I Disturbi specifici di linguaggio Catia Rigoletto IRCCS E Medea
Comunicazione/linguaggio Il linguaggio umano non esiste che sotto forma di lingue diverse (più di 6000) che rappresentano tutte una varietà del fenomeno tipicamente umano definito linguaggio Normalmente ogni bambino può acquisire nella sua infanzia qualsiasi lingua
il linguaggio utilizza un canale vocalico-uditivo e (esse si parlano e si comprendono un parlante produce suoni particolari che vengono percepiti da un ascoltatore) la doppia articolazione: la prima articolazione: le lingue sono organizzate da unità linguistiche le parole, dotate di significato che possono combinarsi fra loro, per formare un numero infinito di frasi
seconda articolazione: ogni lingua ha un numero limitato di suoni chiamati fonemi che mescolandosi tra loro permettono di formare tutte le parole di una data lingua i fonemi di per sé non rimandano a nessun significato ma lo acquistano nel contesto di una parola. Questa dualità fa sì che i parlanti di ogni lingua possano produrre un numero limitato di frasi e di testi
LINGUISTICA: la scienza che studia il linguaggio: generalmente divisa in 4 discipline la fonologia sintassi morfologica semantica LINGUISTICA: la scienza che studia il linguaggio:
Fonologia La fonologia è il sistema codificato dei suoni. Essa si manifesta attraverso la capacità di discriminare i suoni linguistici e di riprodurli. E’ la rappresentazione astratta del linguaggio che sta alla base della produzione e della percezione. Tale rappresentazione permette di fare generalizzazioni sulle regole ed i principi che spiegano le somiglianze percepite uditivamente. La fonologia comprende i fonemi cioè le unità linguistiche dotate di significato/suono che possono essere unite per formare una parola. La fonologia si distingue dalla fonetica che è lo studio dei suoni in termini fisici e psicofisiologicie comprende: - proprietà acustiche del linguaggio - relazioni tra caratteristiche acustiche e percezione - anatomia e fisiologia del linguaggio (sistema motorio)
Semantica La semantica si riferisce al significato espresso dalle parole che fanno riferimento alla rete concettuale e danno significato all’esperienza personale. Essa si distingue in: - lessicale: il lessico è il magazzino dei significati delle parole; - relazionale, legata ai significati astratti che si esprimono con la combinazione delle parole in frasi.
Grammatica La grammatica è lo studio di come i suoni e le parole vengono combinati, in base a regole stabili, per esprimere un significato. La grammatica si distingue in: morfologia che rappresenta il legame tra la fonologia e la semantica cioè l’insieme delle regole che stabiliscono come costruire parole e frasi complesse, essa si divide in derivazionale (studio di parole complesse a partire da quelle semplici libero=libertà) e inflessionale (studio di come un cambiamento nella struttura della parola può cambiare la sua grammatica); - sintassi cioè l’insieme di regole che stabiliscono come i morfemi (unità di significato) e le parole possono essere ordinati per costruire una frase, come una frase mantiene la stessa relazione anche se espressa in modo differente (attiva/passiva), o come può essere inserita un’altra frase all’interno di quella data. L’unità base di una struttura sintattica è il sintagma: che può essere nominale (articolo + nome) o verbale (ausiliario + complemento).
Pragmatica Studio del linguaggio in un contesto come forma di comunicazione (informazioni socio-culturali, emozioni, stati d’animo, punti di vista). Essa comprende: azioni linguistiche: azioni socialmente riconosciute come forme di comunicazione (battezzare, promettere, sposare, dichiarare); presupposti: informazioni già possedute (background) necessarie per comprendere un discorso; postulati della conversazione: principi che governano la conversazione (alternanza dei turni, conoscenza tacita); studio del discorso: come costruire una storia, un discorso; studio della coesione del testo: studio degli elementi linguistici usati per unire le frasi (pronomi, congiunzioni, determinativi).
SVILUPPO DEL LINGUAGGIO NEL 1° ANNO DI VITA Percezione E’ possibile studiare nei neonati i contrasti tra fonemi e fonetica attraverso diverse tecniche: Suzione (aumento della forza di suzione in presenza di stimoli nuovi) Abituazione (orientamento del neonato verso lo stimolo nuovo o nessuna risposta in presenza di stimoli già uditi) generalizzazione (girare la testa verso i suoni appartenenti ad una categoria linguistica, ma non ad altre) i neonati sono capaci, fin dalla nascita, di percepire i contrasti linguistici: il sistema uditivo dei mammiferi è in grado di fare delle discriminazioni uditive molto fini. Intorno ai 10-12 mesi i neonati perdono la capacità di percepire i contrasti fonemici, ma iniziano a comprendere il significato del linguaggio, a riconoscere l’intonazione e produrre suoni particolari nei loro balbettii pre-linguistici.
Produzione 0-2 mesi pianto/grida: i suoni prodotti servono a comunicare gli stati interni, sono manifestazioni riflesse dei cambiamenti fisiologici interni e specifici (fame, caldo, dolore); 2 mesi incominciano a produrre suoni vocalici non di pianto, con emissioni modulate (cinguettii, tubare dei piccioni = posizione della lingua modifica l’emissione ed è percepibile uditivamente); 3 mesi: le vocalizzazoni si fanno più espressive; 5 mesi: i vocalizzi sono più differenziati, compare la lallazione: iterazioni di uno stesso suono, ad esempio una selezione fonemica (unione di consonante e vocale); 6 mesi: balbettamenti intenzionali rivolti alle persona con cui interagiscono; 6-8 mesi i suoni sono prodotti in segmenti corti o stringhe più lunghe (balbettii ripetitivi e canonici), caratterizzati dalle consonanti (da-da); 8-9 mesi fase dell’ecolalia: vengono ripetuti i primi morfemi come esercizio preparatorio al linguaggio; 8-10 mesi termina il periodo del linguaggio innato, segno di un inizio di comprensione verbale. Il bambino emette morfemi intenzionali, cioè morfemi dotati di significato (approssimazioni di sillabe) utilizzati per indicare qualcosa.;
10 mesi emissione di suoni come parole, usate in particolari contesti (“Bam”: battere le mani); Da questo punto in poi il linguaggio viene influenzato da altri aspetti linguistici: lo sviluppo fonologico influenza la prima parola che il bambino pronuncia, lo sviluppo lessicale influenza i suoni emessi (“fonema preferito” è presente nelle prime parole emesse). 12 mesi emissione di parole-frase (“ancoa”, “no”, “pù”): il bambino padroneggia e conosce il valore semantico, usa le parole per esprimere significati complessi. Le parole isolate vengono pronunciate con diverse intonazioni come proposizioni diverse (la stessa parola ha significati diversi : “mamma” = “Voglio la mamma” oppure ”Aiutami”). Le capacità articolatorie sono però limitate. 12-16 mesi : il vocabolario è limitato e variabile (nomi di persone, oggetti familiari e versi di animali), la comprensione è superiore alla produzione. 16-19 mesi: aumento del numero di verbi, inizio uso degli aggettivi. Tra i 18-24 mesi il bambino inizia ad emettere frasi costituite da due parole; poiché il vocabolario si è accresciuto (aggettivi, verbi, funtori, categorie nominali come parti del corpo o nomi di luoghi). I processi lessicali e fonologici interagiscono per 2 anni, quando il bambino pronuncia bene un fonema in una parola ma non in altre.
Tra i 18-24 mesi il bambino inizia ad emettere frasi costituite da due parole; poiché il vocabolario si è accresciuto (aggettivi, verbi, funtori, categorie nominali come parti del corpo o nomi di luoghi). I processi lessicali e fonologici interagiscono per 2 anni, quando il bambino pronuncia bene un fonema in una parola ma non in altre. 19-26 mesi fase pre-sintattica: i bambini comprendono bene le parole dette in successione senza legami sintattici e le frasi complesse; 22-31 mesi: fase sintattica primitiva: le parole in successione si riducono lasciando spazio ad enunciati semplici e c’è un completamento della frase: si consolidano le frasi nucleari semplici ma anche ampliate (frasi complesse); 27-38 mesi: generalizzazione delle strutture combinatorie complesse, complete morfologicamente e rappresentazione grafica, c’è un interesse per le lettere dell’alfabeto; 30 mesi: il bambino costruisce frasi semplici di due elementi (soggetto + verbo), utilizzando cioè uno stile telegrafico, omettendo gli elementi delle categorie funzionali (preposizioni, congiunzioni, verbi ausiliari inflessioni, ecc...), le omissioni e le interruzioni sono molto frequenti. I bambini comprendono bene le relazioni espresse sintatticamente;
30-36 mesi: gli enunciati si fanno più lunghi e complessi, organizzati secondo i principi grammaticali (compaiono i funtori: “Mamma baccio” = “Prendimi in braccio”) ci sono cioè delle trasformazioni sintattiche, il bambino possiede i mezzi linguistici per marcare le relazioni semantiche e sintattiche); Tra i 2-3 anni c’è un’esplosione delle regole sintattiche, con l’emissione delle prime frasi (imperative, dichiarative, affermative). Dopo i 3 anni, la fonologia diventa più stabile e lo sviluppo lessicale continua fino all’età adulta, con un aumento della fluenza e sviluppando la co-articolazione cioè vengono anticipati i suoni che saranno emessi più tardi, facendo assumere alla bocca le posizioni assunte nei primi tentativi di emissione dei suoni (la “b” si pronuncia “bi”, suono completamente diverso dalla “b” di “bambola”). Solo a 5 anni sono acquisiti i fondamenti del linguaggio.
Riconoscimento e categorizzazione Nel 1° anno di vita avvengono dei cambiamenti riguardo alla capacità di discriminare i confini di un oggetto e le forme 3D: 2-5 mesi abilità a predire o anticipare i cambiamenti degli oggetti in movimento; 3-9 mesi capacità di distinguere i dettagli dall’insieme; 6-10 mesi capacità di riconoscere gli oggetti come membri della medesima categoria.
IMITAZIONE Lo sviluppo del linguaggio presuppone la capacità di trasformare un input uditivo in input motorio: 0-2 mesi da nessuna imitazione a pseudo-imitazioni (ripetizione di modelli adulti); 2-8 mesi le pseudo-imitazioni diventano vere imitazioni (riproduzione di pattern nuovi); 9-18 mesi imitazioni differite (riproduzioni di pattern nuovi recuperati dalla memoria).
Intenzionalità L’acquisizione del linguaggio è un processo che richiede un’intenzionalità: per una necessità di comunicare con gli altri (i bambini passano molto tempo a guardare, imitare, fare esercizio con stimoli linguistici e comprendono l’esistenza di una relazione tra il suono e il significato. Fin dalla nascita il bambino risponde al tocco, distingue il volto e la voce umana dagli altri stimoli uditivi: 0-1 mese si sviluppa l’interazione faccia a faccia; 1-3 mesi si sviluppa il gioco dell’alternanza dei turni; 3-5 mesi i bambini seguono lo sguardo dei genitori; 8-9 mesi incominciano a mostrare, dare, o indicare gli oggetti come scambio sociale (uso degli oggetti per ottenere l’attenzione degli adulti, uso degli adulti per ottenere oggetti).
Memoria I bambini devono possedere la capacità di immagazzinare, riconoscere e recuperare i segnali in un contesto appropriato. 3 mesi imparano a riconoscere una sequenza di eventi abbastanza da anticipare il movimento; 7-10 mesi ricordano e prendono gli oggetti nascosti dopo un po’ di tempo; 8-10 mesi possiedono capacità mnestiche evidenti nel ricordare un suono o una parola quando categorizzano un oggetto o nel riprodurre un suono o una parola in presenza di un oggetto simile, che sono abilità basilari per sviluppare il linguaggio.
SVILUPPO LINGUISTICO Comprensione Tra gli 8-10 mesi i bambini mostrano la prima forma di comprensione: rispondono a suoni specifici come il loro nome o ciao. Produzione Tra gli 11-13 mesi (stadio parola-singola) compare la prima vera parola che è determinata dalla ripetizione di routine vocali per la richiesta di oggetti o persone. Le parole sono limitate e instabili finchè il bambino non raggiunge un repertorio di 10 parole. Da questo punto in poi vengono aggiunte sempre nuove parole, finchè il bambino acquisisce un vocabolario 50-70 parole (in questo momento c’è lo “scoppio del vocabolario”, cioè un’accellerazione dell’apprendimento delle parole). A 24 mesi il bambino ha una media di 317 parole e c’è un aumento dei verbi, aggettivi ed altri predicati. Combinazione di parole Tra i 18-20 mesi compare la prima combinazione di parole, che dipende, non tanto dall’età, quanto dall’estensione del vocabolario (50-100 parole). Viene a delinearsi un significato relazionale legato alle attribuzioni, desideri, relazioni base o legati all’esistenza (bello, voglio, possesso, cambiamento, c’è non c’è).
Sviluppo pragmatico Il neonato ha le prime interazioni comunicative con la madre: Dai 6 mesi fa delle interazioni non verbali (sorrisi, sguardi, vocalizzi). Inoltre il linguaggio della madre è molto ripetitivo, è semplificato sintatticamente, e possiede un’accentuazione e un timbro delle parole più marcato. Queste caratteristiche hanno una notevole influenza sullo sviluppo del linguaggio del bambino: una modalità tipica è fare molte domande e rispondere nel contesto immediato. Cambiamenti dopo i 3 anni Tra i 4-6 anni avvengono grossi cambiamenti nell’uso del linguaggio, c’è una riorganizzazione della grammatica: da una grammatica usata per esprimere frasi semplici ad una grammatica che serve per esprimere le relazioni tra le frasi. I bambini imparano ad usare il linguaggio grammaticale ai fini di coesione di frasi (uso di pronomi), forse favorito dall’ingresso a scuola. Ci sono inoltre cambiamenti nell’accessibilità delle forme grammaticali: i bambini di 3 anni sanno produrre le forme passive dei verbi, anche se è un compito per loro difficile e graduale.
DISTURBI DELLO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO Un disturbo del linguaggio è ipotizzabile quando c’è una notevole discrepanza tra Q.I. verbale e Q.I. non verbale e quando il disturbo è specifico, cioè non compaiono altri problemi. Ci possono essere dei deficit neurologici associati quali: disturbi delle funzioni motorie fini e grossolane; difficoltà nelle abilità visuo-spaziali; difficoltà mnestiche; difficoltà attentive; deficit delle funzioni cognitive; disturbi della socialità; epilessia.
Cause Esogene: scarso peso alla nascita; esposizione della madre durante la gravidanza a tossine ambientali (etanolo); uso da parte della madre in stato di gravidanza di droghe da strada. Anomalie cerebrali Il rapporto di frequenza del disturbo è di 4 maschi: 1 femmina i maschi tendono ad essere migliori nelle abilità visuo-spaziali, mentre le femmine sono migliori nelle abilità verbali; Il cervello dei maschi è più lateralizzato rispetto a quello delle femmine. Genetiche se un familiare (genitore/fratello) ha presentato il disturbo (62%); in presenza di anomalie cromosomiche (Sindrome di Down, Klinefelter, Prader Willi); Contributi ambientali bilinguismo; deprivazioni ambientali.
Linguaggio e funzioni cognitive Diverse funzioni cognitive possono influenzare le funzioni linguistiche, quali l’attenzione, la memoria, sequenzializzazione, analisi e sintesi, organizzazione, pianificazione. Di un segnale acustico dev’essere fatta una decodifica fonologica, un’analisi del messaggio, ci dev’essere una comprensione del messaggio e quindi una valutazione del significato. Strutture fonologia: sistema dei suoni codificato; sintassi: regole di unione di parole in frasi complesse; semantica: significato delle singole parole; pragmatica: sistema di regole per l’uso comunicativo del linguaggio (espressioni facciali, tono della voce, gesti, posizioni del corpo). Sviluppo fonologico se compaiono delle difficoltà articolatorie con delezione della consonante iniziale o finale, oppure con sostituzione di consonanti sonore o sorde ci potrebbero essere disturbi fonologici o problemi articolatori. Per capire di quale problema si tratta è utile considerare sia la produzione di suoni che l’ampiezza del vocabolario: sebbene ci siano problemi articolatori, c’è un arricchimento del vocabolario con lo sviluppo che porta alla scomparsa dei problemi articolatori, se invece il disturbo è di tipo fonologico, non c’è un vocabolario ricco e non c’è miglioramento del disturbo.
Sviluppo semantico lessicale sviluppato mediante l’acquisizione del vocabolario, attraverso la conoscenza delle classi aperte (dipende dalla capacità di riconoscere che una parola è usata per riferirsi a entità quali persone/cose/eventi); relazionale legata ai significati astratti che si esprimono con la combinazione delle parole in frasi (dipende dalla consapevolezza che una parola può cambiare significato se associata ad altre). Attraverso il calcolo del Type Token Ratio è possibile distinguere le categorie di significato e le diverse parole entro una categoria. Sviluppo grammaticale livello morfologico: legame tra fonologia, semantica e sintassi che permette di produrre dei morfemi livello sintattico: combinazione di parole Sviluppo pragmatico Comunicazione interpersonale dei pensieri sapendo: che cosa si deve dire; lo scopo; regole di conversazione.
Funzionamento linguistico anormale Dissociazione comprensione/produzione La produzione linguistica è conseguente alla comprensione: in alcuni bambini la comprensione è adeguata, mentre l’espressione è povera; in altri bambini si verifica il contrario: fluenti ed intellegibili, tendono ad apprendere frasi fatte o formule che mascherano i deficit di comprensione del linguaggio astratto. Discrepanza acquisizione lessicale/comprensibilità alcuni bambini, sebbene abbiano acquisito un lessico adeguato, quando iniziano a parlare fanno fatica; altri sono fluenti ma le loro frasi non sono chiare e comprensibili talvolta utilizzano i gesti. Dissociazione sviluppo grammaticale/vocabolario I bambini già a due anni possiedono un certo vocabolario evidente nella produzione di frasi di due parole. Talvolta lo sviluppo del vocabolario avviene indipendentemente dallo sviluppo grammaticale, per cui l’ampiezza del lessico non è sincrona con la LME (lunghezza media dell’enunciato), cioè mancano i mezzi per esprimere le idee.
Funzionamento linguistico anormale Dissociazione vocabolario/sviluppo pragmatico Con l’aumento del vocabolario, i bambini utilizzano le parole per fare delle richieste, commenti, proteste e regolare il comportamento altrui: ci sono bambini che possiedono un vocabolario ampio e ricercato, ma lo utilizzano solo per etichettare le parole e non per comunicare con gli altri. Discrepanza abilità linguistica/recupero di parole Alcuni bambini mostrano delle difficoltà di accesso alle parole del loro lessico durante la produzione di frasi. Per sopperire a tali difficoltà utilizzano in modo eccessivo forme aspecifiche (qualcosa, la cosa) o circonlocuzioni. Dissociazione analisi linguistica/suoni linguistici Sebbene il canale uditivo funzioni bene, possono emergere delle difficoltà nell’analisi uditiva. I bambini non riescono a decodificare le parole a livello fonologico (agnosia uditivo-verbale): perciò i bambini sono muti e capiscono poco o nulla, ciò che apprendono dipende dalla modalità visiva. In questo caso sia la produzione che la comprensione sono deficitarie, mentre il Q.I. non verbale è normale.
Deficit cognitivi Percezione I bambini che hanno difficoltà nella discriminazione e sequenzializzazione degli stimoli presentati velocemente (sia uditivi che verbali), mostrano soprattutto Agnosia uditivo-verbale e deficit fonologici. Attenzione Bambini con capacità normali di collocare l’attenzione sugli stimoli visivi, hanno deficit selettivi nell’attenzione uditiva e quindi hanno maggiori difficoltà con stimoli sequenziali uditivi. Memoria Bambini con deficit nella memoria verbale a breve termine (deficit nella ripetizione di stringhe o frasi) fanno molte omissioni e non sono in grado di ripetere strutture sintattiche che essi stessi producono spontaneamente. Funzioni esecutive Un deficit in tale settore si traduce in difficoltà nell’organizzare e pianificare degli eventi isolati in un tutto unico dotato di significato.
FONOLOGIA: la fonologica studia i “suoni distintivi” di una particolare lingua FONEMI e che si occupa dei suoni in quanto produzioni acustiche (fonetica) fonema= suono minimo che distingue due parole per il resto uguali ma con significati diversi (panca e banca) Operando una serie di contrazioni (prove di commutazione) su di un campione estesi di parole di una lingua un linguista identifica il numero dei fonemi necessari e sufficienti per descrivere tutti i suoni che sono distintivi in quella lingua. (le prove di commutazione consistono quindi nella sostituzione di un dato segmento con un altro per poi valutare se tale sostituzione implichi un cambiamento di significato) (il 70% delle lingue ha un media tra i 20 e i 37 fonemi, max una lingua arriva a 150 fonemi). Va ricordato tuttavia che il fonema è un concetto astratto. Le diverse modalità di produzione di un fonema vengono chiamate allofoni che in fase di percezione il “cervello” dell’ascoltatore li giudica come unico fonema di una stessa lingua (es /black/ = nero : il fonema ae non esiste in italiano e tenderà a classificare il fonema /ae/ come un allofono del fonema italiano /a/ oppure /e/. I fonemi si possono scomporre in Unità più piccole i tratti distintivi: un tratto distintivo è la più piccola differenza tra 2 fonemi (ogni fonema è considerato come un insieme di tratti distintivi). I fonemi consonantici della lingua italiana possono essere classificati in base al modo e al luogo di articolazione (vedi tabella)
INTERNATIONAL CLASSIFICATION OF DISEASES (ICD-10) F 80 DISTURBI SPECIFICI DELL’ELOQUIO E DEL LINGUAGGIO Si tratta di disturbi nei quali la normale acquisizione del linguaggio è alterata fin dalle prime tappe dello sviluppo. I deficit del linguaggio non sono attribuibili ad anomalie neurologiche o dei meccanismi della produzione della parola, né a disturbi sensoriali, ritardo mentale o a fattori ambientali (socio - culturali ed economici). I disturbi specifici dell’acquisizione dell’eloquio e del linguaggio presentano come sequele dei disturbi associati, quali ad esempio la difficoltà nella lettura e scrittura, problemi nelle relazioni interpersonali e disturbi comportamentali ed emozionali.
F80.2 Disturbo della comprensione del linguaggio Si tratta di un disturbo specifico dell’acquisizione del linguaggio in cui la comprensione del linguaggio è sotto il livello appropriato per l’età mentale del bambino. Virtualmente in tutti i casi vi è anche una marcata alterazione del linguaggio espressivo e dell’articolazione dell’eloquio. La versione in lingua italiana dell’ICD-10 definisce alcuni criteri per porre diagnosi di disturbo della comprensione del linguaggio: La comprensione del linguaggio, valutata con test standardizzati, è due deviazioni standard al disotto del livello appropriato per l’età del bambino. La comprensione del linguaggio, valutata con test standardizzati, è almeno una deviazione standard al di sotto del QI non verbale. Criterio di esclusione frequentemente utilizzato. QI non verbale, valutato con un test standardizzato, inferiore a 70.
F80.1 Disturbo del linguaggio espressivo Si tratta di un disturbo dell’acquisizione del linguaggio in cui la capacità di usare il linguaggio espressivo è marcatamente al disotto dell’appropriato livello per l’età mentale del soggetto. Ci può essere o meno una alterazione nell’articolazione dell’eloquio. La versione in lingua italiana dell’ICD-10 definisce alcuni criteri per porre diagnosi di disturbo del linguaggio espressivo: La capacità di comprensione del linguaggio, valutata con test standardizzati, è compresa entro il limite di due deviazioni standard per l’età del bambino. La capacità di esprimersi mediante il linguaggio, valutata con test standardizzati, è più di due deviazioni standard al di sotto del livello appropriato per l’età del bambino. La capacità di esprimersi mediante il linguaggio è almeno una deviazione standard al di sotto del QI non verbale valutato con test standardizzati. Criterio di esclusione frequentemente utilizzato. QI non verbale, valutato con un test standardizzato, inferiore a 70.
F80.0 Disturbo specifico dell’articolazione dell’eloquio E’ un disturbo nell’acquisizione del linguaggio nel quale il bambino utilizza dei suoni per l’espressione delle parole che sono al di sotto del livello appropriato per la sua età mentale, mentre è nella norma per quanto riguarda tutti gli altri compiti linguistici. La versione in lingua italiana dell’ICD-10 definisce alcuni criteri per porre diagnosi di disturbo specifico dell’articolazione dell’eloquio: La comprensione e l’espressione del linguaggio, valutate con test standardizzati, sono comprese entro il limite di due deviazioni standard per l’età del bambino. La capacità di articolare suoni verbali è almeno una deviazione standard al di sotto del QI non verbale valutato con test standardizzati. Criterio di esclusione frequentemente utilizzato. QI non verbale, valutato con un test standardizzato, inferiore a 70.
F80.3 Afasia acquisita con epilessia (sindrome di Landau Kleffner) E’ un disturbo del linguaggio in bambini che avevano avuto una normale acquisizione del linguaggio. Interessa sia le componenti ricettive che espressive del linguaggio, mentre l’intelligenza è conservata. L’esordio dei disturbi del linguaggio è associato alla comparsa di alterazioni parossistiche EEG e nella maggior parte dei casi a crisi epilettiche. In genere l’esordio di questo tipo di afasia si ha fra i 3 e i 7 anni; La perdita del linguaggio può instaurarsi in qualche giorno o in qualche settimana. L’associazione temporale fra l’inizio delle crisi di epilessa e la perdita del linguaggio è variabile, uno dei due disturbi può presentarsi da pochi mesi a due anni prima dell’altro. E’ stato suggerito che una possibile causa di questo disturbo è può essere un processo infettivo di tipo encefalitico.
CLASSIFICAZIONE DEL DSM IV (American Psychiatric Association 1994) Disturbo misto ricettivo ed espressivo. Limitata capacità espressiva, errori nel reperimento delle parole, frasi corte e semplificate, inoltre difficoltà nella comprensione delle parole e delle frasi. Disturbo del linguaggio espressivo. I bambini con questo disturbo evolutivo del linguaggio presentano una limitata capacità espressiva, errori nel reperimento delle parole, frasi corte e semplificate, capacità di comprensione migliori dell’espressione. Disturbo fonologico. Incapacità di produrre le sequenze di suoni appropriate per l’età e la lingua (o dialetto) parlata dal bambino. Questo disturbo include sia la variante principalmente motoria (disturbo nell’articolazione dell’eloquio) sia le condizioni nelle quali vi è un deficit nella discriminazione fonemica.
Il disturbo specifico di linguaggio (Developmental Language Impairment o disfasia) viene considerato il più comune disturbo dello sviluppo (la prevalenza nei bambini prescolari si stima intorno al 7,6% della popolazione; di questi il 37% hanno una persistenza del disturbo oltre i 7 anni). Valutazioni in ambito della scuola materna stimano che il 7,4 % della popolazione soddisfa i criteri del disturbo specifico linguistico. IL DLI è associato a difficoltà scolastiche e sociali che persistono fino all’età adulta
Gli elementi prognostici nei disturbi specifici del linguaggio la Complessità del disturbo (diversi livelli coinvolti: articolazione, espressione e comprensione, differenti domini linguistici coinvolti: (fonologico, semantico, morfosintattico, pragmatico); il Livello intellettivo: (abilità di integrazione cognitivo linguistica); Il Ritmo evolutivo (a parità di disturbo iniziale, i bambini che avranno avuto un’accelerazione dello sviluppo tra i 5 e 6 anni, avranno un recupero più rapido e completo rispetto ai bambini il cui ritmo è regolare ma lento); la fase di sviluppo (bambini trattati in età prescolare sembrano ottenere maggiori cambiamenti rispetto a bambini trattati in età successive)- [Chilosi et al. 1998]; il trattamento mirato ( il disturbo linguistico deve essere ben delineato in modo preciso al fine di costruire il piano di intervento).
Sono segni di gravità e di probabile persistenza del disturbo la presenza di disturbi del linguaggio dopo i 5 anni (ad esclusione di lievi problemi fonologici e articolatori ancora accettabili a tale età); la compromissione a 4 anni di numerosi compiti linguistici e in particolare della comprensione (Bishop ed Edmunson 1987); una bassa memoria a breve termine verbale; La presenza di una difficoltà nell’accesso lessicale (disnomia); i disturbi della sfera semantico-pragmatica; un quoziente intellettivo di performance (QIP) basso o al limite dell’insufficienza mentale.
The relationship between social behavior and severity of language impairment (Journal speech language and hearing Research june 2004) Alti livello di inibizione sociale, isolamento e tendenza alla passività Severi problemi di inibizione sociale si riscontrano nelle bambine con difficoltà recettive significative (rispetto alle bne con dsl in comprensione meno severi)
Esito scolastico Difficoltà nell’accedere ai codici (50%?) lettura scrittura ma anche calcolo e problem solving matematico Difficoltà nell’operare nell’area linguistica (esposizioni orali, riassunti, studio della grammatica, lingue straniere..) riscontro passaggio dalla 2° alla terza elementare
Dislessia dello sviluppo (DD) e DSL sono disordini del linguaggio che differiscono per criteri diagnostici e outcome . I deficit di lettura, sebbene siano prevalenti , non sono criteri necessari per diagnosi di SLI. Una questione controversa se questi due disordini sono qualitatitvamente differenti o differenti semplicemente differenti quantitativamente lungo una dimensione di severità. Il rischio anatomico quantitativo potrebbe predirne il profilo cognitivo? Bni con strutture del cervello relativamente più piccole e simmetriche (negative risk indices) : severo disturbo della comprensione tipo del DSL bambini con strutture relativamente più grandi e maggiormente asimmetriche (positive risk indices: presenza di una comprensione e un profilo tipico della DD la miglior performance è stata vista nei bambini con un indice anatomico vicino a zero “naming automatico rapido” non si correla all’indice di rischio anatomico (Brain 2006 129 3329 3342)
“speech and language therapy interventionas for children with primary speech and language delay disorders” (Review) The cochrane collaboration 2007 efficacia degli interventi nei bambini con dsl
25 studi mediante meta- analisi RISULTATI SUGGERISCONO CHE LA TERAPIA E’ EFFICACE PER I BAMBINI CON DIFFICOLTA’ FONOLOGICHE O LESSICALI Ma decisamente l’efficacia del trattamento diminuisce nei bambini con difficoltà recettive. Risultati controversi sono stati trovati nei casi di riabilitazione in bambini con necessità di recupero sintattico a livello espressivo Nessuna differenza significativa è stata dimostrata tra intervento in ambito riabilitativo e l’intervento sempre in ambito riabilitativo con lavoro di implementazione mediante trainig dei genitori Nessuna differenza significativa tra l’intervento di gruppo e individuale Obiettivi e metodi tradizionali hanno un effetto statisticamente positivo sull’outcome terapia