"Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori" Legge 13 maggio 1978, n. 180 "Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori" conosciuta come «Legge Basaglia»
Come ricorda il titolo della Legge Basaglia, l’aspetto di rottura con il passato è il superamento degli Ospedali Psichiatrici e una nuova regolamentazione dei trattamenti sanitari obbligatori. Si sancisce il principio che la malattia è primariamente un problema sanitario e non di ordine pubblico e che: «Gli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione relativi alle malattie mentali sono attuati di norma dai servizi e presìdi psichiatrici extra ospedalieri».
Il nuovo sistema dei servizi di assistenza psichiatrica viene solamente delineato, trasferendo alle regioni le funzioni in materia di assistenza ospedaliera psichiatrica. Questo decentramento, in sé positivo, poiché consente un’organizzazione flessibile e garantisce una maggiore vicinanza ai territori, ha tuttavia fatto sì che si creasse quella situazione "a macchia di leopardo" con alcune regioni virtuose e altre più arretrate.
Le norme guida nazionali sono state date con: i "Progetti Obiettivo per la Salute Mentale" degli anni novanta. (DPR 7 aprile 1994 e DPR 1 novembre 1999). Le Linee di indirizzo nazionali per la Salute Mentale approvate dalla Conferenza unificata con Provvedimento n. 43/C.U. del 20 marzo 2008 . il " Piano di Azioni Nazionale per la Salute Mentale " (PANSM) approvato dalla Conferenza unificata con accordo n. 4 del 24 gennaio 2013.
Il documento è stato elaborato con lo scopo di rilanciare le azioni prioritarie necessarie nel settore, sia per ovviare alle criticità che per implementare le buone pratiche, nell’ambito sia dell’età adulta, che dell’infanzia e adolescenza.
IL PANSM del 2103 definisce le seguenti aree di bisogni prioritari area esordi - intervento precoce area disturbi comuni, ad alta incidenza e prevalenza (depressione, disturbi d’ansia) area disturbi gravi persistenti e complessi area disturbi infanzia e adolescenza
Il PANSM individua altre aree che saranno affrontate da altri documenti: Disturbi del comportamento alimentare Disturbi di personalità Disturbi dello spettro autistico Disturbi psichici in età geriatrica Disturbi psichici associati alle dipendenze patologiche e agli autori di reato Prevenzione del suicidio Formazione degli operatori in rapporto con l’Università Sistema informativo. Tali aree richiedono di essere trattate in modo del tutto distinto in virtù delle loro specificità.
Il PANSM prevede inoltre, tra i propri obiettivi, di affrontare la tematica della residenzialità psichiatrica, proponendo specifiche azioni mirate a differenziare l’offerta di residenzialità per livelli di intensità riabilitativa e assistenziale al fine di migliorare i trattamenti e ridurre le disomogeneità
Nel PANSM viene sancito un importante principio: ”il settore sanitario da solo non può fornire tutti i servizi necessari e non può rispondere a tutti i bisogni per la promozione della salute mentale e la prevenzione dei disturbi psichici ” (Mental Health Policy Project, WHO 2001);
Pertanto si deve: privilegiare la metodologia di “partire dal basso”, valorizzando le buone pratiche esistenti a livello locale, oltre che regionale, favorendo il confronto, l’accreditamento tra pari e le forme di collaborazione assumere come cornice di riferimento la “psichiatria e neuropsichiatria infantile di comunità”, promuoven-do e rilanciando il lavoro nel territorio.
Dal punto di vista metodologico si conferma che i percorsi di cura devono essere realizzati sia da parte dei servizi specialistici per la salute mentale (DSM e/o servizi per i disturbi neuropsichici dell’infanzia e dell’adolescenza), sia nell’integrazione con la rete dei servizi sanitari, sociali e educativi, formali e informali, istituzionali e non.
Quale punto qualificante del documento viene specificato il concetto di LEA –(Livello Essenziale di Assistenza) In salute mentale i LEA devono essere intesi come “percorsi di presa in carico e di cura esigibili”, e non come “singole prestazioni”, tenuto conto della particolare complessità, multifattorialità e necessità di trattamenti integrati per i disturbi psichiatrici.
Viene raccomandato un modello di approccio che dovrebbe garantire: accessibilità, presa in carico, continuità delle cure, personalizzazione del progetto percorsi a differente intensità assisten-ziale, in rapporto ai bisogni di cura servizi flessibili, orientati sui bisogni e sulle persone, “recovery-oriented” percorsi esigibili individualmente, anche quando inseriti in attività di gruppo o in attività comunitarie.
Nel prossimo incontro saranno approfonditi: Decreto 27 aprile 2012 (Pubbl. in GURS n. 24 15 giugno 2012) «Piano Strategico Regionale per la Salute Mentale» «Definizione dei percorsi di cura da attivare nei Dipartimenti di salute mentale per i disturbi schizofrenici, i disturbi dell’umore e dei disturbi gravi di personalità» (Documento approvato in Conferenza unificata con accordo n. 137 del 13 novembre 2014). Decreto 31 luglio 2017. (Pubbl. in GURS n. 32 4 agosto 2017) «Approvazione del Documento, recante: «Il Servizio socio-sanitario regionale: Piano delle azioni e dei servizi socio-sanitari e del Sistema unico di accreditamento dei soggetti che erogano prestazioni socio-sanitarie»
«Piano Strategico Regionale per la Salute Mentale» (Emanato con Decreto 27 Aprile 2012 Pubblicato in GURS n. 24 15 giugno 2012) Che cos’è? Il Piano strategico per la Salute Mentale è un documento ufficiale redatto dal Gruppo di Coordinamento Regionale istituito presso l'Assessorato Regionale alla Salute come previsto nel Piano Sanitario Regionale “Piano della Salute” 2011-2013. Delinea il percorso, la metodologia e gli strumenti per attivare politiche sociali e di salute mentale integrate, partecipative, diversificate rispetto ai contesti territoriali e finalizzate alla valorizzazione del contributo attivo dei cittadini e delle comunità locali, coerentemente con i principi della legge 328/00 e con gli articoli 2, 3, 38 della Costituzione
Cosa prevede? Il Piano Strategico richiede a tutte le Aziende Sanitarie Provinciali di intraprendere azioni nelle seguenti 10 aree tematiche individuate: 1.Integrazione pubblico-privato per la presa in carico comunitaria 2. Aspetti giuridici e sociali della presa in carico istituzionale 3.Servizi per l'adolescenza nelle fasi del ciclo della vita 4.Lavorare con le emergenze e i disagi quotidiani 5. Doppia diagnosi e aree di confine 6.Salute mentale della popolazione migrante 7.Qualità della governance clinica 8. Servizi d'inclusione socio-lavorativa 9.Formazione per i sistemi di cura 10. Ricerca e sistema informativo Le precedenti aree sono individuate come obbiettivi strategici da raggiungere e a cui dare priorità ed attenzione nel lavoro di riorganizzazione dei servizi per la salute mentale nei prossimi anni.
Chi lo governa? Il Gruppo di Coordinamento Regionale che ha elaborato il Piano Strategico e che ne deve valutare l’impatto sulle politiche sociali e di salute mentale, sulle sue conseguenze in materia di interventi integrati nei settori sociale, ambiente, sanità, istruzione, lavoro, comunicazione e giustizia. Il coordinamento potrà produrre strumenti di accompagnamento (documentazione, ricerca, formazione e trasferibilità di buone prassi) per sostenere le azioni di programmazione e valutazione dei distretti socio-sanitari dell’Isola che si doteranno di un Piano d’azione locale per la salute mentale di comunità. L’Assessorato alla Salute nella sua funzione di attuazione e monitoraggio del Piano Strategico attiva un Tavolo di Concertazione regionale con gli Assessorati alla Famiglia, al Lavoro ed alla Formazione.
Con quali scadenze? L’Assessorato, tramite il Coordinamento, avrà anche il compito di organizzare con cadenza biennale la Conferenza Regionale sulla Salute Mentale per: 1. definire le priorità operative dei D.S.M Integrati e Comunitari; 2. monitorare e verificare il raggiungimento degli Obiettivi previsti dal Piano Sanitario Regionale; 3. favorire lo sviluppo di progetti innovativi a valenza regionale 4. valutare l’impatto di questo Piano Strategico, nelle seguenti componenti: La missione che questa programmazione ha inteso assumersi I principi ed i valori che dovranno guidare il processo di cambiamento La visione strategica per il futuro I fattori di criticità da affrontare ed il sistema delle opportunità da valorizzare Gli obiettivi da perseguire Le proposte di azione per darvi attuazione Entro sei mesi dalla data di pubblicazione nella GURS (giugno 2012) del presente piano strategico regionale, i Direttori Generali delle Aziende Sanitarie Provinciali devono adottare il Piano d’Azione Locale per la Salute Mentale (PAL) coerentemente con gli indirizzi e gli obiettivi di tale piano strategico e definendo il piano economico-finanziario di attuazione per i singoli distretti socio-sanitari. Le Aziende Sanitarie dovranno inoltre attenersi al presente documento nella stesura dei Piani Attuativi Aziendali (P.A.A.).
…una metodologia di governo Con quale metodologia? …una metodologia di governo che parte del basso DSM «INTEGRATO»
… ma soprattutto …una metodologia di lavoro clinico-sociale … fondata sulla presa in carico comunitaria della grave patologia mentale Negli interventi che verranno coordinati in un’ottica di Dipartimento Integrato di Salute Mentale, si dovrà adottare una metodologia di lavoro di rete basata sulla individuazione di case manager, all’interno di staff multidisciplinari e multi- istituzionali, il cui lavoro di gruppo verrà coordinato dagli stessi in conformità alla realizzazione, monitoraggio e valutazione dei Progetti Terapeutici Individualizzati (PTI) dei pazienti, la cui titolarità ricade sulla figura del medico istituzionalmente responsabile all’avvio della presa in carico, in integrazione con quelli che successivamente vi subentreranno. La metodologia del PTI si fonda su collaborazioni e rapporti che garantiscono una presa in carico globale utilizzando lo strumento del budget di salute, condiviso con il paziente, i familiari, i servizi pubblici e le agenzie del privato sociale, in un’ottica di presa in carico globale- comunitaria e di terapia lungo tutto il ciclo di vita.
Successivamente al Piano Strategico Regionale il PANS del 2013 ha meglio chiarito i modelli clinico-organizzativi atti a governare i processi di cura: a) la collaborazione/consulenza: una modalità di lavoro organizzata tra DSM e medicina generale o tra servizi NPIA, PLS, servizi psicologici o sociali e scuola per gli utenti che non necessitano di cure specialistiche continuative;
b) l’assunzione in cura: percorso di trattamento per gli utenti che necessitano di trattamento specialistico ma non di interventi complessi e multiprofessionali;
c) la presa in carico: percorso di trattamento integrato per gli utenti che presentano bisogni complessi e necessitano di una valutazione multidimensionale e intervento di diversi profili professionali. È prevista la definizione di un Piano di Trattamento Individuale per il singolo utente e - a seconda dei bisogni individuati - richiede l’identificazione del “case manager” e la ricerca e il recupero del rapporto con gli utenti “persi di vista”, oltre a una maggiore attenzione alle famiglie nell’ambito dei programmi di cura e lo sviluppo di programmi di prevenzione in collaborazione con gli Enti locali e con la scuola
Con quali risorse? Il piano finanziario locale Questa stessa struttura metodologica può essere utilizzata dai Dipartimenti per la costruzione dei Piani d’Azione Locale per la Salute Mentale di Comunità, così di seguito sintetizzata: Il Piano Finanziario del Piano d’Azione Locale si compone: dei capitoli di spesa distrettuali per i servizi dell’Area della salute mentale adulti, della neuropsichiatria infantile e delle dipendenze patologiche e per tutti gli altri servizi aziendali correlati alla salute mentale previsti dal PAL; dai capitoli della spesa consolidata per i servizi residenziali privati accreditati contrattualizzati; dai capitoli della spesa consolidata per servizi socio-sanitari residenziali, semiresidenziali e domiciliari gestiti dal privato-sociale in convenzione con gli Enti Locali; dai capitoli di spesa di tutti i servizi previsti dai Piani di Zona distrettuali correlati al PAL;
da tutti i finanziamenti pubblici e privati alle azioni correlate al PAL di Ricerca Scientifica, Formazione Professionale, Inclusione Socio-Lavorativa e Partecipazione Sociale; dai cofinanziamenti diretti ed indiretti dell’utenza e delle Associazioni, delle Cooperative e delle Fondazioni che partecipano al PAL. La composizione del Budget Distrettuale viene riportata nel documento del Piano d’Azione Locale, e l’allocazione delle risorse sarà finalizzata alla realizzazione dei servizi rispondenti ai bisogni rilevati dal PAL. …. promuovere la cultura della programmazione economico-finanziaria di comunità attraverso la prassi della concertazione per la costruzione dei Piani d’Azione Locale per la Salute Mentale …
Dipartimento di Salute Mentale integrato Il Piano quindi propone una nuova visione del Dipartimento di Salute Mentale che diventa DSM integrato come sopra descritto che dialoga costantemente con tutti i servizi di salute mentale , con gli altri servizi aziendali ad esso connessi, in integrazione con le altre Aziende Ospedaliere e l'Università ed Istituti di Ricerca, con Familiari ed utenti e con tutte le agenzie sociali.
L’integrazione sociosanitaria costituisce un obiettivo prioritario del Servizio sanitario nazionale (SSN) fin dalla sua istituzione con la legge n. 833 del 23 dicembre 1978 “Istituzione del servizio sanitario nazionale”, per rispondere ad un bisogno di salute ampio e complesso, in particolare nelle fasce a rischio, quali minori, donne, coppie, famiglie, anziani, persone disabili fisici, psichici, sensoriali, persone con disturbi mentali, persone con dipendenze patologiche, persone nella fase terminale della vita persone affette da HIV.
Specificamente, il profilo delle prestazioni socio sanitarie si rinviene all’interno del quadro normativo nazionale rappresentato dall’articolo 3 septies del D.Lgs. n. 229 del 19 giugno 1999 nonché dal D.P.C.M. 14 febbraio 2001 “Atto di indirizzo e coordinamento in materia di prestazioni sociosanitarie”.
In particolare, con il DPCM 14 febbraio 2001 sono stati definiti i criteri per pervenire alla definizione delle prestazioni socio-sanitarie, tra i quali quelli dell’appro- priatezza, partendo dalla valutazione multidisciplinare del bisogno, la predispo- sizione dei piani personalizzati di assistenza, l’approccio progettuale.
L’atto di indirizzo è stato ripreso poi dal DPCM 29 novembre 2001 ha dedicato all’inte-grazione socio sanitaria una parte specifica (allegato 1C) nella cui tabella riepilogativa, sono definite: le prestazioni sanitarie le prestazioni sanitarie di rilevanza sociale le prestazioni nelle quali la componente sanitaria e quella sociale non risultano operativamente distinguibili e per le quali è indicata una percentuale di costo non attribuibile alle risorse finanziarie destinate al Servizio sanitario nazionale.
Nel settore sociale il primo riferimento normativo organico nazionale è intervenuto con la legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, Legge n. 328 del 8 novembre 2000 "Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali" .
In ambito regionale, la Legge Regionale 14 aprile 2009, n In ambito regionale, la Legge Regionale 14 aprile 2009, n. 5 “Norme per il riordino del servizio Sanitario Regionale”, all'articolo 2, comma 3 lettera f) recita «rende effettiva l'integrazione socio-sanitaria, ai sensi della legge 8 novembre 2000, n. 328 e dell'articolo 2 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 14 febbraio 2001», nonché a quanto indicato all'art. 12 della stessa norma.
Anche il “Piano triennale della Regione siciliana a favore delle persone con disabilità” approvato con Decreto Presidenziale del 2 gennaio 2006 interviene sul tema dell’integrazione socio-sanitaria
Più recentemente la Legge di stabilità del bilancio della Regione per l’anno finanziario 2014….dispone che “entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, previo parere delle competenti Commissioni legislative e della Commissione bilancio dell’Assemblea regionale siciliana, l’Assessore regionale per la salute e l’Assessore regionale per la famiglia, le politiche sociali ed il lavoro, disciplinano le modalità per la definizione di un sistema unico di accreditamento dei soggetti che erogano prestazioni socio-sanitarie, la determinazione delle risorse da corrispondere rispettivamente per la quota sanitaria e per la quota socio-assistenziale, nonché le modalità di monitoraggio e controllo delle strutture”.
Dopo un lungo iter nel luglio scorso è stato emanato il Decreto 31 luglio 2017 (Pubbl. in GURS n. 32 4 agosto 2017) «Approvazione del Documento, recante: «Il Servizio socio- sanitario regionale: Piano delle azioni e dei servizi socio-sanitari e del Sistema unico di accreditamento dei soggetti che erogano prestazioni socio-sanitarie»
In tale documento è stato stabilito di: dare avvio ad alcune linee pilota per testare le modalità di funzionamento dei processi organizzativi con specifico riguardo agli ambiti : • Area Salute mentale • Area Anziani/Non Autosufficienza
Linea Pilota Salute Mentale Riportiamo di seguito alcuni stralci della Linea Pilota Salute Mentale
Linea Pilota Salute Mentale In primis sono evidenziate le CRITICITÀ
RESIDENZIALITÀ Il documento parte da una considerazione critica sul modello di assistenza psichiatrica in Sicilia che «ha sposato in passato un modello che ha privilegiato il ricovero nelle strutture ad alta protezione (h 24). Il modello passato non prevedeva una modulazione (alta protezione, media protezione e bassa protezione) delle strutture residenziali, trascurava l’aspetto semiresidenziale e non prevedeva modalità alternative al ricovero. Questo oggi non è più giustificabile tecnicamente né sostenibile economicamente. »
«Le regole attuali non favoriscono lo sviluppo di risposte di cure necessarie agli utenti e segnalati dalla ricerca scientifica. Viene privilegiato il ricorso a servizi che costano di più e, spesso, sono meno efficaci. Si ricorre sempre più spesso al ricovero in residenzialità sanitarie in quanto hanno sicure coperture finanziarie mentre le esperienze delle comunità alloggio, gruppi appartamento, dell’inclusione sociale e lavorativo rischiano non solo di non svilupparsi ma entrare in crisi.»
«Le Comunità Alloggio, stanno oggi attraversando una fase critica che ne ha messo a repentaglio la loro stessa sopravvivenza, dovuta alla carente integrazione tra le agenzie e gli enti pubblici che costituiscono il distretto socio-sanitario, in particolare tra Enti Locali comunali e Aziende Sanitarie Provinciali; ma ancor più tra Assessorato Regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro ed Assessorato Regionale della Salute. »
Linea Pilota Salute Mentale Il documento prosegue Individuando elementi innovativi ridefinendo standard e linee operative
BUDGET DI SALUTE «L’integrazione socio sanitaria si potrà sviluppare metodologicamente attraverso un PTI che si realizza grazie al Budget di Salute. Questa metodologia di erogazione dei servizi può promuovere forme innovative di servizi e stimolare le risposte creative con possibilità di start-up di nuove imprese sociali sempre più ancorate alla comunità locali con forte valenza innovativa. » Il tema sarà ripreso in seguito…
PRESTAZIONI RESIDENZIALI Le prestazioni residenziali si suddividono in due tipologie: - prestazioni terapeutico riabilitative - prestazioni socio riabilitative. Le prestazioni terapeutiche riabilitative sono di tipo - intensivo - estensivo.
«Le prestazioni terapeutiche riabilitative intensive sono erogate in strutture nelle quali vengono accolte persone, anche nella fase post acuzie, che richiedono interventi di riabilitazione intensiva e l’attuazione di programmi di reinserimento sociale. »
«Le prestazioni terapeutico riabilitative estensive sono erogate in strutture che accolgono persone con problematiche psichiatriche in fase di stabilizzazione per i quali non è opportuno un trattamento intensivo sotto il profilo riabilitativo ma che necessitano di assistenza e di riabilitazione di tipo estensivo.»
«Le prestazioni residenziali intensive e estensive sono state, in atto, definite dal DA n. 1 del 7 gennaio 2014 e saranno ridefinite nell'ambito dell'attività che si andrà a sviluppare. La programmazione regionale per le prestazioni terapeutiche riabilitative intensive ed estensive prevede 3 posti letto per 10.000 abitanti. »
Strutture residenziali socio – riabilitative «L’Assistenza sociosanitaria residenziale in Salute Mentale costituisce una delle principali articolazioni del LEA, definito con il DPCM del 12 gennaio 2017 . Nell’ambito dell’assistenza residenziale alle persone con disturbi mentali il SSN garantisce, previa valutazione multidimensionale e presa incarico, non soltanto trattamenti terapeutico riabilitativi, ma anche trattamenti socio- riabilitativi di lungo-assistenza, di recupero e mantenimento funzionale, da intendersi anch’essi come Livelli Essenziali di Assistenza afferenti all’attività del DSM. »
«In relazione al livello di intensità tutelare, l’assistenza socio-riabilitativa residenziale si articola nelle seguenti tipologie di trattamento: a) Strutture Residenziali Socio Riabilitative con personale socio-sanitario presente sulle 24 ore per un massimo di 10 utenti; (Comunità Alloggio) Trattamenti residenziali socio-riabilitativi, rivolti a soggetti parzialmente non autosufficienti, non assistibili all’interno del proprio nucleo familiare, che necessitano di una soluzione abitativa e di tutela sanitaria. I trattamenti sono erogati nell’ambito di strutture che garantiscono la presenza del personale socio sanitario per 24 ore. b) Strutture Residenziali Psichiatriche per interventi socio-riabilitativi con personale per Fasce Orarie (Gruppo Appartamento e sostegno abitativo per un massimo di n. 5 utenti).» [di queste strutture il documento fornisce gli standard che non erano fin qui stati definiti]
Il documento richiama anche una terza tipologia di struttura socio-riabilitativa: Il Modulo socio riabilitativo 20 posti di cui al DA n. 320 del 5 marzo 2014. Il Decreto 31 luglio 2017 consente alla struttura titolare di questo modulo di sostituire una struttura di questo tipo con due da dieci posti letto o con «altre strutture di intervento previste dall’accreditamento unico area salute mentale»
INSERIMENTO LAVORATIVO Il capitolo 8 del documento affronta l’inserimento lavorativo ricordando che esso è un intervento previsto dai LEA e individuando tre dispositivi di sostegno all’inclusione socio-lavorativa: • Sostegno all’Impiego IPS • Cooperazione Sociale di tipo B • Servizio Integrazione Lavorativa
Il Sostegno all’Impiego IPS è una metodologia che investe sui lavori competitivi nel libero mercato, attraverso metodologie basate sulle libere preferenze della persona: La metodologia evidence-based IPS-SE, cura la formazione di operatori che affiancano l’utente nella ricerca del lavoro. Il documento prevede la consulenza di agenzie private di intermediazione autorizzate ai sensi del dlgs 276/03 e/o accreditate presso la Regione Siciliana con il ruolo di favorire l’incrocio fra domanda e offerta di lavoro
Cooperazione Sociale di tipo B: È richiamata la normativa nazionale il raccordo tra legge 381 e legge 68. Anche qui viene ricordato il ruolo delle agenzie private di intermediazione autorizzate ai sensi del dlgs 276/03 e/o accreditate presso la Regione Siciliana. Il documento non specifica niente di nuovo né dà indicazioni operative: per esempio avrebbe potuto invitare i comuni e le ASP a stipulare convezioni con le cooperative sociali…
Servizio Integrazione Lavorativa Servizio Integrazione Lavorativa. Il documento prevede la costituzione dei SIL (Servizi Integrazione Lavorativa) . I SIL si collocano all’interno del Distretto Socio-Sanitario e svolgono istituzionalmente la funzione di raccordo tra le Direzione Provinciali di Collocamento lavorativo, gli Enti Locali, il Sistema della Formazione Professionale, le Aziende Sanitarie Provinciali e l’INPS per connettersi ai molteplici Attori della comunità sociale e del mercato del lavoro locale Il SIL promuove l’attuazione della Legge 381/91 e stipula accordi programmatici con tutte le Associazioni di Categoria presenti sul territorio. Su questo punto saranno necessario un decreto attuativo…
Il Capitolo 8 del documento comprende un paragrafo che avrebbe dovuto collocarsi all’inizio della Linea Sperimentale, poiché riprende il tema del budget di salute 8.1 Budget di Salute e indicazioni per la elaborazione e la gestione dei “Progetti Terapeutici Individualizzati (PTI) di presa in carico comunitaria” per pazienti con grave patologia mentale (adulti e adolescenti)
Anche in questo caso si parte dalla criticità : Gli interventi di inclusione sociale sugli assi del sostegno abitativo, del lavoro e della socialità, sono stati realizzati fino ad oggi nell’area della “sperimentazione” e del “progetto a tempo”, con fonti di finanziamento intermittenti (vedi L.328/2000, progetti europei, finanziamenti di fondazioni, ecc. ). È ormai dimostrato infatti che l’istituzionalizzazione di per sé protratta aumenta la disabilità e l’inabilità pregiudicando le prognosi positive.
Viene riconosciuta l’ambiguità dell’ acronimo PTI «Purtroppo l’acronimo “PTI” e la sua corrispondenza con due diversi costrutti, ha creato in questi anni una certa ambiguità tra il “Piano di Trattamento Individuale” che i CSM elaborano per l’invio in Strutture Residenziali Psichiatriche, anche di tipo socio- riabilitativo (vedi Cap. 6.1.4) e il “Progetto Terapeutico Individualizzato di presa in carico comunitaria” caposaldo metodologico del Piano Strategico Regionale per la Salute Mentale.»
Viene definitivamente sancita la centralità del PTI di presa in carico comunitaria «L’integrazione socio sanitaria in salute mentale avrà nel PTI di presa in carico comunitaria lo strumento principe di sperimentazione. Esso si realizza grazie al Budget di Salute, per come sopra specificato.»
E viene introdotto un importantissimo orientamento (che necessiterà di decreto attuativo) «Al fine di rimarcare la tipicità del PTI di presa in carico comunitaria e facilitare il ricorso a questo strumento innovativo dovrà essere utilizzata la stessa modalità prevista per l’autismo e le demenze, e riservare una quota del bilancio ASP al Budget Salute istituendo appositi capitoli di bilancio»