«La teoria sociologia contemporanea»

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Transcript della presentazione:

«La teoria sociologia contemporanea» Corso di Sociologia Generale a.a. 2018/19 Prof.ssa Claudia Santoni Sesta Lezione (Cap.3 – pp.64-83) Materiale Didattico Testo d’esame R.A. Wallace, A. Wolf «La teoria sociologia contemporanea» Cap. 1,2,3,4,6

TEORIA del CONFLITTO/1 Tale orientamento teorico si basa su 3 presupposti interconnessi: Gli interessi sono fattori costitutivi di tutte le società e forze motrici dei comportamenti umani. 2. Il potere è il nucleo delle relazioni umane ed è fonte di conflitto perché distribuito in modo diseguale. 3. I valori sono usati dai gruppi per conseguire propri interessi e no scopi di una società (come sostengono invece i funzionalisti). Tali valori vengono espressi dai gruppi sotto forma soprattutto di ideologie (cioè idee che non sono obiettivamente fondate e quindi creano una falsa coscienza). E’ Karl Marx a teorizzare che i valori dominanti di una società sono i valori della classe dominante e a teorizzare che ciò che avviene nella sfera dei valori (dominio culturale) deve essere messo in collegamento con ciò che avviene in altre sfere (dominio economico, politico, sociale). Tutti valori anche quelli universalmente condivisi sono prodotti storici di lungo periodo e frutto della lotta tra classi.

DUE TRADIZIONI TEORICHE TEORIA del CONFLITTO/2 DUE TRADIZIONI TEORICHE Teorici CRITICI o Utopisti. Impegnati nella critica della società, si rifiutano di separare l’analisi dal giudizio e credono nella possibilità di una società senza conflitti. Karl Marx è il teorico di riferimento; tra i pensatori Charles Wright Mills, Pierre Bourdieu, la Scuola di Francoforte (marxismo e neo- marxismo). Teorici ANALITICI. Il conflitto è elemento permanente della vita sociale ma respinge l’idea che le affermazioni delle scienze sociali siano giudizi di valore. Teorico di riferimento è Max Weber, altri pensatori Ralph Dahrendorf, Lewis Coser e Randall Collins.

MAX WEBER (1874-1920)/1 TEORIA del CONFLITTO/3 Cerca di identificare le caratteristiche della società moderna anche se non crede nella modernizzazione che identifica come una «gabbia d’acciaio» dominata dalla burocrazia. Le attività umane sono sì controllate da interessi ma sono importanti anche i fini e i valori specifici di ciascuna società. «La sociologia (…) deve interpretare l’agire sociale. Per agire sociale si deve intendere un agire che sia riferito – secondo il suo senso, intenzionato dall’agente o dagli agenti – all’atteggiamento di altri individui, e orientato nel suo corso in base a questo», M. Weber, Economia e Società. Ha teorizzato i Tipi Ideali. Il tipo ideale è una concettualizzazione che permette di evidenziare le caratteristiche tipiche ed essenziali di un dato fenomeno sociale e trovarne così le regolarità contingenti. L’importanza del tipo ideale non risiede nella sua verosimiglianza al reale ma nella capacità di rendere intellegibili gli eventi storici e contemporanei. Esempio della burocrazia: il suo elemento essenziale è il ricorso a documenti scritti anche se poi sono diverse da paese a paese.

MAX WEBER (1874-1920)/2 TEORIA del CONFLITTO/4 L’etica protestante e lo spirito del capitalismo è l’opera in cui riesce a collegare la nascita della visione capitalistica del mondo all’influenza sociale esercitata dal protestantesimo. Lo stile di vita ascetico, orientato alla rinuncia, tipico dei puritani è diventato una componente intrinseca della civiltà moderna. Egli distingue tra Potere illegittimo e legittimo o autorità. L’autorità può essere: carismatica, tradizionale (es. patriarcato), legale-razionale (cioè le leggi che considera indispensabili anche nelle scienze sociali). Per Weber i fattori economici non sono unica determinante della struttura sociale ma anche la religione, l’istruzione, la politica possono essere fonti di potere e prestigio. Weber distingue tre categorie sociali: 1. Classe (individui che condividono stessa posizione economica, he può venire anche dalla capacità professionale); 2. Partito (strumento con cui i capi politici conquistano potere); 3.Ceto (un gruppo che si identifica per lo stile di vita, origini familiari..).

KARL MARX (1818-1883)/1 TEORIA del CONFLITTO/5 Filosofo hegeliano supera poi il suo maestro e teorizza una filosofia materialista: lo sviluppo storico è determinato da fattori materiali. Egli contribuisce alla nascita non solo di una dottrine politica ma anche alla costruzione della sociologia in quanto: «non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza». Analizza le società in termini di conflitto tra gruppi portatori di interessi diversi e evidenzia come la tecnologia e i modelli di proprietà determinino la vita degli individui e l’andamento del conflitto sociale. Il principio organizzatore di una società risiede dunque nella sua infrastruttura economica che condiziona l’insieme della vita sociale. I fattori economici determinano dunque la struttura e il mutamento sociale. La tecnologia e i rapporti di produzione costituiscono la struttura tipica di una società (es. la fabbrica meccanizzata) ed anche la sua sovrastruttura (idee, leggi, istituzioni politiche). La società si compone dunque di tre piani: un’infrastruttura economica, una sovrastruttura giuridica e politica, delle forme di coscienza.

KARL MARX (1818-1883)/2 TEORIA del CONFLITTO/6 Concetto di Classe: è costituita da individui che condividono lo stesso rapporto con la proprietà dei mezzi di produzione (condividono la stessa posizione economica). Operai, impiegati, tecnici condividono appartengono alla stessa classe perché possiedono solo la forza lavoro mentre i capitalisti e i proprietari possiedono i mezzi di produzione. Classi diverse hanno interessi incompatibili. Nella società borghese i capitalisti sono oppressori e gli operai invece gli oppressi. Marx con la sua teoria intercetta le denunce degli operai e spiega come la loro miseria (sfruttamento) è costitutiva dell’economia capitalistica. Concetto di plusvalore: gli imprenditori sono obbligati ad investire nelle macchine e si garantiscono profitti elevati aumentando la parte di plusvalore che ricavano dal salario. Se nessuno possedesse capitale, il plusvalore resterebbe al lavoro e lo sfruttamento cesserebbe. I membri di una classe riconoscono i loro interessi sulla base della loro coscienza di classe e compito dello studioso marxista è incoraggiare gli individui a riconoscere i propri interessi e ad agire in loro difesa per promuovere il cambiamento.

KARL MARX (1818-1883)/3 TEORIA del CONFLITTO/7 Classe, Patriarcato, Femminismo. La teoria marxiana ha denunciato che le donne sono vittime dell’oppressione capitalistica e della famiglia borghese. Marx e Engels vedono la famiglia borghese come parte della sovrastruttura determinata dai rapporti di produzione di quei tempi (se scompare la proprietà privata scompariranno il capitale e l’oppressione della donna). Le femministe marxiste condividono l’analisi per cui il lavoro femminile domestico non retribuito, contribuendo alla riproduzione della forza lavoro, crea plusvalore esattamente come il lavoro produttivo. Rispetto al patriarcato, alcune invece lo considerano come qualcosa di separata e addizionale al capitalismo. Il patriarcato va inteso come supremazia maschile, l’organizzazione sessuale gerarchica della società mentre il capitalismo è il sistema economico che sostiene il patriarcato. Il tema della posizione delle donne sul mercato del lavoro è nella prospettiva marxista. Marx inoltre pensa che la società di classe generi alienazione, cioè, estraniamento da se stesso e dai suoi simili (disumanizzazione del lavoro moderno).