La riforma calvinista
Conflitto di interpretazioni il concetto di legge naturale appare in molti luoghi dell’opera calviniana, espresso nella terminologia tradizionale. August Lang e Karl Barth: riferimenti periferici e superflui, addirittura inconsistenti rispetto all’insieme. Josef Bohatec ed Emil Brunner: un ruolo decisivo nella teoria etica, politica e sociale del riformatore. Di fatto, da una parte abbiamo testi in cui Calvino evidenzia la condizione di peccato dell’uomo e le sue conseguenze negative circa la capacità di conoscere Dio e la sua legge attraverso la rivelazione naturale, e dall’altra parte ne abbiamo altri in cui il suo atteggiamento è decisamente positivo.
Accoglienza del patrimonio classico Il concetto sembra utilizzato in modo pacifico La sua polemica è diretta in difesa della legge naturale. Institutiones: la legge naturale come fondamento della legge civile; Commentari biblici: i riferimenti alla legge naturale sono sovrabbondanti. Nel governo della città di Ginevra sotto la guida di Calvino, il concetto di legge naturale era decisamente centrale. L’idea di legge naturale era un elemento integrante imprescindibile del tessuto giuridico europeo, nel quale Calvino era immerso fin dalla sua giovinezza. Fonti classiche: Diritto romano, Seneca, Quintiliano e Cicerone, Platone, Temistio e Aristotele. Armonizzati con la velazione divina, soprattutto per ciò che riguarda la dinamica della colpa e della redenzione.
Nominalista o realista? «Se continui a chiedere perché lo ha voluto, cerchi qualcosa di più grande e di più sublime della volontà di Dio, e questo non può trovarsi» «Non ci immaginiamo che Dio sia senza legge, giacché egli è legge a se stesso» La legge naturale è radicata nella perfezione divina e non è il riflesso di una volontà arbitraria. In ogni caso Dio risulta superiore rispetto ad ogni legge. L’uomo è obbligato dalla volontà di Dio, ma i suoi precetti sono conoscibili grazie alla ragione e alla rivelazione.
Gli istinti naturali La vita civilmente ordinata nella società può persistere perché, anche dopo la caduta, permangono nell’anima dell’uomo istinti naturali, percezioni, dettami e capacità che consentono di riconoscere la legge naturale in base alla quale la società può costituirsi. (a) l’impulso naturale per l’unità o la costituzione della società; (b) l’istinto per l’ordine all’interno della famiglia; (c) la necessità di un governo civile ordinato. Queste leggi non possono essere modificate.
La coscienza La legge naturale sussiste nella coscienza. Essa è la consapevolezza del giudizio di Dio, che continuamente ci colloca dinanzi al suo tribunale. E’ funzione dell’intelletto, è immediata consapevolezza delle esigenze della legge naturale. L’uomo è solo davanti a Dio, che giudica in instanti. La coscienza assume dunque lo status di mediatrice tra l’uomo e Dio. Le persone ben educate conoscono la legge morale in modo migliore rispetto a quelle rozze e trascurate, sebbene anche i “contadini illetterati” possano vedere la sapienza divina nella struttura dell’universo e nell’architettura del corpo umano.
Contenuto della legge naturale L’autorità dei padri di famiglia sulle mogli e i figli, la santità del matrimonio monogamico, il dovere di curare la famiglia, l’allattamento dei figli, i diritti di primogenitura, la dignità sacra di messi ed ambasciatori, l’obbligo derivante dalle promesse, i gradi di parentela nel matrimonio, la necessità di testimoni nei processi, la necessità di una distinzione di ruoli nella società, la proibizione dell’incesto, dell’omicidio, dell’adulterio, della schiavitù, il dovere di tributare onori solo a coloro che li meritano, il rispetto per gli anziani, l’equità nel commercio, il fatto che la religione debba essere la prima preoccupazione dei governanti. La legge naturale è il criterio proprio della legge civile, della sua giustezza e rettitudine. L’equità è prescritta dalla legge naturale, ma essa non può essere la stessa in tutti e dappertutto, per cui le leggi civili e le costituzioni debbono variare e adattarsi alle diverse circostanze.
Limiti della legge naturale Il peccato ha danneggiato la conoscenza di questa legge, per cui si richiede la rivelazione soprannaturale Rm 1-2: una conoscenza sufficiente della legge morale rimane anche nei pagani privi della rivelazione, ma essa non è salvifica, bensì solo elenchtica La sua funzione è ristretta all’organizzazione del regno temporale.
I due regni Dio governa il regno civile come suo creatore e sostegno, mentre governa quello spirituale in quanto redentore. Il vangelo non si applica al regno civile, ma la legge si applica anche al regno spirituale ed in particolare alla Chiesa. La legge naturale rende capaci anche i non cristiani di compiere ordinati progressi nei campi della legge, della scienza e delle arti liberarli; nel regno spirituale, invece, questi progressi sono del tutto inefficaci per ottenere salvezza. La ragione umana resta in grado di conoscere Dio come creatore, di apprezzare il mondo, “teatro della sua gloria”; ma non è in grado di conoscere Dio come redentore: necessita l’accoglienza della Parola. La legge naturale gioca un ruolo preminente nell’organizzazione del regno secolare, mentre nel regno spirituale ha soltanto la funzione negativa di rendere inescusabili i peccatori.