Prof Carluccio Bonesso I e II lezione di TIMOLOGIA: epistemologia, interazione e funzioni timiche Prof Carluccio Bonesso
Il problema epistemologico Ogni qualvolta si vuol parlare di alcunché in penombra sta in guardia un potente giudice: il bisogno di senso. Paradigma è il modello di riferimento ritenuto di valore fondamentale da chi lo adotta, pericolo ideologico dell’identificazione fra modello e realtà.
Mappa è la descrizione dettagliata di una determinata realtà. Alfred Korzybski : “le mappe non sono il territorio”; Gregory Bateson:“e il nome non è la cosa designata”. Labirinto senza mappa o paradigma si sprofonda nel labirinto, il cui etimo è incerto, come incerta la via d’uscita.
Teoria viene dal greco θεωρέω, guardo e osservo, composto da θεά, “dea” e ὁράω, “vedo”: vedere Dio! Un bel trip di onnipotenza! Pensare che il proprio dire sia Verità non è privo di conseguenze negative. Ogni teoria non deve mai dimenticare la semplice distinzione che esiste tra realtà e l’idea che ognuno di noi se ne fa. Il dubbio è la condizione fondamentale del far scienza.
Modelli Il modello più praticato fin dagli inizi della scienza è quello meccanicistico e vettoriale causa effetto. Con l’avvento della relatività, della fisica quantistica e della teoria della comunicazione, prende piede il modello più euristico dell’interazione A B, in cui si afferma che l’azione fra due elementi avviene sempre interattivamente: ambedue sono contemporaneamente causa ed effetto.
Universo ed interazione Se è possibile parlare di universo (dal latino universus, composto da unus e versus, uno e avvolto, già usata da Cicerone e poi dai tardi latini) è perché si dà che una qualche interazione faccia di un insieme di parti un unum. Senza interazione non vi è universo. Il modello interattivo sta alla base delle scoperte dell’epigenetica ed è il modello adottato in timologia.
La struttura dell’interazione Ogni interazione è contraddistinta da un aspetto di binarietà, uno di specificità ed uno di dinamicità. La binarietà. Perché si abbia un’interazione si devono avere almeno due elementi che interagiscano reciprocamente nella doppia direzione. L’interazione avviene sempre secondo specificità. Es. la gravità è specifica del peso, cioè dell’interazione dell’attrazione di gravità.
La dinamicità. L’interazione è sempre dinamica, perché avviene attraverso l’esercizio di una qualche forza che agisce fra i poli interattivi specifici, senza la quale non si darebbe l’interazione. Di più, nell’interazione animale interviene anche l’espressione, molto riconoscibile nelle emozioni, nelle posture e nei versi, i quali hanno funzione di comunicazione.
Le interazioni umane Al primo livello vitale animale si situa l’interazione omeostatica, la quale tiene in equilibrio l’organismo con l’ambiente e sta alla base delle funzioni della sopravvivenza, della crescita e della riproduzione. Il livello edonico dell’omeòstasi viene segnalato dalla cenestési, la quale con le polarità basilari di benessere/malessere e piacevole o spiacevole segnala l’umore e lo stato di maggiore o minore equilibrio.
Flusso cenestesico Stimolo Risposta feedback S Feedback R Il flusso cenestesico è presente fin dall’inizio della vita.
Le principali strutture cerebrali deputate all’omeostasi sono le zone sottocorticali. La binarietà omeostatica è rappresentata dagli opposti stati di carenza/saturazione. La chemiotassi, la spinta di avvicinamento o di allontanamento da una sostanza, rappresenta la dinamicità omeostatica, cioè il tropismo, che a livello emotivo si configura come attrazione/repulsione.
Dinamicità Attrazione Repulsione Chemiotassi Avvicinamento Allontanamento Binarietà Carenza Saturazione Il feedback omeostatico è dato dalle informazioni neurali, endocrine ed immunitarie, cioè la cenestesia che edonicamente alimenta gli stati umorali.
L’interazione dinamica L’interazione dinamica. Piante, terreni ed acque subiscono l’azione degli organismi viventi vegetali ed animali in continuazione. Gli animali esercitano sull’ambiente una pressione ambientale. Con l’avvento del movimento l’interazione animale diventa omeostaticamente dinamica. Piante ed animali sono dotati di tropismo che determina i loro movimenti interattivi vitali.
Il tropismo è presente in ogni forma di vita. Crescere, nutrirsi, riprodursi comporta sempre un qualche movimento in una direzione efficace allo scopo. Le principali strutture cerebrali deputate al movimento sono le cortecce motorie, il cervelletto e le vie piramidali ed extrapiramidali.
La binarietà tropica è rappresentata dai movimenti di base della flessione/estensione, avvicinamento/allontanamento, di modo che ogni azione è protropica o antitropica in un continuum.
A livello edonico l’interazione dinamica si manifesta attraverso la fatica o il piacere del movimento (edonia tropica), mentre emotivamente sono la curiosità, la ricerca, l’attrazione o il rifiuto a farsi sentire e valere, mentre a livello logonico si fa consapevolezza delle proprie azioni.
Il feedback dinamico è rappresentato dall’informazione meccanico-dinamica del contatto, della gestualità e della comunicazione non verbale.
Con l’arrivo di animali più evoluti dotati di cervello emotivo, compare l’interazione timica, la quale conferisce all’interazione omeostatica e dinamica la caratteristica edonica di piacere/soddisfazione o dispiacere/insoddisfazione.
Nell’uomo si manifesta attraverso l’umore, le emozioni, le passioni, gli atteggiamenti e la motivazione. Le principali strutture cerebrali deputate sono il limbico ed altre aree corticali e sottocorticali.
La binarietà timica è espressa in ogni sentire, il quale è sempre positivo o negativo. L’umore, ogni emozione, ogni passione, ogni atteggiamento ed ogni motivazione sono piacevoli o spiacevoli, cioè proedonici o antiedonici.
Inoltre ogni sentire spinge in modo propensivo all’avvicinamento o all’allontanamento, perciò è anche protropico o antitropico. La binarietà tropica è espressa dalla propensione positiva o negativa annidata in ogni sentire.
In generale la timia tende a polarizzare verso l’eutimia o la cacotimia. Attrazione, soddisfazione, fiducia, gioia e felicità sono eutimiche, mentre repulsione, insoddisfazione, paura, rabbia, tristezza e senso di colpa sono cacotimiche.
FEEDBACK di RELAZIONE (espressioni) PROTROPISMO ANTITROPISMO PROEDONIA ANTIEDONIA FEEDBACK di RELAZIONE (espressioni) e/o di AZIONE (reazioni)
L’interazione logonica L’avvento del pensiero eleva l’interazione animale al livello alto del logos in cui può esprimersi e distendersi omeostaticamente, dinamicamente ed edonicamente in modo intelligente e sapiente, cioè capace di leggervi un senso, attribuirvi un significato ed inferirvi una finalità. (Livello antropologico)
Il logos è la funzione specifica che consente al pensiero di affermare o negare il senso, il significato e la finalità di qualunque contenuto conoscitivo o operazione mentale. Sì o No?
La dinamicità logonica si manifesta nella ricerca, nell’osservazione, nella riflessione, nella meditazione, nel dubbio e nello studio. L’edonia logonica è data dalla certezza, dalla scoperta e ai livelli più alti dall’illuminazione e dalla contemplazione.
Le principali strutture cerebrali deputate al logos sono le cortecce cerebrali. Il feedback logonico è espresso dall’informazione cognitiva, dalla visione del mondo e dalla comunicazione simbolica e verbale, le quali stanno alla base di ogni comprensione, valutazione e ragionamento.
Attivazione/speranza Rinuncia/disperazione Riassumendo Senso Affermazione Negazione Significato Valore Disvalore Finalità Attivazione/speranza Rinuncia/disperazione Azione Reazione
La complessità frattale delle interazioni In geometria si definisce frattale quel oggetto che ad ogni livello ripete la stessa struttura. Anche l’interazione generale ha un andamento di tipo frattale, di modo che ad ogni livello di nuova complessità siano inclusi in modo frattale, i livelli precedenti. Un insieme di interazioni fisiche fondamentali fanno una molecola; l’interazione di un insieme di molecole fanno una cellula; l’interazione di un insieme di cellule fanno un organismo e così via argomentando.
L’interazione umana non deroga da questa regola L’interazione umana non deroga da questa regola. L’omeostasi è frattale della dinamicità; insieme sono frattali della timia e tutti frattalmente si ritrovano nel pensiero. A livello cerebrale, senza i sistemi di autoregolazione e senza il tronco cerebrale non c’è omeostasi; senza omeostasi che fornisca energia non c’è dinamismo e movimento; senza il cervello dell’omeostasi e del movimento non si dà edonia; senza i contenuti dei livelli sottostanti le cortecce non possono e non hanno di che elaborare e pensare.
Ovviamente, poiché tutte le interazioni sono frattali dell’interazione universale, come un susseguirsi di matryoshke, si deve pensare che vi sia una costanza interattiva fra le medesime e quindi non si dia che l’attivazione di una escluda le altre, ma che semplicemente vi sia solo un prevalere o una gerarchizzazione della sua attivazione rispetto alle altre. Conseguentemente la costanza interattiva è da ritenersi un assioma, secondo il quale non si può uscire da nessuna delle interazioni, ma solo regredire!
Per farlo sarebbe necessario tacitare la biologia di riferimento con ovvie conseguenze catastrofiche. Tacitare l’omeostasi potrebbe voler dire rescindere, staccare il tronco cerebrale con morte immediata. Privare il cervello delle cortecce motorie e del cervelletto provocherebbe una conseguenza altrettanto letale. Un cervello emotivo tacitato precipita la vita di un essere umano al livello vegetale. Tolte le cortecce cerebrali non vi è identità, intelligenza e pensiero razionale.
Tutte le interazioni umane sono sempre attive. La tradizione del pensiero occidentale separa e talvolta contrappone fra loro le varie interazioni umane: valga per tutte la contrapposizione fra passione e ragione, cioè fra interazione timica e int. logonica. In effetti non è che quando si ragiona si smetta di sentire, non è che quando le cortecce sono attive il cervello limbico taccia: questa è solo un preconcetto che la biologia smentisce. Tutte le interazioni umane sono sempre attive.
Antropologia frattale Input Stimolo Senso Valutazione Significato Attivazione Risposta Finalità Output
umore emozioni passioni II LEZIONE pensabilità campo timico continuum timico umore emozioni passioni motivazioni atteggiamenti
Le funzioni timiche La timologia studia l’interazione timica ed il suo rapporto con le altre interazioni. L’interazione universale si distende in un continuum spazio-temporale che comprende spazialmente un campo interattivo, che è l’universo, in cui ogni cosa interagisce, ed un continuum interattivo in cui il campo si distende nel tempo, più chiaramente in tutto il tempo fin dall’origine, che è la storia dell’universo.
Analogamente e frattalmente anche l’interazione timica è dotata di un suo campo timico ed un suo continuum timico interattivi. In effetti campo e continuum sono i due aspetti analoghi spazio-temporali della interazione universale. Il campo timico è l’ambiente psicofisico generato dalla costante interazione fra le componenti timiche, che sono:
I sentimenti, cioè ogni atto del sentire che trasporti una qualunque edonia, comprendono l’umore, le emozioni, le passioni e gli atteggiamenti generati dall’interazione con gli input provenienti dall’ambiente, dalla cenestesia, dalla memoria e dalle conseguenze delle esperienze (feedback degli output); le motivazioni, che non sono prive di edonia, originate dai bisogni dell’individuo; e la pensabilità, la quale trae interattivamente dalla consapevolezza, dalla coscienza e dalla contezza i frutti del logos.
La maggiore o minore influenza sul campo timico della pensabilità ha come risultato un campo illuminato o oscuro. Il campo illuminato genera un agire consapevole e cosciente, mentre in carenza di pensabilità si ha un campo timico oscuro in balia dei sequestri timici, cioè emotivi, passionali o ideologici. Il campo timico non è riferibile al solo ambito dell’emotività, ma comprende tutto il corpo come fonte di informazione, luogo del sentire e del somatizzare, luogo della memoria e protagonista dell’interazione.
Il continuum timico è l’unità funzionale, non anatomica, che costituisce la fase più complessa e fondamentale della timia, nella quale le afferenze (input) sensoriali, di qualunque natura ed origine esse siano, vengono rielaborate, identificate ed organizzate, mentre le efferenze (output), confluiscono nella memoria a lungo termine (in forma sia implicita e sia esplicita) ed agiscono sul campo timico. Il flusso interattivo non riguarda solo le componenti timiche, ma anche la relazione con le altre interazioni in equilibrio dinamico.
Il campo timico è costituito dalle funzioni che interagendo fra loro generano il continuum timico. Da una parte vi sono le efferenze attivate dai bisogni della persona e dall’altra le varie afferenze, le quali si suddividono: in afferenze esterne (sensoriali e propriocettive) con la funzione di fare da ponte con l’ambiente ed il corpo, l’afferenza cenestesica, la quale interpreta le esigenze dell’omeostasi, e l’afferenza mnestica che è l’interna portatrice delle esperienze, dei ricordi e degli apprendimenti.
Afferenza cenestesica Campo timico Afferenze sensoriali Bisogni umani Afferenza cenestesica Afferenza mnestica
Flusso e liminalità Il limite (limen) è ciò che fa da confine tra un prima ed un dopo, un fuori e un dentro, un sopra e un sotto. Il superamento fra il prima ed il dopo, il dentro ed il fuori, il sopra e il sotto, e il qua e il là, avviene per mezzo di un flusso liminale. Ogni interazione è costantemente caratterizzata da flusso e liminalità, cioè da un succedersi continuo fra un qua-e-là ed un prima-e-dopo spazio/temporali.
La liminalità è un dato costitutivo del continuum timico La liminalità è un dato costitutivo del continuum timico. Non è solo la biologia a cambiare nel tempo, ma tutta la persona. Il sedimentare delle esperienze con il loro carico emotivo modifica in continuazione il campo timico. Tutti i sentimenti sono descrivibili secondo la classica sequenza di flusso liminale, composta da: input valutazione attivazione output .
Input: è tutto ciò che supera la soglia di reazione dell’emotività di base. Valutazione: è l’azione del riconoscere la natura dell’input in rapporto al bisogno. Attivazione: è la messa in atto del sistema corporeo per la risposta. Output, l’azione di risposta all’input, scelta dalla valutazione, preparata e resa disponibile dall’attivazione. L’output a sua volta diventa input d’un ulteriore sentire, cioè feedback ed apprendimento.
Ogni sentimento forma con il suo contrario una coppia interattiva binaria: la paura e la fiducia sono tropicamente ed edonicamente contrarie. Inoltre si attiva in presenza d’un input specifico (il pericolo genera la paura) e determina una dinamicità propensiva: la paura spinge alla fuga e la fiducia invece all’avvicinamento. Inoltre con l’avvento della timia compare una nuova funzione interattiva: l’espressione, la quale ha la funzione di informare e comunicare lo stato timico.
L’interazione ovviamente ha il doppio senso L’interazione ovviamente ha il doppio senso. Quando gli input o stimoli fluiscono dalle afferenze verso i bisogni allora saranno segnalati dall’umore, dall’emozione, dalla passione o dall’atteggiamento; quando invece gli input sono generati dai bisogni, allora si avranno le motivazioni. Trattandosi d’interazione, la distinzione fra le due direzioni di flusso è puramente metodologica. È verosimile infatti che non si possa fare una distinzione né temporale e né d’ambito.
Qui vige la legge della punteggiatura, secondo cui è il punto di vista dell’osservatore che decide se si tratta di emozione o motivazione. Per la preda fuggire di fronte al predatore è motivazione o emozione? Visto dal punto di vista del bisogno è motivazione di sopravvivenza, mentre dal punto di vista delle afferenze è pericolo, quindi paura e perciò emozione.
Stesso problema si ripresenta quando si tenta di distinguere il campo dal continuum timico. Quando si va ad osservare il sentimento predominante verosimilmente si sta facendo analisi di campo, ma quando si esamina le forze che interagiscono allora si tratta di analisi del continuum, giacché è nello svolgersi dell’interazione che la pensabilità e l’esperienza (feedback delle conseguenze) agiscono nel campo. Infatti i sistemi nervosi che presiedono all’interazione sono sempre in dialogo fra loro.
L’umore: timia cenestesica L’umore è il sentimento di base che segnala lo stato dell’omeostasi attraverso la cenestesia. Fra i sentimenti è sicuramente quello a tasso di presenza più alto e di liminalità più basso: non porta a cambiamenti, perlopiù segnala una condizione positiva o negativa (binarietà) resistente al mutamento. Gli input sono prevalentemente di origine omeostatica (specificità), ma anche la memoria e l’ambiente fanno la loro parte.
L’aspetto precipuo è d’esser sottosoglia, cioè afferisce al continuum timico in modo prevalentemente inconsapevole. L’umore può essere proedonico e protropico, cioè eutimico, negli stati di benessere fisico e timico (buonumore) oppure cacotimico, cioè antiedonico ed antitropico (cattivo umore) negli stati di malessere generale. Nel primo caso l’espressione è aperta e serena, mentre nell’altro si fa cupa, triste o irritata.
La sequenza di flusso dell’umore può esser descritta nel modo seguente: input cenestesici valutazione inconsapevole attivazione propensiva output abitudinari . Principalmente dall’omeostasi afferiscono al campo e al continuum gli input cenestesici edonici, i quali valutati secondo istinto o scripts determinano l’attivazione propensiva che sta alla fonte del sentire, delle abitudini e degli atteggiamenti consuetudinari.
Non va inoltre dimenticato che la timia cenestesica ha radici profonde nella genetica e che quindi concorrono alla formazione dello stato umorale i tratti personali temperamentali, l’ereditarietà e la formazione del carattere. Quando la pensabilità timica è carente o addirittura assente, allora si è in presenza dell’inerzia timica.
Le caratteristiche dell’umore prevalentemente di tipo sottocorticali e sottolimbiche in cui prevalgono le valutazioni istintuali, gli apprendimenti e le abitudini, fanno sì che la persona non abbia contezza piena del suo fare e quindi sia trascinata dentro un agire umorale. Anche le motivazioni operano secondo processi che sono fuori dalla soglia del pensiero e perpetuano un agire abitudinario, ripetitivo e irriflesso.
È anche vero che è pressoché impossibile che la coscienza sia sempre presente all’interazione e che la consapevolezza presieda in continuazione ad ogni azione: sarebbe stressante e l’attenzione eccessiva disturberebbe gli automatismi. La vera e propria inerzia timica si avvera quando è solo l’umoralità a guidare l’interazione senza avvalersi minimamente della pensabilità.
Allora accade che le gerarchie personali e profonde del bisogno prendano il sopravvento nel campo e governino il continuum timico. Nei casi più acuti si può parlare di sequestro umorale o patologico, un vortice interiore in cui la persona si sente risucchiata da un sentire incontrollabile e pervasivo, che la trascinerà nella malattia mentale.
L’emozione: timia adattiva contingente Lo stato emotivo di base, l’umore, muta quando un input supera la soglia di reazione, oltre la quale scatta l’emozione. Contrariamente a quello che si pensa, normalmente l’emozione è abbastanza sporadica, perché si tende a scambiare l’umore ed anche la passione per emozione. L’emozione è la risposta contingente e puntuale ad uno stimolo: ha una fase di rapido caricamento, ma anche un’altrettanta veloce fase di raffreddamento dell’eccitazione.
Gli input sono prevalentemente di origine ambientale o corporea (specificità), ma fa la sua parte anche la memoria attraverso i ricordi. La diversa valutazione degli input genera emozioni contrarie (binarietà) e reazioni diverse (dinamicità). Ogni emozione è segnalata da una precisa espressione riconoscibile dai cospecifici.
Lo schema di flusso è il seguente: input specifico valutazione specifica attivazione stereotipata output stereotipato . Il pericolo è l’input specifico della paura riconosciuto dalla valutazione. Automaticamente il corpo si attiva e risponde con l’allontanamento in modo stereotipato e rapido. La funzione quindi, dell’emozione è di rispondere in modo rapido alle contingenze immediate che la quotidianità presenta.
Il dinamismo propensivo dell’emozione può essere protropico (tendenza all’avvicinamento) o antitropico (tendenza all’allontanamento), mentre il sentire timico piacevole o spiacevole, cioè proedonico o antiedonico. A differenza dell’umore l’emozione è per lo più cosciente, genera azioni o reazioni stereotipate, è temporanea, cioè di breve durata, ma fortemente invasiva del campo timico.
Contrariamente al pensare comune le emozioni non godono di una chiara e netta distinzione fra loro. Piuttosto fra loro si annidano secondo un andamento frattale o a matrioska. Il senso di colpa, emozione evolutivamente fra le più recenti, può annidare la tristezza, la paura, ma anche la rabbia o il rifiuto: tutte queste emozioni sono antitropiche ed antiedoniche. Si deve guardare alle emozioni con l’occhio dell’evoluzione.
L’uomo, ultimo anello del processo evolutivo, è anche un primate, ma anche un mammifero, un animale a sangue caldo, un essere vivente, ecc. Nel processo evolutivo si è portato appresso anche il bagaglio interattivo timico maturandovi sopra una complessità nuova, non una diversità in senso di totalmente altro. Tutti gli animali hanno paura, ma secondo modalità sempre più complesse rispetto ad un cervello più evoluto.
Quando un’emozione è forte al punto da inibire l’interazione logonica, allora si genera il sequestro emotivo. Nelle situazioni valutate emotivamente di limite, il sistema arcaico sottocorticale limbico prende il sopravvento sul più lento e raffinato sistema corticale, perché più veloce. Nelle situazioni di limite stare a valutare e riflettere potrebbe essere perdente, meglio quindi una reazione rapida.
Queste strategie, efficaci nelle situazioni estreme, sono disadattive applicate alla complessità della quotidianità. Aggredire i pericoli va bene nella savana, ma nella vita quotidiana i pericoli sono semplicemente relazionali e mai di sopravvivenza. Le situazioni di emergenza richiedenti risposte immediate decisive, sono sempre più rare nella quotidianità dell’uomo moderno, mentre sono sempre più adattive le doti di mediazione, di elaborazione corticale e di autocontrollo.
La prima abilità è quindi il controllo che discende dal saper leggere le varie situazioni della vita e dall’interpretare correttamente i sentimenti ed i comportamenti degli altri in modo da evitare il sequestro emotivo o comunque da adeguarlo alle circostanze. In situazioni in cui si è attaccati o trattati ingiustamente, la rabbia o l’indignazione, che attivano le risposte d’attacco o di fuga, sono tropismi fortissimi che richiedono un controllo delle aree istintive cerebrali per placarle e ricondurle ad una visione più adattiva.
Tutti andiamo soggetti più o meno a queste risposte, anche le persone più emotivamente competenti. Quando invece questo modo di interagire diventa la normalità, allora si è in presenza di analfabetismo emotivo, il quale non è altro che l’incapacità di comprendere i propri e gli altrui atteggiamenti ed emozioni.
Tanto nell’inerzia quanto nel sequestro emotivi l’elemento saliente è la mancanza di pensabilità emotiva, di riflessione e di autocontrollo. La conseguenza è un agire fatto di risposte disadattive o aspecifiche, che comprendono reazioni inutili, che causano più problemi che soluzioni.
In timologia si “consiglia” d’usare il “cervello lungo” in contrapposizione al ricorso del “cervello corto”. Gli zoologi, studiando la neuroanatomia dei rettili, hanno verificato che il cervello anatomicamente piatto dei rettili predatori è più lungo di quello dei rettili erbivori, ora pressoché scomparsi. Osservando il comportamento delle differenti specie è evidente che il rettile erbivoro per sopravvivere non ha che stare alla larga dai predatori o fuggire, mentre il predatore deve mettere in campo strategie più complesse, ovvero più intelligenti, per ghermire la preda.
cervello corto – cervello lungo
Nell’uomo sono presenti ambedue le modalità Nell’uomo sono presenti ambedue le modalità. In situazione di sequestro emotivo la parte neocorticale più evoluta del cervello (il cervello lungo) viene estromessa dal controllo delle strutture sottocorticali (il cervello corto), per cui l’uomo finisce per comportarsi come un rettile erbivoro, cioè come un animale preistorico dotato unicamente di cervello corto.
Mettere in campo le strategie on/off di attacco/fuga, escludendo la riflessione ed il dubbio come strategie dell’interazione, equivale ad eliminare il logos dal comportamento con conseguenze disadattive spesso tragiche: vedi violenze d’ogni tipo e conflitti endemici. Le statistiche impietose raccontano che i delitti relazionali hanno superato quelli delinquenziali. L’educazione emozionale acquista un valore irrinunciabile e non rimandabile.
La passione: timia creativa Quando un’emozione perdura oltre la presenza dello stimolo che l’ha generata, pervadendo con significativa intensità il campo ed il continuum timici, allora si tratta di passione, la quale altro non è che un’emozione che dura nel tempo. La sequenza di flusso è la seguente: input iperfocalizzato ipervalutazione attivazione esaltante output finalizzati .
Il sistema di flusso della passione ha in input gli stessi stimoli dell’emozione, i quali però vengono caricati di un’attrattiva o d’una repulsività accentuate da l’iperfocalizzazione timica, cioè una forte attenzione che si prolunga nel tempo anche in assenza dell’input stesso, alla quale fa da sostegno un’ipervalutazione che sconfina fino nella cecità passionale. Ne consegue che l’attivazione venga esaltata sia tropicamente e sia edonicamente in vista di un output carico di finalità forti da realizzare.
L’esaltazione tropico/edonica della passione è l’aspetto più caratterizzante al punto che l’input esterno nella passione venga progressivamente sostituito da tutte le sensazioni provenienti dal corpo. Si assiste ad un effetto esponenziale ad ogni passaggio funzionale, per cui il semplice input viene enormemente amplificato dall’ipervalutazione, a cui segue l’attivazione di un’interazione prolungata nel tempo che pervade e sequestra il corpo e lo rende capace della realizzazione finalizzata.
La passione si attiva per compiti che non sono quelli immediati e risolvibili con le stereotipie della emozione. Ogni progetto o desiderio che preveda una meta ardua e lontana nel tempo necessità di passione, in assenza della quale si rischierebbe il fallimento o l’esaurimento delle energie. L’emozione è stereotipata, atta a scopi immediati, la passione invece necessita d’essere plastica e tenace per le mete ben più complesse che si prefigge di raggiungere.
La passione è inoltre definibile come la timia creativa poiché inventa nuove strategie e genera nuovi atteggiamenti. Per lo più non è attivata come l’emozione da input prevalentemente ambientali, ma da un sentire somatico che determina un campo timico intenso, strettamente individuale e fortemente motivato, con una percezione di intensità e significato unici e singolari.
Oltre a ciò la pervasività svolge a favore della passione un’azione di sequestro delle emozioni, si direbbe che le assoggetti e le includa ai propri fini rendendole subalterne. Nasce dall’inclusività passionale il fatto che sia chiamata anche sentimento, giacché è fortemente totalizzante il campo timico.
La passione pur prolungandosi nel tempo, in effetti va progressivamente attenuando le caratteristiche di eccitazione per confluire nell’atteggiamento, poiché calando la consapevolezza, confluisce nell’abitudine, secondo un sentire che non si alimenta più alle afferenze, ma alla fonte della motivazione.
Ed allora si immerge nell’umore, dal quale era uscita come emozione forte, divenuta passione capace di strutturare a livello logonico una nuova gerarchia timica che non ha più bisogno della sua forza, giacché è confluita nell’atteggiamento, ristrutturando la percezione.
A questo punto un ciclo è completo, il flusso liminale timico ha maturato un nuovo apprendimento o convincimento: umore emozione passione atteggiamento umore … Possiamo riassumere il tutto con un’immagine liquida: l’umore è il mare, le emozioni sono i flutti, la passione son le onde dalle più pacifiche alle più distruttive, e gli atteggiamenti costituiscono le correnti marine, prodotte da fenomeni esterni come la temperatura (cultura) ed interni come il temperamento (individualità).
La liminalità timica è costantemente in azione e quando soffoca in uno stato umorale perdurante cade nella patologia. Di emozioni e passioni sane se ne ha necessità continua, altrimenti i tropismi e le edonie vitali decadono trascinando nella sofferenza il vivere. La passione è binaria in modo forte ed oppositivo a causa della cosiddetta “cecità passionale” la quale non ammette il contrario.
L’esaltante attivazione generata dall’ipervalutazione, genera un’alta dinamicità che la proietta verso le finalità specifiche. In comune con l’emozione generante mantiene la specificità e l’espressione che varia con l’inclusione di nuove emozioni.
Il sequestro passionale La descrizione fatta della passione dice già di come strutturalmente essa possieda un effetto benefico sequestrante. L’input iperfocalizzato, la cecità passionale da ipervalutazione e l’esaltazione tropico/edonica determinano il pathos che nutre e tiene viva la passione sequestrando le altre emozioni includendole e sottomettendole al servizio della principale. Il sequestro passionale è il sequestro emotivo che perdura nel tempo.
Non di meno tropismo, edonia, specificità ed espressione possono subire un effetto patologico distorsivo triplice di tipo moltiplicatorio/paradossale e/o inibitorio e/o aberrante. A titolo puramente esemplificativo e propositivo propongo un possibile schema interpretativo. Nelle quattro colonne si trovano le funzioni strutturali timiche: il tropismo che genera la propensione, l’edonia del sentire, la specificità emotiva e l’espressività che sta alla base della comunicazione. Mentre nelle righe si indicano gli effetti patologici.
Normotimia e sequestri patologici effetto Tropismo edonia specificità espressività IPER Effetto paradossale: parossismo Iper/tropismo: mania, frenesia, compulsione, ossessione, esagitazione Iper/edonia: euforia, esaltazione Iper/specificità: feticismo, fissazione, collezionismo compulsivo Iper/espressività: logorrea patologica, espressione esagitata NORMOTIMIA protropismo o antitropismo proedonia o antiedonia specifica IPO Effetto inibente: blocco Ipo/tropismo: catatonia, fobia Ipo/edonia: depressione, disinteresse patologico Ipo/specificità: stati confusionali Ipo/espressività: incomunicabilità, impermeabilità, schizofrenia, autismo A Effetto aberrante: distorsione A/tropismo: da danno biologico, distorsioni sessuali e alimentari A/edonia: disedonia, anedonia A/specificità: paranoia, schizofrenia, delirio A/espressività: alessitimia, afasia, delirio, somatizzazione
L’atteggiamento: timia appresa e/o culturale Il modello di flusso dell’atteggiamento ha in input tutto ciò che normalmente genera le emozioni, ma modificato da un processo di significazione per via passionale, esperienziale o per apprendimento e/o condivisione culturale. Ogni atteggiamento è frutto del doppio processo di categorizzazione logico o analogico.
Normalmente ci colpiscono di più quegli atteggiamenti che seguono a processi di generalizzazione di tipo analogico. I pregiudizi sono di questo tipo, cioè emici, perché nascono da processi di attribuzione di tipo infraculturale, da convinzioni che assegnano arbitrariamente un valore ed un significato diverso e/o accrescitivo tanto positivo che negativo ad un dato input: vedi gli atteggiamenti razzisti, xenofobi o sessisti.
L’atteggiamento razzista attribuisce una caratteristica di disvalore o di pericolo, senza alcuna comprova, al diverso di turno che può essere il nero, piuttosto che all’ebreo o altro. Attraverso i processi di categorizzazione la cultura risignifica emicamente gli input che costituiscono gli atteggiamenti. Sebbene gli input siano normalmente esterni è però evidente che l’atteggiamento li modifichi pescando nella memoria le categorizzazioni sedimentate.
Ogni cultura possiede le proprie convinzioni, valori, stereotipi e pregiudizi che tende a rinforzare e confermare secondo un processo che in antropologia viene definito emico in contrapposizione ad etico, altrimenti chiamato anche etnocentrismo. Gli atteggiamenti, come le passioni, si apprendono o si maturano. La cultura in buona sostanza da un punto di vista timologico non è nient’altro che un corpo di atteggiamenti condivisi, che la trasmissione e l’apprendimento perpetuano.
Visione del mondo, strutture e strategie sociali, modalità affettive, abitudini alimentari ecc. sono tutti atteggiamenti appresi e partecipati, che strutturano l’appartenenza e l’identità culturale. Provare a contraddirli e a cambiarli comporta resistenze emotive fortissime. A ciò provvede una valutazione di tipo preclusivo, che si vieta una possibile interpretazione diversa, determinando un’attivazione propensiva resistente alle azioni di cambiamento delle abitudini (output) connesse.
Schema di flusso: input categorizzato valutazione preclusiva attivazione propensiva output abitudinario . Ogni area culturale si avvale di atteggiamenti collaudati e condivisi (emici) che danno prevedibilità, sicurezza e rapidità di lettura degli avvenimenti, talché si può parlare di antropologia emotiva. Da qui discende la competenza culturale. Possedere infatti un corpo di atteggiamenti condivisi che guidi l’individuo nel proprio ambiente dà sicurezza ed accettazione sociale.
Anche la storia della scienza ha evidenziato come le teorie tendano a diventare atteggiamenti mentali strenuamente difesi. Non è che la teoria eisteiniana della relatività sia stata prontamente accettata dal mondo scientifico. Così è puntualmente accaduto anche ad altre fortunate teorie precedenti.
La storia annovera molte vittime del pensiero nuovo. Bruno, Galileo, Darwin e tanti altri illustri pensatori e scienziati hanno dovuto far i conti con le resistenze timiche. Come è stato affermato, una teoria non muore mai. Sono i seguaci, che muoiono!
La maggior parte del mondo scientifico tende a rifarsi, talvolta ad aggrapparsi alle teorie professate, al punto che le nuove idee camminino più sulle gambe generazionali che sulla condivisione scientifica. Cambiare paradigma scientifico, piuttosto che culturale, comporta l’aver a che fare con la costanza timica, con gli atteggiamenti e con le sottostanti passioni ed emozioni e quindi con resistenze poco scientifiche e molto timiche.
Creare paradigmi nuovi può minacciare il sistema degli atteggiamenti condivisi con reazioni sproporzionate e poco prevedibili. Ogni nuova teoria può rivestire una minaccia alla cultura corrente e attivare le difese antropologiche. O molto più prosaicamente minacciare posizioni acquisite: tutti tengono famiglia!
La maggior parte degli atteggiamenti sono appresi, mentre quelli individuali sono maturati per via passionale. Più precisamente le due vie non sono mai disgiunte e solitarie. Un atteggiamento trasmesso per via culturale non ha possibilità di radicarsi se non risveglia in qualche misura la sottostante passione. Ci vuole molto coraggio per cambiare, ma chi è serenamente e omeostaticamente pacifico nei propri atteggiamenti e nelle proprie convinzioni diventa timicamente resistente ad ogni cambiamento.
Le categorizzazioni sono i muri entro i quali custodiamo la nostra visione del mondo o imprigioniamo tutta la realtà, salvo poi scontare la vendetta dell’oggetto, perché nessuna descrizione potrà mai sostituire il paesaggio, sebbene il cervello corto si incarichi volentieri, ma aspecificatamente, a difenderla.
La conoscenza umana è limitata dalla struttura del proprio sistema nervoso e dalla struttura del linguaggio, il quale si incarica di condensare le conoscenze dentro le parole, le quali categorizzano la realtà, così come fa ogni mappa con tutti i limiti proprio dello strumento concettuale.
Gli esseri umani non sono in grado di avere esperienza diretta del mondo, se non attraverso le astrazioni derivanti dalle impressioni non verbali, fornite dal sistema nervoso o dagli indicatori verbali che la lingua d’appartenenza mette loro a disposizione. Cultura e lingua sono potenti motori di trasmissione di atteggiamenti.
Le sensazioni sono universali, ma quando diventano passioni ed atteggiamenti, accedono alla pensabilità diventando parole, le quali trasportano l’orizzonte dei significati e delle convinzioni della cultura da cui provengono, con tutta la ricchezza e tutti i limiti antropologici connessi.
La specificità degli input dell’atteggiamento è determinata dalla categorizzazione e perciò è culturale. La valutazione è di tipo preclusivo, altrimenti l’atteggiamento non sarebbe stabile e trasmissibile. Sebbene esistano atteggiamenti contrapposti (binarietà) la preclusività vieta di accettarlo inibendo l’interazione logonica. La valutazione preclusiva attiva una propensione (dinamicità) sempre pronta a mettere in atto le azioni attese (output) di difficile modificazione.
L’atteggiamento può essere definito come il sentire culturale essendo dotato delle funzioni e del flusso timici come ogni altro sentire. Di differente ha che l’afferenza di riferimento è soprattutto la memoria come sede degli apprendimenti e dei ricordi. E la memoria vive dei suoi contenuti anche se nel contempo la realtà di riferimento è modificata.
Un grosso botto fa automaticamente trasalire (emozione), l’innamoramento continua anche in assenza dell’amata/o (passione), mentre il bloccarsi davanti ad un semaforo rosso è dato dal fatto che nella nostra memoria il rosso sta per pericolo. E nella religione l’inginocchiarsi davanti ad un’icona sta per adorazione di un’immagine sacra che rimanda al divino (atteggiamenti).
Il sequestro timico Anche l’atteggiamento determina in assenza di pensabilità i suoi sequestri. Nella passione è la cecità passionale, nell’atteggiamento è la preclusività, che determina una rigidità critica tetragona ad ogni dubbio. (Ideologia) Pregiudizi, preconcetti, tabù e credenze sono in grado di sequestrare anche le menti più brillanti, perché gli atteggiamenti pescano la loro forza nelle parti più primitive del cervello dove gli input categorizzati negativamente sollecitano l’on/off dell’attacco/fuga.
Il sequestro timico parte da un errore (voluto, subito o appreso) di specificità che diventa un errore di categorizzazione, infatti definire un nero o uno zingaro un pericolo o una minaccia è un errore di categorizzazione, perché esistono uomini neri e bianchi, zingari e ciclisti, piuttosto che cuochi o lavandaie ecc. che possono essere un pericolo o una minaccia, ma non certamente per il semplice fatto di essere quel che sono, cioè neri, bianchi, zingari, ciclisti, cuochi e lavandaie, ma semplicemente perché chiunque lo può essere al di là di ogni specificazione.
Gli errori di categorizzazione portano diritto alla tragedia Gli errori di categorizzazione portano diritto alla tragedia. Una volta definito l’ebreo in un certo modo, arrivare alle camere a gas è stata solo una questione di tempo e di possibilità. Definire il nero come essere inferiore e poi arrivare alla schiavitù è nella struttura del pregiudizio razzista. Il sequestro timico agisce nella storia più di quanto non se ne abbia consapevolezza. La società consumistica si basa sulla credenza che la felicità sia direttamente proporzionale ai consumi, mentre è solamente una frenesia: una categorizzazione che produce patologia.
Eppure l’adorazione dell’aumento del PIL è la religione che muove l’attuale politica economica mondiale. Ciò equivale a dire in termini timologici che stiamo vivendo in un tempo malato, parossistico, in cui la dinamicità è simile all’esser costretti a stare sulle punte dei piedi, cioè a dover correre sempre più forte per non poggiare i tacchi, dentro i quali c’è una mina a pressione, la recessione.
La soluzione non consiste nel correre più velocemente, ma nel liberarsi di simile calzatura. Timologicamente equivale a cambiare categorizzazione, cioè atteggiamento e comportamenti. Ovviamente cui prodest? A chi giova? A pochi, ma il fatto che perseveri, la dice lunga sulla preclusività e resistenza al cambiamento degli atteggiamenti umani.
La motivazione: timia vitale Il modello interattivo di flusso liminale timico ha due direzioni: una in entrata, il quale, risvegliando i bisogni, genera gli umori, attiva le emozioni, innesca le passioni e gli atteggiamenti, e l’altra in uscita in cui i bisogni vanno ad interagire col corpo, con l’ambiente esterno, con l’omeostasi e la memoria attraverso le motivazioni. Di fatto senza bisogni non ci sarebbe flusso e senza flusso non ci sarebbe neanche vita. La vita si espleta e si distende attraverso la soddisfazione dei bisogni.
I bisogni bisogni biologici, bisogni psicologici e sociali, I bisogni umani vengono distinti in timologia in: bisogni biologici, bisogni psicologici e sociali, bisogni logonici (spirituali o metafisici). I bisogni biologici comprendono i bisogni fisiologici, i bisogni di crescita, i bisogni di preservazione, i bisogni di sopravvivenza, i bisogni di riproduzione i quali attengono ad ogni forma di vita, tanto che sono chiamati anche primari, perché la mancata soddisfazione conduce alla perdita della vita.
I bisogni psicologici e sociali abbracciano i bisogni di sicurezza che comprendono la salvezza e la protezione, i bisogni d’appartenenza e d’amore che includono l’affiliazione, l’accettazione e l’affetto, i bisogni di autostima che include la competenza, l’approvazione ed il riconoscimento, i quali rientrano nei bisogni psicologici e sociali, tipici del livello soggettivo.
I bisogni del logos o spirituali sono: il bisogno di senso, il bisogno di significato ed il bisogno di finalità, riassumibili nel più generale bisogno di conoscenza, il quale appartiene a quel livello personale dell’uomo che lo distingue, in un modo definibile specie/specifico, da qualunque altro animale. Il riconoscimento dei bisogni spirituali sta entrando lentamente nella coscienza comune e nella legislazione, la quale, per esempio, vieta nel lavoro di imporre al lavoratore l’inattività o il far lavori senza senso.
Il bisogno di senso ha come feedback la comprensione dei fenomeni, il bisogno di significato rimanda al valore, al dover essere, cioè ciò che importa allo spirito umano, mentre il bisogno di finalità attiene alla realizzazione. La mancata attuazione del bisogno di senso genera la dissonanza cognitiva, mentre l’assenza di significato il vuoto. La disattesa del bisogno di finalità avvia verso le ombre tormentose dei sensi di colpa e della disperazione e/o della depressione.
I bisogni biologici ed i bisogni psicologici e sociali vengono definiti bisogni fondamentali o da carenza, bisogni che sottostanno alla necessità e quindi da soddisfare, mentre i bisogni spirituali sono bisogni di crescita, altrimenti definiti metabisogni. Vengono distinti fra bisogni cognitivi di conoscenza e simmetria e bisogni etici ed estetici di bontà, bellezza, verità e giustizia. È a questo livello che si ha il culmine dell’autorealizzazione umana.
Ogni forma di vita possiede un’energia che la spinge a svilupparsi e a moltiplicarsi (finalità). Nella vita animale prende le forme della motivazione, la quale può essere descritta secondo il modello di flusso seguente: bisogno in input valutazione specifica attivazione appropriata output finalizzato .
Il modello di flusso della motivazione vede in input i bisogni, in base ai quali si hanno le diverse motivazioni. Conseguentemente la motivazione è di tipo primario in presenza dei bisogni biologici. La motivazione psicologica e sociale, chiamata anche secondaria, legata a bisogni propriamente psicologici e sociali è il prodotto dei processi di apprendimento e dell’influenza culturale, coerentemente agli interessi e agli scopi individuali.
La motivazione spirituale, da non confondere con la secondaria, è prodotta dai bisogni di senso, significato e finalità, i quali presuppongono l’opzione di scelta e di adesione (la libertà), che non è presente nella primaria, giacché è la biologia a determinarla, e neppure nella secondaria dove apprendimento, cultura e caratteristiche psicologiche hanno il sopravvento, mentre la motivazione spirituale ha nella coscienza e nella libertà di scelta la sua origine.
È facile comprendere come la valutazione sia nelle motivazioni primarie di tipo omeostatico, infatti l’omeostasi ha la funzione di mantenere la condizione di stabilità interna dell’organismo anche con il variare delle condizioni esterne attraverso specifici meccanismi di autoregolazione.
Nella motivazione secondaria la partita si sposta sull’arena dell’interazione con se stessi e con gli altri e qui l’equilibrio non è più di tipo biologico, ma psicologico e sociale. Non sono più gli apparati interni con i loro recettori, centri di controllo ed effettori a dirigere il gioco, ma la percezione afferenziale del mondo esterno, del corpo e della memoria. La cultura entra prepotentemente a determinare gli obiettivi e a modularne le strategie.
In questo ambito la valutazione stima come il bisogno individuale possa trovare risposta nel modo più adattivo. L’omeostasi della biologia diventa allora l’adattività psicologica e sociale. L’adattività indica la capacità psichica e sociale di tenere in equilibrio i bisogni psicologici e sociali dell’individuo con l’ambiente umano e sociale che lo circonda. Adattività è anche un nome nuovo della competenza emotiva, i cui contrari sono l’inerzia ed i sequestri emotivi e timici.
L’equilibrio spirituale si evidenzia nell’armonia interiore, data dalla coerenza fra i bisogni di senso, significato e finalità con il comportamento. L’evidenza si ha nella serenità, che è il segno dell’equilibrio interiore, il quale può assumere ora il nome di pace, ora di speranza, ora di giustizia, ma avrà sempre la comune caratteristica della stabilità, della misura e dell’armonia.
La vita aspira in tutte le sue forme all’equilibrio il quale è garanzia di salute. Armonia e coerenza sono la vittoria alta dell’evoluzione ed il volto della bellezza. Un’esistenza ricca di senso, di significato e di motivazione è anche garanzia di qualità ed intensità di vita.
La relatività timica Stando alle teorie fisiche più accreditate le interazioni fisiche fondamentali sono governate dalla relatività. Anche le interazioni umane, le più complesse in natura, godono di una certa relatività che si ricava dal flusso liminale. Gli stimoli esterni devono fare i conti con il bisogno, ma anche con gli atteggiamenti individuali e/o culturali.
La formula timologica, costruita in analogia a quella della relatività, dice che l’attivazione specifica è pari al prodotto dell’input afferente per il bisogno specifico elevati alla potenza v, che esprime la valutazione. Sempre che i valori di input e bisogno siano valori appartenenti all’insieme dei numeri naturali.
as = attivazione specifica ia = input afferente bs = bisogno specifico as = ( ia bs ) v as = attivazione specifica ia = input afferente bs = bisogno specifico v = valutazione. La formula ha un grado di attendibilità quanto più v (la valutazione) è di tipo istintivo, e ciò accade nelle forme di vita animale più primitive, mentre nell’uomo rimangono delle tracce solo nell’umore e poco nell’emozione, dove la valutazione subisce le modificazioni degli scripts dell’esperienza.
Nella passione l’attivazione passionale, il pathos, è pari al prodotto dell’input interno e/o mnestico per il bisogno specifico della passione elevati alla potenza v, la valutazione passionale, sempre che i valori di input e bisogno siano dei numeri naturali.
La valutazione passionale positiva moltiplica il tropismo e l’aspettativa di edonia, mentre la negativa non sempre inibisce il tropismo, ma soprattutto aumenta l’antiedonia. Il discorso della valutazione diventa più complesso se l’oggetto della passione è vietato, la v diventa – v, cioè “proibito o tabù”, mentre invece se è indifferente o poco conflittuale, allora diventa poco v, cioè “si può tentare”.
Negli atteggiamenti la relatività è di tipo assiologico, cioè legata ai valori della persona, perciò l’attivazione timico-assiologica è pari al prodotto dell’input categorizzato per il bisogno elevati alla potenza +/-p, la pensabilità, cioè la v che discende più dall’interazione logonica e dagli apprendimenti che dagli istinti. Anche qui i valori di input e bisogno devono esser espressi in numeri naturali.
Come ben evidenzia la formula, ciò che fa la differenza è il valore di v e p, valutazione e pensabilità timica. Questo diventa decisivo nella comprensione dell’inerzia e dei sequestri timici. Tanto più è assente la variabile p dell’interazione logonica e si va in direzione della v di primo tipo, l’istinto, e maggiormente si è in balia dell’inerzia emotiva e dei vari sequestri timici.
Fra istinto e pensabilità si situano gli scripts dell’apprendimento, delle esperienze e della cultura, senza i quali non si accede alla pensabilità timica, cioè alla consapevolezza, alla coscienza e alla contezza. Tutto questo conferma, se ce ne fosse bisogno, la irrinunciabile utilità dell’educazione agli effetti della qualità del vivere umano.
Timia e comportamento Il vecchio sogno onnipotente e non sempre ben celato della psicologia, delle neuroscienze, della psichiatria e d’altre scienze, ma anche delle varie manzie, è quello di prevedere il comportamento umano. Niente di più improbabile, anche se sul piano statistico si sono fatti dei grandi passi in avanti. I successi riguardano le previsioni sul continuum timico.
Che un ladro prima o poi rubi è prevedibile Che un ladro prima o poi rubi è prevedibile. Che un violento prima o poi aggredisca è una questione di tempo. Ma quando e dove lo farà è abbastanza fuori portata scientifica. È una questione di campo timico. Ladri e violenti non sono intenti 24 h a rubare ed aggredire. Questo accade solo quando il campo timico si configura all’uopo.
Nel campo timico interagiscono bisogni diversi e situazioni ambientali mai completamente stabili, per cui le motivazioni si influenzano a vicenda, potenziandosi o inibendosi. Il comportamento segue la regola delle gerarchie motivazionali di campo e non la prevedibilità del continuum. Ora le scienze possono scoprire le tendenze del singolo e fare delle previsioni sul suo continuum, ma non possono leggere il campo, il quale è strettamente di competenza della coscienza del soggetto.
E non è escluso che lo stesso soggetto possa, in seguito ad una qualche integrazione di campo, entrare in un processo liminale di reintegrazione e modifichi progressivamente il campo al punto che il continuum subisca una discontinuità stocasticamente imprevista. Tutti gli studiosi del comportamento umano, timologi compresi, non devono mai dimenticare che l’interazione umana è anche soggetta all’interazione logonica.
L’esperienza, la riflessione, il dubbio, la meditazione e la contemplazione, che hanno per oggetto il comportamento, possiedono anche la capacità di dargli un senso, un significato e una finalità nuova. I processi liminali dicono che l’uomo ha il potere di modificare il proprio comportamento in seguito a variazioni di campo.
UMORE EMOZIONE PASSIONE ATTEGGIAMENTO MOTIVAZIONE Quadro riassuntivo dei sentimenti e della motivazione Sentimenti Input Valutazione Attivazione Output UMORE interno istinto e scripts omeostasi fisiologica e atteggiamenti abitudini ed espressioni EMOZIONE esterno istinto, e pensabilità fisiologica, muscolo/scheletrica, timica e logonica interazioni semplici PASSIONE scripts, ipervalutazione (valutazione ideale e cecità passionale) muscolo/scheletrica, timica e logonica comportamenti (interazioni complesse) ed espressioni individuali ATTEGGIAMENTO particolare e specifico di valori e convinzioni scripts, pensabilità valoriale (valutazione preclusiva) e rigidità critica timica , culturale culturali MOTIVAZIONE tutti i bisogni specifica del bisogno timica, culturale i comportamenti e le interazioni