L’internazionalizzazione produttiva Fatti e interpretazioni Master MEGIF (Novara, 18 Marzo 2005) Gaetano Alfredo Minerva galfredo.minerva@eco.unipmn.it Indice 1. Introduzione alle forme di internazionalizzazione 2. La Bilancia dei Pagamenti Le forme di internazionalizzazione delle imprese italiane Conclusioni 9/18/2018
SEZIONE I – Introduzione all’internazionalizzazione Pluralità di forme (distinzione di carattere operativo): Export Accordi non-equity Accordi equity 9/18/2018
E’ la forma di internazionalizzazione più conosciuta L’export L’export è la vendita a soggetti non residenti in Italia di prodotti finiti o semilavorati Presuppone lo sviluppo di accordi tesi ad organizzare la rete commerciale e di distribuzione nel Paese di destinazione Ci sono costi fissi per organizzare la vendita all’estero (sia materiali che immateriali, ad es. difficoltà intrinseca nel fare affari in un Paese straniero) Ci sono costi variabili (costi di trasporto, dazi) E’ la forma di internazionalizzazione più conosciuta 9/18/2018
Andamento dell’export - Italia Questo è il grafico che non fa dormire sonni tranquilli agli operatori di politica economica in Italia. C’è una marcata diminuzione del volume dell’export negli ultimi anni, mentre si vede come nel 2001-2003 ci sia stato un assestamento del valore delle esportazioni. La domanda che ci si pone è la seguente: c’è una perdita di competitività del nostro sistema? Oppure è semplicemente dovuto ad un aumento del volume totale dell’export mondiale, così la quota relativa italiana diminuisce? L’indice di competitività qui calcolato è in parte diverso da quello utilizzato dalla Banca d’Italia (che misura il Costo del Lavoro per Unità di Prodotto) Qui ci si basa sui prezzi alla produzione 9/18/2018
Gli accordi non-equity … sono accordi che non comportano la partecipazione azionaria al capitale di imprese di Paesi diversi Gli accordi non-equity possono essere contratti di subfornitura (outsourcing), collaborazioni a progetto La suddivisione della catena del valore aggiunto fra più imprese (appartenenti sovente a Paesi diversi) comporta una sempre maggiore rilevanza di tale forma Parte del flusso commerciale derivato da accordi non-equity viene misurato nelle importazioni E’ il fenomeno più complesso (anche da misurare) 9/18/2018
Andamento dell’import - Italia 9/18/2018
Gli accordi equity … sono accordi che comportano la partecipazione azionaria al capitale di imprese di Paesi diversi Portano ad flusso commerciale che si definisce intrafirm (cioè all’interno della medesima impresa) se il prodotto finito della filiale estera è utilizzato come prodotto intermedio dalla casa-madre (misurato fra le importazioni) Portano ad un flusso commerciale orizzontale (stesso prodotto finale della casa-madre) se l’investimento è market-seeking I costi sono in generale maggiori di quelli necessari a fare export o a stabilire collaborazioni produttive non-equity Fra gli accordi equity ci sono gli Investimenti Diretti Esteri 9/18/2018
Definizione di IDE Sono “diretti” gli investimenti effettuati per acquisire una responsabilità gestionale e per stabilire un legame durevole con un’impresa che opera in un Paese diverso da quello in cui risiede l’investitore Secondo l’FMI sono “diretti” tutti i rapporti di partecipazione in cui la quota detenuta dall’investitore nel capitale sociale dell’impresa partecipata è 10% Se questa condizione si realizza, tutti i rapporti creditori/debitori tra partecipante e partecipata si inquadrano in un rapporto di IDE 9/18/2018
IDE in uscita/in entrata Tre tipi di IDE: Partecipazioni e azioni Redditi reinvestiti Altri investimenti (crediti commerciali, sottoscrizione di titoli, prestiti, ecc.) Costituiscono IDE italiani all’estero (in uscita) gli investimenti realizzati qualora la società partecipata oggetto di investimento diretto sia residente all’estero e la partecipante in Italia. Costituiscono IDE esteri in Italia (in entrata) gli investimenti realizzati qualora la società partecipata oggetto di investimento diretto estero sia residente in Italia e la partecipante all’estero. 9/18/2018
IDE in uscita - Mondo 9/18/2018
IDE in uscita (investimenti) Italia, 1997-’00, quote % Fonte: Federico e Minerva (2005) 9/18/2018
SEZIONE II – La Bilancia dei Pagamenti Le voci della Bilancia dei Pagamenti (BP) Internazionalizzazione delle imprese e rappresentazione nella BP La BP italiana nel 2003 L’andamento del conto corrente della BP italiana (con particolare attenzione all’interscambio commerciale) 9/18/2018
La Bilancia dei Pagamenti La Bilancia dei Pagamenti è lo schema che registra le transazioni economiche realizzatesi, in un determinato periodo di tempo, tra residenti e non residenti di un’economia Le transazioni coinvolgono lo scambio tra residenti e non residenti di beni, servizi, redditi, trasferimenti unilaterali e attività finanziarie Tre parti principali: Conto corrente (merci, servizi, redditi, trasferimenti unilaterali c. corrente) Conto capitale (trasferimenti unilaterali c. capitale, attività non prodotte-non finanziarie) Conto finanziario (IDE, investimenti di portafoglio, derivati, altri investimenti) 9/18/2018
Internazionalizzazione e BP Export ed import di prodotti finiti influenzano la parte corrente della bilancia dei pagamenti alla voce Merci Gli accordi non-equity nella misura in cui generano flussi commerciali, influenzano anch’essi la parte corrente della BP alla voce Merci Gli accordi equity generano flussi finanziari e saranno rilevati nel conto finanziario con la seguente partizione: Sono IDE se la partecipazione è 10% del capitale sociale Sono Investimenti di portafoglio se la partecipazione è <10% 9/18/2018
La BP italiana nel 2003 9/18/2018
Il Conto Corrente della BP italiana 9/18/2018
Conto Corrente della BP italiana: i fatti salienti 2003 Passivo del Conto Corrente di oltre 18 mld € Restringimento avanzo commerciale (-5,3 mld € rispetto a 2002) Ampliamento disavanzi per redditi e trasferimenti Il saldo dei servizi è restato stazionario, anche se negativo Domande E’ determinante apprezzamento € ? Quanto influiscono le questioni strutturali (per es. nuovi competitori a livello internazionale) ? 9/18/2018
L’interscambio commerciale 9/18/2018
SEZIONE III – Imprese italiane ed internazionalizzazione Rapporto tra dimensione aziendale ed export Rapporto tra dimensione aziendale ed IDE Gli effetti degli IDE sulle imprese multinazionali italiane (Barba Navaretti e Castellani, 2004) Gli effetti degli IDE sulle altre imprese del territorio: qualche risultato preliminare Gli effetti di selezione derivanti dall’apertura dei mercati internazionali 9/18/2018
Dimensione aziendale ed export Ci sono fondati motivi per ritenere che le imprese più piccole producano per il mercato domestico mentre solo le imprese più grandi riescano ad esportare Una possibile spiegazione è che le imprese più grandi sono anche le più produttive e questo le favorisce nella competizione internazionale Domanda Tale ragionamento vale nel caso italiano ? Implicazione di politica economica Favorire la crescita della dimensione aziendale (misura contenuta nel D.d.L. “competitività” del Governo italiano) 9/18/2018
Dimensione aziendale ed export: l’evidenza per l’Italia Spiegare la tabella. Le circa 110.000 imprese con un fatturato all’esportazione minore di 75.000 EUR rappresentano poco meno dell’1% del valore delle esportazioni. Il loro impatto sull’export italiano è assolutamente trascurabile. Si può dire che ci sono moltissime imprese che esportano pochissimo. 9/18/2018
Dimensione aziendale ed export: fatti salienti Fatta eccezione per il 1997, fra il 1995 e il 2003 il numero degli operatori all’esportazione è sempre aumentato SEBBENE Il valore delle esportazioni sia diminuito nel 2002 e 2003 in termini assoluti (sostanzialmente invariato in % sul totale mondiale) Essere sui mercati esteri (almeno attraverso l’export) è una necessità Forte correlazione tra diversificazione nel numero di mercati raggiunti e dimensione aziendale (le grandi imprese esportano in molti mercati) La correlazione è più incerta tra diversificazione nel numero dei prodotti esportati e dimensione aziendale 9/18/2018
Dimensione aziendale ed IDE IDE orizzontali Un ragionamento simile all’export può essere fatto per le attività di IDE con finalità orizzontale (market seeking) Ci sono fondati motivi per ritenere che le imprese più grandi (più produttive?) effettuino più facilmente IDE per raggiungere i mercati distanti Per fare IDE si ha bisogno di consistenti capitali finanziari e competenze manageriali complesse IDE verticali Se si fanno IDE per impiantare all’estero fasi intermedie della produzione (IDE verticali) qual è la relazione tra produttività e investimenti? Poco chiaro in teoria 9/18/2018
Dimensione aziendale ed IDE: fatti salienti Lo stock di IDE in % sul PIL è aumentato per l’Italia dal 8,8% del 1995 al 16,4% nel 2002 L’Italia fa però meno IDE di altri Paesi europei (anche della Spagna) sia in valore assoluto che in % sul PIL Perché ? Problema della dimensionale aziendale Problema culturale Il rapporto ICE 2003-2004 utilizza i dati Reprint, banca dati relativa alle affiliate estere di imprese italiane E’ un’indagine sulla numerosità delle iniziative, gli addetti impiegati ed il fatturato realizzato 9/18/2018
Dimensione aziendale ed IDE: l’evidenza per l’Italia (53; 28; 10; 9; 0+) è la distribuzione fra le classi per numerosità (11; 8; 5; 28; 48) è la distribuzione per addetti all’estero ! Negli ultimi anni si è avuta una diminuzione degli addetti dell’ultima classe 9/18/2018
Gli effetti degli IDE sulle multinazionali italiane Effetti analizzati in Barba Navaretti e Castellani (2004) Si considerano imprese che effettuano il primo IDE nel periodo 1993-1997 La performance viene confrontata con imprese con caratteristiche simili che non hanno effettuato investimenti RISULTATI Maggiore crescita del fatturato per chi fa IDE Maggiore crescita della produttività Stessa crescita dell’occupazione ! Gli investimenti all’estero rafforzano le multinazionali italiane 9/18/2018
Gli effetti degli IDE sulle altre imprese Abbiamo visto gli effetti positivi degli IDE sulle imprese multinazionali italiane Quali sono gli effetti sulle tutte le imprese appartenenti al territorio (includendo anche subfornitori, terzisti, ecc.) ? La questione è aperta e ancora non ci sono risposte definitive Primi risultati (da approfondire) Gli effetti degli IDE sull’occupazione delle province italiane sono differenziati a seconda del Paese di destinazione dell’investimento Effetti positivi sull’occupazione dell’area locale per investimenti nei Paesi avanzati Effetti negativi per gli investimenti nell’Europa dell’Est ! Interferenza con le stime della produttività delle imprese 9/18/2018
Gli effetti di selezione derivanti dall’apertura dei mercati La teoria e l’evidenza empirica suggeriscono che l’esposizione al commercio internazionale : favorisce la crescita delle imprese più produttive determina l’uscita delle imprese meno produttive dai mercati Questo può essere misurato molto bene per i Paesi in via di sviluppo (dove la liberalizzazione del commercio è stata rapida e recente) I settori di specializzazione italiani sono in diretta concorrenza con quelli dei PVS. Gli stessi effetti valgono in Italia. 9/18/2018
(Due) Conclusioni La crescente integrazione dei mercati internazionali e la rapida crescita di alcuni Paesi pongono problemi di sostenibilità della specializzazione produttiva internazionale dell’Italia TUTTAVIA Gli effetti pro-competitivi derivanti dall’apertura dei mercati internazionali (cioé il fatto che il numero totale di imprese che producono un certo prodotto nel mondo aumenti) provocano benefìci sia sul livello medio di produttività delle imprese che sopravvivono (anche in Italia) che sul benessere dei consumatori (ad es. prezzi più bassi) PROBLEMI Nel breve-medio periodo ricollocazione dei lavoratori che diventano disoccupati Minori profitti (o fallimento) delle imprese esposte alla concorrenza internazionale, con effetti negativi a livello macroeconomio 9/18/2018