Moralità e teorie etiche – Parte II

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GABRIELE BIEL.
Transcript della presentazione:

Moralità e teorie etiche – Parte II Bibliografia: A. VENDEMIATI, La specificità bio-etica, Rubbettino, Soveria Mannelli 2002, pp. 18-34

Deontologismo Esprime la convinzione che alcuni atti siano retti ed altri sbagliati, indipendentemente dalle loro conseguenze. Kant: se la massima che determina la volontà individuale può essere assunta come principio di una legislazione universale, essa costituisce un dovere. Se non è possibile voler universalizzare la massima della propria azione senza approdare ad una contraddizione, l’azione è inevitabilmente immorale. L’azione buona è quella che viene compiuta non soltanto «conformemente» al dovere, ma «per rispetto» del dovere stesso. Chi accetta liberamente la legge è legislatore di se stesso: il principio di autonomia come unico principio della morale.

Deontologismo PROBLEMI PUNTI DI FORZA Se esistono almeno due norme assolute, esse possono creare doveri contraddittori. Tutto verte sui doveri legali, ma vi sono relazioni personali che stanno alla base di varie responsabilità (es. in famiglia, tra amici, ecc.) che il legalismo deontologista non riesce a cogliere. Il criterio dell’universalizzabilità della norma non sempre è praticabile: molte azioni immorali non possono essere definite semplicemente «contraddittorie». Il formalismo dell’etica kantiana trascura il contenuto e la specificazione delle norme rimanendo ad un livello eccessivamente astratto. PUNTI DI FORZA Pone con chiarezza l’esigenza della coerenza e dell’universalità. Evidenzia un’esigenza profonda della moralità: essere legati stabilmente ad un sistema di regole e principi.

Etica dei diritti La società deve ritagliare uno spazio in cui l’individuo sia tutelato e abbia la possibilità di perseguire i suoi progetti personali. La funzione della moralità consisterebbe nella tutela degli interessi degli individui (piuttosto che degli interessi della comunità), allora i diritti (piuttosto che i doveri) sono i nostri strumenti primari. I diritti sono definiti come rivendicazioni giustificate che individui e gruppi possono fare nei confronti degli altri o della società. Avere un diritto significa essere nella posizione di determinare, con le proprie scelte, quello che gli altri hanno l’obbligo, o non hanno l’obbligo di fare Diritti possono assoluti (alla libertà) e diritti prima facie – istanze che obbligano in ogni occasione, a meno che non entrino in conflitto con doveri più forti o uguali.

Etica dei diritti PUNTI DI FORZA Ha offerto un apporto determinante per la tutela dei legittimi interessi dei cittadini nelle diverse situazioni politiche. Ha contribuito a rendere le persone protagoniste del proprio sviluppo . PROBLEMI La giustificazione del sistema delle regole, entro il quale si svolgono valide rivendicazioni, non è essa stessa basata su diritti. Questa teoria manca di cogliere alcuni aspetti essenziali della moralità: le motivazioni, le azioni supererogatorie, le virtù, ecc. L’approccio individualista liberale trascura le esigenze della collettività e gli interessi comuni. Tende a concepire in una luce di antagonismo i rapporti di collaborazione sociale. Sovente il problema non è di stabilire se qualcuno abbia un diritto, ma se questo diritto vada esercitato: necessita una teoria degli obblighi, concernente almeno l’esercizio appropriato dei diritti.

Comunitarismo Tutti gli orientamenti fondamentali dell’etica derivano da valori collettivi, come il bene comune, gli obiettivi sociali, le pratiche tradizionali e le virtù di cooperazione. Ruolo costruttivo delle virtù sociali e il ruolo della comunità nel promuovere i valori e nel creare le condizione per una vita buona. Vi sono finalità e doveri comuni che non scaturiscono da contratti, ma da ideali e responsabilità comunitarie: gli esseri umani sono storicamente costituiti dalla vita di comunità e dai ruoli sociali in cui sono immersi. Le attuali società fondate su premesse liberali, incoraggiando la mobilità sociale e geografica, le relazioni personali a distanza, la dipendenza dal benessere, la dissoluzione dei legami familiari e della fedeltà matrimoniale, la frammentazione politica, ecc., danno prova di scarso impegno per il benessere generale, per le finalità comuni e per l’educazione alla cittadinanza.

Comunitarismo PUNTI DI FORZA Giusta enfasi sulla natura sociale dell’uomo e del bene umano Giusto orientamento alla felicità Giusta rilevanza all’educazione Importanza della tradizione PROBLEMI Rischio di contrapporre i diritti dell’individuo al bene comune, e l’autonomia delle decisioni alla determinazione comunitaria degli obiettivi sociali. Rischio di tradizionalismo: ruoli e obiettivi sociali dalle tradizioni; ma siamo in grado di interpretarle progressivamente, di correggerle e talvolta anche di sostituirle. Rischio di collettivismo: le comunità non devono stabilire gli obiettivi degli individui o mutilare i diritti individuali.

Etica delle virtù La garanzia che il bene delle persone coinvolte sia rispettato non può venire dai principi, dai doveri o dai diritti, ma solo dal fatto che coloro che devono applicarli lo sappiano, lo vogliano e siano capaci di farlo. Il modo in cui i principî sono selezionati, interpretati, reciprocamente ordinati e applicati, dipende dal carattere morale del soggetto, dalla sua storia e dalla situazione presente. Questa sintesi di dovere, sapere, volere e potere non è altro che la virtù.

Etica delle virtù PUNTI DI FORZA Recupero del tema centrale dell’etica classica: cercare la vita buona, ossia virtuosa, che è anche vita felice. Recupero della prospettiva di prima persona Recupero della congruenza tra le dimensioni interiore ed esteriore dell’atto morale: l’eccellenza morale richiede di scegliere i mezzi migliori per il fine migliore. PROBLEMI Salvaguardare l’importanza dei principi come garanzia di universalità, stabilendo un saldo legame con la virtù (ruolo della prudenza). Necessita una visione precedente del giusto e del bene e della natura umana, nei cui termini la virtù stessa deve essere definita. Richiede una comunità di valori per sostenere la sua pratica.

Etica dell’aver cura Sorge prevalentemente in scritti femministi che rilevano, nelle donne, la presenza di sensibilità etiche diverse da quelle maschili. Laddove gli uomini esprimono prevalentemente un’etica dei diritti e dei doveri, e modellano il proprio comportamento sulla base di accordi, le donne esprimerebbero prevalentemente un’etica dell’aver cura, modellata su relazioni date contestualmente Non si configura un sistema etico generale, ma una molteplicità di sistemi su scala ridotta, in cui l’etica dell’amore e l’etica del dovere possono «sposarsi» includendo una prospettiva di solidarietà e di amicizia. L’ideale dell’imparzialità è adatto alle relazioni pubbliche ed istituzionali, ma al di fuori di questi contesti esso rischia di spersonalizzare e di renderci ciechi e indifferenti ai bisogni speciali degli altri.

Etica dell’aver cura PUNTI DI FORZA Attenzione a elementi determinanti delle nostre reazioni: emozioni, capacità empatica, senso di amicizia, ecc. Attenzione a contesti e sensibilità spesso dimenticati dalla tradizione accademica. PROBLEMI Incorporare in questa teoria i giudizi imparziali, le considerazioni di giustizia e la preoccupazione per il bene pubblico, senza perdere la sua spinta critica e la sua specificità. Mancando di tale integrazione, questa proposta etica corre il rischio di essere schiacciata all’interno della sfera privata delle relazioni intime e di rafforzare la relegazione delle donne nei ruoli tradizionali di assistenza.

Teorie della moralità comune La moralità comune consiste nelle convinzioni morali delle persone riflessive, che sono «i dati dell’etica proprio come le percezioni sensoriali sono i dati della scienza naturale. Proprio come alcuni di questi ultimi dati devono essere respinti come illusori, così lo devono alcuni dei primi» (Ross) I principî della moralità comune verrebbero «riconosciuti per induzione intuitiva come impliciti nei giudizi già pronunciati su atti particolari». La conoscenza di questi principi è certa ed evidente. Ma si tratta solo di principi prima facie, esprimenti obblighi morali che possono entrare in conflitto e rendono necessari il bilanciamento e la specificazione, al termine dei quali ci possiamo formare un’opinione ponderata (mai nulla di più) circa il dovere attuale da compiere. Questo, però, può anche significare che, in una medesima situazione, ci possono essere due o più opinioni, parimenti ponderate, circa il dovere attuale. Imparare da tutte le teorie: «Spesso nel ragionamento morale amalgamiamo gli appelli ai principi, alle regole, ai diritti, alle virtù, alle passioni, alle analogie, ai paradigmi, alle parabole e alle interpretazioni. Assegnare la priorità a uno di questi fattori come se fosse l’ingrediente chiave è un progetto dubbio, così come lo è il tentativo di fare completamente a meno di una teoria etica».

Teorie della moralità comune PUNTI DI FORZA Concordiamo sul fatto che l’etica (e la filosofia in genere) si costituisce come riflessione critica sul sapere comune. E’ saggio il proposito di imparare qualcosa da tutte le teorie che si incontrano. PROBLEMI Circoscrivere il fenomeno morale e distinguerlo da altri fenomeni in cui ci troviamo di fronte ai concetti di «azione giusta o sbagliata»: il diritto civile, la tecnica, la religione, ecc. Criticare anche le convinzioni che provengono dalla moralità comune, ed il criterio per farlo dovrà essere in qualche modo indipendente da essa. Molti studiosi nord-americani sembrano considerare la «moralità comune» come una sorta di bacino omogeneo, di fatto assai somigliante al mondo culturale anglosassone. Mancando di chiarezza sul significato stesso del termine «morale», l’intero discorso che segue risulta vago e persino equivoco.