LA SCUOLA SICILIANA Contemporanea alla poesia religiosa, nasce anche la lirica d’amore in volgare italiano.

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Transcript della presentazione:

LA SCUOLA SICILIANA Contemporanea alla poesia religiosa, nasce anche la lirica d’amore in volgare italiano

Iniziatrice ne è la scuola siciliana (scuola perché abbiamo un gruppo di scrittori uniti da gusto, stile, contenuti comuni) intorno agli anni Trenta alla corte di Federico II, a Palermo, in Sicilia

Il contesto storico Federico II fu imperatore del Sacro Romano Impero e re del Regno di Sicilia. Tentò di CENTRALIZZARE l'apparato dello Stato: lui o i suoi funzionari svolgevano tutte le funzioni politiche. Si circondò di giuristi molto qualificati, per lo più NON aristocratici.

Attuò una politica culturale per aumentare il prestigio della corte, creando una cultura LAICA e in VOLGARE per contrastare quella religiosa in latino. La cultura gli serviva per rafforzare il suo potere

Modello DEI POETI SICILIANI Furono i poeti provenzali, dei quali circolavano raccolte in Europa; molti di loro erano stati costretti ad abbandonare la Provenza dopo la crociata contro gli albigesi indetta da papa Innocenzo III.

Elementi che i siciliani riprendono dai provenzali amor cortese lealtà e dedizione assoluta all'amata amore che nobilita

partenza / lontananza della donna amata che fa soffrire segretezza dell'amore pettegolezzi dei malpensanti che turbano la gioia dell'amore

A differenza dei provenzali i siciliani non recitano in pubblico con accompagnamento musicale, fanno poesie destinate alla lettura individuale non sono trovatori, poeti, ma funzionari pubblici, uomini politici per i quali la poesia è uno svago

trattano solo tema amoroso, mai politico descrivono gli effetti dell'amore nell'interiorità del poeta più che raccontare episodi sentimentali eliminano ogni riferimento alle vicende concrete, alla cronaca della vita cortigiana, a persone ben identificabili

il tema dell’amore diventa più astratto: i siciliani mirano soprattutto a creare una lingua letteraria capace di rispecchiare il prestigio della corte di cui fanno parte Per la prima volta in Italia la poesia non ha nessuna finalità educativa o morale; il suo principale obiettivo è l’esito formale

Limite dei siciliani: aver “copiato” il tema del servizio nei confronti dell’amata in un contesto storico in cui non esisteva il rapporto di vassallaggio artificiosità

Merito dei siciliani aver inserito in Italia lingua e strutture poetiche molto raffinate Aver dato inizio alla riflessione sulla natura dell’amore, che sarà costante in tutta la poesia del Duecento e Trecento

Stile e metrica Creazione di nuovi vocaboli (latinismi, provenzalismi, francesismi) Immagini e metafore naturalistiche prese dai bestiari e dai lapidari per descrivere la bellezza della donna o la potenza di Amore (che è una personificazione poetica più che un sentimento)

I siciliani sottopongono il volgare siciliano ad un raffinamento: scrivono in un siciliano illustre e interregionale, depurato dagli elementi troppo dialettali, innalzato ad un livello di nobiltà artistica Tuttavia le liriche dei siciliani ci sono state trasmesse dal Canzoniere Vaticano 3793, redatto da scrittori toscani che intervennero sui testi riadattandoli, toscanizzandoli.

Nei testi originali vidiri rimava con serviri, vui con fui: i copisti toscani cercarono di toscanizzare i testi soprattutto nelle terminazioni vocaliche collegate con la rima: la rima presente nell’originale si perse nella trascrizione toscana, quindi si crearono rime imperfette

i poeti del ’200 e del ’300 che leggevano queste liriche nella redazione toscanizzata pensavano che queste anomalie fossero volute e le ritenevano ricercatezze, per cui le usavano spesso anche nei loro componimenti (rima siciliana).

la cansò provenzale viene rielaborata nella CANZONE, genere più illustre della poesia italiana delle origini, temi alti e lingua aulica. E' divisa in stanze (strofe), di solito 5, ciascuna divisa in fronte e sirma (divisa in due volte). La stanza finale si chiama congedo, può essere più breve. I versi sono endecasillabi e settenari

Invenzione del sonetto, forse da parte di Giacomo da Lentini dal francese sonet, melodia, parola musicante, forse derivato dalla stanza di canzone. Formato da 14 endecasillabi divisi in due quartine e due terzine