Laboratorio di Neurofarmacologia Molecolare

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Transcript della presentazione:

Laboratorio di Neurofarmacologia Molecolare   Prof.ssa Patrizia Romualdi e Prof. Sanzio Candeletti Collaboratori Ricercatori Dr.ssa Lucia Carboni Assegnisti di ricerca Dr.ssa Francesca Caputi Dottorando Dr.ssa Laura Rullo Laureato frequentatore Dr.ssa Serena Stamatakos

Linee di ricerca: Ruolo di differenti sistemi endogeni peptidergici nella: dipendenza da sostanze d’abuso modulazione della trasmissione nocicettiva in modelli di dolore cronico neuropatico patologie del SNC quali Alzheimer, Parkinson Nel nostro laboratorio indaghiamo il ruolo di differenti sistemi endogeni peptidergici in diversi ambiti, in particolare nella dipendenza da sostanze da abuso, nella modulazione nocicettiva e in alcuna patologie neurodegenerative quali Alzheimer e Parkinson. Ci occupiamo quindi di ricerca sperimentale di tipo preclinico per cui utilizziamo modelli sia in vitro che in vivo. Ricerca Sperimentale Preclinica: in vitro ed in vivo

Farmacologia delle sostanze d’abuso COCAINA 9-THC Farmacologia delle sostanze d’abuso Per quanto riguarda le sostanze d’abuso andiamo a valutare le alterazioni che esse causano a livello dei sistemi endogeni peptidergici. In particolare, da molti anni studiamo gli effetti di cocaina e oppiacei e ma da qualche anno ci occupiamo anche di cannabinoidi come il delta9thc ed amfetamine quali l’ecstasy. OPPIACEI ALCOOL MDMA (ECSTASY)

Sperimentazione in vitro ed in vivo Trattamenti su colture cellulari Trattamenti acuti e cronici nel ratto/topo e prelievo delle aree cerebrali interessate Per quanto riguarda la sperimentazione in vitro,

TARGETS di ricerca: Alterazioni a livello dei meccanismi di trasduzione del segnale (es. Western Blotting) Alterazioni a livello dell’espressione genica (Real Time PCR) Meccanismi epigenetici nel controllo dell’espressione genica Studio dei processi di degradazione tramite analisi del proteasoma Analisi dei sistemi di protezione enzimatici antiossidanti Modelli di dolore neuropatico

Meccanismi di trasduzione del segnale: WESTERN BLOTTING METODO IMMUNOENZIMATICO SDS-PAGE ELECTRO-TRANSFER La tecnica di western blotting prevede una corsa elettroforetica delle proteine su un gel di SDS, il loro successivo trasferimento su una membrana di nitrocellulosa ed infine il rilevamento e la quantifica della proteina di interesse tramite un metodo immunoenzimatico. Mediante la tecnica di western blotting possiamo ad esempio indagare l’attivazione ovvero la fosforilazione di un fattore di trascrizione come CREB. Banda di CREB

Per ogni campione si ottiene una curva di amplificazione Real Time PCR Fluorescenza Un’altra tecnica utilizzata nel nostro laboratorio è la Real Time PCR; questa tecnica di amplificazione del DNA serve a quantificare l’espressione genica rilevabile grazie a un colorante fluorescente che si intercala alla doppia elica di DNA. Cicli di amplificazione Per ogni campione si ottiene una curva di amplificazione il cui CT(=Threshold Cycle) è inversamente proporzionale alla quantità di template iniziale

Meccanismi epigenetici nella regolazione dell’espressione genica ORGANIZZAZIONE della CROMATINA Regolazione della trascrizione Un altro aspetto della nostra ricerca sia in vivo che in vitro riguarda i meccanismi epigenetici che regolano l’espressione genica; le due principali modifiche epigenetiche sono la metilazione del DNA e le modificazioni istoniche. La metilazione del DNA nelle cellule eucariotiche è a carico della C; in genere il bersaglio della metilazione è la C della sequenza dinucleotidica CG (le cosiddette CpG island). Invece le modificazioni istoniche sono responsabili di cambiamenti conformazionali della cromatina e possono essere ad esempio acetilazioni, fosforilazioni e metilazioni. La modificazione della coda degli istoni può agire da segnale per proteine che controllano l’espressione o la replicazione di regioni cromosomiche.

Esposizione a sostanze d’abuso L'immunoprecipitazione della Cromatina (ChIP) è un metodo ampiamente usato per identificare specifiche proteine connesse a una regione del genoma. Queste proteine possono essere ad esempio istoni modificati ad un amminoacido particolare; utilizzando anticorpi che riconoscono la modifica dell'istone, possiamo infatti quantificare l’entità della modifica. La ChIP è una tecnica che prevede un fissaggio iniziale con formaldeide affinché avvenga il crosslink tra DNA e proteine; la cromatina viene poi frammentata tramite sonicazione e sottoposta a immunoselezione grazie a specifici anticorpi; in questo modo tutte le sequenze del DNA unite con crosslink alla proteina di interesse coprecipiteranno. A questo punto il crosslink viene revertito e, dopo purificazione del DNA, si effettua una PCR per identificare la regione del promotore del gene di interesse associato alla modifica istonica.

Analisi delle famiglie enzimatiche che modulano le modificazioni istoniche Es. HATs (istone acetil transferasi) e HDACs (istone deacetilasi)

Studio del sistema di degradazione Ubiquitina-Proteosoma Il sistema di degradazione Ubiquitina-Proteasoma 26S è il principale sistema di degradazione delle proteine non lisosomiale chiamato UPS) UBIQUITINA PROTEASOMA 26S

Studio del sistemi enzimatici antiossidanti + sostanze d’abuso + condizioni di dolore cronico

DOLORE CRONICO/NEUROPATICO UTILIZZO DI DIFFERENTI MODELLI ANIMALI Oltre alle sostanze d’abuso, una delle nostre linee di ricerca riguarda il dolore neuropatico; come modello sperimentale utilizziamo un modello in vivo validato definito CCI in cui l’animale subisce una lesione parziale ad un nervo in modo che nei giorni successivi sviluppi dolore.

MODULAZIONE DELLA TRASMISSIONE NOCICETTIVA Test analgesimetrici VON FREY TEST HOT/COLD PLATE Soglia nocicettiva TAIL FLICK PLANTAR TEST Per verificare che effettivamente l’animale abbia sviluppato dolore si effettuano dei test comportamentali analgesimetrici che rilavano la soglia nocicettiva dell’animale.

I docenti responsabili del laboratorio REQUISITI necessari per iniziare il periodo di internato: numero massimo di esami rimanenti circa 4 tirocinio concluso o quasi concluso DURATA DELL’INTERNATO: 6 MESI (8 ORE AL GIORNO) CON FREQUENZA GIORNALIERA I docenti responsabili del laboratorio (prendere contatti 1 anno prima) patrizia.romualdi@unibo.it sanzio.candeletti@unibo.it