Carlo Goldoni 1707-1793
Una vita per il teatro (1707-1793) 1/2 Nasce a Venezia da famiglia borghese (il padre era medico condotto) per volontà del padre che lo avrebbe voluto medico studia grammatica e retorica dai gesuiti, poi filosofia da con un teologo domenicano. Colpito dal vaiolo, a casa per due mesi, legge i commediografi greci (Aristofane e Menandro) e latini (Placato e Terenzio). Guarito, frequenta una compagnia teatrale, rimanendone affascinato, quando la compagnia si trasferisce a Chioggia, parte con loro. Avviato dal padre agli studi giuridici, si laurea in giurisprudenza a Padova, entra nell'ordine degli avvocati veneziani, iniziando a comporre testi per il teatro. 1734 – incontra Giuseppe Imer, capocomico del teatro San Samuele di Venezia: assunto come poeta di compagnia, vi rimane nove anni, in varie tournée, in una delle quali, a Genova, conosce la futura moglie Nicoletta Connio. Comincia a elaborare l’idea della riforma del teatro comico: primo frutto il Momolo cortesan, un canovaccio tranne per la parte scritta del protagonista. prima commedia riformata fu La donna di garbo, integralmente scritta. Lasciata Venezia, vittima di una truffa e dei creditori, con la moglie va a Pisa, dove fece per tre anni l’avvocato, continuando a dedicarsi alla scrittura per teatro: Il servitore di due padroni e Il figlio di Arlecchino perduto e ritrovato. 1748 - Torna a Venezia per la richiesta di collaborazione di Girolamo Medebach, direttore del Teatro Sant'Angelo di Venezia,
Una vita per il teatro (1707-1793) 2/2 Stabilisce con Medebach un contratto quadriennale, con cui si impegna a fornire ogni anno otto commedie e due opere in musica; mantenne l'impegno con sedici nuove commedie tra il 1748 e il 1750, tra cui: La vedova scaltra (1748), La putta onorata (1749), La famiglia dell'antiquario e i capolavori La locandiera, La bottega del caffè, I pettegolezzi delle donne (1750). Grande successo di pubblico rivalità di commediografi già noti come Pietro Chiari, contrario alla riforma. 1750 l'editore Saverio Bettinelli pubblica la prima raccolta delle sue commedie, in nove volumi. Altre raccolte seguirono presso altri editori 1753 passa al Teatro San Luca di Venezia, dove riscuote grande successo con Trilogia della villeggiatura (1761) e le commedie in dialetto veneziano: Il campiello, I rusteghi, Sior Tòdero brontolone, Le baruffe chiozzotte (1762). 1762 polemiche da parte dell’accademico Carlo Gozzi, si trasferì a Parigi con la moglie, entrando nella Comédie Italienne, ma incontra resistenze degli attori abituati a improvvisare su canovacci. Dopo due anni si trasferisce alla corte di Versailles come insegnante di italiano della figlia e delle sorelle di Luigi XV. Tornato a Parigi, grande successo con Il burbero benefico, in francese. 1787 pubblica le Memorie, in tre volumi. Durante la rivoluzione furono soppresse le pensioni di corte per cui vive privo di risorse gli ultimi anni e muore in miseria nel 1793.
La cultura del Settecento e la riforma della commedia
Principi informatori della riforma dl Goldoni I rapporti con l'Arcadia e l'illuminismo L’esigenza di riforma si era già manifestata in alcuni tentativi eruditi, legati al movimento dell’Arcadia, di scarso successo. Goldoni, invece, commediografo esperto, elabora una riforma sulla base: della sua conoscenza del teatro e del pubblico, dello spirito illuminista, superando la prospettiva arcadica, soprattutto riguardo la lontananza dalla vita reale e l’imitazione dei modelli classici, pur accogliendone i principi di misura, spontaneità e verosimiglianza. Tre sono gli scopi fondamentali della riforma goldoniana: riportare il genere comico alla sua dignità culturale, intervenire sulla relazione tra testo e recitazione, tra autore ed attori scelta di contesti realistici, verosimili, secondo i valori della borghesia. La relazione con Il pubblico: informare ed educare I testi sono destinati alla rappresentazione, ma anche per la lettura. Ogni commedia inizia con una lettera al lettore (L'autore a chi legge). Intento non secondario quello di educare il pubblico (come Molière): svariate parti recitate sono rivolte al pubblico Es.: ultime battute pronunciate della Locandiera1, con un invito agli spettatori di far profitto di quanto hanno imparato assistendo alla commedia. Lor signori profittino di quanto hanno veduto, in vantaggio e sicurezza del loro cuore; e quando mai si trovassero in occasione (…) di cadere, pensino alle malizie imparate, e si ricordino della Locandiera.
Caratteristiche della riforma La Poetica di Aristotele (IV sec. a.C.) aveva indicato i caratteri delle rappresentazioni teatrali, che vennero poi adottati come norma: la vicenda doveva svolgersi in un'unica situazione (unità d'azione). I personaggi dovevano agire sempre nello stesso luogo (unità di luogo) e I'arco di tempo della vicenda rappresentata non doveva superare le ventiquattro ore (unita di tempo) La regola delle tre unità fu codificata nel 1570, dal letterato modenese Lodovico Castelvetro e rimase per secoli il canone classicista della produzione teatrale, modello di riferimento cioè basato sulla letteratura classica (greca e latina), considerato insuperabile e quindi da imitare. Goldoni conserva inoltre le unità di tempo, luogo e azione1: vicende imperniate su un unico tema, senza episodi secondari, nello stesso luogo e in un breve arco temporale.
La poetica, l’ottimismo La poetica: il Mondo e il Teatro1 La poetica goldoniana traeva ispirazione soprattutto dalla realtà (il Mondo), più che dalla letteratura, le cui molteplici vicende offrivano la varietà degli argomenti e dall’esperienza teatrale (il Teatro). Fondendo Mondo e Teatro, sceglie gli aspetti più teatrali della società, permettendo al pubblico di riconoscersi nei contesti rappresentati e di trovare in essi un sentimento sereno e gioioso, senza eccessi, della vita. L'ottimismo e coralità delle classi sociali Idea illuministica guida della ragione messaggio ottimistico di fiducia nel progresso e di fratellanza rappresentazione a più voci, in cui comparivano le diverse classi sociali: vecchia aristocrazia, messa in ridicolo per la sua arroganza borghesia (mercante, locandiera), nei suoi aspetti positivi (intelligenza, intraprendenza), ma anche negativi (avidità, opportunismo); il popolo minuto (comari pettegole, gondolieri, pescatori) rozzo ma anche di buon senso, lavoratore e legato alla famiglia. Tono conciliante, morale arguta, priva di eccessi e di ipocrisia: i ceti sociali, vecchi e giovani, uomini e donne possono convivere in tolleranza, superando prepotenza e egoismo. In Il Mondo e il Teatro (Prefazione alla prima raccolta delle commedie del 1750) Goldoni scrive, a proposito delle proprie scelte stilistiche: «Lo stile l'ho voluto qual si conviene alla commedia, vale a dire semplice, naturale, non accademico ed elevato. Questa è la grand'arte del comico poeta, di attaccarsi in tutto alla natura e non iscostarsene giammai. I sentimenti debbono essere veri, naturali, non ricercati, e le espressioni alla portata di tutti; conciossiaché bisogna mettersi bene in capo, che i più grossolani tratti della natura piacciono sempre più che i più delicati fuori del naturale».
Anticipazione della lingua letteraria nazionale La lingua e lo stile II plurilinguismo Diverse le lingue utilizzate: Dialetto veneziano (musicale, legato alla città d’origine) Nella Locandiera, ad es., la parte del cameriere Fabrizio era originariamente in veneziano, poi in italiano nell'edizione fiorentina del 1753. talvolta dialetto di Chioggia (Le baruffe chiozzotte) talvolta il francese (Le bourru bienfaisant `II burbero benefico; L'éventail; ecc). soprattutto l’italiano, usato dalla borghesia del nord Italia, per garantire alle opere dignità letteraria e anche una più ampia diffusione. Le scelte linguistiche Linguaggio è piano e comprensibile, adatto a un pubblico eterogeneo, secondo i diversi registri adatti ai tipi di carattere e agli ambienti sociali di provenienza. La sintassi è tipica della comunicazione orale scandita da un ritmo rapido e battute brevi. Anticipazione della lingua letteraria nazionale La ricerca di un linguaggio realistico, vicino al parlato, efficace per la maggior parte dei teatri d'Italia, anticipa quella di una lingua "nazionale", realizzata un secolo dopo da Alessandro Manzoni.
Dalla Commedia dell'Arte alle commedie di carattere e di ambiente Corpus goldoniano 120 commedie per lo più in tre atti, in prosa e in italiano; alcune in cinque atti e in versi settenari o doppi settenari (martelliani) 12 in dialetto veneziano, 3 in francese. In alcune prevale il carattere dei personaggi, in altre l'ambiente in tutte l’individuo (carattere goldoniano) è collocato nel contesto sociale. Dalla Commedia dell'Arte alle commedie di carattere e di ambiente
L'avvio della riforma (1738-1748) I passo della riforma: Momolo cortesan (1738) L’uomo di mondo 1755) Goldoni ne scrisse solo la parte del protagonista. Momolo (diminutivo veneziano di Girolamo), è un giovane mercante veneziano di cui è innamorata Eleonora, cui non intende legarsi, perché geloso della propria libertà. Alla fine, dopo essere andato incontro agli inganni delle passioni, si unirà in un ragionevole matrimonio con la giovane. La commedia fu molto applaudita e replicata con successo. II passo: La donna di garbo del 1743 - prima commedia scritta per intero. III passo: La vedova scaltra (1748), prima piena realizzazione della commedia di carattere, oltre che perché interamente scritta, per la verosimiglianza dell’ambiente e dei personaggi, per la rapidità dei dialoghi. Rosaura, intelligente e bella vedova, deve scegliere uno dei quattro pretendenti di diversa nazionalità che la corteggiano; per questo motivo li mette alla prova, presentandosi a ciascuno travestita. La scelta cadrà sull ‘italiano, il conte di Bosconero, che non ha ceduto alle tentazioni. Rosaura è l'evoluzione di un tipo femminile prediletto dal Goldoni, presente anche nella Donna di garbo e nella Putta onorata, che si realizzerà in pieno nel personaggio di Mirandolina della Locandiera. Dello stesso sono La putta onorata e La buona moglie, di ambientazione popolare e ancora incentrate su protagoniste femminili.
La realizzazione della nuova poetica (1748-1753) Passo successivo = maschere sempre più simili a personaggi, fino alla loro eliminazione. Il servitore di due padroni (1745-1748) La prima versione - parti scritte e parti a soggetto; scritta per intero l’edizione del 1753. Protagonista la maschera di Truffaldino, variante di Arlecchino, già arricchita di elementi che conferiscono al personaggio maggiore autonomia A Venezia Pantalone promette in sposa a Silvio sua figlia Clarice che aveva un altro spasimante, Federigo, ucciso in duello da Florindo. Quest'ultimo è fuggito subito dopo il duello. La sorella di Federigo, Beatrice, si presenta sotto le mentite spoglie del fratello in cerca di Florindo, di cui è innamorata. Ella ha un servo, Truffaldino, che di nascosto diventa anche servo di Florindo, provocando tutta una serie di esilaranti equivoci. La commedia si chiude con un tre matrimoni: Silvio e Clarice, Florindo e Beatrice, Truffaldino e Smeraldina, cameriera di Clarice.. Lo famiglia dell'antiquario (1750) in italiano e in dialetto veneziano, la prima commedia classica del Goldoni, anche se la rappresentazione dei ruoli sociali è ancora schematica: i nobili maniaci e inconcludenti, i servi (Brighella e Arlecchino), giocosi e aggressivi, i borghesi, rappresentanti i nuovi valori "civili" di intraprendenza e buon senso. Il conte Anselmo Terrazzani colleziona patacche spacciategli per antichità, dilapidando il suo patrimonio; in più, Brighella e Arlecchino lo derubano della dote della nuora, Doralice, figlia del ricco mercante Pantalone, si scontra duramente con la suocera Isabella, moglie dell'antiquario, che non più giovane, si accorge della decadenza della casta nobiliare a cui appartiene con orgoglio. Alla fine il vecchio e saggio Pantalone raddrizza la situazione, rivelando ad Anselmo i raggiri di Brighella e di Arlecchino, e, divenuto amministratore della casa, la salva dalla bancarotta.
La stagione 1748-1750 Sedici nuove commedie tra il 1748 e il 1750: Si giovò per tale impresa della collaborazione degli attori, che, superata la difficoltà di imparare a memoria le parti, compresero il rinnovamento del teatro era necessario alla loro stessa sopravvivenza. Il teatro comico (1748) Questo tema è trattato nella prima delle 16 commedie, Il teatro comico, manifesto programmatico del nuovo teatro, in cui si rappresentano le prove di una commedia, mostrando le differenze con la commedia dell'arte. La bottega del caffè Poche le commedie veramente riuscite: I pettegolezzi delle donne, Le femmine puntigliose e, soprattutto, La bottega del caffè (1750) Nel caffè di un campiello veneziano, il personaggio di don Marzio, chiacchierone e vanitoso, una delle figure più riuscite del teatro goldoniano, sparla di tutto e di tutti. Scoperti i suoi pettegolezzi, grazie a Ridolfo, il gestore del caffè, onesto e di e buon senso, don Marzio, allontanato dalla comunità, si sente vittima di un'ingiustizia, ma alla fine comprnde che è meglio essere riservati e prudenti per non incorrere nel disonore. Le critiche degli oppositori Numerosi i successi, ma anche accuse di oppositori: Pietro Chiari: per aver distrutto la commedia a soggetto in maschera; Carlo Gozzi: per i sentimenti sovversivi (idee illuministiche francesi) contro la classe dirigente.
La locandiera
La locandiera (1753) La commedia più famosa di Carlo Goldoni, in tre atti. Rappresentata per la prima volta nel Carnevale del 1753 al teatro Sant’Angelo di Venezia dalla compagnia Medebac. La vicenda è incentrata su Mirandolina, padrona di una locanda a Firenze, che fa innamorare di sé tutti i clienti, destreggiandosi abilmente tra i corteggiatori: scherza con tutti senza impegnarsi con nessuno. Trama Lo squattrinato romagnolo Conte d’Albafiorita, che si vanta del suo nobile albero genealogico, e il Marchesse di Forlipopoli, un napoletano parvenu, che ostenta ricchezza con costosi regali, ospiti della locanda, sono entrambi innamorati della padrona e tentano di conquistarla offrendole doni e protezione. Nella locanda c’è un terzo ospite, il misogino Cavaliere di Ripafratta, livornese, che si vanta di non essersi mai innamorato. Mirandolina, offesa dall’insensibilità del Cavaliere nei suoi confronti, tenta di conquistarlo, fingendo di condividere il suo disprezzo per le donne e il suo desiderio di libertà, mentre gli riserva cortesie e gentilezze. Vi riesce, ma sorgono gelosie fra i tre ospiti, cosicché Mirandolina svela il suo gioco, e comunica di avere scelto come sposo il cameriere Fabrizio, segretamente innamorato di lei, della sua stessa classe sociale e l’unico in grado di sostenerla nella gestione della locanda. Ai tre pretendenti non resta che rassegnarsi, ammettendo che la locandiera è davvero «una gran donna».
Punto di arrivo della riforma del teatro comico Ne La locandiera si realizzano a pieno le direttrici della riforma goldoniana. Lingua e stile Il toscano, reso con l'immediatezza del parlato, ma epurato da ogni volgarità; sintassi paratattica, dialoghi rapidi e brevi battute, Due stili diversi per i dialoghi, le didascalie e gli "a parte“: linguaggio formale nelle didascalie e delle battute di Mirandolina nei dialoghi, tono popolano negli a parte quando esprime i suoi veri pensieri. Personaggi Mirandolina non più maschera stereotipata, ma carattere realistico e multiforme. Anche gli altri personaggi caratteri perfettamente individuati e inconfondibili. Tracce della Commedia dell’Arte si possono tuttavia cogliere: Mirandolina è connessa alla servetta maliziosa (Colombina o Corallina) la parte fu recitata da Maddalena Marliani, specializzata nel ruolo di “servetta”; Fabrizio ricorda i servi della Commedia dell’Arte, in particolare Brighella; nell’azione scenica ci sono espedienti che rimandano alla Commedia dell’Arte: ad es., il finto svenimento di Mirandolina (Atto II, scena XVII), uno dei lazzi ricorrenti; il duello tra il Cavaliere e il Conte (Atto III, scena XVII). Didascalie: nei testi teatrali, nei copioni e nelle sceneggiature, le indicazioni dell’autore, relativamente alla recitazione e alla scenografia (per es., la descrizione della scena all’inizio di ogni atto o di ogni quadro, le notazioni per l’entrata o l’uscita dei personaggi a ogni scena, il tono con cui va detta una battuta, ecc.)
Il messaggio educativo e il pubblico borghese Evidenti in questa commedia dal punto di vista ideologico: l’adesione agli ideali illuministici di razionalistico rinnovamento della società e l’intento di educare divertendo il pubblico borghese. L'ambiente sociale è quello di Venezia. Perché ambientarla a Firenze? per non irritare gli aristocratici veneziani, che sono rispecchiati nei personaggi negativi, superbi e parassiti. Mirandolina e Fabrizio incarnano invece laboriosità, intraprendenza, senso pratico, consapevolezza dei propri limiti ovvero i valori della borghesia nelle cui mani era allora la Repubblica di Venezia. Virtù e vizi femminili Ne L’autore a chi legge, Goldoni spiega di aver voluto dare un esempio di come le seduttrici «si burlano dei miserabili che hanno vinti», ritenendo La locandiera «la più morale, la più utile, la più istruttiva» delle sue commedie. Mirandolina: figura moderno per la contraddittorietà di vizi e virtù femminili: Goldoni rimprovera la seduttività spregiudicata, esortando gli uomini a tenersi alla larga da donne di tal fatta; ammira la sua emancipazione, autonomia, intraprendenza, prudenza.
La decadenza della borghesia e il dinamismo del popolo
La trilogia persiana 1753 - Goldoni passa al Teatro San Luca inizi difficili per la resistenza degli attori, non ancora abituati alle novità ciononostante grandi successi più di 30 repliche per la La sposa persiana, la prima nel nuovo teatro Il gusto per l'altro e il diverso La tragicommedia La sposa persiana cui seguirono Ircana in Julfa, 1755-1756; Ircana in Ispaan, 1756-1757: a protagonista femminile, dall'intreccio complicato e di ambientazione esotica. Μoda diffusa nel Settecento illuminista: Paesi lontani e diversità Esempio, le Lettere persiane di Montesquieu, 1721 Oriente meta di viaggi reali o immaginari scandalo, sorpresa o ironia per costumi diversi da quelli europei. Goldoni affrontò il tema con il consueto tono misurato e di tolleranza, usando l'ambientazione esotica anche per criticare i valori del mondo occidentale.
Una nuova visione del mondo(1760-1762) Triennio 1760-1762 - commedie diverse, tra cui grandi capolavori, come: tra cui I rusteghi, Trilogia della villeggiatura, Le baruffe chiozzotte. Diversità: riconoscimento della crisi della borghesia mercantile di Venezia: si riducevano i commerci, i governi miravamo al rilancio dell'agricoltura, la borghesia perdeva autorevolezza. Non più il mercante saggio e industrioso (Pantalone), centrale nella commedia riformata, ma mercanti falliti, avari, legati al passato. Dal mercante Pantalone al «rustego. Il conflitto di mentalità La cornpagnia dei salvadeghi, o sia I rusteghi, 1760, in dialetto. rustego in veneziano: uomo aspro, scortese, ostile alla cultura e alla convivivialità), Grande successo; persino Gasparo Gozzi (fratello di Carlo) ne fece una recensione positiva Quattro varianti del borghese taccagno e retrogrado, incarnate da altrettanti personaggi: Lunardo, burbero, Simone arrendevole, Maurizio conciliante, Canciano malinconico. Goldoni si schiera dalla parte delle mogli e dei figli, più vitali e moderni, sempre in lotta con i rusteghi, legati alla vecchia morale, ottusamente dispostici, chiusi ai tempi nuovi, criticati ma con una nota di simpatia per il loro sentirsi soli e incompresi. Lunardo, padre di Lucietta e Maurizio, padre di Filippetto, concludono fra loro il matrimonio dei due giovani, che non solo non ne sono informati, ma - secondo le antiche usanze - non devono neanche vedersi prima del matrimonio. Ma Felice, moglie di Cancian, che lei è riuscita a domare interamente, organizza, con la complicità timorosa delle altre donne, un piano che permetterà ai fidanzati di vedersi. Quando il complotto viene scoperto, la reazione sdegnosa dei Rusteghi rischia addirittura di far fallire il matrimonio. Ma alla fine i quattro sono costretti a cedere di fronte al buon senso di Felice.
II culto delle apparenze: la Trilogia della villeggiatura I rusteghi hanno l'ossessione del risparmio, i piccolo-borghesi per l’apparenza di un lusso che non possono permettersi Figurar nel mondo e l'intento morale dell'autore ambientata a Livorno per non urtare la suscettibilità dei borghesi veneziani. Bersaglio ironico: la smania delle vacanze in campagna (in villa) anche da parte di borghesucci non ricchi: la villeggiatura era considerata uno status symbol. Prima: Le smanie per la villeggiatura: I convulsi preparativi per la partenza. Seconda: Le avventure della villeggiatura: Vita mondana dei villeggianti, tra frivolezze, intrighi e gelosie: la semplicità della vita campestre è corrotta dalla confusione e dall’ostentazione di ricchezza. Terza: Il ritorno della villeggiatura: Conseguenze della villeggiatura: dissesto finanziario e il sacrificio dei sentimenti a esigenze economiche e a una morale esteriore (Giacinta rinuncia all’amore per Guglielmo, perché già promessa a Leonardo, più ricco).
Il mondo popolare: Le baruffe chiozzotte (1762) La comunità diventa protagonista Come categoria positiva subentra il popolo minuto delle calli di Venezia, per genuinità, spontaneità e buon senso. Goldoni si rivolge anche al pubblico più umile (Prefazione alla commedia). Commedia corale, in dialetto di Chioggia; protagonista la comunità dei pescatori di Chioggia. Considerata uno dei capolavori, ebbe successo straordinario negli anni, cfr. Goethe, Viaggio in Italia, riguardo ad una rappresentazione del 1786. La criticò invece Carlo Gozzi, che la liquidò come una bassezza popolare. Scene a più voci Le baruffe (litigi, bisticci) per tradimenti e gelosie, pur derivate dai contrasti amorosi della Commedia dell'Arte, sono esenti da forzature burlesche e caricaturali, e aggiungono verosimiglianza nel ritrarre relazioni umane e ambiente sociale. Gli uomini pescano in mare a pescare, le donne ricamano sulle soglie delle loro casupole, litigando a causa di malintesi, come quello suscitato dal battellaio Tofolo che, per far ingelosire Checca, ha corteggiato Lucietta, fidanzata di Titta Nane. Al ritorno dalla pesca tra gli uomini informati delle dicerie, scoppiano liti tanto profonde da provocare la rottura del fidanzamento fra Lucietta e Titta Nane. La vicenda finisce in tribunale, mail Coadiutore di cancelleria, Isidoro, figura in cui è adombrato Goldoni stesso, dirime le questioni e riporta la buona armonia.
L’ultimo periodo Congedo da Venezia: Una delle ultime sere di carnevale (1762) in dialetto veneziano, l’ultima prima del trasferimento a Parigi. Il protagonista, Sior Anzoletto, disegnatore in una fabbrica tessile, parte per Moscovia (Russia). Promette di spedire regolarmente i suoi disegni a un altro tessitore, Sior Zamaria. Vicenda è allegorica: i tessitori i comici; Anzoletto Goldoni, che nell'ultima scena saluta il pubblico con toni toccanti. Gli ultimi anni a Parigi: Il burbero benefico (Bourru bienfaisant) (1771) La più nota delle commedie in francese, messa in scena dagli attori della Comédie Française. La versione in italiano è del 1786. A Parigi, Geronte, generoso ma collerico, promette protezione alla nipote Angélique contro il fratello Dalancour, che non potendo darle la dote, per un tracollo finanziario, vuole rinchiuderla in convento. Non sapendo che la nipote ama Valère, le combina un matrimonio con il non più giovane Dorval. Valère allora dichiara di voler sposare Angélique anche senza dote e Dorval la dichiara libera dall'impegno. La vicenda si conclude con Géronte che benedice le nozze.