La bonifica nella Piana del Sele.

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Transcript della presentazione:

La bonifica nella Piana del Sele

Paestum in un’incisione del 1700, un ambiente selvaggio ha sottratto i templi della città greca alla vista per secoli.

La Piana del Sele, una volta sede di fiorenti attività agricole e commerciali, a partire dal IV sec, a causa di fenomeni di bradisismo e per il formarsi di cordoni dunali litoranei, si trasformò in breve tempo in palude.

L’ambiente era segnato dalle periodiche esondazioni dei fiumi, dal ristagno di acque sorgive ricche di sali calcarei, dall’inesistenza di canali di scolo.

Vaste e intricate foreste di latifoglie (cerri, roveri, farnie, pioppi bianchi, salici), dune costiere coperte di macchia mediterranea,....

canneti foltissimi ed estesi, bassifondi melmosi, meandri contorti, praterie allagate formavano un universo solitario e selvaggio.

La viabilità era quasi inesistente, mancava l’acqua potabile; nell’abbandono e nella desolazione, un animale regnava incontrastato: la bufala.

Per ottenere il controllo degli insediamenti agricoli nella piana furono costruiti negli anni tra il 1500 e il 1800, masserie ed edifici rurali

Queste masserie erano edificate con materiali reperiti sul posto, possedevano mura massicce, solai in legno e coperture di tegole e embrici. Avevano poche aperture, spesso anche una torre per la sorveglianza e la difesa.

La vita era molto difficile in un ambiente inospitale ed ostile, dove i lavoratori arrivavano dai paesi sulle colline, per fare lavori duri e faticosi, cercando di sfuggire alla minaccia della malaria.

MALARIA

Nelle acque ferme si sviluppano le zanzare, milioni di insetti tormentano chi vive in queste zone, ancora poco però, a fronte del pericolo malaria. Detta anche paludismo, è una malattia infettiva trasmessa da alcune zanzare del genere Anopheles. Zanzara comune Tipi di zanzara anofele

Di malaria si ammalano soprattutto i più poveri, braccianti e contadini. Si manifesta con forti febbri, sudori e grave stato generale; quando la malattia diventa cronica si ha un deperimento progressivo, anemia, ingrossamento di milza e fegato.

La malattia venne combattuta con la somministrazione di chinino e l’impiego nell’ambiente di insetticidi (il DDT che arrivò con gli alleati nel 1943).

BONIFICA

cartina zona sinistra Sele del XVIII sec

Di bonifica delle paludi esistenti si parlò già in un progetto borbonico del 1829 per prosciugamento tramite canali diretti al mare o ai corsi d’acqua attraversanti la piana. cartina Piana del Sele del 1860

Dal latino, Bonifica vuol dire "rendere buono", cioè far diventare buono, vivibile e coltivabile un terreno, prima occupato da acque stagnanti. L’attuale aspetto della nostra piana è frutto di un’imponente opera di bonifica.

L’operazione in agronomia consente di recuperare un terreno dopo aver rimosso le cause che ne impedivano la coltivazione.

La bonifica è integrale quando oltre a prosciugare e canalizzare le acque, a redimere e appoderare le terre, prevede anche infrastrutture varie, economiche e sociali.

La bonifica è perciò opera di primario interesse pubblico.

Ad essa si deve la valorizzazione e il potenziamento delle risorse necessarie e utili allo sviluppo di un territorio. Come case, strade, acquedotti, sistemi d’irrigazione.

Piana del Sele (Paestum) alla fine degli anni Trenta

Piana del Sele (Paestum) ai giorni nostri

OPERAZIONI DI BONIFICA

Il corso di un fiume è normalmente la strada meno faticosa che le acque hanno trovato per raggiungere il mare, cioè dove tutte le acque cercano di arrivare, perché l’acqua cerca di raggiungere il punto più basso.

Dove il torrente incontra il fiume, in corrispondenza dello sbocco, se i depositi alluvionali formano delle collinette (dossi), che impediscono al torrente di sfociare nel fiume, si formano acquitrini o paludi.

Quando un torrente, un fiume non riescono a trovare la strada per raggiungere il mare, tutte le loro acque si riversano nelle zone più basse, magari invadendo le case e ricoprendo i campi.

La bonifica si propone di fare in modo che le acque trovino una strada per raggiungere il fiume e il mare. Se davanti c'è un dosso, cioè una collinetta di depositi, si abbatte un tratto di questa, facendo trovare alle acque il corso per raggiungere il fiume.

In altri termini dalle zone a più alta quota, le acque possono già defluire naturalmente (acque alte), perciò vengono isolate con appositi canali [A] e avviate allo scolo o scarico [S] senza altri interventi. [A] [S]

Per le acque con insufficiente quota (acque basse) e destinate al ristagno, si costruisce una rete di canali [B] di scolo verso un bacino da cui si sollevano e scaricano con pompe dette idrovore. [B] [S]

L’assenza dei lavori di bonifica farebbe riformare le paludi.

L’acquitrino rioccuperebbe ampie zone a quota bassa