Differenze di genere e multiculturalismo: il caso delle mutilazioni genitali femminili (MGF) Ovvero: perché diritti delle minoranze e diritti delle donne.

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Transcript della presentazione:

Differenze di genere e multiculturalismo: il caso delle mutilazioni genitali femminili (MGF) Ovvero: perché diritti delle minoranze e diritti delle donne non possono essere considerati sinonimi. Da qui la domanda di Susan Moller Okin (in Diritti delle donne e multiculturalismo): il multiculturalismo è nemico delle donne? Il ruolo giocato nel mondo dal patriarcato.

Le violazioni dei diritti delle donne in rapporto alla difesa di alcune tradizioni culturali a carattere patriarcale: matrimoni combinati (che coinvolgono pre-adolescenti e anche bambine); poligamia; mutilazioni genitali In generale: imposizione di ruoli di genere patriarcali

Le mutilazioni genitali femminili Che cosa intendiamo per MGF: escissione, della clitoride e infibulazione. L’assoggettamento delle donne Circa 200 milioni di donne nel mondo sono sessualmente mutilate; ogni anno si stima che 3 milioni di bambine subiscano queste mutilazioni (da pochi giorni dalla nascita fino all’adolescenza; più spesso dai 3 agli 8 anni).

Secondo le stime dell’Unicef e dell’OMS, una su cinque ha meno di 14 anni. Vivono in oltre 30 paesi (Italia compresa) ma per lo più in Somalia, Nigeria, Egitto, Sudan, Eritrea, Etiopia e Indonesia (anche alcuni paesi del Medio Oriente).

In questi paesi la pratica è vietata dalla legge, ma accettata dalla società e inflitta dalle madri alle figlie, in un rito che ripete le tradizioni culturali. A. Facchi, I diritti nell’Europa multiculturale, 2006.

Le MGF non hanno fondamento religioso, non sono prescritte dalla religione islamica, anche se sono praticate in molti paesi islamici (ma anche in gruppi che si riconoscono nella religione aninimista o in quella cristiana). “Le potenzialità tiranniche delle comunità culturali” (Besussi e Facchi, prefazione a Moller Okin, Diritti delle donne e multiculturalismo).

Tradizione vecchia di secoli e diretta a certificare la subordinazione sociale della donna e il controllo della sua sessualità. Nei paesi dove questa pratica è consolidata, la donna che non ha subito la MG prescritta non è considerata una ‘vera’ donna. E’ vista come ‘impura’, non può contrarre matrimonio e mettere al mondo dei figli. Di fatto, è emarginata. Le conseguenze sociali di questo stigma nei paesi africani sono potenti.

Mutilare sessualmente le bambine, in questo contesto, viene considerato una modalità attraverso la quale dare piena espressione all’identità femminile. Le conseguenze mediche, psicologiche e sociali possono essere gravissime. A seguito degli interventi non sono rare infezioni, emorragie, e persino la morte di alcune bambine.

Nei paesi africani la tradizione è radicata, ma nei paesi di immigrazione diverse donne cercano di sottrarre le figlie a questa pratica. Il ruolo della famiglia patriarcale nell’imporre la tradizione. Molte mutilazioni avvengono nei paesi di origine, dove le bambine sono portate, dall’Europa, a questo scopo. Ma molte ‘operazioni’ sono realizzate in Europa.

Le proibizioni in Occidente Le prese di posizione di organismi internazionali: OMS, UNICEF, Amnesty International. Le MGF come violazioni dei diritti umani; la condanna internazionale verso queste pratiche. La “Dichiarazione sull’eliminazione della violenza verso le donne” (ONU 1993). Vedi la Dichiarazione di Pecchino del 1995 contro ogni forma di violenza contro le bambine e le donne.

La disciplina giuridica: In Italia esiste una legge del 2006 specificamente contro le MGF (sanzione prevista: reclusione da 4 a 12 anni); in Francia le MGF sono considerata un crimine e possono essere punite con pene che arrivano fino a 15 anni; pene sono previste anche in Svezia e Gran Bretagna (già dagli anni Ottanta).

Le questioni sollevate dalle MGF: MGF, multiculturalismo e repressione delle pratiche Le ragioni contro la criminalizzazione: 1. Necessità di rispettare le tradizioni culturali di altre etnie. Le MGF come ‘reato culturale’ (elemento di identificazione e appartenenza comunitaria). Da qui l’esigenza di un ‘pluralismo normativo’. 2. Inadeguatezza della risposta penale. Non serve la repressione ma la sensibilizzazione a una diversa prospettiva sull’identità femminile.

Le ragioni a favore della specifica incriminazione delle MGF 1. Il rispetto della donna come valore non negoziabile 2. L’ingiustificabilità delle MGF In generale: la punizione (a partire dalle condanne penali) deve essere accompagnata da iniziative culturali finalizzate alla modificazione delle relazioni di genere (le culture di genere locali).

I ‘diritti polietnici’ sono legati alle minoranze culturali (ad esempio negli USA) ed esprimono il loro rifiuto del principio dell’assimilazione. Le sperimentazioni, anche in Italia, di ‘escissioni simboliche’ in contesti di sanità pubblica (il caso di Torino e di Firenze).

Riepilogando la questione della relazione tra differenze di genere e multiculturalismo Tensione fra rispetto dei diritti delle donne e preoccupazioni multiculturaliste, finalizzate a proteggere la diversità culturale. Approccio multiculturalista: andare oltre la protezione del diritto del singolo in direzione della protezione dei diritti del gruppo culturale di minoranza.

Nei gruppi le figure maschili sono generalmente più forti e dominanti rispetto a quelle femminili. Il supporto alle culture di gruppo diventa così facilmente un supporto alle loro figure. Da qui la tensione tra protezione del principio dell’eguaglianza morale di uomini e donne (approccio femminista) e multiculturalismo.

Il femminismo contro il patriarcato, ancora dominante in numerosi gruppi culturali (secondo alcune, in forma velata, anche nella cultura occidentale contemporanea). La struttura dei gruppi è fondata sulle differenze di genere (diritti maschili, doveri femminili).

Patriarcato: controllo maschile sulla sessualità e la vita delle donne Patriarcato: controllo maschile sulla sessualità e la vita delle donne. In generale: controllo delle donne da parte degli uomini. Le mutilazioni genitali, ma anche, ad esempio, la poligamia, i matrimoni imposti, i matrimoni in età infantile, la segregazione sessuale, la questione del matrimonio con lo stupratore (che lo proscioglie da ogni accusa: vedi la proposta di legge di questi giorni in Turchia) esemplificano queste forme di controllo.

In sintesi: in molti gruppi culturali l’asservimento delle donne agli interessi e ai desideri maschili è dato per scontato. L’approccio multiculturalista può di fatto fungere da supporto a questa pretesa (vedi le riflessioni di Susan Moller Okin). In particolare, supporta la divisione artificiosa tra sfera pubblica e sfera privata di vita (leggi la famiglia: i poteri pubblici non devono immischiarsi nella vita famigliare).

Riferimenti bibliografici S. Moller Okin, Diritti delle donne e multiculturalismo, Milano, Raffaello Cortina, 2007. A. Facchi, I diritti nell’Europa multiculturale (cap. V), Roma-Bari, Laterza, 2008.