzamento fra le casalinghe, i meno istruiti, al Sud, ecc.).
2. PERCHE’ Ricerche recenti nelle democrazie occidentali sulle motivazioni che spingono verso i partiti populisti. Imputato: il processo di modernizzazione che a) ha introdotto cambiamenti nei valori e b) ha rimodellato gli equilibri economici Generando i «perdenti della modernizzazione» [Betz 1994].
Due tesi [Bornschier e Kriesi] a) i «perdenti culturali» cultural modernization losers b) i «perdenti economici» economic modernization losers
3. I PERDENTI CULTURALI cultural modernization losers La «rivoluzione silenziosa» dei valori «postmaterialisti»: - legati alla realizzazione di sé al di là della pura sopravvivenza materiale - uguaglianza di genere, ambientalismo - nuove aperture etiche, unioni omosessuali, diritti dei gay
Disorientamento culturale: . riassorbito negli anni 80 e 90 . portato a livello critico negli anni 2000 dal problema della immigrazione straniera
. aggressività «esterna» verso lo straniero invasore La sicurezza materiale ed economica – valori tipicamente materialisti – sono tornati ad essere obiettivi primari di cui la politica dovrebbe occuparsi. Conseguenze: . aggressività «esterna» verso lo straniero invasore . insicurezza «interna» sentendosi stranieri in casa propria [Russel-Hochschild, Strangers in their own Land, 2016]
Questo disorientamento culturale ha trovato nei paesi occidentali la massima diffusone fra [Inglehart, Norris, 2016] . gli anziani . gli uomini . i meno istruiti . gli abitanti delle periferie . i meno abbienti
La tesi dei «perdenti della modernizzazione culturale» può valere per gli elettori di Marine Le Pen o Donald Trump (e forse per quelli di Salvini), ma non è applicabile al caso degli elettori del M5s. Che semmai andrebbero annoverati fra i «vincenti» della modernizzazione culturale: . per età . sintonia con le nuove tecnologie . apertura su temi etici e progressisti (ns. dati) . atteggiamento moderato su immigrazione (ns. dati)
4. I PERDENTI ECONOMICI economic modernization losers Tesi precedente: linea interpretativa di tipo psicologico (disorientamento e paura) - cara alla destra Nuova tesi: populismo generato dal disagio economico - cara alla sinistra
Le trasformazioni delle società società post-industriali hanno generato pochi vincenti e molti perdenti . costante crescita delle diseguaglianze sociali dopo i «gloriosi» trent’anni dal 1945 al 1975 . la grande crisi a partire dal settembre 2008 . globalizzazione, i processi di delocalizzazione industriale che hanno eliminato migliaia e migliaia di posti di lavoro Risentimento verso le élite dominanti e la classe politica
Marco Revelli [2017] individua due componenti . il nucleo duro dei veramente impoveriti («più poveri dei loro genitori») . la massa eterogenea di ceto medio «declassata non tanto dai tagli salariali ma soprattutto dall’inversione di segno che hanno avuto nella crisi le rendite finanziarie» Revelli accomuna in questa analisi situazioni molto diverse (Trump, Brexit, Le Pen, Afd e i “tre populismi italiani”: Berlusconi, Grillo e Renzi) Ma resta analisi ideologica priva di riscontri empirici
Luca Ricolfi [2016] cerca di dare base empirica; divide la società italiana in tre parti: - quella dei «garantiti» (posto fisso) - quella del «rischio» (dipendenti di piccole imprese, lavoro autonomo) - quella degli «esclusi» (disoccupati, lavoratori in nero, scoraggiati): Terza Società
Terza società risulta con orientamenti elettorali diversi: . disoccupati (ricerca di lavoro attiva): Lega e i centristi . lavoratori in nero: estrema sinistra e Fratelli d’Italia . scoraggiati: M5s Sostegno assai debole alla tesi di legame fra disagio economico e voto al M5s
Dalla nostra ricerca nessuna conferma empirica alla relazione fra declassamento – disagio economico e voto a M5s - geografia del voto (argomento principe di Revelli per Trump, leave e Le Pen): non offre sostegno in Italia alla tesi economica (voto 5stelle distribuito omogeneamente in tutto il paese) - occupazione e posizione nel mercato del lavoro: non risultano differenze nella propensione al voto M5s fra disoccupati, operai, artigiani, impiegati, imprenditori e professionisti; stessa propensione inoltre fra «esclusi» e «garantiti» (impiegati, insegnanti, operai) - età: non c’è differenza fra giovani e adulti (fino a 54 anni la propensione verso il M5s è uguale per tutte le classi d’età)
Indice di dissimilarità fra gli elettorati dei vari partiti e l’elettorato complessivo per: genere, età, zone geografica, dimensione del comune di residenza, istruzione, occupazione, inserimento nel mercato del lavoro l’elettorato cinquestelle è quello più prossimo di tutti alla media nazionale.
5. SPIEGAZIONE POLITICA Spiegazione culturale: scartata Spiegazione economica: scartata Spiegazione politica: [Oesch 2008] alienazione politica: frustrazione e protesta verso i partiti tradizionali formazioni esterne all’establishment politico (“interi settori della società ignorati dai sindacati, dalla chiesa dagli altri pilastri della società civile… hanno sviluppato un profondo risentimento verso tutti i partiti…”); classe operaia che è passata dalla sinistra a formazioni estremiste di destra
Kriesi e Pappas, European Populism in the Shadow of the Great Recession, 2015] Il populismo trae alimento: non solo da crisi economiche ma anche da crisi politiche che possono essere indipendenti dal cattivo andamento dell’economia (corruzione, mancato funzionamento dello stato di diritto, inefficienza del governo, effetto deleterio dei grandi scandali sulla fiducia nelle istituzioni, crisi della democrazia rappresentativa quando i grandi partiti collassano). Le condizioni più favorevoli ai sentimenti «antiélite» quando crisi economica e politica si combinano (cit. 268)
«quando l’economia va bene i cittadini non sono tentati di punire l’esecutivo per i suoi comportamenti corrotti; all’opposto diventano punitivi quando i governanti sono considerati corrotti e causa della cattiva performance economica» (cit. Kriesi e Pappas, European Populism in the Shadow of the Great Recession2015)
Nel nostro paese la crisi politica ha preceduto quella economica (Implosione della Dc e cambio di pelle del Pci). Per concludere: Crisi della democrazia rappresentativa che ha attraversato tutta la società senza preferenze di classe, territorio, status socio-economico
M5s non è stato: il voto dei perdenti economici della globalizzazione non il voto dei perdenti culturali né quello delle periferie contro il centro né quello degli esclusi contro gli inclusi. Semmai è stato il voto (di una parte) di tutti questi. Un voto privo di radici sociali: potremmo forse dire con radici etiche.
6. PROFILO IDEOLOGICO Nel tempo il «colore politico» del voto al M5s è cambiato. Tre fasi Prima delle elezioni politiche del 2013 il M5s prende voti dall’area di sinistra e di protesta (Lega e Italia dei valori) 2. Elezioni del 2013: si trasforma da partito di nicchia a partito di massa, prende voti da tutto l’arco politico pur mantenendo la sua capacità di prendere il voto «contro»
3. Ciclo delle amministrative del 2014-17: rischio astensione e maggiore contiguità con l’area elettorale della destra
Disponibilità elettori M5s a votare per: 2012 2016 PD 27 10 Slittamento a destra (%) Disponibilità elettori M5s a votare per: 2012 2016 PD 27 10 Sinistra radicale 19 Forza Italia 8 12 Lega 5 15 Fratelli d’Italia 17 Accetta di definirsi di sinistra 44 36 Accetta di definirsi di destra 21 23 Né destra né sinistra 35 41
«Normalizzazione» dell’elettorato 5stelle, progressivo avvicinamento al profilo generale di tutto l’elettorato «Partito pigliatutti»: che si rivolge a tutti in maniera indifferenziata, senza preferenze di sociodemografiche, di classe, di territorio.
Partito pigliatutti Corrisponde alla visione che i movimenti-partiti populisti hanno del «popolo»: comunità organica, omogenea, indivisa, armonica, priva di contraddizioni al suo interno. In aperta contraddizione con la concezione liberale di democrazia
7 CONCLUSIONI Alle origini di questo scollamento fra istituzioni politiche e cittadini 1. Nel dopoguerra e per tutto il trentennio degli anni 50-60-70 l’Italia è stato il paese dell’Europa occidentale col più alto tasso di ideologizzazione della politica. La crisi delle ideologie ha messo in crisi tutto l’impianto della legittimazione politica. Dalla «Repubblica dei partiti» siamo passati alla «Repubblica senza partiti»
2. Tutto il sistema della democrazia rappresentativa entra in crisi quando i grandi partiti collassano (implosione della Dc e cambio di pelle del Pci) 3. Effetto deleterio dei grandi scandali sulla fiducia verso le istituzioni (corruzione, inefficienza del settore pubblico, cattivo funzionamento del sistema giudiziario, sprechi della politica)
Ciò che un tempo avrebbe portato al conflitto di classe, oggi di trasforma in rifiuto A Grillo il merito «oggettivo» di essersi fatto imprenditore politico di una profonda disaffezione verso la politica tradizionale e tutte le sue istituzioni, a partire dai partiti. Alla luce delle affermazioni elettorali dei partiti populisti di destra in tutta Europa, possiamo consentire con l’affermazione di Grillo che senza di noi ora avremmo in casa dei partiti fascisti? Probabilmente sì.