GLI ALPINI E LE MISSIONI DI PACE NEL MONDO

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Transcript della presentazione:

GLI ALPINI E LE MISSIONI DI PACE NEL MONDO

CHI SONO? Gli Alpini sono le truppe da montagna dell'Esercito Italiano e rappresentano una specialità dell'arma di fanteria specializzata nella guerra sui terreni montani. Attualmente il Comando Truppe Alpine è organizzato in due brigate. Sono il più antico corpo di fanteria di montagna; il corpo venne creato il 15 ottobre 1872 per proteggere i confini montani settentrionali dell'Italia con Francia, Impero austro-ungarico e Svizzera. La prima missione all’estero fu nel 1888 in Africa.

UNITA’ ATTUALMENTE OPERATIVE Comando Truppe Alpine (Sede: Bolzano) Divisione ‘’Tridentina’’ (Bolzano) Centro addestramento alpino (Aosta) Brigata alpina ‘’Taurinense’’ (Torino) Brigata alpina ‘’Julia’’ (Udine) Comando trasmissioni e informazioni dell’esercito (Anzio) Comando forze speciali dell’ Esercito (Pisa)

FREGIO PENNA CAPPELLO NAPPINA DISTINTIVO UN ALPINO IN DIVISA

CAPPELLO: Il cappello è l'elemento più rappresentativo degli alpini CAPPELLO: Il cappello è l'elemento più rappresentativo degli alpini. Il primo modello adottato era di feltro nero a forma tronco conica (alla "calabrese") a falda larga; nel 1875 i Comandanti di battaglione cominciarono ad indossare il copricapo del proprio distretto.

NAPPINA:è il dischetto presente sulla sinistra del cappello nel quale viene infilata la penna; in base ai diversi gradi la nappina può essere di lana colorata su un’anima di legno, o in metallo argentato o dorato. Nel corso degli anni il colore della nappina è cambiato. NAPPINE DELLA FANTERIA ALPINA, DELL’ ARTIGLIERIA DA MONTAGNA E DEL GENIO,TRASMISSIONI E SERVIZI

FREGIO: Viene portato sulla parte frontale del cappello e contraddistingue la specialità d'appartenenza. La fattura del fregio cambia in base al grado.

DISTINTIVO: Sul cappello alpino i gradi sono portati sul lato sinistro, in corrispondenza della penna e della nappina, sotto forma di galloni. DISTINTIVO GENERALE DI DIVISIONE DISTINTIVO COLONNELLO COMANDANTE

PENNA: E’ lunga circa 25–30 cm e viene portata sul lato sinistro del cappello leggermente inclinata all’indietro. E’ nera di corvo per la truppa, marrone di aquila per i sottufficiali e gli ufficiali inferiori, bianca di oca per gli ufficiali superiori e generali.

DI QUI NON SI PASSA IL MOTTO Coniato dal generale Luigi Pelloux, primo ispettore generale degli alpini.

PRIMA GUERRA MONDIALE Il 24 maggio 1915, con l'entrata nella prima guerra mondiale dell'Italia, gli Alpini occuparono i più importanti ed impervi punti, dal passo dello Stelvio alle Alpi Giulie, passando per il passo del Tonale e il monte Pasubio. Gli Alpini furono i protagonisti di un conflitto che si combatté quasi interamente sulle Alpi, e su tutti i fronti, dai ghiacciai dell'Adamello alle crode dolomitiche, dal Carso al monte Grappa, dagli altopiani al Piave, dimostrando il loro valore. Parteciparono alle più cruente battaglie, come quella dell'Ortigara con la conquista dell'omonimo monte, la disfatta di Caporetto, fino alla resistenza sul monte Grappa e la controffensiva finale del generale Armando Diaz, che portò alla vittoria dell'ottobre 1918. Durante il conflitto le truppe alpine raggiunsero il loro massimo sviluppo per un totale poco inferiore a 80.000 uomini: ottantotto battaglioni per trecentoundici compagnie a cui vanno aggiunti sessantasette gruppi di artiglieria da montagna. Gli eventi del primo conflitto mondiale più significativi per la loro drammaticità furono la conquista di monte Nero, la guerra sui ghiacciai dell'Adamello e monte Cavento e la battaglia dell'Ortigara che causarono migliaia di vittime soprattutto tra le unità Alpine.

SECONDA GUERRA MONDIALE L’intervento delle forze alpine nella Seconda Guerra Mondiale avvenne su due fronti: francese (battaglia delle Alpi Occidentali) e greco-albanese. FRONTE FRANCESE: le unità italiane (le divisioni alpine Taurinense, Tridentina, Cuneense e Pusteria) furono chiamate ad operare in condizioni precarie in quanto, soprattutto per gli alpini di origine piemontese, il disagio fu reso maggiore dalle ripercussioni sociali ed economiche sulle popolazioni civili. Inoltre migliaia di truppe male addestrate e mal equipaggiate di mezzi e armamenti si trovarono a combattere in un terreno impraticabile e contro un sistema difensivo molto forte e attrezzato, servito da un'ottima rete ferroviaria e stradale. Il 21 giugno arrivò l'ordine per le forze alpine di attacco ma solo 3 giorni dopo fu firmato l'Armistizio di Villa Incisa che pose fine alle ostilità con la Francia. FRONTE GRECO-ALBANESE: gli alpini (le divisioni Cuneense, Tridentina, Pusteria e la Alpi Graie) furono chiamati come rinforzo per far fronte allo sfondamento del fronte difensivo italiano sulla Vojussa. Grazie all'afflusso di queste forze fu possibile stabilire una posizione di resistenza alla minacciosa avanzata greca. La divisione Julia venne impiegata nei primi attacchi, ma la disorganizzazione dei comandi fece sì che in appena un mese di difficoltose avanzate fu costretta a ritirarsi e a difendersi dalle incursioni greche. A fine dicembre da 9.000 uomini la Julia rimase con sole 800 unità. La campagna di Grecia fu un fallimento per l'Italia.

CAMPAGNA DI RUSSIA Nel 1942 per decisione di Mussolini e dell'alto comando venne inviato sul fronte orientale anche il Corpo d’Armata Alpino composto dalle Divisioni Cuneense, Tridentina e Julia. Invece di essere schierato sul Caucaso, come inizialmente previsto dai piani dei comandi italo-tedeschi, il Corpo d'armata alpino venne impiegato nella difesa del fiume Don a causa di una emergenza nata su tutto il fronte Sovietico che si accentuerà nell’inverno 1942-43. Il primo periodo di permanenza in linea degli alpini fu soprattutto di "stasi operativa" durante il quale si prepararono per l'inverno: costruirono ricoveri e postazioni coperte, si preoccuparono dell’approvvigionamento di ogni tipo di materiale, scavarono fossati anticarro e posizionarono reticolati e postazioni di tiro. Tra il 1942-43 l’Armata Rossa sferrò l’offensiva Ostrogorzk-Rossoš e vinse le tuppe ungheresi e tedesche, circondando l’Armata alpina; le tre divisioni furono costrette a ripiegare con una lunghissima marcia tra le gelide pianure Sovietiche: la Julia e la Cuneense vennero infine intrappolate a Valujki e costrette alla resa, i superstiti della Tridentina dopo una serie di sanguinosi combattimenti(battaglia di Nikolaevka) riuscirono ad uscire dalla Russia.

INNO: TRENTATRE’ « Dai fidi tetti del villaggio i bravi alpini son partiti, mostran la forza ed il coraggio della lor salda gioventù. Son dell'Alpe i bei cadetti, nella robusta giovinezza dai loro baldi e forti petti spira un'indomita fierezza. Oh valore alpin! Difendi sempre la frontiera! E là sul confin tien sempre alta la bandiera. Sentinella all'erta per il suol nostro italiano dove amor sorride e più benigno irradia il sol. Là tra le selve ed i burroni, là tra le nebbie fredde e il gelo, piantan con forza i lor picconi le vie rendon più brevi. E quando il sole brucia e scaldale cime e le profondità, il fiero Alpino scruta e guarda, pronto a dare il "Chi va là?" Oh valore alpin!... »