La letteratura medievale – 1 I poemi epici medioevali Chansons de gestes, cantari e saghe nordiche
a) Caratteri dell’epica medioevale Definizione di genere epico: letteratura di origine popolare-orale che narra le imprese di un eroe e tramanda la memoria di vicende connesse all’origine o all’identità di un popolo: Epica classica: Iliade, Odissea, Eneide. Nascita di un nuovo epos (IX-XIII sec.): lingue volgari nazionali; corti feudali culturalmente evolute; fusione di: ideali eroici dell’epica classica; valori cristiani; saghe e leggende barbariche. I nuovi poemi epico-cavallereschi: Cansons de geste francesi (XI sec.) Cantari spagnoli (XII sec.) Epica germanica (IX-XIII sec.)
b) Tecniche narrative dell’epica cavalleresa Tempo e spazio mitici e non realistici: fiabeschi o ispirati a eventi e luoghi reali fantasticamente trasfigurati. Personaggi / eroi “tipo”: psicologia ridotta all’essenziale: dotati forza o altre virtù sovrumane; destinati alla morte e alla gloria. Struttura narrativa di tipo omerico: recitazione dal ritmo lento e cadenzato con accompagnamento musicale; narratore esterno onnisciente; sintassi prevalentemente semplice e paratattica; recitazione basata sulla memoria: epiteti ed espressioni formulari (formule = modi di dire fissi e ricorrenti) frequenti similitudini. Ideologia; valori della nobiltà feudale: gli eroi incarnano gli ideali di virtù e coraggio: anche fedeltà, passione, tenacia, ecc.;
a) Volgari e cicli narrativi in Francia Formazione dei volgari nella Francia del Sud si sviluppa la lingua d’oc da hoc avverbio d’affermazione; nella Francia del Nord si sviluppa la lingua d’oïl da hoc illud oïl oui; dal XII sec. si estende a tutta la Francia. Cicli narrativi – ciclo bretone e ciclo carolingio in lingua d’oïl; Ciclo bretone: romanzi in versi ispirati ai valori cortesi e cavallereschi. Vicende di re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda; l’eroe principale è il guerriero Lancillotto, innamorato di Ginevra, moglie di re Artù. Tre cicli di Cansons de geste, circa 80 poemi epici, di mille o più versi, sec. XI-XII. Ciclo carolingio o di Carlo Magno: imprese (VIII-IX sec.) dei paladini (comes palatinus = compagno di palazzo) di Carlo Magno contro i Saraceni2. Il capolavoro è Chanson de Roland (= Canzone di Orlando), 1140: gesta del paladino Orlando, morto nella disfatta di Roncisvalle (778) contro i Mori2, amplificate con l’aggiunta di molti particolari favolosi. Ciclo narbonese Chanson de Guillaume = Canzone di Guglielmo d’Orange1) Ciclo dei vassalli ribelli : (lotte dei feudatari tra loro e con i re per l'eredità dei feudi (x sec.) - Raoul de Cambrai3 è l’eroe più famoso. Guglielmo d’Orange (ca.755-812). fatto conte di Tolosa e duca di Aquitania da Carlo Magno, partecipò in Spagna alla guerra contro i Saraceni. Negli ultimi anni della sua vita fondò il monastero di Gellone. Fu venerato come santo e Dante lo ricorda nel Paradiso (XVIII, 46). Saraceni o mori: Con Saraceni (lat. sarraceni dall'aramaico sarq[iy]= "abitanti del deserto") si indicavano in modo generico i popoli musulmani; nella Chanson de Roland erano così denominati i Baschi, che, stanziatisi nell’Alto Medioevo nella zona tra i fiumi Ebro e Garonna, appartenente al regno visigoto di Spagna; all'epoca dell'espansione dei Franchi sotto Carlo Magno vi furono numerosi focolai di resistenza della popolazione basca, il più celebre dei quali si verificò con la battaglia di Roncisvalle, narrata nella Chanson de Roland, durante la quale le popolazioni basche aggredirono ed annientarono la retroguardia delle truppe reali. Il termine Mori, invece, venne usato come sinonimo generico di Saraceni, sebbene i Mori siano specificamente i popoli della Mauretania, con particolare riferimento alle popolazioni berbere che costituirono la maggioranza delle truppe che conquistarono la Spagna nel 711. Raoul de Cambrai: Raoul, orfano fin dalla nascita e rimasto privo del feudo paterno di Cambrai, davanti ai tentennamenti del re decide di conquistarsene uno con la forza e in tale proposito insiste senza pentimenti fino alla morte. L'ideale cristiano, rappresentato in questo ciclo dal pentimento, è impersonato da un nemico di Raoul de Cambrai, Ybert de Ribemont, che, per aver partecipato agli orrori della lotta, fonda sette monasteri sul luogo dei suoi sette castelli.
b) Origine e diffusione delle chansons Il dibattito sulle origini delle chansons: si discute se abbiano avuto un’origine popolare o un’origine dotta; terza ipotesi conciliativa: leggende popolari tramandate in canti orali, poi patrimonio dei giullari1 e infine rielaborati da poeti dotti. Fortuna e diffusione dell’epica franco-cavalleresca. Le canzoni di gesta e i romanzi cavallereschi si diffusero in Provenza, in Spagna e nell'Italia Settentrionale, furono composti rifacimenti e traduzioni delle opere oitaniche, ma si svilupparono anche creazioni originali nei volgari locali. Letteratura franco-veneta Nell'Italia nordorientale si sviluppò la cosiddetta letteratura franco- veneta, in una lingua mista di francese e di dialetto veneto. Essa produsse numerosi testi originali, come alcuni poemetti, tra cui la Chanson de Karleto, sull'infanzia di Carlo Magno, l‘ Entrée d'Espagne, di autore anonimo della prima metà del XIV sec. sugli gli antefatti della saga di Orlando. Giullare: (dal provenzale occitano joglar a sua volta dal lat. iocularis) artisti, spesso si trattava di clerici vagantes, che, tra la fine della tarda antichità e l'avvento dell'età moderna, si guadagnavano da vivere esibendosi per le corti o per le piazze: cantastorie, buffoni e giocolieri; i cantastorie. I cantastorie divennero il maggior elemento di unione tra la letteratura colta e quella popolare. Anche le popolazioni barbariche dei Goti e dei Franchi giunsero in Italia portando con sé un repertorio di leggende e credenze religiose tramandate da poeti girovaghi: bardi celtici, scaldi scandinavi, skopas germanici. Fou ne croit, s’il ne recoit Miniatura tratta dal ‘Libro d’Ore con proverbi’ – codice NAL 3134 (metà XV secolo), Bibliothèque nationale de France, Parigi.
a) I cantares de gesta Narrazioni in versi diffuse nella Spagna medioevale: come in Francia: fusione di ideali cavallereschi e cristiani contro l’espansionismo arabo; diversamente dalla Francia: prevale il realismo sull’elemento leggendario e idealizzato. Il Cantar de Mio Cid è l’opera più famosa. poema epico anonimo, pervenutoci quasi per intero, lingua castigliana, metrica irregolare, il primo manoscritto (1140) reca il nome Per Abbat, forse un giullare che lo trascrisse. Protagonista: nobile condottiero castigliano, realmente vissuto, Rodrigo Díaz de Vivar, detto Campeador (campione) dai cristiani e Cid (signore) dagli Arabi, eroe simbolo della “reconquista” spagnola e cavaliere della cristianità Trama1: si compone di tre canzoni (cantares): la canzone dell’esilio (El cantar del destriero), a canzone delle nozze (El cantar de las bodas) e la canzone dell’oltraggio (El cantar de la afrenta). Nella prima parte Rodrigo Diaz, vassallo del re, viene accusato da cortigiani maligni di essersi appropriato di una parte dei tributi dovuti dai mori al re Alfonso VI. Esiliato, lascia la moglie Jimena e le figlie Elvira e Sol nel monastero di Gardena e con un gruppo di fidati cavalieri combatte contro i mori fino alla riconquista di Valencia. Nella seconda parte, ottenuto il consenso a ricongiungersi alla sua famiglia, la moglie e le figlie giungono a Valencia, nel momento in cui il re musulmano del Marocco attacca la città. Il Cid respinge l’attacco e invia ricchi doni al re, che promette per le figlie del Cid le nozze con gli infanti (figli non primogeniti) di Càrrion, Fernando e Diego Gonzalez, due uomini vigliacchi e senza scrupoli, che, rimproverati dal Cid durante una festa di corte per la loro insipienza militare, nella terza parte, decidono di vendicarsi oltraggiando le loro spose e lasciandole in aperta campagna. Le due donne vengono poi salvate da Felez Munoz nipote del Cid, il quale sfida i due infanti a duello e li uccide. Il poema si conclude con il Cid che riottiene le sue terre, mentre le figlie vanno in spose agli infanti di Navarra e di Aragona, di più nobile carattere, con il che il Cid si imparenta con i re di Spagna.
b) L’epica anglosassone e germanica Beowulf: poema anglosassassone (VII-VIII sec.) sulle avventure di Beowulf, principe dei Geati, sud della Svezia, che si reca in Danimarca per liberarle dai mostri che la infestavano (Grendel, un drago, ecc.) Edda: poema basato su leggende scandinave (IX-XII sec.) che tramandano miti e dei germanici (Wotan-Odino, Freya, ecc.) in una società guerriera in cui gli eroi (Sigurdh) combattono con gli dei, fino alla loro distruzione (Crepuscolo degli dei) e all’ascesa nel Walhalla, dove i morti sono custoditi dalle Valchirie, vergini guerriere. La canzone dei Nibelunghi1: grande poema epico germanico (1200 ca.), in 8.000 versi, in antico tedesco; riscoperto nel 1757 e pubblicato nel 1826 da Lachmann, che lo reputava un agglomerato di canti popolari. La materia è infatti piuttosto stratificata: un nucleo mitico: l'amore della valchiria Brunilde per l'eroe Sigfrido, il tema dell'oro, la lotta col drago, ecc.) s'intreccia a un nucleo storico: la conquista di Worms da parte dei Burgundi nel 407, la calata degli Unni e lo sterminio dei Burgundi a opera dei Franchi. L'anello di congiunzione fra i due nuclei è la figura di Crimilde. Trama2: narra le saghe di Sigfrido, il Sigurdh dell’Edda, Crimilde e Brunilde. Nibelunghi: nome dato dalla tradizione germanica a una stirpe mitologica di nani, che viveva sotto terra e conosceva i segreti della fusione del ferro Trama de La Canzone dei Nibelunghi Sigfrido, della stirpe dei Volsunghi, principe di Xanten in Germania, è allevato in una selva dal fabbro Regin che custodiva il tesoro dei Nibelunghi (l'oro del Reno) poi rubato da Fafnir, fratello di Regin, che trasformato in drago, viene ucciso su richiesta di Regin da Sigfrido. Bagnandosi nel sangue magico del drago, diventa invulnerabile, tranne che nel punto della schiena su cui si era posata una foglia. Dopo aver ucciso anche Regin, che tramava contro di lui, Sigfrido decide di recarsi a Worms, alla corte di Gunther, re dei Burgundi, per chiedergli in sposa la sorella Crimilde, famosa per la sua bellezza. Per ingraziarsi il re acconsente ad aiutarlo nella conquista della guerriera Brunilde, regina d'Islanda, la quale sfida in prove di destrezza chi aspira alla sua mano. Sigfrido accompagna Gunther in Islanda come suo vassallo e qui, in virtù di un mantello magico che rende invisibile chi lo indossa, ottiene la mano di Brunilde, che è costretta a sposare Gunther mentre Sigfrido ottiene la mano di Crimilde. Anni dopo Brunilde scopre l'inganno e acconsente a che Hagen, ambizioso vassallo di Gunther, uccida Sigfrido. Fattosi rivelare da Crimilde il punto debole dell'eroe, Hagen lo uccide a tradimento durante una partita di caccia, quindi ruba il tesoro dei Nibelunghi e lo immerge nel Reno, per impedire che Crimilde possa usarlo per vendicarsi dell'assassinio del marito. Passano gli anni. Attila, re degli Unni, chiede in sposa Crimilde, e la donna acconsente, meditando vendetta. Alla nascita del primo figlio invita Gunther e il suo seguito in Ungheria e chiede le venga restituito il tesoro; ne nasce una rissa nel corso della quale trovano la morte tutti i burgundi tranne Gunther e Hagen. Crimilde chiede a Hagen di indicarle il luogo del tesoro. Questi dichiara di non poterlo rivelare finché è in vita anche uno solo dei Burgundi. Crimilde fa uccidere il proprio fratello e offre la testa sanguinante a Hagen; al suo ulteriore diniego lo uccide, ma è uccisa a sua volta da Ildebrando, il vecchio maestro d'armi di Teodorico da Verona, entrambi ospiti di Attila, ma anche amici dei burgundi. Il tesoro dei Nibelunghi resterà nascosto per sempre nel Reno.
b) L’epica anglosassone e germanica Parzival: poema attribuito al poeta tedesco Wolfram von Eschenbach, 24.000 ottonari in rima baciata, XII sec. Trama: la ricerca del sacro Graal, la coppa in cui fu raccolto il sangue di Cristo, tema comune al Ciclo bretone. Fortuna e diffusione dell’epica germanica: I miti germanici hanno ispirato nei secoli successivi molte creazioni artistiche: Opere liriche di Richard Wagner autore della tetralogia L'anello del Nibelungo (1851-1883) in quattro parti: L'oro del Reno; La Valchiria; Sigfrido; Il crepuscolo degli dei. Romanzi fantasy di John Ronald Reuel Tolkien (1892 –1973): Lo Hobbit; Il signore degli anelli. Il genere fantasy: si è sviluppato a partire dalla seconda metà del Novecento incontrando grande successo di pubblico: si ispira alla mitologia classica e alle leggende nordiche medievali; tema fondamentale: la lotta tra il bene e il male; trionfo del bene (eroe) sul male (mostri o dei malvagi).
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