La Terra e il paesaggio Dinamiche della geosfera Fabio Fantini, Simona Monesi, Stefano Piazzini La Terra e il paesaggio Dinamiche della geosfera Secondo biennio e quinto anno
Capitolo 5 I movimenti della Terra solida Lezione 29 Un pianeta in evoluzione
La deriva dei continenti Nel 1912 Alfred Wegener enunciò la teoria della deriva dei continenti secondo la quale: i continenti possono muoversi in senso orizzontale; lo spostamento delle masse continentali determina fenomeni sismici e vulcanici; i continenti subiscono l’attrito con gli strati sottostanti e sul loro fronte di avanzamento si innalzano le catene montuose.
La deriva dei continenti La complementarità delle coste atlantiche meridionali, ma soprattutto la continuità delle formazioni che caratterizzano le strutture crostali di Africa e Sudamerica, spinsero A. Wegener verso l’idea che in passato i due continenti fossero uniti.
I supercontinenti Secondo Wegener, i continenti circa 250 milioni di anni fa erano uniti fra loro a formare un unico supercontinente, la Pangea, circondato da un grande oceano, Panthalassa. Dalla divisione di Pangea si arrivò all’attuale posizione e forma dei continenti.
I supercontinenti
I supercontinenti Oggi si ipotizza che la formazione e la disgregazione di un «supercontinente» come Pangea possa essere avvenuta ciclicamente più volte durante la lunga storia del nostro pianeta (ciclo di Wilson). Sono stati raccolti dati sull’esistenza di un supercontinente, Rodinia, formatosi circa 1 miliardo di anni fa per una serie di collisioni tra continenti, che rimase unito per almeno 250 milioni di anni.
I supercontinenti
Il motore delle placche I moti convettivi nel mantello, sostenuti dal flusso di calore interno, provocano il movimento delle placche litosferiche sovrastanti. I rami ascendenti dei moti convettivi generano le dorsali oceaniche, mentre le fosse oceaniche segnano la posizione dei rami discendenti.
Il motore delle placche Uno dei punti di forza della teoria della tettonica delle placche è l’individuazione del motore responsabile del movimento delle placche. Nel mantello esistono lenti movimenti assimilabili ai moti convettivi. I materiali del mantello più caldi si dilatano, salgono e sono sostituiti dai materiali più freddi. Il flusso di calore che si libera dall’interno del pianeta verso lo spazio mette in moto i cicli convettivi nel mantello, che a loro volta trascinano le rigide placche litosferiche.
Il motore delle placche La teoria della tettonica delle placche ci aiuta a pensare al nostro pianeta come un unico sistema, nel quale interagiscono diverse componenti, attivate dall’energia solare e da quella proveniente dall’interno del pianeta.
Punti caldi Sono chiamati punti caldi (hot spot) i centri vulcanici isolati, posti all’interno di una placca. La loro posizione è indipendente dai margini di placca. I punti caldi sono caratterizzati da un elevato flusso termico e da una intensa attività. Quasi tutta l’attività vulcanica e sismica è limitata ai margini delle placche.
Punti caldi Quasi tutti i punti caldi sono zone di vasto sollevamento della crosta; la loro origine va ricercata sotto le placche, nel mantello, dove si trovano i pennacchi. I pennacchi sono correnti cilindriche ascensionali di materiale incandescente del mantello. Se i punti caldi rimangono sempre attivi e immobili nei tempi geologici, il passaggio di una placca litosferica sopra un punto caldo lascia come traccia una fila di vulcani.
Punti caldi In una placca oceanica, in corrispondenza di un punto caldo si hanno grandi vulcani sottomarini, che a volte arrivano a formare isole. I vulcani si spostano insieme alla placca litosferica di cui fanno parte, allontanandosi dal punto caldo. La litosfera si raffredda lontano dal punto caldo, le isole diventano vulcani spenti e, successivamente, montagne sottomarine dalla cima piatta (guyot).
Il futuro del pianeta Oltre che per spiegare i fenomeni avvenuti, la teoria della tettonica delle placche può essere impiegata per prevedere lo svolgimento dei fenomeni futuri. Se i movimenti delle placche rimanessero costanti e continuassero con le stesse velocità e direzioni attuali, saremmo in grado di ipotizzare la posizione delle masse continentali sul nostro pianeta tra 50 milioni di anni.
Il futuro del pianeta
Il futuro del pianeta L’area mediterranea come potrebbe essere tra 2 (A) e 5 (B) milioni di anni.